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Autore: Aly23_stories    28/11/2014    1 recensioni
E’ passato un anno dalla sconfitta di Sebastian e si avvicina il gennaio ( ricordo che in COHF Jace accenna al fatto che crede di essere nato a gennaio ) del 18° compleanno di Jace. Come tutti sanno dopo aver compiuto 18, alcuni Nephilim, vengono mandati in giro per il mondo in vari istituti a fare esperienza. Anche Jace dovrà partire, per l’Istituto di Roma, trovandosi lontano da Clary che farà di tutto per raggiungerlo. Intanto però il ragazzo farà nuove amicizie e qualcosa cambierà...
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Spero che questa storia vi piaccia. Ho due richieste da farvi però. La prima è: mi consigliate un altro titolo? Come seconda cosa vorrei chiedervi se ci sono altre storie sulla saga “Shadowhunters” con la trama simile. Grazie a tutte quelle persone che leggeranno a storia.
Genere: Dark, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Clary Part

Era una bruttissima giornata: pioggia, freddo, nebbia. Tutto questo era più o meno lo specchio di come si sentiva la ragazza. Appoggiò le mani alla vetrina del negozio dove era entrata con Simon per non bagnarsi. Il vetro era freddo, ma piacevole al tocco. Fuori c’era una donna che correva sotto la pioggia con un minuscolo ombrello aperto, due automobilisti che litigavano e due ragazzi che si baciavano sotto un porticato. Clary non era completamente sicura di ciò che vedeva, ogni tanto le teste dei due ragazzi erano scure, ogni tanto erano una rossa e una color oro. Sospirò. –Simon, torniamo a casa tanto non smette di piovere- disse al suo amico che ormai la sopportava in quello stato da parecchi giorni. Clary vedeva che si sforzava di aiutarla, ma a lei non serviva aiuto, a lei serviva Jace. La sera precedente aveva cominciato a introdurre l’argomento alla madre, facendo degli accenni, ma dopo un po’ la madre aveva capito dove voleva andare a parare e aveva detto un sonoro e secco “no”. Clary aveva anche pensato di aprire un portale da sola ma non sapeva dove doveva arrivare. Okay quella era solo una scusa. Lei aveva paura di vedere come aveva reagito Jace. Una mano le si parò davanti alla visuale –Pianeta Simon chiama Pianeta Clary, ma ci sei? -. No, era evidente che non ci stava con la testa. –Si, si scusa. Ero solo distratta ma ho capito, allora andiamo a casa hai detto?- disse fingendo disinvoltura. Simon sorride. –Dovremmo andare a casa ma credo che a te farebbe meglio andare in Italia. Comunque sei tu che hai detto di andare a casa e io ti ho risposto che è meglio prima che si allaghino anche le strade- le disse sorridente. Il sorriso però non era quello di qualche giorno prima, non era quello che sfoggiava quando c’era anche Isabelle. Uscirono sotto la pioggia, stretti sotto un ombrello che andava abbastanza bene per due, per fortuna. Clary sapeva che era colpa sua se Simon e Isabelle si erano lasciati, se lei se ne era andata e aveva lasciato Simon a deprimersi con la sua migliore amica. –Senti, Simon mi dispiace per Isabelle e tu non sei obbligato a passare il tuo tempo con me. Perchè io sono un’egoista e ti ho obbligato a venire da me quel giorno- disse fermandosi in mezzo alla strada. Una macchina li evitò per miracolo sgommando e scivolando un po’ sull’acqua. L’automobilista lanciò un gestaccio a Clary e continuò il suo percorso. A questo punto finirono di attraversare la strada poi le parole uscirono dalla bocca della ragazza, così, da sole e senza un freno.  –Io ero abbastanza sconvolta quel giorno, quando ti ho chiamato, ma sono io che ho lasciato Jace ed ero consapevolissima di quello che facevo e, e non lo so. Solo avevo bisogno di te, di sapere che qualcosa ci sarebbe stato sempre. Sempre e uguale a come era prima. Scusa, è colpa mia se Isabelle ti ha lasciato. Davvero mi dispiace-. Ora che si era tirata tutto fuori non si sentiva per niente meglio, ora era completamente vuota. Vuota ma non leggera. Le braccia di Simon la avvolsero calde ma lei rimase inerte con le braccia lungo i fianchi. Non ebbe nessuna reazione neppure alle parole di conforto di Simon.
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(Roma)

