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Autore: Lotiel    28/11/2014    1 recensioni
(Sequel di "Dopo la Pioggia")
Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini.

REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 6
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 - Assassini


Finalmente era riuscito a scovarla e dopo tanto tempo avrebbe avuto ciò che gli spettava di diritto. L’aveva seguita e lei sicuramente si era accorta di lui, tanto da portarlo in un posto affollato e pieno di rumori.
Nel pieno caos della piazza Lubjanka, proprio vicino alla pietra che commemorava il ricordo delle vittime della repressione sovietica. La pietra Soloveckie.
Reila era lì, che osservava il monumento dando le spalle proprio alla persone che meno avrebbe dovuto sottovalutare. L’uomo glielo aveva promesso, ma in mezzo alla gente non avrebbe fatto nulla. Era finito il tempo in cui nessuno parlava.
Lo sguardo della donna si volse infine verso il grande palazzo che con la sua mole dominava tutti i presenti. Davanti a questo un piccolo giardino di papaveri che, con il loro colore rosso intenso, sembrava volessero ricordare le vittime di ciò che la Russia era prima.
L’ex sede del KGB faceva quasi da ombra alla piazza che prendeva il suo nome, mentre le auto sfrecciavano lungo le strade costruite a ridosso della stessa. Reila la guardava, ammirando quella costruzione che si diceva che dal tetto si poteva vedere la Siberia. Più ammirava i mattoni gialli della Lubjanka e più comprendeva che la Russia aveva qualcos’altro per lei, un’altra sorpresa dopo Dmìtrij. L’ultima.
La chiacchierata con lui e l’averlo rivisto, l’aveva resa succube dei ricordi e dell’angoscia. Le aveva messo addosso un velo di finzione o realtà che difficilmente sarebbe riuscita a togliere. Aveva compreso, sì, che era stato proprio lui a ridarle un cuore e così come glielo aveva restituito, l’aveva preteso indietro con gli interessi.
La donna si era stretta all’interno del suo cappotto di pelliccia e sentì addosso più freddo di quello che esternamente si percepiva. Prese un profondo respiro per poi percepire la presenza dell’uomo dietro di lei, così come l’aveva sentita solo qualche ora prima.
-Sei riuscito a trovarmi.
Lo aveva detto in un soffio. Le certezze della donna stavano vacillando e ancora non aveva deciso il da farsi. Non sentiva più calore e questo la spaventava terribilmente, come se il ghiaccio si stesse impadronendo di lei. Forse era quello che la Russia voleva lasciarle? Il freddo nel cuore?
-Non è stato facile.
Kajiro aveva risposto con una certa enfasi e le si era posizionato proprio di fianco, puntando il suo sguardo dapprima sul grande palazzo e poi sul delicato viso di Reila che aveva assunto una piega sinistra.
-Non è stato facile neanche per me.
Reila aveva voltato la testa leggermente verso di lui e l’uomo si era ritrovato a guardarla senza capire ciò che stesse dicendo. L’assassino aveva lo sguardo interrogativo e prima che lui decidesse di chiedere, fu lei a rispondere.
-Trovare me stessa. Ancora ne sto cercando ancora i residui.
Era come se si volesse confidare con lui, con la persona meno adatta a queste situazioni e a questi discorsi. Kajiro era un tipo possessivo e violento, un uomo al quale era meglio stare alla larga. Stranamente, però, riusciva ad attrarre a sé con il fascino del male.
Reila lo conosceva bene o almeno credeva fosse così, ma da quando lo aveva lasciato lì incosciente e debole, risparmiandogli la vita, vedeva nei suoi occhi che tutto era cambiato e tutto era rimasto al suo posto.
-Dove sei stata?
-A combattere il mio passato.
La risposta fu come una doccia fredda e Kajiro corrucciò nuovamente le sopracciglia cercando di capire ciò che passava dentro la testa della donna, senza riuscirne a carpire i segreti.
Reila era sempre stata un eterna scoperta per lui e cercare di trovarle solo un piccolo difetto gli era davvero difficile.
-Cosa vuoi, Kajiro?
Gli occhi neri della donna si erano posati nuovamente sul volto dell’assassino e avevano cercato di leggere ciò che era così palesemente mostrato.
-Voglio che adesso fai i conti con il tuo presente.
Kajiro le si avvicinò e le strinse i braccio quasi a farle male. Non riusciva a resisterle e anche quella vicinanza per lui era una droga peggiore di qualsiasi in commercio. Aveva avvicinato il volto ai capelli della donna e li aveva annusati, sentendo il delicato profumo che lei emanava.
