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Autore: Lachiaretta    27/11/2014    20 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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THE RACER


Ciao a tutti..  sono Lachiaretta.. questa è la mia storia originale e spero che vi piaccia..
I primi capitoli sono in fase di revisione a causa di errori.. 

The Racer ha anche una pagina su FB sulla quale troverete ogni martedì un piccolo spoiler, immagini e su cui potrete farmi domande. Se volete accedervi clicca qui. Vi aspetto.

Buona lettura.




CAPITOLO 12


Dove eravam arrivati?

Mia torna insieme a Megan, Robert e Josh al Victrola, qui però incontra Jake che non sembra volerle permettere l'ingresso nel locale. Robert e Josh difendono la ritrovata amica prendendo le sue parti facendo arrabbiare ancora di più Jake che, perdendo il controllo, si lascia sfuggire una bruttisima frase, guadagnandosi un sonoro schiaffo da Megan.
Mia quindi se ne va e si incontra con Ryan, decisa a dire addio al passato e dimenticare Jake una volta per tutte.

 CHIODO SCACCIA CHIODO?



 
 

 
AL DIAVOLO JAKE.
 

Al diavolo Jake e benvenuto Ryan Bass. Sono stanca di perdere tempo per un uomo che non vuole avere niente a che fare con me. Ne ho sprecato fin troppo, lunghi anni quando ero ancora una teenager e gli ultimi mesi dal mio ritorno a New York, senza dimenticare gli anni passati ad Union durante i quali non ho smesso di pensare a lui un solo giorno. Non ho mai avuto un ragazzo, non che non sia mai uscita con nessuno, ma non ho mai avuto un vero fidanzato.
Nessuno era bello come lui, nessuno era simpatico come lui, nessuno era sexy come lui…
Nessuno era Jake Haiden.
Eppure ne ho conosciuti di ragazzi interessanti.

Adesso basta però. È ora di chiudere fuori dalla mia vita Jake Haiden e aprire il mio cuore ad altri ragazzi e adesso è il turno di Ryan Bass.
Non poteva capitarmi di meglio in fondo, il viceprocuratore è un uomo stupendo, estremamente intelligente, coinvolgente. E il fatto che baci tremendamente bene non guasta sicuramente.
Si, ora devo dare una possibilità a Ryan, in fondo se l’è guadagnata non mollando mai la presa, da quel pomeriggio nei corridoi della Columbia, nonostante i miei numerosi rifiuti.
 
Da quella sera, quando Jake mi ha allontanata dal Victrola, sono passate due settimane e io e Ryan abbiamo iniziato a frequentarci come una vera coppia. Ovviamente in procura fingiamo di essere dei semplici conoscenti, ma la sera ceniamo sempre insieme e ogni tanto nel week end mi fermo a dormire nel suo appartamento, come questa sera.
 
Ryan vive in uno di quei classici appartamenti da uomo in affari. Un bilocale minimalista composto da salotto con angolo cottura, camera da letto e bagno padronale. Siedo sul grande divano di pelle nera poggiando i piedi già scalzi sullo scuro tavolino di fronte, aspettando che Ryan finisca di cambiarsi. 
 
«Cinese o pizza?» Mi domanda uscendo dal bagno con una semplice maglia grigio scuro con scollo a V e pantalone di tuta nero, devo ancora abituarmi a vederlo in abiti comodi. Mi raggiunge sul divano sedendosi al mio fianco e avvolgendomi tra le sue braccia. «Non hai idea quanto è stato difficile resisterti oggi, se possibile sei più bella del solito.» Sussurra congiungendo le nostre labbra e mordicchiando il mio labbro inferiore. Lo assecondo immediatamente schiudendo la bocca e permettendogli di accedervi, sento la sua lingua accarezzarmi il palato, i denti, stuzzicare e attorcigliarsi alla mia. Senza darmi la possibilità di oppormi mi spinge all’indietro fino a distendermi sul divano e si allunga sopra di me, facendo perno sugli avambracci per non pesarmi troppo e costringendomi a fare spazio al suo copro tra le mie gambe. Gemo profondamente all’interno della sua bocca quando la sua erezione si scontra contro la mia coscia, e questo mio verso sembra eliminare ogni suo freno. Le mani di Ryan vagano curiose lungo il mio ventre, i miei fianchi fino a raggiungere i miei seni che stringe irruentemente.
 
«Ryan..» Pronuncio il suo nome in un sospiro.
 
«Ti prego Amelia, ti voglio.» La sua voce è roca, colma di desiderio. Le sue mani risalgono fino al colletto della camicia iniziando a sbottonare i primi bottoni.
 
«Dobbiamo cenare e non abbiamo ancora ordinato.» Biascico a causa del fiato corto, non è facile nemmeno per me tenere a bada gli ormoni.
 
«Posso cucinarti qualcosa dopo.» Soffia nel mio orecchio mordendomi maliziosamente il lobo e sbottonando il terzo bottone.
 
