Disclaimer:
Victoire
Weasley, Teddy Lupin e gli altri personaggi
di Harry Potter appartengono a JK Rowling che ne detiene tutti i diritti. Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note:
Da
Harry Potter Wiki (in inglese) si legge che “Victoire
was given her name, which means "victory" in French, because she was born on May
2, the anniversary of the Battle of
Hogwarts”.
Ho voluto quindi - in un certo senso - esagerare, pensando che non fosse facile per lei “avere sulla coscienza”
un evento così importante.
Presenti accenni a una Victoire/Teddy. Il titolo è la traduzione in inglese di una battuta finale pronunciata da quest'ultimo.
Ah,
mi accorgo solo ora di essere una pessima EFPniana. Ringrazio quindi ( a buon’ora,
uahah) _ale23_ ( che ha messo la
storia anche tra i preferiti!) , Shattered e SusyE per aver recensito “Driving
Lessons”; un grazie anche a ninny
che ha recensito e messo tra i preferiti “~
Eight, nine, ten I love you” e Novalee per aver inserito tra i preferiti
“ Little corner of the world ~ ” <3
Buona
lettura.
The
best is always yet to come
Odiavo il giorno del mio compleanno. Una
parte di me ha sempre saputo che non avrei mai cambiato opinione a riguardo,
specialmente quando si è consapevoli che, nel giorno in cui tutto dovrebbe
essere perfetto e tutti dovrebbero mostrarsi più premurosi, il dolore per la
perdita di persone importanti a causa di Voldemort si ripresenta sempre più
forte, pronto a colpire dove l’anno precedente non era ancora arrivato.
Sapevo da anni che la mia famiglia
lo avrebbe negato all’infinito, ma non ho dimenticato i momenti in cui, nascosta
dietro la porta della cucina, ho visto i Weasley e i Potter piangere
segretamente di fronte a una torta che presto avrebbero dovuto consegnare alla
festeggiata.
Non riuscivo a liberarmi dalla
sensazione che mi faceva sentire quasi colpevole per essere viva mentre lo zio
Fred, i genitori di Teddy e tanti altri ancora non potevano più vedere la luce,
seppure morti con onore. Ma ciò non basta per riportarli in dietro e alleviare
il dolore dei familiari.
Odiavo profondamente il giorno del mio
compleanno.
*
Osservavo silenziosa il moto
vorticoso del caffè che lentamente si mischiava al latte nella tazza della
colazione. Guardavo seria il fenomeno come se fosse l’unica cosa importante da
fare in quel momento, anche se in realtà non ci stavo neanche prestando
attenzione.
Quella mattina i miei genitori e i
miei fratelli mi avevano sussurrato gli auguri così distrattamente che arrivai a
pensare che me lo fossi addirittura immaginato.
Sbuffai, inzuppando nel latte
quanti più biscotti potevo. Mia madre avrebbe disapprovato, ma per una volta non
sarebbe morto nessuno.
Era il mio giorno,
dopotutto.
« Juaiè
anivèrsèr!»
Teddy si Smaterializzò d’un tratto
davanti ai miei occhi con le braccia spalancate facendo cadere un paio di sedie
che avevo di fronte. Restai a guardarlo preoccupata mentre, imbarazzato ,
cercava di porre rimedio al danno. Mi chiese scusa almeno quattro volte, era
troppo buffo. Mi abbandonai quindi a una sana risata.
« Si dice joyeux anniversaire, Ted!
»
Si strinse nelle spalle
accasciandosi su una delle sedie rimesse in ordine. Notai che quel giorno i suoi
capelli erano passati da un azzurro tenue a un blu più
intenso.
« Cosa ci fai qui?
»
Mi accorsi di aver appena
formulato una domanda sciocca. Era logico che Teddy fosse qui oggi,
poiché insieme a tutti gli altri
avrebbe portato un mazzo di fiori sulla tomba dei suoi
genitori.
« Sono venuto per festeggiare il
compleanno della mia Weasley preferita »
Non aspettando una risposta del
genere arrossii immediatamente, cercando di concentrarmi sui biscotti che ormai
si erano sciolti irrimediabilmente nel latte.
« Vic? Tutto bene?
»
Feci segno di sì con la testa
timidamente. Ted si allungò sul tavolo per alzarmi il volto delicatamente con la
sua mano, e il contatto con la sua pelle calda mi provocò un tuffo al
cuore.
« Io so a cosa stai pensando »
continuò Ted serio, « ma non devi addossarti la colpa per qualcosa che non hai
commesso! E credimi, non ce l’ho con te perché sono orfano praticamente da
sempre »
Le sue ultime parole mi arrivarono
dritte al cuore come una pugnalata così forte che pensai di essere diventata
troppo patetica per tutte le volte che mi ritrovai a rimuginare sulla mia
sfortunata data di nascita.
Ted parve leggermi nel pensiero
mentre continuava a scuotere la testa contrariato. Sbuffai ancora, in mancanza
di qualcosa da aggiungere.
Frugò nella tasca dei suoi
pantaloni per tirare fuori poi una scatolina di velluto blu adornata da un
fiocco minuscolo.
« Questo è per te, Vic »
« Cosa… »
« Lo chiamano regalo »
« Lo so, scemo! »
ridacchiai.
« Su, apri »
Ted appariva nervoso, come se si
aspettasse che avrei gettato il suo regalo – qualunque cosa fosse – nel cestino
con una smorfia.
La scatolina conteneva un ciondolo
d’argento. Era un mezzo cuore, e non mi servirono altre parole per capire chi
mai avesse l’altra metà.
« Un po’ scontato » rise, « So che
tra i Babbani va di moda, e se non ti piace posso camb- »
Non gli feci terminare la frase,
perché immediatamente mi buttai tra le sue braccia stringendolo forte come per
non farlo andar via.
Ted era arrossito violentemente, e
i suoi capelli erano diventati di un rosso intenso, quasi come un peperone. Mi
regalò un bacio sulla fronte e, con un gesto automatico, unimmo i due ciondoli
per formare di nuovo un cuore.
Sapevo che quello vero – quello
che batteva forte ogni minuto, quello che reagiva istantaneamente ogni volta che
Teddy era vicino – non si sarebbe mai spezzato.
« Andiamo? » mi chiese poi Ted,
sorridendo.
« Dove? »
« C’è una festa a sorpresa per te
alla Tana » mi rispose. Poi, come se avesse appena pronunciato qualcosa di
terribile senza rendersene conto, si affrettò ad aggiungere « m-ma tu fingi di
non sapere nulla, ok? »
Mi sentivo decisamente troppo
stupida. Non meritavo tutte quelle attenzioni.
Una figlia non dovrebbe dubitare
mai dei propri genitori, non dovrebbe essere amareggiata da
nulla.
Fin’ora nessuno mi aveva
organizzato una festa a sorpresa e mi vergognai di tutto quello che avevo
pensato in questi anni.
« Avanti Vic, non c’è tempo! Il
meglio deve ancora arrivare!»
Ted mi trascinò a sé, e insieme ci
Smaterializzammo.
Sì, probabilmente aveva ragione.