Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: trullitrulli    31/10/2008    2 recensioni
Il suo unico talento era uccidere; amava sentire le ossa cedere, il sangue stillare dalle suture con l'imposizione delle sue mani. Una schiava di razza nobile gli cambierà la vita con un incantesimo, la sua maledizione...questa è la loro storia.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era stufo di ascoltare i crampi della fame, ed era stufo di sentirsi logorare le membra da quel continuo contrarsi e rimescolare vano dello stomaco che esigeva cibo da digerire.
La lucidità aveva cominciato ad abbandonarlo un paio di ore fa, la gola gli bruciava e necessitava di essere irrorata, boccheggiava schiudendo le labbra e fremendo.
Non si era mai sentito tanto male in vita sua.
Era fermo in quella posizione da un giorno senza che avesse avuto la forza di strizzare dalla sua carne le ultime stille di energia, era rimasto là come un fantoccio in disuso con il corpo stanco e denutrito steso mollemente contro il muro a fissare un punto imprecisato dell’aria seguendo la traiettoria del pulviscolo di cui era carico il fascio di luce proveniente dalla finestra.
Gli scaldava la pelle, lo baciava tiepidamente e gli dava un misero sollievo da quella condizione.
Al momento non era in grado di difendersi, se avesse potuto mettere qualcosa sotto i denti forse sarebbe stato meglio disposto a chiamare a raccolta le sue forze, ma nel suo attuale stato non era in grado di affrontare neanche il minore dei pericoli.
Questi pensieri gli fecero ribollire ancor di più il sangue, cominciava a dare segni di impazienza.
Si aggrappò alla terra con le dita scavandoci sofferente dentro con i polpastrelli, strappando la rada erba che cresceva per disgrazia sull’arido terreno non pavimentato.
Ringhiò.
Appoggiò il capo al muro di pietra inspirando avidamente l’aria come se potesse dar sollievo alla sua gola disseccata.
Chiuse gli occhi deciso a dormire ancora un po’ per preservare energie per quando fossero state necessarie.
La sua mente venne assalita da un vortice di pensieri neri dominati da un unico elemento comune, la vendetta.
Le sue meditazioni si tradussero in immagini velando la realtà, riducendola a immagini sfocate, chiazze di colore appena distinte dai residui sensi ancora desti.
Il clangore della porta sbattuta con violenza gli apparve amplificato all’inverosimile e sussultò preso alla sprovvista dal botto che gli parve un tuono.

 

***

 

 
Il re aveva accolto con una certa serenità la decisione della figlia e la presenza del nuovo ospite, seduto sul suo trono, con le braccia aderite ai braccioli, osservava la vivace discussione dei suoi sottoposti che sproloquiavano seriamente su come spostarsi ed attraversare il breve tratto di monti che li separava dal mare senza troppi danni.
Accanto a lui c’era la moglie cinguettante che pigolava apprezzamenti sull’aspetto di Goku ad un ancella che annuiva obbediente e rassegnante.
Bulma era al lato opposto del trono del padre e nella sua inquietudine trovò il tempo per dispiacersi mentalmente per la poveretta che non era preparata ai discorsi della donna.
Combattuta tra l’agitazione e la soddisfazione per essere riuscita ad imporre la sua volontà non ostante non avesse alcun titolo militare per stabilire decisioni di questo tipo, non era più tanto sicura della sua volontà, si torceva le mani insicura sulle reazioni del prigioniero.
Come avrebbe preso quel che desiderava l’esercito?
In fondo anche a lui serviva un appiglio a cui aggrapparsi e lei glielo stava offrendo, offrendo per amore, per compassione.
Sapeva che Vegeta era la persona che meno al mondo avrebbe desiderato avere compassione ed elemosina, ma in fondo era una convenienza, poteva girare perfettamente mimetizzato senza che il suo re potesse facilmente individuarlo, potevano averlo dato per disperso, potevano aver rinunciato alle ricerche.
Per quel che ne sapeva su Vegeta, di Freezer aveva una ben misera opinione, sapeva che su di lui faceva sogni macchiati del suo sangue.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi più di tanto, in fondo era vantaggioso per entrambe le parti, lui avrebbe potuto divider con loro cibo, acqua, fatiche, sangue… ed essere ricompensato avendo così l’opportunità di poter combattere contro il suo re e loro avrebbero avuto una mano capace in più a cui far impugnare una spada.
Per convincerli aveva avuto un grande appoggio dall’amico Goku, ma lui non avrebbe certo potuto aiutarla con Vegeta.