Afferro le sue mani tra le mie per impedirgli di continuare a spogliarmi. «Dai.. ormai mi hai messo voglia di cinese… e tra poco inizia il film.»
 
Ryan sbuffa sonoramente sollevandosi da me. «Cazzo Amelia, ti rendi conto che mi stai torturando così? Sono un uomo e ho dei bisogni.» Il suo tono è estremamente seccato e la cosa mi indispettisce non poco. Mi alzo anch’io in piedi e infilo i bottoni della camicia nelle rispettive asole e prendo le ballerine dal suolo. Senza dire una parola mi dirigo verso l’attaccapanni dal quale recupero la borsa e il piumino.
 
«Cosa stai facendo?» mi domanda quando ormai mi sto avviando verso la porta.
 
«Secondo te? Me ne vado.» Sbotto indignata, sembra non voler accettare i miei limiti e non capire che ho solo bisogno di tempo.
 
«Dai Amelia, non esagerare adesso. Scusami. Non volevo.. è che tu sei così.. così.. che per me è difficilissimo resisterti. Resta.» Mi supplica avvicinandosi a me. «Ti lascio ordinare tutto quello che vuoi.»
 
«Tutto tutto?» Gli sorrido ritrovandomi nuovamente a pochi centimetri dal suo volto.
 
«Tutto!» Conferma lasciandomi un casto bacio sul labbro inferiore.
 
«Anche i ravioli alla griglia con gamberi?»
 
«Tutto quello che vuoi!»

 
Ci risistemiamo sul divano dopo aver chiamato 'La grande muraglia', il ristorante cinese a pochi isolati da noi. Ryan è stato di parola e mi ha lasciato ordinare ogni antipasto del menù, oltre a riso, spaghetti e ben due tipi diversi di pollo, senza contestare il quantitativo decisamente eccessivo per sole due persone. Apparecchiamo sul tavolino di fronte al divano in tempo per l’inizio del film: Hunger Games – la ragazza di fuoco. Scoprire di avere gli stessi gusti in materia di film, e in particolare di saghe, è stata proprio una bella sorpresa. Mi siedo in terra poggiando la schiena contro il divano, sorseggiando un bicchiere di ottimo vino e aspettando il ragazzo delle consegne.
La suoneria del cellulare costringe Ryan a sollevarsi ma lui, invece di rispondere, riattacca.
 
«Non rispondi?» gli domando, incuriosita dal suo gesto.
 
«No. Non è niente di importante.» Si limita a dire abbandonando il telefono sul bancone della cucina e tornando al mio fianco. Vorrei chiedergli chi era ma freno la mia lingua, in fondo non è affar mio. Fortunatamente anche il mio telefono si illumina distraendomi.
 
Messaggio da Megan: “Ciao tesoro, che fai? Noi stiamo per andare al molo. Ti unisci a noi?”
 
Messaggio a Megan: “Sono da Ryan, ci vediamo domani. Buona serata.”
 
Mi stupisce saperla in quel luogo, dopo l’ultima volta al Victrola e l’ultima discussione con Jake aveva iniziato ad evitare ogni possibile contatto con lui, proprio come me.
 
Messaggio da Megan: “Però domani sera usciamo vero? Vengono anche Robert e Josh!”
 
Sorrido leggendo il suo ultimo sms. Si renderà conto del suo attaccamento a Robert prima o poi? Sono scura che se lui continuerà a giocare bene le sue carte riuscirà a fare breccia nel suo cuore.
 
Messaggio a Megan: “Certo! Passo da te appena torno alla Eaton!”
 
 
Finalmente il ragazzo delle consegne bussa alla porta con la nostra cena. Ryan lo paga lasciandogli una sostanziosa mancia, mentre io apro la seconda bottiglia di vino. Non facciamo nemmeno in tempo a separare le bacchette però che la sua suoneria risuona nuovamente all’interno della stanza fastidiosamente, giungendo giusto nell’istante in cui il presidente Snow minaccia Katniss mostrandole in video in cui lei bacia il suo amico Gale.
Ryan si solleva controvoglia da terra per prendere il cellulare dimenticato sul bancone del piano cottura.
 
«Amelia scusami, devo rispondere.» biascica prima di uscire in terrazza, nonostante le maniche corte e la temperatura esterna ormai non più calda.
 
Il suo atteggiamento mi insospettisce, prima non ha voluto rispondere e adesso si assicura di non essere sentito da me, anche se sono a conoscenza di quasi tutte le pratiche del suo ufficio. Mi alzo anch’io da terra e, rimanendo nascosta nella penombra, mi piazzo accanto alla porta-finestra e origlio la sua conversazione. Sentendo solo la voce di Ryan mi è difficile comprendere la conversazione, ma capisco subito che sta parlando con qualche poliziotto e ogni dubbio scompare alle parole “corsa” e “Bronx”.
Stanno parlando del The Racer. Hanno avuto una soffiata e si preparano ad uscire.
 
