Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: poisonrainbow    28/11/2014    0 recensioni
"Lui ha un problema nella sua mente"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sai, ho sempre creduto che tutto avesse una fine, ma mai avrei pensato che noi saremo giunti a questo punto.
Continuo ad andare in quel cimitero in cui ti ho visto accovacciato a terra, con una “strana sigaretta” tra le dita che guardavi il cielo. Ero affascinata dal tuo viso così arrabbiato ma rilassato; ero affascinata dalle tue labbra che stringevano quel filtro che hai poi insegnato a fare anche a me; ero affascinata dai tuoi capelli che si muovevano delicati dal vento, ricci ribelli che si appoggiavano delicati sul tuo viso.
Tornai in quel cimitero per altri giorni, guardandoti sempre da lontano, con la paura di avvicinarmi ma con il costante desiderio di ascoltare la tua voce.
Poi mi hai visto tu, le sopracciglia aggrottate e la mascella dura. La sigaretta finì sul pavimento di cemento e le tue gambe si muovevano veloci verso di me.
“Si può sapere che cazzo vuoi?” come pensavo, la tua voce era roca, pesante e dal tuo fiato percepì uno strano profumo acre e forte. Distolsi lo sguardo dai tuoi occhi, me ne andai spaventata e non mi volli più avvicinare a quel posto, non volli più vedere te. Eppure, ti trovavo sempre in luoghi comuni: in un libro quando descrivevano qualcuno, al parco seduto ad una panchina e facendo finta di niente di passavo davanti, al supermercato nella corsia dei dolciumi dove prendevi sempre tre barrette di cioccolato al latte ed io sorridevo, perché ho sempre creduto che chi amasse il cioccolato al latte fosse una persona dolce ma allo stesso tempo fredda e spaventata.
Non capivo mai il tuo sguardo, quando mi trovavo a guardarlo, non capivo mai i tuoi gesti confusi e le tue parole taglienti.
Non so come siamo finiti ad essere legati senza mai stare veramente vicini, ma essendolo comunque.
Arrivò quella festa, quella in cui tu mi afferrasti il polso e mi portasti nel retro del giardino dove mi facesti appoggiare al muro e le nostre labbra erano a contatto, le tue mani scorrevano e stringevano i miei fianchi e nelle mie narici scorreva il tuo profumo acre.
Avevi sempre gli occhi stanchi, il corpo debole ma le mani rimanevano forti.
Finivamo sempre così: ci trovavamo, stavamo insieme per quell’ora e tu andavi via senza dire una parola. Non credo di averti mai sentito dire qualcosa in quei momenti, avvertivo solo il tuo bisogno di qualcuno che stranamente ti capiva senza conoscerti, perché noi non ci conoscevamo, non eravamo nulla.
Nel tuo cuore c’era solo un’arida distesa di sabbia, non c’era nulla che potesse bagnarla per farla diventare un po’ più morbida e meno ruvida sulla pelle.
Tutti mi dicevano di starti lontana, di aver cura di me e che tu mi avresti portato alla fine.
Abbiamo passato circa due mesi così, senza parole, solo baci e respiri sconnessi, finché non mi ritrovai con un tuo messaggio: “Credo di aver bisogno di te. Non so come ti chiami, non so chi sei, ma quando mi sento così penso a te. Sono al solito posto. Torna”. Non mi sono mai chiesta come avessi avuto il mio numero, poco importava ormai.
Nacque quello strano bisogno, quella strana voglia di assenza insieme e andava bene così, non dicevamo nulla, eravamo solo vicini su quel pavimento freddo a guardare quelle lapidi con futili pensieri che poco valevano.
Quando mi sentivo strana, ansiosa, preoccupata.. lo collegavo a te e correvo, correvo e ti trovavo sempre lì con il sorriso pronto quando mi vedevi arrivare con i capelli sfatti e senza trucco, con il petto che si muoveva troppo veloce e le mani che tremavano tenendo in meno solo il telefono e le chiavi di casa, a volte nemmeno il cellulare; buffo, vero? Io che avevo sempre il telefono dietro, a volte anzi, quasi sempre, mi presentavo senza di esso perché ormai ero lì e tu c’eri, come sempre.

Mio fratello mi diceva sempre che eri strano, che non eri una di quelle persone che ha molti amici e che fa cose stupide: stavi semplicemente da solo, qualche chiacchiera e poi andavi via.
Non ho mai chiesto nulla a nessuno su di te, perché pensavo sempre di saperne di più io, di essere io quella persona che conosceva tutto di te.

Hai iniziato a non esserci più. Hai iniziato a non cercarmi più. Hai iniziato ad essere assente alle feste. Hai iniziato ad essere assente in me. Mi sentivo spaesata, vuota. Questo mondo mi faceva paura, sai? Tu però mi infondevi coraggio ed io mi imponevo di andare avanti, senza temere, senza barcollare.

Passavano i giorni, le settimane, i mesi anche e tu continuavi ad essere assente.

“Dove sei?”
Continuavo a ripeterlo; facevo incubi, camminavo per le strade con ansia e tremore, sentivo che la terra sotto i miei non c’era, che stavo camminando verso un precipizio e prima o poi sarei caduta.
Sono tornata, un giorno, solo per curiosità, al cimitero e tu eri lì. Un sorriso mi comparve sul viso ed io corsi da te. Mi guardasti con un punto interrogativo ed io non capivo. “Perché?” mi domandavo in quei minuti di attesa finché non ricevetti una tua risposta, come se avessi sentito i miei pensieri.
“Chi sei?” e sentivo qualcosa aprirsi “Cosa vuoi?” e si apriva ancora “Non ti conosco”  e qualcosa si ruppe definitivamente. Mi sedetti a terra, alzai lo sguardo verso di te: vuoto, solo quello vidi.
“Nei mesi passati venivo sempre qua, ogni qualvolta mi cercavi” dissi semplicemente.
“Mi dispiace, non mi ricordo di te” e me ne andai.
A casa, non feci altro che buttarmi e sprofondare sul letto, cercando di placare le lacrime e le grida che premevano di uscire da me.
Un giorno decisi di chiedere di te, cosa che non avevo mai fatto, mio fratello mi guardò triste, non ne capivo il motivo e mi fece sedere in salotto, mettendosi davanti a me e con un respiro profondo cominciò a dirmi ogni cosa.
Quelle parole, man mano che le diceva, mi colpivano sempre più violente e sempre più a fondo: “Lui ha un problema nella sua mente” diceva “Ha una memoria che non funziona come dovrebbe e .. dopo un tot che recepisce informazioni, le dimentica tornando ad essere così: solo e senza ricordi
Mi sentivo debole e capì che tu, di me, avevi dimenticato ogni cosa.
Passai molti giorni in casa, perdendo la concezione del tempo e dopo un periodo decisi che era ora di cambiare aria, di andare via dai ricordi, di andare via da Bradford.
Mi allontanai, ma tu purtroppo, mi seguisti nei miei pensieri, non mi lasciavi un attimo ed io odiavo tutto questo, volevo dimenticarti e non pensare più a te ed ovviamente non ci riuscì. Decisi quindi di metterti da parte e vivere così, con te in un angolo della mia testa ed il resto del mondo sempre presente come lo eri tu.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: poisonrainbow