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Autore: Milady    31/10/2008    2 recensioni
Racchiuso in una ipotetica linea di confine fra ”realtà” ed “ arcano ” fra Gondor, il mondo degli Uomini e la Foresta B

 

Racchiuso in una ipotetica linea di confine fra ”realtà”  ed  “ arcano ”   fra  Gondor,  il mondo degli Uomini  e la Foresta Verde, dominio degli Elfi,  l’antico Regno di Lilymgard  è in  apparenza   ancora  avulso  dalla  lotta che infuria nella Terra di Mezzo.

Ma quando  la giovane Anjanka,  coinvolta in uno strano evento sente di dover rispondere al richiamo che la spinge fuori dai suoi  sicuri confini,  tutto muta precipitosamente.

Sarà l’inizio di un avventura che  cambierà ogni cosa per sempre,  portando la ragazza ad incrociare  il suo destino con strane ed improbabili creature:  Hobbit   impegnati  in una misteriosa missione, un essere inquietante e pericoloso…  un manipolo di Uomini all’apparenza senza scrupoli che rappresentano,  però,  l’ultimo baluardo a difesa di una Città destinata a cadere,  come tutto il loro mondo…

 

 

Genere: Drammatico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Faramir, Frodo, Nuovo personaggio, Sam
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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IL Giglio Scarlatto

 

 

IL Giglio Scarlatto

Racconto a puntate di  Milady.

 

 

 

3.1  Le strade del destino -  parte due -

 

 

 

L’aria era  piena di profumi speziati,  di vaniglia e mirra,   di essenza di eucalipto.

 

Dava immediatamente la sensazione di respirare meglio e di allargare la mente,  oltre che i polmoni.

 

Aprì gli occhi,  sbattendo le palpebre ancora confusa e disorientata.

 

Il dolce profumo la cullò per diversi minuti,  ma quando il ricordo tornò a riaccendersi nella sua mente,   ella provò ancora quell’opprimente senso di paura e orrore.

 

I ricordi… della Pietra Veggente,  del dolore del fuoco,  della lotta che infuriava senza quartiere in quella sconosciuta città,  la spaventosa visione dell’occhio senza palpebre che la scrutava fin nel profondo dell’anima.

 

- Nooooo!!!

 

Si sollevò  tremante sul letto,   ritrovandosi a fissare due occhi celesti e puri  come l’acqua più cristallina; non aveva il dolore lancinante alla schiena, ma solo una gran paura nel cuore.

Come se fosse oppresso da un pensiero cupo e senza speranza.

 

- Mia piccola elfo… stai bene?

 

A piegarsi sul suo viso madido di sudore, ancora una volta quella visione celestiale,  bianca e dorata  della giovane che serviva la Dama del Bosco,  o così  Anja si ricordava di averla sentita chiamare.

 

La Dama del Bosco… era forse allora lei la Strega di cui tanto si favoleggiava nei ritrovi e nelle osterie di Lilymgard?

L’aveva davvero incontrata? Era tutto stato vero allora,  e non un semplice sogno…?

 

Deglutendo per schiarirsi la voce,  Anja infine parlò.

 

- Oh…  buongiorno,   non ricordo il vostro nome…. Ma quanto ho dormito?

 

La giovane sorrise bonaria.

-  Dorathea,  mia piccola elfo;  e avete dormito mentre il sole saliva e scendeva nel cielo per ben  3 volte!

 

-  Che cosa ?!!  Tre giorni!? Mio padre sarà fuori di sé!  Lasciatemi andare… subito!

Con uno scatto improvviso scese dal letto,  cerca di eludere,  per l’ennesima volta,  la guardia serrata di  Dorathea.

 

Ma questa l’abbracciò con decisione,  impedendole di procedere.

- Calmatevi,  Anjanka!  Il nostro tempo non coincide con il vostro.  Se qui sono passati  tre giorni,  nel vostro mondo ne sono trascorsi forse uno… appena.  O forse no…

 

Solo a quelle parole,  Anja  si rilassò,  lasciando la ferrea presa sul polso di Dorathea.

 

Sorrise un po’ incerta ma si lasciò guidare con mano gentile dalla giovane donna,  fino ad una elegante sedia addossata alla spoglia parete.

 

Aveva indosso ancora quella veste bianca splendente e null’altro.

 

Su un piccolo tavolino alla sua destra vi erano alcuni piatti ricolmi di frutta e di piccoli dolci dall’aria deliziosamente squisita.

 

 Il luogo  era sicuramente confortevole e la compagnia sarebbe stata di certo gradita,  ma Anja continuava a pensare a suo padre ed agli uomini della scorta che erano  alle sue calcagna.

