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Autore: Raya_Cap_Fee    28/11/2014    5 recensioni
Heike De Vries ritorna a Chicago dopo essersi laureata in giurisprudenza a Yale ed è finalmente pronta a prendere in mano le redini della propria vita. Heike ha sempre desiderato essere una donna forte, indipendente e soprattutto in carriera. Non ha mai permesso a niente e a nessuno di intralciarla o distrarla dai suoi studi e dalla carriera che ha sempre voluto. Questo fin quando non torna a casa. Questo fin quando non incontra Sebastian Jenkins.
**
Mi superava di buoni dieci centimetri, piuttosto magro e dalla carnagione chiara. La sua figura era illuminata dalla luce naturale delle vetrate e gli occhi grigi spiccavano sul viso dai lineamenti appuntiti. Prima che potessi studiarlo più approfonditamente il mio sguardo fu attirato da quello che aveva il mano.
-E’ disgustoso- protestai arricciando appena il naso. Una volta avevo visto mio fratello uscire dal bagno con un metro da sarto tra le mani e quando gli avevo chiesto a cosa gli fosse servito lui aveva riso e scrollato le spalle. Avevo undici anni. Lui dodici. Quando ci ero arrivata avevo sempre associato i metri a quell’episodio traumatico.
Il ragazzo inarcò appena un sopracciglio biondo e guardò il metro senza capire –Cos’è disgustoso?-
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Capitolo 7


 
Una settimana dopo la chiaccherata con Sebastian a bordo piscina, il colloquio con Lowell e la mia idea di restare comunque a Chicago; mi ritrovai a stringere la mano a Cassandra Blane nel suo ufficio legale.

-Sarà un vero piacere averti qui, Heike- disse la donna di fronte a me. Cassandra era una donna di quarantasei anni, dai lunghi capelli castani, il naso alla francese e profondi occhi nocciola. Quel che sapevo di lei era che si è laureata a Harvard con un anno d’anticipo e che, al contrario di Lowell, fosse sua prerogativa in tribunale, restare assolutamente calma.

-Anche per me, Cassandra- ribattei con un sorriso sincero lasciandole la mano. L’idea di lavorare con lei non era così terribile dopotutto. Era una donna magnifica e un avvocato ancora più eccezionale. Non le avevo taciuto il fatto di essere stata scartata da Lowell, il mio sogno, ma lei si era mostrata comprensiva e aveva detto che in me vedeva del potenziale.

-Per i primi tempi mi farai da assistente, non hai ancora davvero messo in pratica il mestiere e credo che sia la cosa migliore prima di affidarti qualche caso- disse, con una mano sulla mia spalla, mentre uscivamo dal suo elegante studio.

Annuii senza problema, già abituata all’idea che nessuno mi avrebbe affidato un incarico nei primi giorni di lavoro –Va benissimo direi- aggiunsi.

Lei mi indicò una scrivania nella stanza accanto a quella della riunioni –Quella è tutta tua. Ti ho già preparato qualche pratica da archiviare- e mi accennò ad alcune cartelline blu –E mi sono presa la briga di lasciarti qualche vecchio caso da studiare in modo che tu possa capire qual'è il mio metodo di gestire le cose, Heike- aggiunse in tono pacato.

Annuii ancora e riuscii a trattenere l’emozione di avere una scrivania tutta per me in uno studio legale, nella mia amatissima città. Cassandra sorrise, probabilmente leggendomi nello sguardo quello che io cercavo di reprimere, e mi lasciò andare la spalla –Benvenuta tra noi-

 
Negli studi di Blane non lavoravano più di sei avvocati e, al confronto di altri studi legali, era un numero piuttosto esiguo. Certamente io ero molto contenta di far parte della cerchia. Non era Lowell ma avrei presto dimenticato lo Squalo anzi, meno pensavo a lui e meglio era per i miei nervi e il mio orgoglio.

Nel mio primo giorno di lavoro perciò, fui contenta di studiare i casi più famosi di Cassandra e di archiviare le pratiche dei processi appena conclusi. Mi concessi un’unica pausa nel primo pomeriggio e andai verso la macchinetta del caffè che avevo adocchiato durante il tour mattutino, in fondo al corridoio nell’ingresso.

Con le mani nelle tasche dei pantoloni eleganti che indossavo, vidi una figura alta e che mi dava le spalle, proprio di fronte al distributore. Una schiena e una nuca che mi pareva di riconoscere, un gusto eccentrico nel vestire che non passava inosservato e che avevo sempre guardato con un certo disappunto.