Reila non fece nulla se non avvicinarsi a lui, anche perché aveva sentito, poggiata sul suo costato, la canna di una pistola. In quella situazione non poteva fare molto, almeno per il momento e poteva permettersi di elaborare un qualcosa per potersi togliere da quella condizione.
-Ti avevo fatto una promessa, ricordi?
Reila aveva annuito e aveva sorriso. Non disse nulla, ma iniziò a seguire l’uomo senza fare storie o brutti movimenti per non allarmarlo.
Kajiro strinse di più la presa sul braccio di Reila e con l’altra mano premeva la pistola sulle costole dell’assassina quasi a mozzarle il respiro.
-Dove mi stai portando?
La voce dell’assassina era un filo sottile. Non voleva farsi sentire dagli altri passanti e dalle persone che le erano intorno. Il suo obiettivo era proprio lì, accanto a lei e non poteva fare nulla per compiere quello che avrebbe dovuto fare già da un pezzo.
No, non era per Dmìtrij che lo faceva. Stava cercando di dare un senso al proprio scopo senza che si mettesse in mezzo il passato e voleva cercare di mettere in linea retta la sua visione dell’amore.
Quello con Dmìtrij era distrutto, finito e voleva convincersene, anche se non era così semplice. Le provocava sempre quel leggero formicolio nel basso ventre e la stretta allo stomaco come se fosse una scolaretta alle prime cotte.
Nella testa di Reila vorticavano così tanti desideri inespressi e tanti pensieri che a Kajiro, per qualche istante, sembrò che si fosse estraniata dalla realtà circostante e che se ne stesse infischiando del destino che lui stava decidendo per lei.
-Voglio stare un po’ solo con te.
Reila non poté trattenere un leggero sorriso di scherno verso l’uomo tanto da meritarsi una stretta ancora più energica al braccio e un sicuro livido violaceo sulla pelle.
-Avanti, perché non mi uccidi e la facciamo finita?
Kajiro la guardò per qualche istante, sovrastandola con la sua altezza. Erano arrivati in uno dei vicoli bui che costeggiavano i caseggiati di quella via. Avevano camminato molto senza però parlarsi, ma scambiandosi sguardi enigmatici. Sicuramente tutti e due pensavano come l’uno avrebbe ucciso l’altro.
L’uomo aveva notato quello stabile in disuso prima di raggiungere Reila. Dal vicolo troneggiava davanti a loro come un gigante addormentato. Kajiro vi aveva fatto una piccola perlustrazione per vedere se ci fossero vagabondi e senza tetto, ma aveva notato che era completamente abbandonato. Avrebbe portato lì Reila, prima che potesse sfuggirgli un’altra volta.
Era passato un mese da quando l’aveva incontrata e questo aveva acuito molto di più la passione insana che aveva verso di lei.
Negli anni aveva imparato a essere silenzioso, a non avere timore e a non provare sentimenti per coloro che uccideva. Proprio com’era lei. Ma ciò che Kajiro non sapeva era che Reila era diventata umana.
La portò in quell’unico vicolo buio senza anime che potessero dargli fastidio, l’unico posto dove avrebbe potuto saggiare le sue labbra per la prima volta.
La accostò al muro e la premette contro questo, bloccandola con il peso del suo corpo. Le si era avvicinato talmente tanto da buttarle suo viso il suo respiro che risultava già ansimante.
-Perché non voglio ucciderti. Non subito.
Reila lo guardava. Aveva fissato il suo sguardo in quello dell’uomo per cercare di capire la sua prossima mossa. Doveva sparire nuovamente, perché uccidere Kajiro in questo modo non sarebbe stato un vero salvataggio. La donna voleva salvarlo da tutto il male che c’era nel mondo, anche se Kajiro stesso era diventato il male. Voleva ricordarlo così come lo aveva visto la prima volta. Tremante e pauroso sotto la sua pistola.
Se quel mondo l’avesse risucchiato completamente, lui non avrebbe più potuto smettere e sarebbe finito seppellito sotto qualche masso o in una tomba senza nome.
Loro erano questo, ombre senza nome di cui si ci dimentica facilmente e lei non voleva più questo. Voleva rifarsi una vita e voleva abbandonare l’ombra e immergersi nella luce di una nuova esistenza.
Voleva farlo semplicemente per se stessa. Magari sarebbe tornata dal padre.
Kajiro le si era avvicinato talmente tanto da renderlo succube dei suoi occhi, ma al momento Reila non avrebbe fatto la marionetta per poi ucciderlo senza rimorso, perché al momento non aveva il totale controllo della situazione e lei odiava non averlo.
La mano libera dell’assassino era andata a lambirle una coscia, artigliandola fino a farle male ma Reila non emise un gemito. La toccava come se l’avesse bramata da tempo, tanto da volerle lasciare un impronta di sé. La mano salì sotto la pelliccia, senza scostare gli abiti e premeva sia con questa che con il suo corpo. Voleva immergersi in lei, voleva che lei sentisse quanto la desiderava e quanto al contempo odiava se stesso.