 

***

Gli venne adagiato sul labbro una superficie liscia e levigata, sollevarono lievemente il recipiente e l’acqua gli invase la bocca. Era fresca e pulita, riusciva a distinguerne il puro brillio che emanava alla luce, le sue membra furono invase dalla balsamico refrigerio che gli concedevano.
Dopo averla bevuta tutta avidamente si vide cacciare in bocca un boccone di qualcosa di non proprio saporito, ma sfamante.
Lo divorò ingordo, si accanì contro il cibo che gli porgevano come un disperato in presso cinto di morire di fame.
Dopo aver consumato il pasto abbandonò la testa all’indietro aspettando di prendere maggiore coscienza dell’ambiente circostante e della situazione.
Neanche un filo di gratitudine gli sfiorò i pensieri ma si sentì profondamente indignato per essere stato imboccato e livido di  vergogna per aver accettato suo malgrado le gentilezze spinto solo da ciò che le viscere gli ordinavano, annientando l’orgoglio a cui obbedire.
Respirò più cosciente, riusciva addirittura a percepire il chiacchiericcio timoroso e basso.
Si sollevò nella penombra che marcava ancor di più il suo profilo demoniaco e affascinante illuminato a metà lasciando l’altro lato della faccia nell’ombra.
Le braccia scattarono in avanti, porse i polsi imprigionati a quei soldati intuendo le ragioni della loro presenza, reclamando vogliosamente ed arrogantemente, dopo l’acqua e il cibo, la propria libertà.
Tentennanti e lievemente stupefatti da quella prepotenza, da quello sguardo irriverente, ingrato e addirittura infastidito per le loro cure, incoraggiate tanto dalla generosità quanto dalla stoltezza, tirarono fuori il mazzo di chiavi a cui Vegeta alludeva.
Il chiavistello scricchiolò.

 

***
Percepì il ruggito rabbioso del drago e lo strattonare della catena che lo fissava irremovibile al suolo, i vincoli tintinnavano metallici. Immaginava la scena.
La povera bestia che lottava contro quegli anelli, che coalizzati e irremovibilmente saldati l’uno all’altro, lo costringevano lontano dall’oggetto del suo desiderio.
Allontanò quella  penosa scena della patetica forza di volontà del rettile  contrastata e schiacciata nettamente della catena dalla sua mente.
La disperazione rabbiosa del Drago non cessò, si sentì il raschiare degli artigli sulla terra, il rantolio causatoli dalla pressione del collare metallico che gli stringeva il collo, la lotta persa in partenza contro la sua prigione.
Si domandò il motivo di tanta lena, di tanto agitarsi, solo quando la tenda si scostò ne capì il motivo.
La prima cosa che vide farsi strada tra le sentinelle che occludevano il passaggio fu l’impietoso sguardo di Vegeta, appena intravvedibile da sotto il cappuccio del mantello chiuso in modo che di lui si intravvedessero solo gli occhi adombrati.
Sullo sfondo vide il drago divincolarsi per raggiungere il suo padrone con idrofoba frustrazione tendendo le catene fin quasi a rischiare di strozzarsi da solo con l’anello metallico che gli martoriava il collo.
Alla fine, quando la tenda ingoiò completamente la figura del suo devoto padrone guaì mesto e rassegnato.
Lo svolazzare del mantello sfiorò appena le guardie che costeggiavano il tappeto srotolato sulla terra battuta.
Si poteva dire che, non ostante le condizioni aspre della guerra, quello fosse un abbaino molto confortevole.
Gli occhi le brillarono speranzosi, per un momento ebbe la fantasia che avesse deciso di trattare, c’era la ceca determinazione nel nero delle sue iridi ma quando il suo sveltito procedere si arrestò davanti al padre ebbe l’impulso di nascondersi dietro l’ampio schienale per timore che la vedesse.
Si contenne.
Sentì i passi leggeri della madre raggiungerla, sempre più vicino.
Le si accostò con aria complice e proteggendo la bocca con la mano a coppa adagiata al lato, bisbigliò –Tesoro…è lui?
Bulma fece nervosamente cenno di si col capo.
-Oh cielo è davvero molto carino, tesoro sei stata fortunatissima-
Bulma cambiò per un paio di volte tonalità di colore le si rimescolarono pensieri in disordine nella mente, alla fine quel che le bisbigliò fu –Ma non ti vergogni?-
-Oh tesoro spero che quando tu ti sia trovata sola, con un ragazzo così avvenente abbia lasciato perdere la pudicizia-
Bulma arrossì.
Il re gli sorrideva amichevole, ben disposto a parlare, ad accogliere una proposta di alleanza.Fu scioccato da quel che seguitò