Mi allontano immediatamente appena lo sento chiudere la telefonata e mi fiondo in bagno, non prima di aver recuperato dal divano il cellulare per avvisare i miei amici. So che non dovrei, è il suo lavoro, ma non posso farne a meno.
Primo fra tutti provo a telefonare a Mr Crab, ma il suo numero mi risulta occupato. Quindi scrivo un messaggio con invio multiplo a lui, Megan e Robert, sicura che almeno uno dei tre lo leggerà in tempo. Per alcuni secondi fisso il testo trascritto sul display, mentre l’indecisione si fa lentamente strada dentro di me. Inspiro ed espiro un paio di volte e alla fine aggiungo un altro destinatario: Jake Haiden.
 
La prima a rispondermi è Megan che mi ringrazia anche da parte di Robert rivelandomi tuttavia che Mr. Crab era stato avvisato e che sono già andati via.
 
Il secondo invece è Mr Crab che mi domanda stupito come faccio ad essere a conoscenza dei movimenti della polizia.
 

Jake invece mi risponde solo la mattina seguente.
 
Messaggio da Jake: “Dovrei ringraziarti? Sappi che noi abbiamo già i nostri informatori e non serve che sfrutti il tuo bel dottorino per farti perdonare. Non abbiamo bisogno di te.”
 
Messaggio a Jake: “Fottiti.”
 
 
 
 
Sabato sera, come promesso, esco per cena con Megan e Robert, che a quanto pare sono sempre più vicini a diventare una coppia, e Josh.
 
«Che aria scura.. cosa succede?» Gli domando appena prendiamo posto al nostro tavolo notando che il mio amico non abbandona un solo secondo il telefono continuando a spedire e ricevere messaggi con un’espressione estremamente seria in volto.
 
«Un disastro, Charlie ha ricevuto una lettera anonima con all’interno le copie di molte foto del The Racer di ieri sera e si vede chiaramente il volto di Jake. Il mittente deve aver ben chiaro lo stretto legale con Jake e l’hanno minacciato che se il Victrola non verrà chiuso le foto verranno divulgate e trasmesse alla polizia.»
 
«Ma scherzi?» Sbuffo indignata, è un ricatto bello e buono. «Chi può essere stato?»
 
«Non possiamo esserne sicuri ma credo che si tratti dei proprietari dell’Extra. Chi più di loro può avere interesse in tal senso, e ieri fatalità correvano anche loro. Il problema più urgente è Jake però, sembra voler trovare a tutti i costi un modo per risolvere la questione e sai bene anche tu che a volte è un tantino impulsivo.»
 
 «Un tantino?» Rispondo sarcastica, ancora riporto sul mio corpo i segni della sua irruzione nella mia stanza. La forza con cui mi ha strappato il leggero strato di nylon per scoprire il tatuaggio mia ha procurato non pochi lividi che anche se solo lievemente ancora colorano le mie gambe. «Ma cosa può fare? Non penso che sia capace di fare una pazzia così grossa da finire nei guai.»
 
Robert sorride scettico. «Non ne sarei così sicuro. In fondo c’è di mezzo Charlie, è praticamente tutta la sua famiglia da quando è morto suo padre.»
 
Abbasso lo sguardo al pensiero del defunto Sindaco Haiden mentre mi torna alla mente la telefonata di Jake il giorno della sua morte. Ora sarebbe diverso se gli avessi risposto?
«Tutto bene?» Domando a Robert accorgendomi che ancora una volta sta fissando il telefono pensieroso, ignorando la mia domanda.
 
«Robert che succede?» Ripete Josh preoccupato per l’improvvisa assenza mentale dell’amico.
 
«Jake.» Si limita a rispondere senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
 
«Che vuole adesso?» Sbuffa Megan. Oggi ha chiaramente ammesso di non averlo ancora perdonato e di non essere intenzionato a farlo finchè non si scuserà con me. Cosa che credo impossibile.
 
Robert alza gli occhi seri su Josh. «Dobbiamo andare. Quello stordito si è infiltrato all’interno dell’Extra per recuperare gli originali delle foto. Dice di averle trovate e cancellato ogni file ma è rimasto chiuso all’interno dell’ufficio dei proprietari. Dobbiamo tirarlo fuori prima che lo scoprano.»
 
Josh impallidisce improvvisamente. «Chiuso dentro l’ufficio? Ma se lo trovano potrebbero fargli di tutto.»
 
«Di tutto?» Sgrano gli occhi terrorizzata percependo la tensione tra i miei amici.
 
«Si.» Ammette Robert serio. «Sono dei criminali e gliela farebbero pagare non poco. Scusate ma dobbiamo andare.»
 
«Veniamo con voi.» Insisto alzandomi dal tavolo, un brivido percorre la mia schiena al pensiero di Jake torturato.
 