Jace Part
Erano passati due giorni da quando erano arrivati Isabelle e Alec, cinque da quando era successo. Era stato una cosa abbastanza strana. Solamente stavano parlando e poi, poco dopo, si stavano baciando. La ragione era ben chiara: Jace non vedeva Allison, vedeva Clary. E si sentiva in colpa con entrambe. Con Clary perché non se lo meritava e con Allison perché le dava false speranze. Dopo quel che era successo si erano parlati normalmente. Avevano passeggiato in giro per la città e una volta erano anche andati a caccia di demoni. Jace però percepiva che qualcosa era cambiato. All’inizio tutto quello che voleva era scaricare la sua rabbia sulle persone che vivevano all’Istituto di Roma. Poi aveva provato ad essere amico di quella ragazza strana perché era curioso. Ora avrebbe voluto solo una testolina rossa li vicino a lui, avrebbe voluto stringerle Clary e basta. Il resto non contava. Comunque quella sera era stato obbligato da Isabelle ad andare ad un locale, per festeggiare l’ultima sera in cui lei sarebbe stata lì. Ciò consisteva in un vero e proprio piano di evasione visto che Azzurra aveva garantito che i suoi genitori non avrebbero mai acconsentito a lasciarli andare. L’ora arrivò presto. Cenarono in silenzio poi ongnuno andò nella propria camera a prepararsi. Jace mise dei semplici jeans scuri e una maglia nera aderente. Sopra una giacca di pelle, dentro la quale mise le armi. Ormai aveva imparato abbastanza bene come muoversi in quel cunicolo di corridoi e ci mise poco a trovare le grandi porte dell’Istituto. Lì già c’erano Isabelle ( con i suoi soliti vestiti corti e la frusta intorno al braccio ) e l’amica di Allison. Pian piano arrivarono anche gli altri. Magnus si fece attendere parecchio tanto che avevano cominciato a pensare di lasciarlo lì e andarsene quando era spuntata una macchia fluorescente e glitterosa dall’ ombra del corridoio. Aveva notato che Allison lo evitava ostentatamente con lo sguardo ma che si tratteneva dal ridere se lo sguardo le scivolava su di lui. All’inizio era sempre dura abituarsi alle stravaganze dello stregone ma la vita di chi lo conosceva diventava sempre un po’ più buia senza la sua presenza. Il ragazzo sorrise fra se e se. Una marea di ricordi gli tornarono in mente e molti comprendevano anche Clary. Il suo cuore si scaldò un poco ma venne presto riportato alla realtà da un paio di occhi verdi che lo fissavano. Quegli occhi non erano quelli che sognava di notte, ma lo riportarono alla realtà. -Okay, siamo tutti. Andiamo- disse lsabelle prendendo in mano la situazione e spingendo decisa le grandi porte. Camminarono per buoni venti minuti e poi arrivarono davanti ad un locale con una fila che poteva benissimo competere con quella del Pandemonium e che per aspetto, effettivamente, lo ricordava. Il nome scritto con caratteri al neon era “The Dark Angel”. Jace capì al volo che quel posto era frequentato anche da Nascosti. Alla sua sinistra c’era Alec che guardava verso il basso con una faccia da cane bastonato. Era proprio fuori posto. –Alec non devi mica andare in guerra. Siamo qui per divertirci! E poi fallo almeno per tua sorella...- disse il biondo mettendo una mano sulla spalla del parabatai. –Lo sai che non fanno per me questi posti, sarei stato meglio se non fossi venuto ma Magnus mi ha costretto- scosse la testa e sorrise per poi continuare – Jace, non è un dramma. Voi divertitevi io rimarrò in un angolino ad aspettarvi tranquillo-. E detto questo entrarono. La musica martellante era al massimo e sovrastava qualunque altro rumore. Il fumo avrebbe confuso la vista, persino quella degli shadowhunters. Rimase un attimo fermo. Isabelle era già sparita ed era andata a ballare con chissà chi, Alec stava in un angolo, come da copione, con Mgnus che cercava di convincerlo a ballare. Azzurra e Allison stavano ferme come lui a guardarsi intorno. La bionda sussurrò qualcosa all’orecchio della sua amica e poi sparì anche lei nella folla. Allison era tutta rossa e si vedeva che era abbastanza disagio. Portava un semplicissimo vestito nero  e stringeva l’orlo convulsamente. Si avvicinò al  ragazzo titubante. Poi abbassò gli occhi e cominciò a parlare senza neanche riprendere fiato –Senti per la cosa che è successa, io non volevo. Lo so cosa è successo con la tua ragazza e posso capire che sei, ed eri sconvolto solo non penso sia giusto e poi, poi...- a questo punto dovette prendere un respiro profondissimo per non collassare. Era buffa. Ispirava fiducia e Jace capì che potevano essere amici ma niente più. Almeno finchè c’era ancora l’ombra di Clary nella sua vita. Le  mise le mani sulle spalle. –Tranquilla, respira. In questi giorni ho capito di aver fatto un po’ di confusione. Lo so benissimo che abbiamo sbagliato ma possiamo tornare ad essere amici e dimenticare tutto.Giusto?- le disse per tranquillizzarla. Lei annuì poco convinta. –Dai andiamo a ballare, tanto siamo qui per divertirci-. Jace era stupito e non capiva perché lei fosse così agitata. Anche questa volta lei annuì poco convinta e si fece trascinare al centro della pista. Era molto rigida, vigile e si guardava intorno come se si aspettasse una catastrofe da un momento all’ altro. Jace fece finta di non farci caso.