Rallentai il passo, incredula, quando nel voltare appena la testa avevo intravisto il volto della figura. Seguii solo un attimo di sconcerto poi, con un sorriso beffardo sulle labbra lo chiamai –Carter Mills, qual buon vento-

Il ragazzo si voltò subito, un bicchiere di caffè in una mano e un foglio ripiegato nell’altra. Un sorriso si fece strada sul volto pallido e un po’ scarno, gli occhi verdi che puntarono i miei –Heike De Vries- annunciò lui a sua volta muovendo un passo nella mia direzione.

Io mi fermai e continuai a sorridere in una smorfia –Non sapevo lavorassi qui-

Carter mi fissò a lungo e poi, vuotando in un solo sorso il caffè dal bicchierino, scrollò le spalle –Anche tu scartata da Lowell, eh?- disse divertito.

Carter Mills era un ex-studente di Yale, esattamente come me, ma si era laureato l’anno prima in giurisprudenza con ottimi voti. Lo conoscevo perché ci eravano incontrati spesso in biblioteca e perché, con un certo rammarico a tre anni di distanza, c’ero stata a letto. Due volte.

Alzai il mento e mi appoggiai alla parete del corridoio bianco –Magari son stata io a dirgli di no, non credi?- inarcai un sopracciglio e lui accennò una risata buttando il bicchierino nel cestino di fianco alla macchinetta e si passò una mano tra i capelli neri e corti che ritornarono tuttavia al loro posto, schiacciati.

-Non credo sai?- disse semplicemente.

Feci spallucce e mi avvicinai alla macchinetta, passandogli al fianco. Non ero mai stata innamorata di lui perciò ritrovarlo lì non mi aveva causato nessun dolore e nostalgia dei tempi passati. Sapevo benissimo che tipo era quando mi ero lasciata andare tra le sue braccia.

-Ti trovo bene-

-Mhm- mugugnai in risposta –Quindi lavori qui, Carter? Da quanto tempo?- gli chiesi nel mentre che ordinavo il mio caffè macchiato.

-Sei mesi- rispose lui e avvertii, più che vedere, che stava sorridendo compiaciuto.

-Cause vinte?-

-Due-

-Non male- ribattei. Quando il mio caffè fu pronto tornai a voltarmi verso il ragazzo. Indossava un completo elegante grigio scuro, con una camicia rosa e una cravatta di dubbio gusto gialla. Che fosse bello non avevo dubbi ma Carter non ti restava nel cuore da nessun altro punto di vista o almeno, non era successo con me.

-Sarà interessante vederti lavorare qui, per Cassandra, sei sempre stata così aggressiva nel dire le tue opinioni che dubito resisterai molto- tornò a parlare lui fissandomi. Stava lisciando contro il muro il foglio che nel bere il caffè aveva stropicciato con assoluta noncuranza.

Guardai quel documento straziato e sospirai esasperata più dalla sua convizione di conoscermi che per altro –Staremo a vedere- risposi in tono piatto tenendo tra le mani il mio bicchiere aspettando che il suo contenuto raffreddasse.

Carter sorrise, una sfilza perfetta di denti smaltati che gli illuminò i lineamenti spigolosi –Ah, Heike. Hai intenzione di festeggiare il tuo nuovo lavoro?-

Una luce disgustosamente maliziosa brillò nei suoi occhi troppo verdi e io sollevai un angolo delle labbra in un sorriso finto –Magari con te?-

Lui alzò le sopracciglia scure e si battè una mano sul petto – Sono profondamente dispiaciuto ma devo dirti che sono occupato con una ragazza meravigliosa-

La notizia mi sorprese ma non lo diedi a vedere –Non avevo nessuna intenzione di stare con te, Carter- ribattei seria, a scapito di insinuazioni future davanti a Cassandra.

-Ma sei dispiaciuta per il fatto che io non sia a tua disposizione, vero?-

Alzai gli occhi al cielo –No, Mills-

Carter sorrise e la luce maliziosa nei suoi occhi sembrò affievolirsi –Non ci sarei venuto comunque con te- ribattè tranquillo –Sono innamorato-

Bevvi finalmente il mio caffè e lanciai uno sguardo al mio orologio da polso –Buon per te allora. Ora ho da finire alcune faccende- mi avvicinai a lui e gli porsi una mano.

