Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: kibachan    29/11/2014    2 recensioni
lo S.H.I.E.L.D. è caduto, Ward ha tradito, Fitz è in coma. È da qui che Coulson deve partire per rimettere insieme i pezzi della sua amata organizzazione. Insieme agli agenti superstiti dovrà trovare la forza per far tornare lo shield ad essere lo scudo che protegge l'umanità, e affrontare nuove e vecchie minacce.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz, Melinda May, Phil Coulson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Tre ore dopo l'attentato alla corte suprema di giustizia,la citta di Kandahar in Afghanistan venne semi devastata da una pioggia di bombe.
Tra i resti delle deflagrazione vennero rinvenuti dei pezzi di ordigno portanti lo stemma delle forze militari americane.
L'isteria mediatica travolse ogni angolo del mondo e nei palazzi governativi di entrambe le nazioni il caos prese a farla da padrone. In un crescendo di rabbia, frustrazione e incomprensione i rispettivi uffici per le comunicazioni estere furono presi d'assalto da centinaia di messaggi in cui da un lato L'Afghanistan disconosceva la paternità dell'attacco terroristico e dall'altra gli USA disconoscevano la paternità della successiva rappresaglia, in breve entrambe le nazioni si accusarono reciprocamente di mentire. Le emittenti televisive di mezzo mondo cominciarono già a parlare di una guerra aperta imminente.
Tutto stava andando esattamente secondo i piani di Quinn.

 

 

Cocos lake city, alcune ore prima


Cocos lake city era un piccolo centro a cavallo del confine tra Ontario e Manitoba. Un posto di cui si ignora totalmente l'esistenza finché non sei costretto a venirci per seguire il segnale elettromagnetico di un arma vivente che si sta nascondendo (cosa non troppo frequente quindi).
May, Tripplett e Steve avevano indossato abiti civili, lasciato il BUS, protetto dagli scudi riflettenti, fuori città nella boscaglia, e si erano avvicinati a piedi seguendo il segnalatore.
Si erano accordati sul ruolo di copertura da impersonare nel caso gli fossero state poste delle domande: Cocos lake city contava poche centinaia di abitanti ed era facile si incuriosissero vedendo delle facce nuove.

May studiò con un'occhiata la strada principale del paesino, domandandosi se fosse davvero possibile vivere tutta la vita in un posto così fuori dal mondo. Certo era che non rischiavi di ammalarti di stress! Steve le si avvicinò, chinandosi su di lei per parlarle all'orecchio
"May, non ci crederebbe neanche un cieco che sono tuo fratello! Non potevamo inventarci niente di meglio?" le chiese evidentemente a disagio. La donna gli rivolse uno sguardo stufo
"una donna che gira con due uomini desta troppo l'attenzione, se nessuno di loro è un suo parente, e tu non puoi sembrare nè mio padre nè mio figlio, se permetti!" lo rimbeccò fingendo di osservare una mappa turistica presa all'infopoint "e di sicuro passi più tu di mio fratello di quanto possa farlo Tripplett" aggiunse.
"esatto, io sono perfetto come marito!" intervenne Antoine passando un braccio dietro le spalle di May, che gli rivolse subito un radioso sorriso omicida. Steve mise su un piccolo broncio incrociando le braccia fino a sentir tendere la stoffa della camicia tartan di Trip, che evidentemente gli andava troppo stretta
"certo, geniale, niente passa inosservato come una coppia formata da un'asiatica e un afromericano" protestò. Trip rise
"il mondo si è evoluto da 1945, cognato caro!" lo prese in giro battendogli una mano sulla spalla
"finitela e muoviamoci, ci guardano" sibilò May tra i denti, ricambiando la stretta di Antonie con un braccio intorno alla vita e sorridendo amabilmente a una signora che la salutò uscendo da un negozio.
Non appena la donna si fu allontanata, il sorriso scomparve dal suo viso e la sua espressione tornò di nuovo gelida a fulminare i suoi due accompagnatori "vediamo di fare in fretta" sussurrò "il Soldato d'Inverno perde forza ogni minuto che passa, e io se sorrido ancora per un pò avrò i crampi alle mascelle!" Steve mise da parte all'istante le sue proteste e annuì e Antoine diede attenzione al segnalatore che teneva nascosto nel marsupio, mentre si rincamminavano.
"per di qua..il segnale porta poco fuori dal centro abitato" sussurrò
"tieni pronta l'arma della buonanotte" soffiò May
"ce l'ho" ribattè l'uomo fingendo di fare una foto al palazzo del municipio "ma Jemma mi ha detto che se è troppo debole lo shock neurale potrebbe ucciderlo"
"e poi sarebbe preferibile non spararagli, no??" intervenne Steve a denti stretti fulminando May da dietro gli occhiali finti che indossava.


