Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    28/11/2014    6 recensioni
“Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia.” (Ian Fleming).
Una verità rimasta celata per troppo tempo; un’amicizia forse perduta per sempre; un gioco mortale che non lascia scampo.
Seguito di “Vittima Innocente”, è consigliabile ma non necessario aver seguito la prima parte.
Buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Hartmut Freund, Kim Kruger, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Semir si bloccò all’improvviso in mezzo al parcheggio e rimase immobile a bocca aperta per alcuni istanti.
Non era vero.
Non poteva crederci.
Strinse gli occhi per mettere bene a fuoco la piccola figura che si avvicinava di corsa e si accorse che non poteva essere solo una sua allucinazione.
No, era vera... lei era vera!
Mentre qualunque pensiero razionale si interrompeva all’interno della sua mente, l’ispettore cominciò a correre a perdifiato verso quella figura che nella limpida aria settembrina si faceva sempre più nitida.
E quando le fu abbastanza vicino, si inginocchiò e la accolse tra le sue braccia ancora senza credere ai propri occhi.

«Aida...» mormorò stringendo a sé l’esile corpicino della bambina, lasciando che lacrime di liberazione gli scorressero senza freno sulle guance «Aida, cucciolo mio!».
«Papà!» esclamò lei ridendo dalla gioia e divincolandosi poi dall’abbraccio del padre, che però sembrava non volerne sapere di lasciarla andare.
Passarono attimi interminabili prima che finalmente Semir si distanziasse appena da lei rimanendo in ginocchio, le prendesse le mani tra le sue e la fissasse negli occhi per un lungo istante, scostandole una ciocca di capelli da davanti al viso.
«Cucciolo mio, stai bene?» domandò in un soffio accarezzandole la fronte senza distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhi scuri.
Aida annuì con un sorriso, nonostante la sua espressione tradisse una forte stanchezza «Ma papà, perché piangi?».
Semir sorrise asciugandosi le lacrime e senza rispondere alla domanda della figlia «Ti voglio bene cucciolo... non sai quanto ti voglio bene!»
«Anche io papà.».
L’ispettore sorrise ancora, quindi lentamente prese in braccio la bambina e si voltò per avviarsi verso l’entrata del commissariato, quando vide Ben corrergli incontro sbalordito.
Il più giovane aveva l’aria stupita e sconvolta.
«Principessa!» sussurrò prima che Aida si gettasse tra le sue braccia per salutarlo.
Ben la prese in braccio togliendola a Semir, che ne fu sollevato perché non sapeva per quanto la avrebbe retta ancora, gli tremavano troppo le gambe, era troppo agitato.
Gli sembrava di non riuscire più a respirare, di non riuscire a muoversi e non riusciva ad impedire alle lacrime di scendere.
Rideva e piangeva contemporaneamente, non capiva nemmeno cosa stesse succedendo.
Per la prima volta dopo tre mesi e mezzo stava riscoprendo il significato della parola “felicità” e ancora non capiva come tutto ciò potesse essere possibile.

 

Mezz’ora dopo, i due ispettori erano seduti nel loro ufficio e Aida era comodamente sistemata a cavalcioni delle gambe del padre.
Nemmeno la Kruger e il resto del distretto aveva creduto ai propri occhi non appena l’aveva vista entrare al comando tra le braccia di Ben, ma dopo che il commissario si era assicurata che la bambina stesse bene, aveva concesso ai suoi uomini di portarla con loro nell’ufficio per fare in modo che la piccola raccontasse tutto solo a loro due e che così si sentisse più libera di parlare.
«Quanto è buio questo ufficio papà, non possiamo accendere la luce?» esordì Aida guardandosi intorno.
«La principessa è servita.» fece scherzosamente Ben schiacciando con il dito l’interruttore. E improvvisamente una luce bianca invase la stanza rendendola più allegra, sostituendo la penombra e la tristezza che l’avevano riempita nelle ultime settimane.
Poi il poliziotto uscì dall’ufficio in fretta e rientrò pochi secondi dopo con una tazza di tè fumante che pose delicatamente tra le mani della bambina.
«Grazie zio Ben.».
«Prego tesoro. Allora, ci racconti tutto o sei stanca e vuoi prima riposarti?».
«No no, vi racconto.» disse lei sorseggiando la bevanda bollente con calma, sempre in braccio a Semir, che ancora non riusciva a proferire parola.
«Però non so dirvi dove mi abbia tenuto quell’uomo. Era una stanza buia e quadrata ma non si sentiva nessun rumore dall’esterno e quando mi ha liberata mi ha portata prima bendata in centro e solo lì mi ha lasciato andare perché venissi in commissariato.».
«Ti ha liberato?» fece Ben corrucciando la fronte «Ma non sei scappata?».
Aida scosse il capo posando la tazza ancora mezza piena sulla scrivania «Ha detto che mi avrebbe liberato perché ha cambiato i suoi piani e che vi chiamerà perché ha in mente un gioco...».
«Un... gioco?».
«Sì ma non so altro zio Ben, quell’uomo non mi ha detto nulla.».
L’ispettore più giovane storse la bocca in una smorfia di incomprensione «Vai avanti, principessa.».
«Non è che abbia molto da raccontare, in realtà. In fondo mi ha trattata bene, mi dava da mangiare e da bere normalmente e mi lasciava libera di girare per la stanza, poi ogni tanto passava a controllarmi. Non mi ha fatto del male e ha parlato poco con me, ha solo accennato ad un altro suo ospite.».
A queste parole Semir si irrigidì visibilmente e finalmente trovò il coraggio di parlare «Un... un altro ospite?».
«Sì papà, ma non mi ha detto il suo nome e io non l’ho mai visto.».
L’ispettore annuì ma a Ben non sfuggì l’ombra di preoccupazione che tornò ad impossessarsi dei suoi occhi sostituendo la serenità che era stata l’unico sentimento alleggiante nell’aria in quell’ultima mezz’ora.
«Tu sei sicura di stare bene, cucciolo?» domandò ancora Semir accarezzandole i capelli.
Aida annuì scendendo dalle ginocchia del padre e guardandolo negli occhi «Possiamo andare da Lily e dalla mamma?».
«Ma certo che possiamo, anzi ci andiamo subito. Ben, va bene se porto Aida a casa e torno? Lo dici tu alla Kruger?».
Ben annuì comprensivo «Se mi dai retta Semir, tu a casa ci rimani e passi l’intero pomeriggio con Andrea e le tue splendide bambine.» propose facendogli l’occhiolino.
«Grazie.» sorrise Semir uscendo dall’ufficio con la figlia per mano.

 

Comincio con il ringraziare tutti voi che state leggendo. Grazie a chi ha già inserito la storia tra le seguite o le preferite e a chi ha recensito.
Piccola parentesi di felicità... riprenderemo presto con agonia e disperazione ;)
Un bacione!
Sophie :D

  
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