Lui allungò la sua e ci scambiammo quel saluto formale –Benvenuta, Heike-

-Piacere di conoscerti, Mills- sorrisi, ironica.


 
Avere Carter Mills, sul mio luogo di lavoro, poteva essere un’arma a doppio taglio. Era indubbio che da parte di entrambi non ci fosse nessun imbarazzo per i trascorsi ma non ero sicura che Cassandra l’avrebbe pensata allo stesso modo. Decisi d’informarla subito dopo aver lasciato Carter ma lei non diede segno di preoccupazione una volta che ebbi chiarito che non ci sarebbe stato nessun problema.

D’altro canto, Carter era geniale nel suo modo di esporsi e di formulare ipotesi e discorsi. Era una capacità che gli avevo invidiato, qualche volta, nel sentirlo discutere con i suoi amici in mensa o nei giardini di Yale. Perciò non ero così tanto dispiaciuta di averlo come collega, tanto più che anche lui, a quanto avevo intuito, era stato lapidato da Ernest.


 
Alle sei del pomeriggio uscii dal mio ufficio soddisfatta e, valigetta ventiquattrore alla mano, ero pronta a tornare a casa. Lungo le scale d’ingresso al palazzo, in strada, scorsi Carter abbracciato ad una ragazza nel tentativo, secondo il mio parere, di volerle mangiare la faccia.

-Per la miseria, Carter, non vorrai essere denunciato per atti osceni in luogo pubblico- scherzai nel passargli dietro e lui si staccò da quella che presumibilmente era la sua ragazza e mi lanciò un’occhiata divertita –Mia cara, questa è Heike. Era nella lista. Yale-

Non osai chiedere in che razza di lista ero finita ma lanciai un’occhiata alla ragazza mora, che ora mi guardava con espressione truce. Alzai una mano –Tutto tuo, ragazza- la rassicurai sebbene ebbi il perfido presentimento che quelle parole non le sarebbe piaciuto affatto in quanto sostenevano che, un tempo, Carter era stato mio.

Se lo tenesse. Sorrisi divertita e li lasciai lì, a guardarsi.

 
Non arrivai lontano prima che intercettassi, a pochi metri, i capelli scompigliati di Jackson. Era fermo accanto alla sua macchina parcheggiata, la testa china e lo sguardo concentrato sul cellulare con cui stava armeggiando.

-Piccolo adorabile fratellino- esordii sventolandogli una mano sotto il naso. Lui sorrise accorgendosi di me e si appoggiò con le braccia al cofano anteriore della macchina –Grande, adorabile e amabilissimo fratellone, vorrai dire- mi corresse agitando un dito.

Accennai una risata divertita e poi sospirai –Grazie di essere passato a prendermi. Questa zona della città è maledettamente trafficata per i miei nervi alla guida-

-Nessun problema-

Avevo parlato a Jackson la mattina successiva alla dependence e gli avevo spiegato chiaramente cos’era successo al mio colloquio. La sua ipotesi era che Lowell fosse un coglione di quelli ricchi e montati. Non aveva preso bene l’idea che colpa di quell’uomo avessi considerato l’idea di andarmene ma era stato contento che Sebastian fosse intervenuto facendo leva sul mio ego grosso quanto il Lago Michigan.

-Mamma ha organizzato una cena speciale stasera- mi annunciò Jackson, una volta che eravamo nell’auto, diretti a casa.

-Per me, suppongo- sorrisi divertita lanciandogli un’occhiata e lui sorrise a sua volta.

-Proprio per te, viziatissima sorella. Credo che abbiano un regalo da farti-

Mi morsi un labbro per trattenere un nuovo sorriso. D’altronde un po’ mi sentivo in colpa per Jackson.

-Mi piacciono i regali- commentai soltanto, guardando la strada.


 
Angolo Autrice

*lancia fiori* ecco il sette. Spero vi sia piaciuto e che Carter (la new entry) abbia le vostre simpatie u.u Non ho molto da dirvi se non ringraziarvi per le vostre recensioni <3 e in particolare chi ha aggiunto la storia tra le preferite (Gnegne1), seguite (Anonyma777, d_ali, desire2011) <3
Io mi fermo per il week-end ma voi, se volete, potete farmi contenta e lasciare una piccolissima recensione per i vostri dubbi, ipotesi, tutto quello che volete dirmi insomma xD io sarò lieta di rispondervi.
Buon fine settimana :D a lunedì.


 
Raya_Cap_Fee
 
   
 
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