 

Che cosa stavano facendo,  proprio ora… mentre lei si lasciava accudire e confortare dalla  Dama e dalla sua ancella?

Doveva subito lasciare quel luogo,  avesse finanche dovuto litigare con quella gentilissima giovane donna… Si alzò decisa.

 

- Oh…beh, quand’è così, ti ringrazio Dorathea,  ma debbo comunque tornare a casa.  Mi staranno cercando disperati…  Mio padre sarebbe capace di mettere in subbuglio l’intero paese.

 

Con un sorriso,  cercò lo sguardo dolce e rassicurante dell’ancella, continuando risoluta. -  Sì,  debbo proprio andare.  Saluta la Dama da parte mia e…. digli che non …  non guarderò mai più dentro quella pietra,  dovesse cascare il mondo!

 

-  Oh… non ne dubito…

 

La voce,  soave e decisa,  arrivò da un altro punto delle stanza e non era stata Dorathea a parlare.

 

Anja  volse lo sguardo alle sue spalle ed incontrò quello deciso e fermo della Dama in persona.

 

Era vestita di verde smeraldo,  cupo e brillante,  in quell’occasione e stava altrettanto magnificamente.

I capelli intensamente corvini  erano stati lasciati sciolti sulle spalle senza alcuna acconciatura,  e come aveva inteso fin dal loro primo incontro,  erano lunghi ben oltre il suo punto vita.

 

La Dama si avvicinò ed Anja non riuscì più né a muoversi né a parlare. 

Attese semplicemente che quella magnifica donna parlasse.

 

-  E sai perché ne sono così sicura,  mia piccola Anja?

 

I loro occhi s’incontrarono,  fondendosi  insieme  in un'unica sfumatura di verde.  Quello chiarissimo e spruzzato di pagliuzze dorate della Dama e quello più scuro, screziato da note color castagna di  Anja.

In un baleno la giovane, comprese la risposta.

 

-  Perché lo avete visto anche voi,  nevvero Signora?  

 

-  Sì,  Anja… Ho visto l’occhio senza palpebra che non cessa mai di scrutare e che osserva ogni cosa fin nel profondo… Ho visto la sua malvagità…

 

Anja distolse lo sguardo dai suoi occhi magnetici  non riuscendo più a sostenerne l’intensità.  Desiderava chiedere alla Dama ragguagli sulle altre immagini che aveva veduto,  ma nel volgere lo sguardo verso un punto imprecisato della stanza si era accorta che  Dorathea reggeva,  immobile e fiera alle spalle della Dama,  le sue vesti e che al suo fianco un giovane che pure aveva già visto,  aveva fra le mani il suo arco ed il suo pugnale.

 

Un sollievo infinito le prese il cuore.

 

- Oh… grazie mia Signora… Grazie.  Desideravo proprio chiedervi i miei abiti ed il resto perché debbo, mio malgrado,  andare….

 

La Dama la scrutò bonaria ma continuò a non parlare.

 

Allora Anja aggiunse.  – Con il vostro permesso… ben inteso.

 

La Dama rise  ma con un gesto veloce dell’elegante mano,  la pregò di sedersi ancora.

 

Anja obbedì soggiogata dalla forza che emanava da quella figura altera e bellissima.

 

Anche la donna sedette su una sedia che si materializzò improvvisamente alle sue spalle o almeno così parve alla giovane.

 

-  Mia piccola Anja,  prima che ti conceda di andare,  ho da chiederti  alcune  cose a cui, spero,  tu vorrai rispondere.

 

-  Con tutto il cuore,  mia signora.  Chiedete  pure,    se posso,  replicherò.

 

- Hai detto qualcosa alla voce che ti parlava? Hai rivelato il tuo nome o dove ti trovavi?

 

-  No,  signora!

 

La Dama annuì e sorrise e nella stanza parve esserci più luce.  Anja era completamente assorbita dalla sua aura di potenza e di beltà.

 

-  Nel tuo sogno,  a parte l’orrendo occhio di cui più non parleremo,  tu hai veduto una città… e…  sulla sua Torre più alta un vessillo;   parlami dunque di esso.

 

Anja si sorprese della curiosa domanda,  ma replicò senza pensare più di tanto.  Le visioni di quel terribile incubo erano così chiare nella sua mente che non dovette faticare più di tanto per evocarle.

 

- Esso era bianco, mia signora,  candido più della neve  e recava un disegno bellissimo:  un albero d’argento sormontato da stelle

 

-  Sei sicura che il fondo fosse bianco,  piccola ?

 

-  Certissima,   mia signora…

 

-  Uhmmm…. E dimmi,   vi era un Uomo nel tuo sogno?