-Voglio il mio drago e la mia sguattera-
Il silenzio di reverenziale timore si scompose a quella brutale richiesta.
Sulla faccia di Bulma avvampò un intenso colore rosso, un espressione di risentita collera.
Il re si trovò sprovveduto di repliche, gli era stata esposta una cruenta narrazione sulla ferocia di individui come lui, non gli sembrava saggio contraddirlo ma neanche cedere sua figlia ai lavori di schiava.Fortunatamente la figlia lo cavò fuori dall’impiccio della risposta.-Tu…- sibilò con la rabbia che le uccideva i pensieri, mentre uno si dilatava nella sua mente fino ad occuparla interamente.L’essere stata presa in giro, essere considerata poco più di un passatempo vivente, ridotta al rango di schiava ancora una volta e umiliata davanti ai suoi sudditi. Scese i gradini che rialzavano il piedistallo del re.-Sporco, doppiogiochista… non avrai ne l’una ne l’altra- urlò in preda alla rabbia rigida con le braccia stese lungo i fianchi e i pugni talmente stretti da renderle le nocche bianche; in lei c’era posto solo per il suo odio.
-Il drago mi appartiene, tu mi appartieni, avrò entrambe le cose- la afferrò per un braccio e prese a
strattonarla.
Ora erano alla resa dei conti, al seguito della loro pseudo connivenza.
Per la sua arroganza si ritrovò un paio di lance puntate contro, e qualche lama di spada che gli additava il ventre.
Bulma si lasciò sfuggire un sorrisetto per la vittoria personale.
-Qui tutti obbediscono a me, siamo nel
mio territorio, qui comando io, e non sono più la tua schiava, lasciami-
La mollò con mala grazia risalendo gli scalini del trono, con aria distinta sguaino la spada e in un silenzio quasi sacrale puntò la lama al collo del sovrano.
Prima che chiunque avesse potuto tentare un offensiva il re sarebbe divenuto un chiazza rossa sui gradini.
La avvicinò maggiormente, Lord Brief si ritrasse fino a che venne ostacolato dallo schienale del trono, con la gola imprigionata.
-Ora?Ti senti tanto padrona della situazione donna?- La fissò satirico, ora era lui il vincitore.
Bulma trasalì. Ma si impose di non scomporsi; abbandonò rilassate le braccia lungo i fianchi.
Trafisse le file di eserciti con un occhiata e con un cenno del capo gli invitò a dirigersi fuori a fare la guardia: sarebbe avvenuto un colloquio privato.
Guardò significativamente sua madre che rispose con un cenno del capo allontanandosi portandosi dietro una sconvolta ancella che fissava inorridita la lama della spada satura di sangue raggrumato e secco.
Salì con solennità e decisione i gradini ancheggiando con malizia decisa ad adottare un diverso tipo di persuasione.
-Lascialo- articolò con voce bassa e misurata.
Le distanze si accorciavano, Vegeta sembrava totalmente immune al suo fascino, alla sua sensualità.
Le dispiaceva dover recitare questa parte davanti al padre ma non aveva altra possibilità.
Gli fu vicinissimo, rimase impassibile, maligno, senza lasciarsi corrompere dalla sua femminilità, senza lasciarsi adescare, no le avrebbe dato soddisfazione lasciandosi soggiogare dalle sue arti.
-Davvero non vuoi lasciarlo? Eppure è vantaggioso. Per te. Per me- soffiò.
Oramai le distanze erano troppo intime e lei già stava aderendo il suo corpo con il suo, ora sperava di non doversi degradare davanti al padre, sperava in un qualche cedimento sull’impugnatura dell’arma, sperava che avrebbe ricercato la sua bocca, l’avrebbe rifiutata, sperava che la prigionia lo avesse reso almeno un po’ voglioso.
