Capitolo
IV
Era arrivata. Finalmente il suo
viaggio si era concluso. La lunga traversata che l’aveva ricondotta in Europa
era terminata. Erano approdati in Inghilterra, al porto di Londra. Lo stesso
porto che l’aveva vista anni addietro protagonista di uno straziante addio con
il suo grande amore.
Inesorabilmente i ricordi di Candy
tornarono indietro e poi, dalla fine di tutto, tornarono al presente ed ancora a
quattro anni prima. A quella traversata che le aveva fatto conoscere un ragazzo
molto somigliante al suo Anthony. I ricordi si rincorrevano senza sosta mentre
cercava di mettere ordine nella sua mente.
Strinse il cappotto nero che avevano
in dotazione tutte le crocerossine. Un cappotto di una lana grezza e ruvida. Si
accucciò meglio nella grande, e calda, sciarpa arancione – regalo di suor
Maria il Natale precedente. La croce rossa di stoffa era bene in vista sul
braccio destro.
Scese, con Evelyn, dal peschereccio
che le aveva prelevate dalla corazzata che le aveva accompagnate fino al largo
del porto di Londra. Erano da poco passate le sedici. Meno di due ore e sarebbe
scattato il coprifuoco.
La sua compagna di viaggio si
guardava intorno incuriosita, era la prima volta che si trovava a Londra. Era la
prima volta che lasciava gli Stati Uniti. Per lei era tutto nuovo. I suoi grandi
occhi castani erano rapiti dalla vita di quel porto.
Un porto che restava comunque vivo
nonostante gli attacchi dell’aeronautica tedesca. Il Barone Rosso era la fonte
di maggiore preoccupazione per tutti gli aviatori, e non solo. Era un pilota
eccezionale. Aveva buttato a terra più di sessanta aerei e sembrava
imbattibile, sicuramente ne avrebbe buttati giù molti altri. Gli attacchi su
Londra divenivano sempre più frequenti e la gente iniziava a lasciare la città,
ma il porto… il porto restava sempre il fulcro di tutto.
Candy guardava la gente
come in trance. Non ascoltava i rumori. Non percepiva gli odori. Era
immobile. Ferma. Persa. Ancora una volta era tornata a quei giorni, a quando
erano stati Stear ed Archie a venirla a prendere appena giunta sul suolo
britannico, ma stavolta… stavolta era diverso.
Era partita in silenzio. Senza dire
niente a nessuno, lasciando solo poche righe al suo tutore e alle due direttrici
della casa di Pony. Poche righe per spiegare tutto.
- Candy… Candy, mi stai ascoltando?
La bionda fu strappata dai suoi
pensieri dalla voce di Evelyn che le parlava al quanto preoccupata.
- Scusami. Ero soprappensiero. Cosa
mi stavi dicendo?
La compagna di viaggio la guardò
seriamente, poi scosse il capo e rispose.
- Sei perennemente con la testa tra
le nuvole. Per caso, sei così anche a lavoro? Ti stavo chiedendo se almeno tu,
che già sei stata a Londra, hai idea da che parte andare per il St Mary ‘s
Hospital.
Candy si guardò attorno come in
cerca di un indizio. Poi la vide. Una piccola osteria. Da quella parte era il
centro storico di Londra. Dovevano andare a destra se volevano raggiungere
l’ospedale.
- Sai Ev, anche a lavoro, spesso, mi
capita di essere con al testa tra le nuvole, ma fino adesso non ho mai ammazzato
nessuno quindi puoi stare tranquilla. Il mio lavoro lo so fare. Adesso seguimi.
Per arrivare in ospedale dovremo fare un bel po’ di strada.
Candy sorrise incoraggiante
all’amica. Prese la borsa da viaggio che aveva seco ed iniziò ad incamminarsi
verso la strada maggiormente trafficata. Evelyn restò ferma un attimo, era
incredibile: Candy riusciva ad alternare momenti di tristezza a momenti di
allegria, ma si chiedeva fino a che punto questa allegria fosse vera. Cosa
nascondeva quella ragazza dal nome Catherine House? Perché si faceva chiamare
Candy? E come mai era stata già a Londra?
Le due ragazze camminarono per le vie della città in fretta. Era tardi.
Meno di un’ora e sarebbe scattato il coprifuoco. Da quanto camminavano? Era
possibile che fosse già passata un’ora dal loro sbarco? Candy avanzava in
fretta. Le nuvolette bianche che uscivano dalla sua bocca erano segno evidente
del freddo che c’era nella capitale del Regno Unito. Si guardava indietro,
Evelyn la seguiva con qualche difficoltà. Decise di rallentare il passo, ancora
pochi minuti e sarebbero arrivate.
- Coraggio. Manca poco.
Prese dalle mani della compagna la
borsa con dentro gli effetti personali e ricominciò la sua marcia.
- Candy, ti prego. Lascia, posso
benissimo portarla. Tu hai la tua.
- Evelyn, manca meno di un’ora al
coprifuoco. Voglio arrivare il prima possibile all’ospedale. Sei stanca,
lascia portare a me la tua borsa. Coraggio, un ultimo sforzo e dopo potremo
riprendere fiato.
Il tono da autoritario era diventato,
con il proseguire del discorso, più dolce e comprensivo. Candy rivedeva nella
sua compagna di viaggio Annie. La stessa delicatezza e fragilità. Aveva voluto
bene a quella ragazzina di poco più di quindici anni da subito.
Meno di dieci minuti dopo si ritrovarono di fronte ad un’imponente
costruzione di Paddington, quello era il St Mary ‘s Hospital. Un edificio che
contava almeno quattro piani, sul lato principale erano presenti più di trenta
finestre. All’entrata principale svettava, sul piccone più alto, la bandiera
del Regno Unito, a mezz’asta in segno di rispetto per i morti causati da
quella guerra. I mattoni rossi risaltavano nella nebbia di Londra.
Candy ed Evelyn si guardarono un
po’ più serene. Erano arrivate prima del coprifuoco.
Volevo
ringraziare di cuore Kaoru che trova sempre due minuti per me. Volevo
rispondere anche al tuo dubbio, se ho deciso di prendere una pausa è anche
perché gli impegni sono troppi ed il tempo è poco. Appena sarò più libera,
comunque, tornerò a scrivere. Per adesso, però, stai serena, staremo insieme
per almeno altri tre mesi! Se non di più!