«Non se ne parla Mia, è pericoloso. Tu e Megan restate qui.» Ribatte autoritario Robert accarezzando la guancia destra della ragazza seduta al suo fianco. è teso, ha paura e sta terrorizzando anche me.
 
«Si ragazze, vi chiamiamo dopo. Potrebbe essere pericoloso.» Lo asseconda Josh. «Ci conoscono bene e sarà difficile entrare e uscire dal locale.»
 
«Appunto per questo devo venire.» Continuo testarda. «Non sanno chi sono e potrò tranquillamente entrare dall’ingresso principale.»
 
Robert mi fissa scuotendo la testa. «No, no, no. Mia ti ho già detto che è troppo pericoloso.»
 
«Aspetta Robert, non ha tutti i torti. Potrebbe vagare indisturbata all’interno del locale. Le basterà trovare una scusa per entrare nell’ufficio del proprietario e far uscire Jake.» Concorda Josh.
 
«La fai facile tu? Trovare un modo per entrare e farlo uscire? Cosa succede se la scoprono?» Robert sembra determinato a tenermi fuori.
 
«Beh, un modo lo troverò! In fondo non sono una sprovveduta! Ma se hai un’idea migliore..»
 
Il suo silenzio cancella ogni dubbio. Non c’è altra soluzione.
 
 
 
Entrare è ancora più facile di quanto credevo grazie alla collaudata tecnica di Megan. Mi fermo un po’ più indietro rispetto alla coda in modo da rimanere ben visibile al buttafuori che ritmicamente guarda i nuovi arrivati, ed infatti pochi istanti dopo mi fa cenno di avvicinarmi aprendomi un varco.
Una volta dentro non mi resta che scoprire dove si trova l’ufficio del proprietario. Mi scruto intorno esaminando la sala che mi circonda. Il locale è carino ma non ha niente a che vedere con la magica atmosfera del Victrola. È una semplice discoteca con luci intermittenti, pista al centro e un bar sul fondo. Non c’è da stupirsi che sia mezzo vuoto.
Sfilo la pelliccia bianca corta e la trattengo con l’avambraccio, le luci intermittenti illuminano il tessuto del mio abito dello stesso colore, giusto per passare inosservata.
Non posso perdere troppo tempo, devo trovare Jake e portarlo fuori di qui.
Sorpasso le poche persone in mezzo alla pista, ignorando un paio di ragazzi che mi invitano ad unirmi a loro e mi dirigo verso il corridoio dei bagni. È lì che noto una piccola scala a chiocciola, poco oltre la porta della toilette. Salgo velocemente gli alti gradini di grata imprecando per la mia gonna troppo corta e i miei tacchi troppo alti e sottili. Se lo avessi saputo averi messo pantacollant e ballerine. Al piano di sopra mi ritrovo in un lungo e completamente buio corridoio, con porte sia alla mia destra che alla mia sinistra. Apro la prima pregando di essere abbastanza fortunata da trovare subito la stanza che cerco e sussurro a voce bassissima il suo nome. «Jake?» Attendo qualche istante senza ottenere risposta, quindi chiudo la porta e provo con quella seguente, nuovamente inutilmente.
 
«Posso esserle d’aiuto?» Una voce alle mie spalle mi sorprende che per la paura balzo all’indietro con tanta irruenza che rischio di cadere per terra. Un uomo sulla quarantina mi blocca la strada incrociando le braccia al petto. «Si è persa per caso?»
 
Nego con un cenno del capo. «No. Sto cercando il titolare.»
 
«Ce l’ha di fronte. In cosa posso aiutarla?» Mi interroga accendendo la luce de corridoio per vedermi con chiarezza. Socchiudo gli occhi accecata dall’improvviso bagliore.
 
«Come posso essere certa che tu non mia stia prendendo in giro?» Gli domando incrociando le braccia al petto.
 
«Devi fidarti di me. Di cosa hai bisogno bellezza?» A quanto pare ha abbandonato il tono di cortesia e lasciato spazio ad apprezzamenti poco piacevoli.
 
Deglutisco vistosamente, ora devo giocarmi il tutto per tutto. «Vorrei andare in un posto diciamo un po’ più privato.. non so se capisci?» Ho la netta sensazione che potrei infilarmi in un brutto guaio, decisamente brutto.
 
«Certo che ci siamo capiti. Seguimi.» Ammicca maliziosamente facendomi strada verso una delle ultime porte sulla sinistra del corridoio e infila la chiave nella toppa. In effetti se Jake è rimasto bloccato la porta doveva essere chiusa. «Entra pure.» Mi invita indicandomi una delle sedie di pelle mentre lui prende posto dall’altra parte del tavolo. «Volevi un posto tranquillo, eccolo. Qui siamo lontano da orecchie indiscrete. Di cosa hai bisogno? Sesso? Droga?»
Si sofferma leggermente sulla prima alternativa abbassando di un paio di gradi il tono di voce. In che razza di casino mi sono infilata. Devo almeno escludere quell’opzione.
 