Man mano che le case si diradavano il segnale si faceva sempre più vicino, fin quando non arrivarono ad un piccolo crocevia, in cui la loro posizione quasi si sovrappose alla spia rossa del segnale magnetico. Tutti e tre aggirarono contemporaneamente lo sguardo sul paesaggio circostante, non si vedeva anima viva. Nel raggio di diversi chilometri le uniche costruzioni presenti erano due casette con il giardino circondato da staccionate colorate e un grosso e malandato fienile.
"deve essere qui" disse la donna sfiorando il fianco al quale portava l'arma
"prima di iniziare il teatrino della famiglia in vacanza guardiamo nel deposito" propose Steve facendosi avanti " dubito abbia chiesto aiuto" spiegò in tono amaro, rivedendo davanti agli occhi le espressioni gelide e quasi mute, così diverse da quelle che nei suoi ricordi attraversavano il viso di James, che aveva sempre su il Soldato d'Inverno.

Steve spinse la porta del fienile col cuore in gola, domandandosi cosa avrebbe fatto se si fosse trovato faccia a faccia con un uomo che aveva il volto di James Burns, ma che desiderava solo ucciderlo. Tuttavia non riusciva a togliersi dalla testa che l'ultima volta che si erano affrontati lui gli aveva salvato la vita. Avrebbe potuto finirlo ma non l'aveva fatto, avrebbe potuto semplicemente lasciare che annegasse, ma aveva scelto invece di trascinarlo fuori dall'acqua. Anche se era andato via senza dire una parola, qualcosa dell'uomo che aveva conosciuto doveva per forza ancora esserci sotto quella maschera dai lineamenti fissi.
La porta del fienile cigolò pesantemente, e i cardini fortemente arruginiti persero qualche scaglia nel muoversi. L'interno era ora illuminato solo dalla lama di luce che proveniva dall'uscio aperto.
Quel posto doveva essere in disuso da diverso tempo, o comunque poco visitato, un posto ideale per nascondersi. Dalla moltitutine di oggetti accatastati senza alcun senno, che riempiva tutto il campo visivo, si poteva dedurre che fosse stato adibito a semplice deposito della robaccia del paese, solo un piccolo angolo dietro la porta era leggermente più pulito e tenuto sgombro. Lì, ordinatamente impilate, c'erano alcune cassette di frutta, non più di una ventina. Evidentemente il proprietario le teneva lì a portata di mano in attesa di venderle al mercato della domenica.
"occhi aperti" disse May con un filo di voce estraendo la pistola dalla vita dei jeans "è qui" aggiunse facendo cenno alle cassette, dove in maniera casuale mancava qualche frutto. Anche Trip si armò, Steve invece iniziò a procedere più velocemente all'interno, disarmato, e con lo stomaco sempre più annodato dall'impazienza. Tra poco avrebbe rivisto Bucky, sperava solo di non trovarlo morto.

