Crossover
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Autore: ToraStrife    28/11/2014    2 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dragon
Bomb Jack(ie)


 La scena era così peculiare che quasi si poteva guardare al rallentatore.
I denti rotanti della sega sferzavano l'aria, mentre il vortice di lame si avvicinava sempre di più alla schiena di Donatello.
Il primo dente raschiò in una pioggia di scintille contro il guscio della tartaruga.
Poi venne il secondo, che scavò un leggero solco, poi un terzo che rincalzò con uno più profondo.
Il ronzio divenne un assordante rumore di sfregamento e lacerazione.
Le punte roteanti penetravano sempre di più nella naturale corazza del carapace.
Minuscoli frammenti di guscio si staccavano dalla superficie, infinitesimali schegge verdi che si disperdevano nell'aria.
Una trincea che in pochi secondi avrebbe sfondato la barriera d'osso e lacerato la carne, strappato in profondità pezzi di interiora e schizzato ovunque sangue, in una fontana di orrore.
Donatello già anticipava il dolore con la folle paura di quella macchina di morte a devastargli la schiena in un lampo.
Aveva abbandonato il raziocinio per salvare la sua amica da un'insensatezza, compiendo un'insensatezza ancora più grande.
Qualche attimo, qualche secondo ancora e una smorfia di dolore avrebbe segnato il volto del viola.
La prospettiva gli riempì gli occhi di lacrime.
Sperava solamente di non incontrare gli occhi terrorizzati di lei.
Sperava solamente di riuscire a ricacciare quell'urlo animalesco che gli sarebbe salito in gola, indipendente dalla sua volontà.
Sperava che April non avrebbe dovuto assistere all'assurdo spettacolo di lui che veniva ferito mortalmente.
Sperava che se non fosse bastato il suo intero corpo, la valigia sarebbe stata una protezione sufficiente.
Si chiese in una frazione il significato della parola 'sacrificio'.
Si chiese se quella sarebbe stata l'ultima volta in cui avrebbe potuto abbracciare April per proteggerla.
Forse non gli andava tanto male, dopotutto.
Chi non sarebbe disposto a dare la vita per la persona a cui si vuole più bene?
Certo, davanti a simili considerazioni i fratelli avrebbero dato di matto.
Michelangelo, il piccolo di casa, si sarebbe persino messo a piangere.
Raffaello lo avrebbe picchiato sulla testa.
Leonardo lo avrebbe rimproverato, da leader della squadra quale era.
Noi siamo una famiglia, avrebbe continuato a ripetere.
E forse il dolore lo avrebbe avuto il maestro Splinter.
Il saggio ratto umanoide soleva sempre ripetere che non c'è più grande disperazione per un padre che morire dopo i suoi figli.
Chiese silenziosamente perdono al sensei.
Ma la vita di April era ciò che contava al momento.
Tutto questo passò nell'animo di Donatello, nei due secondi che seguirono.
Chiuse gli occhi. Stirò le labbra in un sorriso, forse per rassicurare l'amica, e per un attimo gli parve di inebriarsi del profumo di April.
Vaniglia. Dolce come lei.
Poi qualcosa andò a disturbare i fori auricolari di Don.
Un sibilo lontano, un qualcosa che tagliava l'aria, che si faceva sempre più vicino.
Non riuscì a capire cosa fosse, ma quel suono imprevisto cambiò in un microsecondo tutte le carte in tavola.
Sentìche i denti della sega, pur continuando a girare, avevano smesso di scavare nel carapace.
Poi la sega cominciò a risalire in superficie.
Donatello non si racappezzava.
Cosa stava succedendo?

Il tempo tornò a scorrere nella sua normalità.
Il cyborg allontanò di netto la sega con un gesto deciso, e poi fendette l'aria.
Qualcosa venne tagliato in due, le due metà a  cadere sui lati, per terra.
Don registrò la scena solo successivamente al fatto di essere caduto e rotolato insieme all'amica, in un pittoresco abbraccio.
Il viola cacciò dentro il moto di imbarazzo che rischiava di soffocarlo, e si alzò per studiare uno dei frammenti.
Era un semicerchio metallico, ammaccato, grigio opaco, che il genio riconobbe appartenere al coperchio di un bidone da immondizia.
Rabbrividì, notando il taglio perfetto dal lato segato.