Non funzionò.ebbe come unico effetto quello di infastidirlo, e di farsi allontanare.
Dovette spingersi più oltre.
-Pensaci, da solo non puoi attraversare le montagne, se io tuoi ti cercassero ti ucciderebbero, o peggio…- e ora doveva andare a far leva su i suoi punti dolenti esposti.
-Potresti di nuovo unirti a loro, certo se volessi tornare a farti calpestare la boria da quel viscido serpentino ed arrogante…-
-Sta zitta-
Rimise la spada al suo posto.
-Vattene vecchiaccio, prima che ci ripensi-
Il re non se lo fece ripetere due volte si alzò quanto più velocemente potè e si diresse verso l’uscita, guardo Bulma inquieto.
Bulma gli fece cenno di si con la testa rispondendo alla domanda che si, sarebbe stata in grado di cavarsela.Il re scostò la tenda lasciando dietro di se una momentanea quite.
Vegeta si abbassò il cappucciò mostrandosi all'aria esterna pregna della tensione che accompagna un'attesa.
-Avanti, parla, dopo giorni rinchiuso in quella tomba un po’ di risate mi faranno bene- incrociò le bene e sollevò leggermente il mento in atto di superiorità.
-Qual è il problema?- disse con aria davvero poco diplomatica abbandonando del tutto il ruolo di ammaliatrice.
-è tutto a tuo vantaggio, avrai la possibilità di mangiare, bere, nasconderti, potrai combattere, uccidere. Non ti chiederò di intrattenere rapporti, ne di parlare con qualcuno e nemmeno lo spererò perchè tanto sarebbe utopistico, solo di impugnare la spada e uccidere chi hai sempre odiato, ti sembra sgradevole?-
-Mi stai dunque chiedendo di ammazzarti?- ironizzò con un sorriso slargato.
-Non ti conviene, avresti un esercito contro, ti ucciderebbero- lo provocò.
-E io ucciderò loro-
Bulma sorrise furbesca.
Gli ultimi mesi a contatto con uomini i cui arti supplementari erano spade le avevano offerto la possibilità di imparare a ragionare come un soldato.
-Così come ucciderai l’esercito del tuo re?-
Vegeta ringhiò infastidito da quella insinuazione che camuffava sotto una domanda il suo cruccio più logorante.
-Non è il mio re-
Fece per andarsene.
-Allora? Non hai risposto. Come li ucciderai?-
Si fermò: la domanda era urtante, lo metteva faccia a faccia con il suo limite.
Limite che gli avvelenava la mente e i pensieri di odio, ciò che gli ispirava il disgusto per se stesso, non tanto i genocidi con cui si macchiava le mani di rosso per conto di altri, ma la sua incapacità di fare di più. Chissà, forse era questo che l’aveva spinto ad apprendere qualche rudimento delle arti occulte.
-Sia chiaro, io non faccio parte di questa buffonata. Volete un aiuto? Volete una guida?D’accordo. Ma quando io sarò il vostro nuovo nemico di voi rimarrà solo il sangue a nutrire la terra e il brutto ricordo, sono stato abbastanza chiaro?-
Bulma seguì la traiettoria dei suoi passi ritornandogli vicino, piantò i suoi occhi azzurri nei suoi e con un sorriso urticante sibilò.
-Cristallino- 

Scusate il lungo silenzio^^' ma ho avuto una carenza di ispirazione ( e dire che quesa scena me l'ero immaginata  molte volte, avevo programmato anche una rigida successione dei fatti a cui pensavo di attenermi ma, non solo non ho postato la mia opera concepita solo mentalmente ma ho anche fatto in modo di dimenticarla per sempre, resettata del tutto-_-'.
Spero che questa sia altrettanto valida^^

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: trullitrulli