Il fondo del fienile era fiocamente illuminato da un piccolo lucernario posto sulla parete di legno, e lì, seduto con la schiena abbandonata contro una pila di vecchie sedie accatastate, trovarono il Soldato d'Inverno.
L'uomo voltò gl occhi a guardarli sussultando leggermente, quando gli sopraggiunsero accanto, ma non ebbe la forza di fare molto di più. Indossava ancora gli stessi abiti del giorno dell'attacco all'HUB, l'aria era satura dell'odore pregnante del suo corpo bagnato di sudore, in preda al delirio della febbre. La felpa bianca, macchiata di sangue, era gettata poco lontano e alla sudicia maglietta che indossava erano state strappate via le maniche, trasformate nelle bende con cui aveva arrangiato una medicazione di fortuna ai due fori di proiettile che aveva in corpo.
Il suo respiro era affannoso e lento, May studiò il suo torace alzarsi e abbassarsi ritmicamente, alla ricerca d'aria. Gettò un'occhiata alle ferite senza smettere di puntargli contro la pistola, anche se apparentemente stremato era imprevedibile la quantità di forza di cui poteva ancora disporre.
Le bende erano zuppe di sangue e dai loro margini si potevano intravedere i bordi slabbrati di una ferita gravente infetta, il puzzo era così forte che Trip non potè impedirsi di portare una mano davanti al naso a fare da filtro.
Il Soldato soppesò per qualche istante l'uomo e la donna che gli puntavano contro delle armi, con gli occhi lividi e cerchiati dalla fatica e dalla febbre
"se siete qui per uccidermi almeno sbrigatevi" esalò con un filo di voce, distogliendo lo sguardo e non degnandoli più della minima attenzione. Solo a quel punto Steve riuscì a ritrovare la lucidità per vincere l'immobilità che l'aveva colto nel vederlo e avvicinarsi.
Si inginocchiò vicino a lui
"non siamo qui per ucciderti" disse con calma facendo segno col braccio agli altri due di abbassare le armi "vogliamo aiutarti" continuò poggiandogli una mano sulla spalla e una sull'addome. Il Soldato si voltò ad osservare quel tipo a cui prima non aveva prestato importanza, essendo disarmato, e i suoi occhi si dilatarono leggermente nel riconoscerlo. Aveva già visto quel ragazzo! Sull'aereo-nave che precipitava
e prima ancora per le strade di Washington
e forse ancora prima di quel momento.... gli sembrava.
Si drizzò meglio a sedere, sulle forze, non staccando gli occhi da lui
"tu.. tu sei.. l'obbiettivo!" esclamò incredulo, sollevando il braccio meccanico e allungandolo verso di lui
"fermi! Fermi è tutto ok!" intimò Steve ai suoi compagni senza neanche bisogno di voltarsi, sapeva che avevano immediatamente rimbracciato le armi.
Soldato non riusciva a credere di aver avuto l'occasione di incontrarlo prima di morire, c'era una domanda che voleva fargli, proprio a quel tipo, era il motivo per cui aveva tirato via il suo culo dall'acqua l'anno prima, solo per potergli fare quella domanda a cui nessuno voleva rispondere.
Lo afferrò per il bavero della camicia, con le ultime forze, facendo leva sul braccio ferito che riprese a sanguinare istantantanemente
"no, stai giù! Non parlare!" lo trattenne delicatamente Steve, ma quello non sembrava avere intenzione di obbedirgli e lo strattonò con forza per farsi ascoltare
"dimmelo" intimò "dimmi, chi è Bucky? Perchè lo conosco? Devi rispondermi!" Steve aprì la bocca per parlare ma nello stesso istante gli occhi del Soldato si rovesciarono all'indietro e lui perse i sensi, accasciandosi in avanti.
Steve lo guardò tristemente, povero amico... che cosa gli avevano fatto??
"sei tu Bucky.." sussurrò al suo corpo privo di sensi, inghiottendo a vuoto nella gola che gli doleva per il magone che sentiva.

Si voltò facendo segno a Trip che ora poteva avvicinarsi. L'uomo non se lo fece ripetere e, mentre May rinfoderava definitivamente la pistola, imitò Steve nel passarsi un braccio di Soldato dietro le spalle e lo sollevarono.
"portatelo nel meleto dietro il fienile, vengo con l'aereo e vi getto un'imbracatura per tirarlo su" asserì laconica la donna uscendo.

"sai Capitano avevi ragione" disse Trip sorreggendo alla meglio il peso di Soldato per la vita "era necessario venissi anche tu". Steve smorzò un sorriso prima di incamminarsi piano verso l'uscita.


BUS

Poco dopo il decollo, May si premurò di avvisare le base che il recupero era andato a buon fine. Premette un bottone sulla console e attese qualche istante
"agente May sei tu?" la timida voce di Easter gli rispose dall'altro capo della linea protetta
"agente Marshall fammi parlare con l'agente Simmons, immediatamente" ordinò la donna senza giri di parole, accostandosi appena il microfono delle cuffie alla labbra per meglio scandire il messaggio. Easter non perse neanche tempo a rispondere e rindirizzò la chiamata al laboratorio
"sono Simmons" rispose la ragazza poco dopo
"Simmons sono May, ascoltami bene" spiegò la donna "abbiamo recuperato il Soldato d'Inverno"
"ottimo!" non riuscì a impedirsi di interromperla Jemma
"si ma c'è un problema" ribattè May con voce dura, non gradendo l'interruzione "non sono un medico ma per quel poco che ne so, credo sia con un piede nella fossa!" si affrettò ad aggiungere, descrivendo poi brevemente le condizioni dell'uomo. La successiva richiesta di cosa si poteva fare nel frattempo si mischiò alla colorita esclamazione di disappunto da parte di Jemma.
"May, io preparo tutto, ma nel frattempo dovrete somministrargli degli antibiotici ad ampio spettro e qualcosa per la febbre, se è davvero così alta rischia danni neurologici!" proruppe Simmons con voce concitata "bisogna iniettargli una fiala di isionazide e una di etambutolo*, poi delle gocce di paracetamolo, se riuscite a fargliele prendere... e poi.. sulla ferita spalmate del miele! Fitz ne teneva barattoli interi nello sportello sopra la cucina!"
"miele?" la interruppe May sorpresa
"si, avrà una prima azione battericida locale" spiegò Simmons
"daccordo, ora tranquillizzati" disse calma May nel microfono "ci vediamo tra quattro ore" aggiunse prima di chiudere la comunicazione.