Scrutò in direzione del cyborg.
L'attenzione dell'automa giallo era rivolta da tutt'altra parte. La sega ancora in funzione, si stava preparando ad accogliere una minaccia esterna.
La stessa che forse gli aveva appena salvato la vita.
Quella minaccia arrivò, nel modo più incredibile che il viola potesse immaginare.
Un carrello della spesa arruginito, in piena corsa, e dentro il gabbiotto metallico vi stava chinato un umano urlante, forse più di spavento che di furore.


Poco prima.

Un vecchio barbone stava spingendo un logoro carrello da supermercato con metodica lentezza.
Canticchiando nenie stonate dall'elevato tasso alcolico che aveva maturato con l'ultima bottiglia di cognac, regalo inaspettato di qualche riccastro annoiato, l'anziano signore zoppicante si apprestava a 'fare la spesa' con gli avanzi recapitati direttamente dal miglior ristorante della zona.
In realtà di solito non si ricavava molto, magari una scatoletta di tonno scaduta o resti di un'insalata impreziosita con costosi ingredienti e lasciata impietosamente sul piatto fino a fine cena.
Infilando la mano sudicia nel cassone, il beone avvertì qualcosa di peloso.
Ritrasse la mano, temendo per una pantegana.
Fu grande la sorpresa quando fuori dall'immondizia spuntò invece la testa bruna di un uomo, un orientale.
Scambiandolo lo stesso per un animale, l'ubriaco urlò schifato.
- Un topo!
- Un topo? - Chiese incredulo l'uomo dagli occhi a mandorla, gettandosi nel panico quando in effetti uno squittìo annunciò l'effettiva presenza di un roditore.
- Un topo! - Urlò, appoggiando le mani sul bordo e dandosi la spinta per saltare fuori.
Sì passò le mani sui vestiti per togliersi eventuali roditori rimasti addosso, e si calmò solo all'esito negativo del controllo.
- Mio Dio, sei un topo gigante! - Lo accusò allibito il vagabondo, occhi sgranati e voce impastata.
- No, io in realtà sarei...
- Topoooo! - Cominciò a urlacchiare il barbone.
L'uomo a sua volta cercò di calmarlo, quando il lontananza gli sembrò di sentire un familiare rumore di motosega.
Tappò immediatamente la bocca del vecchio.
Riconobbe la fonte del rumore.
Poco più in là c'era il ladro della valigia, che stava combattendo contro una ragazzo e uno strano tizio vestito di verde.
Forse un vigilante come Kick-Ass?
Si girò verso l'ubriaco.
- Mi presteresti quel carrello?
- Ehy, sei matto? Questa è la mia spesa!
- Allora te lo compro. - Incalzò l'orientale, tirando fuori un eloquente biglietto da cinquanta dollari.
Le avide mani del beone strapparono la filigrana, gli occhi a fantasticare sulla colossale sbronza che si sarebbe potuto permettere.
Perso nei suoi progetti, il senzatetto lasciò l'altro uomo libero di prendere il carrello, insieme al coperchio di un bidone.
Un'occhiata al fondo rivelò solo la presenza di un estintore, un po' ammaccato.
Cominciò a spingere la maniglia, aumentando il passo fino a correre.
Presa velocità, saltò sul veicolo come un atleta di bob.
Cominciò a urlare, pentito della sua idea improvvisata, quando si rese conto che la velocità stava continuando ad aumentare.
Si stava andando a schiantare contro i tre colluttanti.
Senza considerare che il ladro lo stava attendendo con quella dannata sega.