«Droga.» Biascico dopo essermi adagiata la pelliccia sulle spalle e aver infilato il mio Iphone nel taschino anteriore.
 
«In effetti non credo che tu abbia bisogno di pagare per avere un uomo. Cosa e quanto vuoi?» Mi domanda, il tono deluso.
 
Inspiro profondamente cercando di non cedere al panico e di pensare ad una risposta abbastanza convincente. «Cocaina. Per il quanto dipende da quello che hai, se ne vale la pena potrei ordinarne abbastanza. Sai ho in mente una certa festa.»
 
Lui sorride compiaciuto. «Posso fartela assaggiare.» Risponde aprendo uno dei cassetti della scrivania e tirandone fuori una piccola bustina con all’interno una piccola dose di polverina bianca.
 
La prendo in mano e la osservo terrorizzata. Adesso sono proprio nella merda.
 
«Cosa aspetti bambolina?» Mi sprona.
 
«Scusa caro ma non è una cosa che faccio con gli sconosciuti!» Gli rispondo cercando di sorridergli smagliante. «Ho bisogno della mia privacy. Che ne dici di andare a prenderci qualcosa da bere intanto. Per sciogliere un po’ il ghiaccio.» Le parole escono fluide dalla mia bocca nonostante tutta la mia tensione. Spero che colga il mio invito malizioso e scenda a prendere un drink.
 
«Se può aiutarti a scioglierti un po’.» Ammicca troppo forzatamente, e prego di uscire da questo locale prima di rincontrare nuovamente quest’uomo disgustoso. Quindi chiude a chiave il suo cassetto da spacciatore ed esce dalla stanza lasciandomi sola.
 
Esattamente cinque secondo dopo l’armadio metallico alle mie spalle si spalanca, e Jake balza fuori dal suo interno, facendomi sussultare sulla sedia.
 
«Che cazzo ci fai tu qui?» Sbotta rabbioso venendomi incontro.
 
«Scusa se sono venuta a salvarti il culo. Andiamo?» Taglio corto sapendo di non avere tempo da perdere. Apro la porta e controllo che il corridoio sia sgombro. Le luci sono di nuovo spente e non c’è nessuna traccia di addetti ai lavori. «Veloce prima che torni.» Lo incito agitando la mano per farmi seguire. Jake invece spalanca la porta e mi sorpassa sbuffando.
 
Scendiamo le scale velocemente e ci fermiamo nei bagni attendendo che il proprietario dell’Extra torni al piano di sopra con una bottiglia di vino e due calici. «Se vuoi puoi tornare su e finire il tuo festino.» Mi sussurra maligno all’orecchio.
 
Scelgo di ignorare la sua provocazione e di precederlo fuori dalla stanza prima di essere beccati. Raggiungo il centro della pista da ballo e mi guardo intorno nervosa, voglio uscire da questo posto immediatamente. «Non possiamo passare dall’ingresso. Tu sai dov’è un’uscita di sicurezza?»
 
Jake mi indica una porta poco distante dal bancone del bar con appesa una targhetta luminescente verde, EXIT. «Vieni.» Poggia la mano destra sulla mia spalla e mi guida attraverso la folla facendomi sussultare: ogni cellula del mio corpo reagisce immediatamente al suo contatto e capisco di averne sentito la mancanza.
Raggiungiamo il bancone del bar e cercando di passare inosservati ci blocchiamo a pochi metri dalla nostra via di fuga.
Non faccio in tempo a rilassarmi e a tirare un sospiro di sollievo che vedo ricomparire il titolare dell’Extra dal corridoio dei bagni, la bottiglia di vino alla mano, che a passo spedito si incammina verso il bancone del bar e quindi verso di noi.
 
«Merda. Se ci vede adesso capirà tutto e sarà la fine.» Sbotta Jake nel mio orecchio cingendomi le spalle. Dai muscoli tesi del suo braccio percepisco tutta la sua ansia, anche se non lo vuole ammettere ha paura e non solo per sé stesso. Dovevo immaginarlo che sarebbe tornato subito non trovandomi nel suo ufficio ad aspettarlo.
 
«Dobbiamo nasconderci.» Lo guardo terrorizzata. Forse abbiamo giocato troppo col fuoco e ora finiremo bruciati. Nemmeno Ryan riuscirà a tirarmi fuori dai guai questa volta.
 
«Non mi pare di vedere armadi in cui nasconderci.»
 