Base segreta di Fury, alcune ore dopo


Coulson aveva riunito tutti gli agenti operativi nella sala riunioni e li aveva messi a parte di quanto avevano purtroppo appreso a Washington. Aveva rivolto un'occhiata carica di compassione a Skye, in stato semi catatonico in un angolo, quando aveva aggiunto che potevano anche smettere di cercare Grant Ward, perchè si trovava con Quinn.
"la lettera minatoria della mano era quindi chiaramente un falso" aggiunse "e dopo gli avvenimenti di Kandahar appare abbastanza evidente il motivo della messa in scena: Quinn, non so ancora con quale folle scopo, vuole che si scateni una guerra tra gli Stati Uniti e il medio oriente, ho motivo di pensare che anche l'attacco in Afghanistan sia opera sua" concluse.
Simmons si strofinò le mani sulla faccia incredula
"signore se davvero è certo di quello che crede di aver visto significa che il professor Franklin Hall ha il controllo sulla gravità terrestre, se ne rende conto!?" esclamò
"temo sia così, Jemma" ribattè il direttore, sembrava calmo, ma era solo una facciata. Clint poteva quasi vedere l'aura di furia che lo pervadeva, se c'era una cosa che mandava proprio fuori di testa Phil Coulson erano le perdite civili, Clint era certo che ora, sotto la sua maschera di sereno autocontrollo, stava ripassando mentalmente ogni secondo degli avvenimenti delle ore precedenti alla ricerca di qualche particolare che gli avrebbe permesso di evitare la strage, bramava quasi di trovarlo, in questo modo avrebbe potuto incolpare sè stesso della faccenda, e di conseguenza dare a tutti la speranza che qualcosa si poteva fare, che non erano del tutto impotenti davanti a quella forza sconosciuta, ma il prezzo era l'autoannientamento.

"una buona notizia in tutta la faccenda c'è" gli sentì dire "pare che i due governi abbiano intenzione di organizzare un incontro tra i loro delegati esteri il mese prossimo, prima di passare a contromisure"
"sul serio?" chiese sorpresa Natasha, indossava ancora l'uniforme rubata sul posto. Coulson annuì
"pare che tutta la fermezza con cui entrambe i paesi negano la paternità degli attacchi abbia fortunatamente insospettivo qualcuno" commentò
"il problema è che la notizia è uscita sui telegiornali di mezzo mondo!" proruppe Skye, che fino a quel momento non aveva avuto la forza di partecipare alla conversazione. In due mosse sul suo laptop ripropose sul proiettore un riassunto panografico delle principali emittenti televisive mondiali che mandavano in loop lo stesso servizio =attentati del giovedì rosso, si cercherà un punto d'incontro, l'appuntamento è tra un mese in zona franca, il Belgio ha messo a disposizione la propria capitale per accogliere i delegati=
"Quinn farà di tutto per evitare che si trovi un accordo!" aggiunse Skye furiosa "e noi non abbiamo la più pallida idea di dove sia!"
"è proprio questa la prima cosa che deve cambiare!" la interruppe il direttore con voce alta ma ferma, poi le andò vicino e la afferrò delicatamente per le braccia "noi lo fermeremo Skye, è a questo che serve lo S.H.I.E.L.D. e come prima cosa dobbiamo trovare quel gran figlio di puttana di Quinn" disse con convinzione. Poi tornò a guardare il resto della squadra e aggiunse "a come affrontare Hall penseremo poi, per ora l'essenziale è trovarlo"
tutti annuirono con decisione.