Kajiro aveva cominciato ad odiare se stesso quando aveva capito che non sarebbe riuscito ad eguagliarla. Voleva diventare proprio come lei era sempre stata nei suoi sogni, come una vedova nera che uccide i suoi amanti e non prova rimorso.
Il tocco di Kajiro si fece ancora più prepotente fino ad aggrapparsi prima al braccio dell’assassina e poi infine prenderle un seno e stringendolo con foga.
Fu in quel momento che Reila emise un singulto di dolore, fissando il suo sguardo in quello dell’uomo. Non durò molto e lo lasciò subito, senza stringere oltre.
In tutto questo la pistola era puntata sul costato dell’assassina e lei non poteva ribellarsi, altrimenti avrebbe segnato la sua fine.
-Voglio tenerti con me. Voglio che tu stia sempre con me.
Il respiro era affannato e pesante. L’uomo tuffò il viso tra i capelli della donna e infine sul suo collo, cominciando a lambire il pezzo di pelle che unisce il collo alla clavicola. Lo succhiò fino a prenderle l’anima e segnandola come una sua proprietà. La mano di Reila si era posata sul braccio dell’assassino e sentì che i muscoli erano tesi fino all’estremo. Forse se si fosse concessa avrebbe avuto più possibilità, ma Kajiro avrebbe previsto le sue mosse e avrebbe fatto di tutto per non farla arrivare né alla sua pistola né a quella dell’uomo.
 -Se vuoi sarà così.
La voce che Reila aveva usato era molto bassa, come a volerlo tirare ancora di più a sé. Kajiro respirò affannosamente sul suo collo e nuovamente la spinse contro il muro, facendole  male poiché sentiva ancora di più i mattoni sporgenti del muro dietro la sua schiena.
Le si era avvicinato alla bocca e l’aveva accarezzata con la mano libera, saggiandone la consistenza e la carnosità. Lo sguardo di lui era malato e cercava come di trattenersi dal prenderla e farla sua per l’eternità. La mano scivolò sul collo della donna e la  strinse fino a farle mancare per un attimo il respiro.
Le labbra di Kajiro la intrappolarono ancora di più, premendo sulle labbra di lei come se fosse l’ultimo bacio prima della morte. Un bacio possessivo che non aveva nulla a che fare con quelli che l’assassina ricordava. Stava cercando di stare al gioco, ma quando Reila chiuse gli occhi l’unica immagine che le venne davanti fu quella di Dmìtrij, che le lambiva le labbra, il problema era che lui  non l’aveva mai baciata in un modo tanto brusco.
Kajiro aveva lasciato leggermente la presa dal collo. Sulla pelle della donna cominciarono a comparire leggeri segni rossi. Reila aveva la tipica pelle che si macchia in fretta e anche il livido sulla coscia prima o poi sarebbe uscito fuori.
Lei aprì gli occhi di scatto. Non era possibile che dopo tutto questo tempo lei ancora pensasse all’uomo che le aveva fatto del male. Voleva semplicemente liberarsi di lui e più cercava di farlo più la sua vita iniziava a dissolversi in una manciata di sabbia.
Reila iniziò a ribellarsi e cercò di spingere il peso di Kajiro in modo da farlo indietreggiare. Lui rimaneva attaccato alla sue labbra e con un morso al labbro inferiore riuscì a staccarlo da lei.
L’assassina sentiva il sangue dell’uomo sulle labbra e Kajiro lo stava saggiando direttamente dalla sua bocca.
Improvvisamente sul volto di Kajiro si disegnò un sorriso. Uno di quelli di cui hai paura e che non da nessun conforto.
Reila aveva poggiato entrambe le mani sul muro dietro di lei e le sopracciglia si erano corrucciate in modo che denotassero tutto l’odio che aveva verso di lui.
Non era vero, anche se se lo ripeteva sempre e più volte. Non era mai riuscita ad uscire da quella vita, perché il suo problema era di non riuscire a provare pietà per la persona che gli stava di fronte. Non sapeva se fosse stata lei l’artefice di quel cambiamento nel ragazzo che aveva conosciuto qualche anno prima, ma sapeva che doveva eliminarlo per il solo gusto di farlo.
Ciò che Reila non si aspettò, invece, fu il pugno che l’uomo le assestò sulla mandibola. Il dolore fu lampante e fulmineo che, cadendo a terra, si sentì come stordita. La testa iniziò a girarle e ciò che riuscì solo a vedere, era Kajiro che si avvicinava.
No, non un’altra volta. Riuscì a pensare prima di svenire per il colpo ricevuto e sperando che si sarebbe svegliata in condizioni migliori di come si sentiva in quel momento.
Non per lei, ma per poter infilare una pallottola nella testa di Kajiro.