Il cyborg accolse l'arrivo del vagoncino, ma con grande sorpresa del passeggero la sega di fermò, sostituendola di nuovo con la mano.
Con un gesto semplice impugnò un bordo con la mano libera ed arretrò con un piede per sostenere la forza cinetica.
Il tentativo riuscì, il carrello si arrestò di colpo e il povero uomo fu sbalzato dal mezzo, andando a rotolare sull'asfalto.

Contorcendosi per il dolore, l'uomo si lamentò per le numerose abrasioni, poi ammutolì quando vide l'umanoide sollevare il carrello con un braccio e scagliarglielo contro.

- Brutta giornata! - Urlò, evitando per un soffio la gabbia metallica, che si ammaccò rovinosamente all'impatto col terreno.

Notò l'estintore caduto a terra, e lo raccolse.

- Bene, - Disse. - Vediamo di raffreddarti i bollenti spiriti!

Impugnò il contenitore e si avvicinò al guerriero mascherato, premendo per ricoprirlo di acqua nebulizzata.
Complice però il fatto che fosse stato raccattato dalla spazzatura, dal bocchettone uscì solamente uno sbuffo di schiuma.
Vuoto.
L'uomo urlò di spavento mentre usava la bombola per parare un pugno del tizio.
Il contenitore si contorse fino a piegarsi come una lattina vuota.
Venne abbandonato, candendo a terra.

Poco lontano, Donatello stava osservando la bizzarra lotta, quando April lo richiamo alla realtà.
Subito la tartaruga si voltò verso di lei il viso paonazzo e un principio di panico.
Era al tempo stesso imbarazzato e contento per aver tenuto precedentemente tra le braccia April.
Anche se a dire il vero, il corpo gli era sembrato abbastanza rigido.
Poi realizzò un particolare importante: April aveva ancora stretta a sé la valigia.
Com'era possibile?
Don se lo chiese ad alta voce, ed April lo illuminò facendogli notare la parte superiore.
La maniglia si era staccata nel momento dell'abbraccio.
Abbraccio.
Donatello tornò a sembrare la sbuffante teiera di Splinter.
Scosse violentemente la testa per scacciare l'imbarazzo. La missione veniva prima, ed incredibile ma vero, April ce l'aveva fatta.

La rossa ricambiò con un fiero sorriso l'espressione meravigliata del viola.
Chi era l'inutile stupida, ora?
Certo, era anche merito di Donnie che l'aveva tirata via d'impaccio dalla sega...

- Ah! - L'urlo di spavento di April contagiò anche il compagno, che si girò nel tentativo vano di controllare la ferita sulla schiena. Non avvertiva alcun dolore, dopotutto, ma poteva ancora sentire addosso le punte di quella lama maledetta.

Gli occhi di lei, osservati di sfuggita, fecero un'espressione terrorizzata.

- E' davvero così grave? - Domandò di getto, con la paura nelle viscere.

- Certamente hai un bel solco nel guscio. - Gli rispose.

Uno squarcio orizzontale scavato sulla parte centrale, verso destra.
Faceva impressione. April si domandò se e quando una cosa del genere si sarebbe potuta mettere a posto.
In compenso, non sembravano esserci lacerazioni alla carne o presenza di sangue.
Se ne sarebbero occupati più tardi Donatello stesso e il maestro Splinter.
In quel momento c'era qualcosa di peggio: il cyborg si era fermato, ed ora stava semplicemente ignorando l'avversario, che dopo un paio di colpi facilente evitati, preferì mettersi sulla difensiva.

Adesso c'erano quattro occhi ad osservarli: quelli verdi fosforescenti dell'androide, con in mano ancora il troncone della maniglia, e quelli a mandorla dell'orientale.

Fu solo un attimo, che Don si girò verso April e urlò.

- Fumogeno!

La rossa stacco una delle braccia dalla valigia, avvertendo un po' di formicolio, e tirò fuori il finto uovo, gettandolo a terra.
La nube violacea sprigionata li avvolse.