Lo S.H.I.E.L.D. era lo scudo che si ergeva davanti a chi da solo non può difendersi, era questo lo spirito col quale l'organizzazione era nata, era per questo che ognuno di loro aveva deciso di entrarvi e, se necessario, era per quello che sarebbero morti.

"abbiamo un mese di tempo per prucurarci un invito a quel summit di Bruxell" riprese Coulson "il nostro lasciapassare sarà quel pazzo del vero resposanbile degli attentati accuratamente legato e imbavagliato" precisò "Skye, tu e Easter trovate Quinn, non mi interessa come farete ma riusciteci. FitzSimmons invece lavoreranno ai progetti del Gravitonium, cercate di scoprire se c'è un modo per contrastare un potere simile e trovate uno stratagemma per rinchiudere il professor Hall, una volta che l'avremo catturato. Barton e Romanoff... tenetevi pronti a partire, quando il momento arriverà andremo tutti stavolta" tutti e cinque gli agenti annuirono all'unisono, poi iniziarono a lasciare la stanza.
"mio dio non posso credere che Ward stia con Quinn" sussurrò Simmons di modo che solo Fitz che le stava accanto potesse sentirla "insomma... è l'uomo che ha sparato a Skye! Credevo che almeno di lei gli importasse davvero!" Fitz la guardò tristemente e poi rivolse una rapida occhiata all'amica prima di spingere leggermente Simmons su una spalla per guidarla fuori
"io ho smesso di stupirmi invece" disse in tono duro, stavolta senza l'ombra di esitazione nella voce.

Skye si trattenne ancora qualche attimo nella sala riunioni. Phil la osservò tristemente mentre pensierosa ricalcava col dito i motivi dell'adesivo attaccato sopra il suo laptop.
La ragazza non riusciva ancora a credere a quello che aveva visto poche ore prima. Le sembrava impossibile. Nella sua mente da allora era in corso un combattimento tra il dolore e la rabbia verso sé stessa, la rabbia per essersi resa conto che alla fine aveva finito per crederci, che Ward fosse diventato sincero. Si morse le labbra forte a questo pensiero.
Che stupida.
Mentre la sua mente diceva di no, diceva che non avrebbe mai più creduto a una sola parola che fosse uscita dalla labbra di Ward, il suo cuore aveva fatto l'esatto opposto. E gli aveva creduto quando le aveva detto che era pentito di avergli fatto del male, gli aveva creduto quando aveva letto il messaggio dove le ribadiva che era innamorato di lei.
Ma anche quella era una bugia.
Come poteva amarla se si alleava con l'uomo che l'aveva quasi uccisa?
Le venne da vomitare tanto si sentiva arrabbiata con sè stessa per avergli permesso di ingannarla, non una ma due volte!
Il tocco della mano di Coulson sulla spalla la riportò alla realtà da così tanto lontano da farla sobbalzare visibilmente. Lo guardò spostare la mano dalla sua spalla fino a stringerle il braccio
"ti prometto" le sussurrò guardandola dritta negli occhi "che non farò di nuovo l'errore di lasciarlo in vita" Skye serrò le labbra così forte da sbiancarle "stavolta lo farò fuori personalmente" aggiunse Coulson. La ragazza scosse la testa
"lo farò io invece" disse piano ma risoluta. Phil smorzò un sorriso e spostò la mano ancora, stavolta ad accarezzarle la nuca
"uccidere qualcuno non è cosa da poco Skye" le disse in tono dolce "non solo il farlo... è il dopo che è difficile, è qualcosa da cui non si torna più indietro" spiegò. Poi la avvicinò a sè, poggiandole per un attimo le labbra sulla fronte, e poi trattenendosela così vicino "non voglio che tu lo faccia" concluse, ancora dolcemente, ma più risoluto.
Poi la lasciò andare e la superò uscendo dalla sala. Skye rimase ancora qualche istante lì con gli occhi chiusi, a tentare di venire a patti con il fatto che, di nuovo, era là a raccogliere i pezzi del suo cuore per colpa di Grant Ward.