 

Anja deglutì,  arrossendo un pochino…  Non riusciva proprio a capire come nella sua mente si fosse formata chiara e nitida la visione di quella splendida città,   scavata nel costone della montagna,  quasi fosse nata  con la pietra stessa forgiata dalle forze della natura  all’inizio del mondo.

Ma cosa più stupefacente… come aveva potuto vedere il volto di quel giovane uomo?

A parte Valoomir,  un ramingo del Nord  che da anni era alla corte di suo padre,  e i soldati del Guardia,  ella mai aveva visto uno degli Alti Uomini,  come erano soliti chiamarli  a Lilymgard,  e  proprio non sapeva spiegarsi come avesse potuto, in modo alquanto dettagliato,  immaginarne uno…

Ma il suo sguardo… quello sguardo  e quegli occhi così magnetici e profondi… come quelli di un saggio o di un mago…

 

-  Era giovane e… quasi certamente un soldato, dato che indossava un’armatura lucida e brillante,  e sul petto, ne sono certa,  vi era lo stesso disegno della bandiera: un albero d’argento sormontato da stelle.

 

Non le parve il caso di proseguire nella descrizione del guerriero,  anche perché lei stessa,  ricordandolo,   si sentiva turbata e non voleva certo farlo intendere alla Dama.

 

- Molto interessante…  hai udito delle voci,  l’uomo ha detto delle parole,  che cosa stava facendo?

 

- Umh… scrutava ansioso un punto imprecisato dell’orizzonte, quasi attendesse qualcuno o si aspettasse di vederne uscir fuori qualcosa di molto pericoloso.

Non ho sentito alcuna voce,  signora,  solo quella voce orrenda che apparteneva all’occhio… Non voglio  minimamente  ripetere le sue parole….

 

La donna addolcì  lo sguardo concentrato e  pensieroso,  replicando in maniera soave. –  Non preoccuparti cara,   non ti farò ricordare ciò che ti reca dolore.  Ora puoi andare a cambiarti,  non ti farò stancare oltre,  sei già abbastanza provata….   Anthares  ti accompagnerà nell’altra stanza,  fai pure con comodo.

 

Anja la scrutò sorpresa mentre si alzava dalla comoda sedia.

- Ma signora… anch’io voglio sapere!  Cosa significa ciò che ho veduto? Esiste davvero la città che mi è apparsa ?  E… tutta quella gente che combatteva… il fumo, le fiamme,  la morte nei loro occhi e nei loro sguardi… era il futuro ciò che ho visto?...

 

La donna continuò a fissarla con il suo sguardo magnetico ma non proferì parola.

 

Anja desistette volgendo l’attenzione sul giovane che l’attendeva fiducioso con le sue vesti e gli effetti personali fra le mani delicate.

Comprese che non poteva chiedere di più alla Dama in quel momento.  A suo tempo e modo ella le avrebbe spiegato.

Doveva essere così… poteva essere solo così.

L’enormità di ciò che aveva fatto le piombò addosso all’improvviso.  Comprese che- proprio come le aveva fatto notare la  donna – decidere di  guardare in quella sfera di cristallo avrebbe modificato le sue decisioni a venire,  i suoi pensieri,  la sua vita… forse  per sempre.

 

Anja sapeva bene di essere una persone caparbia e testarda:  non si sarebbe mai data pace,  se prima non avesse verificato di persona l’esistenza di  quella città e fatto in modo che quell’orrore non si verificasse… qualora non si fosse già verificato…

 

 

 Sospirò alzandosi dalla sedia,  ma dopo aver fatto alcuni passi verso l’uscita,  affiancata dal giovane,    si voltò  con un piglio perplesso sul viso,  rivolgendosi ancora una volta alla  Dama.

 

-  Mia signora,  so che il mio cammino da oggi sarà diverso.  So che non resterò ancora per molto confinata nel mio piccolo e sicuro mondo di Lilymgard… e ho paura di tutto ciò,  ma so anche che voi mi darete il vostro aiuto,  vero?

 

La donna,  sul cui viso sino a quel momento  era impressa un’espressione dubbiosa e preoccupata, volse lo sguardo adamantino sul volto della giovane,  aprendosi ad uno spontaneo sorriso.

 

-  Sì, mia cara. Sapevo che avresti compreso ed imparato in fretta. Non temere, ora va.  Ti saluterò  più tardi  e allora avrò da chiederti un ultima cosa  Anthares scorterai Anja sino alla quercia dorata,  ci vediamo lì fra un ora.

 

La porta si aprì silenziosa e  rapida davanti agli occhi di Anja che,  scortata dal giovane,   si diresse verso un’altra stanza per cambiarsi.

 

***

 

 

   
 
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