Mi guardo intorno alla ricerca di un’idea. «Aspetta, ho trovato.» Con tutte le mie forze spingo Jake verso la parete alle nostre spalle mentre lui, non avendo altro da perdere, indietreggia lasciandosi guidare da me. Quando il retro delle sue ginocchia tocca il bordo dell’orribile divanetto che trasuda sporco e sudore, si lascia cadere seduto e io lo seguo sedendomi a cavalcioni sulle sue ginocchia e facendo pericolosamente alzare il mio vestito già troppo corto. Accanto a noi una coppia amoreggia con passione e senza vergogna.
 
«Cosa stai facendo?»
 
«Shh» sibilo portando il mio volto talmente vicino al suo che le nostre labbra possono sfiorarsi e indicandogli con un cenno del capo i due ragazzi alla nostra destra. «Spera di passare inosservati»
 
I suoi occhi si spostano sulla coppia seduta al nostro fianco e un ghigno si dipinge sul suo volto. «Bisogna fare le cose per bene allora.» Un attimo dopo poggia le sue labbra sulle mie cingendomi con entrambe le braccia e portando una delle mani sul mio sedere, appena sopra l’orlo del vestito. Cerco di oppormi alla sua presa ma lui mi ammonisce con un ringhio facendo aderire ancora di più i nostri corpi e palpeggiandomi selvaggiamente il fondo schiena. Inaspettatamente mi morde con forza il labbro inferiore, costringendomi a schiudere la bocca per il dolore, e senza perdere tempo infila la lingua all’interno della mia cavità orale. Quando sfiora la mia lingua con la sua mille scosse attraversano il mio corpo e senza rendermene conto porto le mani sulla sua testa intrecciando le dita tra i suoi capelli e ricambiando il suo bacio. Il nostro secondo vero bacio.
Fino a pochi istanti fa mi dimostrava tutto il suo disprezzo e adesso mi sta baciando con… desiderio.. Sì, lo stesso desiderio di quando non conosceva la mia reale identità.
Continuiamo a baciarci a lungo, anche più del necessario, mentre le sue mani vagano curiose lungo il mio corpo, soffermandosi sul mio ventre, sfiorando il mio seno e tornando con irruenza sul mio sedere che ormai conosce alla perfezione. Tutti i miei buoni propositi delle ultime due settimane sembrano buttati al vento. Mi ci vuole tutta la forza che ho in corpo per staccarmi da lui quel tanto che basta per interrompere il nostro momento di passione, il cuore in gola martella alla velocità della luce e inspiro profondamente per sopperire la mancanza di aria. Come può farmi sempre quest’effetto. Fisso i miei occhi nei suoi, accaldata e con il fiato corto.
 
«Credo che non si sia accorto di noi.»
 
«Lo penso anch’io.» Mi risponde distogliendo lo sguardo ma senza abbandonare la presa sul mio fondoschiena. «Meglio uscire prima che sia troppo tardi.» Anche lui ha il respiro accelerato e le sue gote sembrano leggermente arrossate. Mi aiuta ad alzarmi accompagnando l’orlo del mio abito in modo che solo lui conosca il colore della mia biancheria intima. Poi si solleva accanto a me e guarda verso il basso imbarazzato, istintivamente controllo la stessa direzione e avvampo notando il rigonfiamento dei suoi pantaloni.
Il nostro bacio non gli ha per niente fatto schifo.
Ignorando il mio sorriso prende il telefono e chiama Robert e indicandogli dove venirci a prendere, quindi spalanca la porta facendo risuonare l’allarme antincendio all’interno del locale e tirandomi per il braccio destro corriamo a perdifiato nel vialetto posteriore, dove poco distante Robert, Josh e Megan ci attendono con il motore acceso e lo sportello posteriore aperto.
 
Jake salta su trascinandomi con lui e Robert dà gas e parte facendo stridere i pneumatici sull’’asfalto umido.
 
«Mia sei appena diventata il mio mito! Io mi sarei cagata sotto. Se non fosse stato per lei saresti stato spacciato!» Esulta Megan voltandosi verso di noi e dopo aver fissato prima me e poi Jake per alcuni secondi esplode a ridere sonoramente. «Oh Mio Dio» Esclama coprendosi la bocca con entrambe le mani.
 
«Ma stai zitta Megan. E si può sapere cosa hai da ridere così?» Borbotta stizzito ma viene zittito immediatamente da Robert.
 
«No, Jake. Devi solo ringraziarla, ha rischiato molto per te.»
 
«Qualcosa mi dice che l’ha già ringraziata.» Continua la bionda senza smettere di ridere.
 
Jake si volta verso Josh sbuffando «Ma senti sta gallina! è per caso ubriaca?». L’unica risposta però che ottiene è che anche il suo amico scoppia a ridere e capisco che forse c’è qualcosa che non va sul suo volto. «Si può sapere cosa cazzo avete tutti?»
 
Quando anche Robert inizia a sogghignare dal posto di guida capisco che Jake è arrivato al limite della sua pazienza: non è bello essere deriso così apertamente. Mi allungo appena per guardarlo anch’io e mi copro il viso per l’imbarazzo. Nel buio del locale non me ne ero resa conto e una volta fuori sono stata sballottata da lui ad una velocità tale che solo ora riesco a vederlo chiaramente.
 