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Per saperne di più


Lubjanka(in russo Лубянка) è il nome con cui è noto un palazzo di Mosca, celebre per essere sede dei servizi segreti sovietici prima e russi poi. È un grande edificio con facciata di mattoni gialli, progettato da Aleksander V. Ivanov nel 1897, ed ingrandito da Aleksej V. Ščusev nel 1940-47.
La Lubjanka venne costruita originariamente nel 1898, come sede neobarocca della Compagnia di Assicurazione Rossija, divenuta nota per i bei pavimenti in parquet ed i muri verde chiaro. Dissimulando la propria mole, l'edificio non comunica un'impressione di scala enorme: singoli dettagli palladiani e barocchi, come i minuti frontali agli angoli e la loggia centrale, si perdono in una apparentemente infinita facciata classicheggiante, dove le tre fasce di cornicioni sottolineano le linee orizzontali. Un orologio è posto al centro della fascia superiore della facciata.
Nel 1918 fu occupato dai primi servizi segreti sovietici, la Čeka. La sede rimase poi stabile nonostante le successive evoluzioni dei servizi, da Čeka a GPU a NKVD a KGB, fino ad approdare all'FSB russa di oggi. La Lubjanka mantiene una fama sinistra, legata alle torture e ai crudeli interrogatori che si tennero al suo interno dal 1918 al 1956 e che ebbero il loro culmine in epoca stalinista.

Pietra Soloveckie
si trova sempre sulla piazza Lubjanka ed è un monumento dedicato alle vittime della repressione sovietica. La pietra proviene dalle isole Soloveckie ove fu allestito il primo campo di lavori forzati del sistema Gulag descritto da Aleksandr Solženicyn.

 


yin yang vettore

Angolo dell'autrice


Cari lettori e lettrici, finalmente dopo poco meno di un mese, sono riuscita a postare questo capitolo.
Un capitolo particolare perché per la prima volta reila viene colpita e non da un semplice schiaffo, ma da un pugno che le provoca un vero knock-out.
Sono contro la violenza sulle donne, ma il problema che uomini come Kajiro esistono e purtroppo molte donne prendono botte dalla mattina alla sera. Vorrei solo che riuscissero ad avere il coraggio di parlare.
Naturalmente se avete domande chiedete pure. Sono aperta a qualsiasi critica vogliate farmi. Fatemi sapere se i capitoli vanno bene così o volete che cambi qualcosa per leggere meglio la storia.
Rinnovo sempre il mio invito a farmi sapere come vi sembra, non credo vi porti via molto tempo una recensione, facendomi sapere cosa ne pensate di questa storia.
Vi inviterei infine a leggere "Dopo la pioggia" per poter capire un po' meglio l'intera vicenda. Infine vi ringrazio per chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio coloro che hanno recensito, facendomi sapere il loro parere.
Infine vi indirizzo verso la mia pagina che terrò sempre aggiornata con  curiosità, spoiler e quant'altro.
Lotiel  Scrittrice - Come pioggia sulla neve


   
 
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