L'androide sparò immediatamente una rete metallica dallo scomparto sull'addome, che entrò nella coltre di fumo.
Quando questi si diradò, risultò dallo scan che solo il probabile sauride era stato catturato. Dell'umana, e soprattutto dell'obiettivo, nessuna traccia.


April attese nel buio, al fondo della scala. Il bagaglio veniva stretto come il più prezioso dei tesori.
Quel tombino era stato provvidenziale per far perdere le tracce, ma Donatello si era fatto colpire apposta pur di coprirla.
Di nuovo.
La rossa sospirò. Non le rimaneva che eseguire la richiesta avanzata dall'amico poco prima.
Si alzò e cominciò a camminare nell'oscurità, incurante dell'acqua stagnante e i roditori che zampettavano ai suoi piedi.
Avrebbe portato la valigia al rifugio.
Donatello era un ninja. Il migliore. Se la sarebbe di certo cavata.
Almeno lei voleva crederlo.

Qualsiasi sistema di scanner avesse, il sottosuolo era schermato da qualsiasi segnale.
Non lo trovava il suo rilevatore, dubitava che ne sarebbe stato in grado l'altro.
Il fatto che il cyborg fosse ancora immobile lo confermava. April era al sicuro.
Lui, forse, un po' meno.


Scansione dell'ambiente negativa. Nessuna traccia dell'obiettivo.
Presunto sauride e umano rilevati.
Non rilevanti per la missione.
Modalità normale.
Abbandonare zona.
Lo scompartimento dell'addome si aprì.
Una sfera gialla con luci intermittenti cadde sul suolo.
Eliminare tracce della propria presenza.


Jackie era riuscito lo stesso, nonostante il fumo, a vedere la ragazza sollevare il coperchio e infilarsi dentro la botola.
L'archeologo guardò con stupore il figuro mascherato rimanere fermo per alcuni minuti, per poi improvvisamente spiccare un balzo inumano di decine di metri per allontanarsi dalla zona.
Poi una familiare sequela di bip sempre più compatta attirò il suo orecchio.
Una maschera di terrore gli si dipinse sul volto.
Era una bomba, ma non solo, era grande due volte la precedente.
Fece per allontanarsi a gambe levate, quando un richiamo lo trattenne.
Era il tizio vestito da Kick-Ass, ancora sotto la rete, che lo pregava.

- Il bastone. - Lo pregò-

Jackie guardò ai suoi piedi.
Notò un bo, che in tutta fretta sollevò e lanciò.
Una mano a tre dita, Jackie credette di aver visto male, afferrò il bastone. Il vigilante ora gli urlò.

- Scappa!

Con il rumore che preanunciava lo scadere dei secondi, Jackie corse verso un casso dell'immondizia e vi si infilò dentro.
Cominciò a pregare che lo spesso strato di lamiera lo proteggesse, e che in qualche modo quel tizio mascherato se la cavasse.

La colossale esplosione investì il cortile interno, infrando i vetri delle finestre.
L'onda d'urto spinse via il cassone con dentro Jackie per parecchi metri.
L'uomo originario di Hong Kong si sentì come se una tsunami lo avesse trasportato di un centinaio di chilometri.
Il calore raggiunse il suo picco, per poi scemare.
Il fragore si estinse, sostituito dagli antifurti delle auto della zona.
Quando Chan trovò il coraggio di sborciare fuori, trovò la devastazione descritta in un ground zero dove la deflagrazione aveva annerito e vaporizzato qualsiasi cosa nei paraggi.

Si mise le mani in testa per la disperazione: che ne era stato dell'uomo dalla calzamaglia?

Non poteva sapere che Donatello aveva agilmente debellato la rete con la naginata e scivolato al sicuro sotto al tombino.
Cavolo di giornata. Prima una sega elettrica, e ora una bomba gli aveva quasi arrostito il guscio.
Aveva comunque finito, poteva andarsene e raggiungere April. Ma non lo fece.
Ma in qualche modo, anche lui era preoccupato per la sorte dell'umano.