«Sai che ti trovo bellissimo, ma quella tonalità di rossetto dona più ad Amelia che a te!» Lo denigra Josh ingenerando ulteriori risa nei nostri amici seduti sui sedili posteriori e nemmeno io riesco più a trattenermi.
 
«Tu non osare ridere. NON OSARE RIDERE.» Grida puntandomi con il dito indice della mano destra mentre furiosamente strofina la sinistra sulla bocca.
 
«Ora però ci devi dire come c’è finito.» Sghignazza Megan accoccolandosi sul sedile per non essere vista da Jake e la conosco abbastanza per sapere che ormai ha le lacrime agli occhi.
 
Jake però si gira verso di me fulminandomi con lo sguardo. «Lascia perdere Megan.» Le consiglio estraendo lo specchietto per sistemarmi il trucco. 
 
 
Parcheggiamo di fronte al Victrola e veniamo immediatamente raggiunti da Charlie che subito abbraccia il cugino.
 
Io mi guardo intorno e indietreggio di qualche passo, ricordando che mi è stato vietato l’ingresso. «Beh ragazzi, buona serata.»
 
«Aspetta Mia. Dove vai?» Mi domanda Megan frastornata.
 
«Vado a casa, non sono la benvenuta qui.» Annuncio scrollando le spalle. Gli occhi di Jake fissi su di me. «Ah, dimenticavo» Estraggo il cellulare dalla tasca della pelliccia e invio a tutti loro un messaggio. «Ho pensato che potrebbero procurarsi altre foto o qualunque altra cosa per ricattarci, è utile avere qualcosa contro di loro.» Trasmetto loro una registrazione in cui si vede chiaramente il volto del proprietario dell’Extra che si accorda per vendermi la cocaina. Prima di riporre il telefono all’interno del taschino avevo acceso la telecamera. «Forse adesso questa guerra potrà finire.»
 
«Tu sei un fottuto genio signorina.» Charlie mi stringe a sé sollevandomi da terra e facendomi girare in tondo. «Per la cronaca, questo locale è mio e solo io posso decidere chi entra e chi resta fuori e per te le porte sono sempre aperte. E non mi interessa se mio cugino ha ancora qualcosa in contrario.» Quindi mi prende sottobraccio e mi invita a seguirlo all’interno.

Guardo un’altra volta Jake che scuote indifferente le spalle. «Hai sentito, non ho voce in capitolo.»
 
 
 
 
Appena entriamo raggiungiamo Spencer, Micheal e Jessica nella zona vip e Charlie ci porta un paio di bottiglie di Champagne e calici per tutti. Jake invece sembra dileguarsi immediatamente, si precipita al bar e ordina una birra isolandosi da tutti. Gli dà così tanto fastidio la mia presenza?
Gli altri però lo ignorano e mi invitano a fare altrettanto, facendomi ballare e servendomi da bere. L’unica che non sembra felice della mia presenza è Jessica che si scruta continuamente intorno.
 
«Allora Mia! Complimenti. Noto che hai perso qualche chilo di troppo.»
 
«Grazie Jessica.» Rispondo poco convinta che il suo sia un vero complimento.
 
«Ti sembra giusto costringere Jake a stare lontano dai suoi amici?» Ecco dove voleva arrivare. Alzo le braccia sbuffando e mi allontano da lei. Non cambierà mai.
 
Ma è giusto costringere Jake a stare lontano dai suoi amici perchè ci sono io?
 
Maledetta Jessica e la sua boccaccia. Mi ha appena rovinato la serata.
Mi siedo su un divanetto inspirando profondamente il profumo di detersivo ai fiori d’arancia e di pulito, nessun paragone con quelli luridi dell’Extra. Estraggo il mio IPhone dalla borsetta e seleziono il nome di Ryan dalla rubrica, portando l’apparecchio all’orecchio destro e tappandomi il sinistro con le dita.
 
“Pronto Amelia?”
“Ciao Ryan, stai lavorando?”
“No. Sono a casa. E tu? Cos’è questo frastuono?”
“Sono in un locale, il Victrola. Mi raggiungi?”
“Ma non volevi passare la serata con i tuoi amici?”
“Si, e sono stata con loro fino ad adesso. Ora voglio stare con il mio ragazzo. Mi raggiungi?”
“Ok, mi cambio e arrivo.”
 