Allison Part

Era nervosa. Non poteva essere. Le era parso di vederlo, gli occhi due pozzi neri che la fissavano tra la folla. Era successo anche la sera prima. 

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Era in dormiveglia quando aveva sentito come una mano fredda, troppo fredda per essere viva, toccarle una guancia. La prima cosa che le era venuta in mente era stato lui... Lui che uccideva i genitori suoi genitori. L’odio l’aveva subito sopraffatta e aveva avuto la pessima idea di mordere la mano che l’accarezzava, tirandosi su ed estraendo il pugnale che teneva sempre sotto il cuscino. Un po’ di sangue le era sceso in gola. Si era trovata in piedi con la testa che le girava terribilmente e con il fantasma di quella mano fredda sulla guancia. Lo stomaco le si era attorcigliato e vecchi ricordi le avevano scaldato il cuore facendole provare ribrezzo per se stessa, allo stesso tempo. Aveva barcollato un attimo, con la vista confusa poi lo aveva visto scomparire dalla finestra aperta come un fantasma. Gli occhi neri, come pozzi insondabili, erano il suo tratto più caratteristico. Si convinse che era stata solo un’illusione e si era seduta sul letto. Del sudore freddo le colava lungo la fronte. Solo con i minuti era arrivata la consapevolezza di due cose: primo era ancora soggiogata ( non voleva ammettere di essere veramente innamorata ) di lui e quello che aveva creduto di provare con Jace era stata solo una cosa momentanea, secondo, se lui era veramente entrato nella sua stanza, lei aveva appena bevuto del sangue di vampiro. Sapeva che cosa sarebbe successo. Il sangue l’avrebbe guidata in un covo pieno di vampiri o da lui. Non sapeva quale opzione fosse peggiore. Forse si era sognata tutto. Era per questo che aveva deciso di non dire niente a nessuno.
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Fu riportata alla realtà quando fu letteralmente lanciata su una sedia. Il rumore della musica nella stanza giungeva attutito, quindi inconsapevolmente era stata spostata. Alzò lo sguardo pensando di avere due occhi d’oro davanti, invece era tutto scuro. Solo il luccichio di un sorriso in un angolo remoto di quel grande stanzone buio tradì la presenza di un’altra persona. Allison aveva qualche sospetto su chi potesse essere. La mano era già allo stivale dove teneva le armi quando una mano, solida e fredda la bloccò. Alzò lo sguardo e nella flebile luce che veniva dalla minuscola finestra sopra di lei, lo riconobbe. Stessi lineamenti da ragazzino ribelle, stesso ciuffo disordinato, stesso sorriso strafottente, stessi occhi e capelli neri come la pece. Non c’erano dubbi. Paralizzata dallo shock riuscì a dire per la prima volta da tanto tempo una sola parola. Quel nome tanto odiato e amato al tempo stesso. –Andrew-.
   
 
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