Jackie rammentò del tombino: là dentro vi era finita la valigia con dentro gli Occhi del Drago.
Avrebbe dovuto entrare e cercare? Si sentiva ancora in colpa e in ansia per il vigilante.


Donatello studiò la situazione, ascoltando. A quanto pare, l'uomo se l'era cavata. Ma era pericolosamente vicino al coperchio.
Che avesse visto April mentre si calava dentro? Avrebbe deciso di seguirne le tracce?
Lo avrebbe dovuto tramortire? Gli aveva salvato la vita.
Ma se fosse rimasto coinvolto poi nella missione?
All'improvviso, Don sentì un grido di donna. E sentì i passi dell'uomo allontanarsi.

L'aveva sentita. 
Forse la valigia poteva aspettare. Poteva esserci una vita in pericolo, e non esiste nulla più importante di una vita umana.
Si allontanò a grandi passi, quando sentì qualcosa vibrargli nella tasca dei pantaloni.
Il cellulare con suoneria impostata su silenzioso. Ed era stata una precauzione utile.
Ma in quel momento non poteva rispondere.
Ma se fosse stata una chiamata urgente?
Vinto dalla curiosità, Jackie estrasse il cell.
Sul display c'era il nome di Zio Chan.
- Zio? - Mormorò, aprendo la comunicazione.
Un urlo animalesco gli penetrò i timpani, un misto di rabbia ed agitazione.
- Zio. - Sussurrò. più piano che poté. - Ma cosa...?
- Dove tu essere stato? - Urlò con maggior vigore la voce anziana. - Sono due ore che Zio tenta di chiamare!
- Zio, ti prego, - Cercò di farlo ragionare Jackie. - Questo non è il momento...
- Questo invece è momento! - Ribatté imperterrito lo Zio. - Momento terribile! Funesto! Spaventoso.
- Insomma, che è successo? - Chiese Jackie, cominciando a preoccuparsi.
- Jade è scomparsa! - Gli soffiò infine il vecchio signore, con tono grave.
- Che cos...? - Urlò incredulo Jackie, subito tappandosi la bocca, sperando che nessuno lo avesse sentito.





Gli occhi di April strabuzzarono, basiti e meravigliati.
Stavano ricambiando lo sguardo di una ragazzina di dodici anni, che la squadrava con il medesimo stupore.
I capelli lisci e neri scivolavano sulle spalle coperte dalla felpa arancione.
Le labbra sottili erano tirate in un sorriso forzato, nervoso, imbarazzato.
La rossa sentì mormorare da esse un sommesso "Salve..."
Era davvero stato un incontro particolare, dettato dalle più strambe circostanze.
Non è gente che incontri tutti i giorni.
Perlomeno, rannicchiata all'interno di una valigia.

A fianco a lui, Michelangelo, l'espressione più emozionata, sorridente. Addirittura divertita.

- Sarebbe lei gli Occhi del Drago?




Spazio saluti.

Come diceva qualcuna, la pigrizia è un'arte, e io aggiungo, contagiosa.
Ma ringrazio le mie due fedeli recensionatrici e scusarmi con loro per il poco tempo  che ho potuto dedicare.
Non ultima, una settimana pregna di impegni (pure il concerto di quel Billy Idol che Mickey cantava al primo capitolo.)
Splendide recensioni come sempre.
E oggi ho rimediato a uno dei cliffhanger, ma in compenso c'è una new entry niente male.
Anche io maltratto abbastanza Don, pare. Mi sa che mi avete contagiato con il virus dell'angst.
Pentiti prof, hai creato un mostro.
Cartoonkeeper, sì, Mortal Kombat è pieno di questi giocattoli sadici, come lo spaventapasseri.
Se Youtubi Sektor e Fatality Scarecrow ti farai un'idea precisa.
E anche quest'altro giallo, a cui dedicherò un "Conosci" a tempo debito.
àLa teiera è tornata, Laurapink felice sara. Baraka in fondo è anche simpatico, anche se qua lo sto un po' trattando come Rocksteady o Be Bop.
Appuntamento al weekend.
  
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