 
 
Lo vedo subito appena compare all’ingresso in tutta la sua bellezza. Indossa un paio di jeans e una camicia dello stesso azzurro dei suoi splendidi occhi. Non sono però l’unica a notarlo e appena mette piede sulla pista da ballo un piccolo gruppetto di ragazze gli si chiude intorno ingabbiandolo con i loro corpi. Lui le distanzia imbarazzato cercandomi con lo sguardo. Sorrido trionfante avanzando verso di loro «Scusate ragazze, ma lui è già impegnato… con me!» Annuncio allacciando le mani dietro il suo collo e baciandolo dolcemente, ignorando gli occhi fissati su di noi.
Lui arpiona con le mani i miei fianchi e mi solleva delicatamente da terra. «Mi sei mancata così tanto.» Sussurra prima di baciarmi di nuovo.
Quando i miei piedi incontrano di nuovo terra le ragazze accanto a noi sono sparite e lui mi stringe con forza facendo aderire perfettamente i nostri corpi e ondeggiando a tempo di musica.
 
Il nostro idilliaco incontro viene però interrotto quasi subito nel più brusco dei modi, qualcuno urta violentemente la schiena di Ryan spingendolo in avanti e facendomi cadere per terra.
 
«Ma che…» Sbraita Ryan voltandosi per vedere il colpevole, Jake Haiden.
 
«Scusate, non l’ho fatto apposta.» Ghigna maligno.
 
«Chissà perché non ne sono così sicuro.» Sibila nervoso, poi si volta di nuovo verso di me e mi prende per le braccia per aiutarmi ad alzarmi.
 
«Mia tutto ok?» Mi chiede divertito il biondo e senza alcuna ombra di rimorso nella voce.
 
Ryan finge di non sentirlo e mi solleva da terra. «Stai bene vero?» Mi sussurra accarezzandomi la guancia.
 
«Gliel’avevo già chiesto io. Non ha bisogno di un traduttore.»
 
I muscoli di Ryan fremono mentre si volta verso di lui. «Ragazzino hai qualche problema con me o con la mia ragazza? Perché non ho intenzione di farmi rovinare da te la serata.»
 
Jake scoppia a ridere. «Non sei un po’ troppo vecchio per avere una 'ragazza'? Comunque sì. Ho qualche problema con voi.»
 
Ryan ride a sua volta, ma senza ombra di divertimento. «Beh è un problema tuo.»
 
«Credo che sia anche tuo invece.» Il suo tono di voce aumenta leggermente e avanza di un paio di passi fronteggiandolo.
 
«Ah. Ora mi ricordo di te. Sei il tipo che settimane fa non voleva accettare di essere stato scaricato da Amelia. Non ricordo il tuo nome.» Lo denigra apertamente Ryan gonfiando il petto e provocando esattamente la reazione che temevo. Jake balza in avanti spingendo ancora una volta il viceprocuratore e alzando entrambi i pugni pronti a colpirlo.
 
Mi fiondo in mezzo a loro pregando che Jake sia ancora abbastanza lucido da non colpirmi. «Jake fermo.» Urlo alzando le mani davanti al volto per difendermi, ho un brutto presentimento. Fortunatamente lui abbassa i pugni appena in tempo per non colpirmi. Le mani di Ryan afferrano la mia vita e dopo avermi sollevata da terra, mi distanziano da Jake, riparandomi dietro le sue possenti spalle.
 
«Non serve che la difendi, non ho intenzione di farle del male.»
 
«Ragazzino piantale. Mettiti in testa che lei non ti vuole.» Gli sputa addosso rabbioso, ormai ogni briciolo di autocontrollo sembra averlo abbandonato.
 
«Povero dottorino, io non ne sarei così sicuro.» Il sorriso malefico che compare sul suo volto accende tutti i miei campanelli d’allarme.
 
«Che cosa stai dicendo?» Urla Ryan  guardando prima me e poi ripotando gli occhi su Jake.
 
«Ryan» invoco il suo nome per attirare l’attenzione del mio ragazzo. «Non ascoltarlo, andiamocene per piacere.»
 
«Ma come Mia, io credo che a lui interessi sapere.»
 
«Finiscila Jake» Grido esasperata.
 
«SAPERE COSA?» Urla Ryan tirandomi per il polso destro e costringendomi a guardarlo. I suoi occhi colmi di rabbia e della consapevolezza che quella che sta per sentire non potrà renderlo felice. Codarda come al mio solito ammutolisco. «ALLORA?»
 
«Allora sei cornuto caro mio.» Ride compiaciuto Jake, ha appena ottenuto la sua rivincita.
 
«COSA STA DICENDO?» urla scuotendomi e stringendo con forza.
 
«Non era niente di serio Ryan, era.. finto.» Ammetto abbassando lo sguardo, incapace di sostenere il suo. 
 
«Finto?» Ride Jake scettico. «Non mi sembrava così finto mentre infilavi la lingua nella mia bocca.»
 
«TACI JAKE» Grido con le lacrime agli occhi colpendolo in pieno volto con il palmo della mia mano.

«Ryan ti prego, posso spiegarti.»
 
«Andiamo via.» Mi ordina dopo aver inspirato ed espirato profondamente un paio di volte.
 
 
 
 
 
   
 
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