Isola di Dino

"oh ma dai!!! venduti!!" imprecò Quinn lanciando con un gesto di stizza il telecomando contro lo schermo piatto della sala ricreativa
"non la facevo un tifoso di football signore" commentò laconico Tyst che, spalle alla televisione, stava lavorando al computer. Era riuscito a riprendere l'autocontrollo prima che Ian e Hall tornassero alla base, ed era stato un bene, conosceva abbastanza quel pazzo del suo datore di lavoro per essere sicuro che lo avrebbe aiutato nella sua crisi di coscienza piantandogli una pallottola in testa.
"non prendermi per il culo Tyst sto guardando il telegiornale!" ringhiò Quinn voltandosi di lato per meglio fulminare lo scienziato. "dio santo che smidollati questi leader! Ma li senti??" continuò nonostante Tiberius non si fosse neanche degnato di girarsi "un summit per parlare dell'accaduto, tentare di evitare la guerra!!" li canzonò facendo il verso della voce al telecronista del TG "Tyst prendi nota, la prossima volta tiriamo in mezzo i giapponesi perchè loro quando dicono che faranno una guerra poi la fanno sul serio!*" sbraitò
"si signore" rispose piatto Tyst continuando tranquillamente a digitare sulla tastiera
"rilassati Quinn" la voce di Hall sull'uscio della porta ebbe il potere di fare quello che le urla di Ian non erano riuscite a fare fino a quel momento: distogliere Tiberius dal suo lavoro. La creatura se ne stava appoggiato contro lo stipite delle porta rigirandosi tra le mani una mela "la soluzione è semplice" aggiunse "tra un mese a quel summit ci saremo anche noi, e ti assicuro che dopo che uno dei due leader collasserà su sè stesso, la guerra sarà inevitabile" concluse con aria feroce, provocando persino a Quinn che sorrideva, un brivido di paura lungo la spina dorsale.


Base segreta di Fury, 4 ore dopo il recupero di Soldato d'Inverno


Alla notizia del rientro del BUS nell'angar Simmons aveva provveduto rapidamente a far portare una barella, sulla quale Steve e Trip avevano caricato Soldato e l'avevano trasferito nell'infermeria, nel frattempo May era andata nell'ufficio di Coulson a fare rapporto della missione, e ad essere allo stesso tempo messa a parte degi ultimi tragici eventi che avevano interessato lo stato di Washington.
Quando Easter raggiunse Steve lo trovò accartocciato su sè stesso su una delle sedie di plastica poggiate fuori dall'infermeria. Oltre le porte a vetri la saletta di ricovero era deserta, il Soldato era in sala operatoria con Simmons e Fitz.
Non appena gli fu accanto Easter gli assestò una sonora sberla dietro la nuca che gli fece drizzare la testa di riflesso
"ahi!" si lamentò Steve "e questo per che cos'era!?"
"per essere sparito senza dirmi niente ovviamente!" ribattè la ragazzina puntellandosi le mani sui fianchi, con su un broncio talmente adorabile che Steve, nonostante l'ansia della situazione, non potè impedirsi di sorridere
"scusami, ma non avevo tempo di avvertirti, sono partiti molto in fretta" le disse sinceramente dispiaciuto. Easter ricambiò il sorriso. Steve le ricordava molto Summer per certi versi, aveva una faccia con cui non potevi rimanere in collera per più di cinque minuti! Poi la sua espressione si fece di nuovo seria
"come stava?" gli chiese facendo cenno con il capo alla porta dell'infermeria, le era giunta voce che il Soldato d'Inverno era arrivato privo di sensi alla base. Anche Steve si incupì a questo punto
"lo stanno operando" rispose con un filo di voce "tutto dipende se gli antibiotici sono stati somministrati in tempo" aggiunse sentendo di nuovo male allo stomaco. Easter non poteva resistere a vederlo con quella espressione, gli saltò seduta sulle gambe e lo abbracciò stretto intorno al collo
"andrà tutto bene" gli sussurrò. Il ragazzo le passò un braccio intorno alla vita, grato di avere qualcuno accanto in quel momento. Si soffermò per un attimo a pensare quanto si fosse sentito solo, da quando Bucky era 'morto' molti anni prima. Non se ne era neanche reso conto fino in fondo. Quel senso vago di oppressione, che sentiva sempre dalle parti dello stomaco, e che aveva cominciato a sciogliersi di tanto in tanto solo di recente, quando aveva Easter intorno.... era solitudine?
Non si era mai soffermato a pensarci lucidamente ma in effetti lui era solo. Solo in senso profondo, non aveva più nessuno delle persone che avevano significato davvero qualcosa per lui: il suo migliore amico era morto durante la guerra, la donna che amava aveva passato l'intera vita senza di lui e ora stava vivendo i suoi ultimi giorni ricordando solo a volte il suo viso, a causa della vecchiaia e della malattia, sua madre era spirata di morte naturale, chissà quanti anni prima, credendolo un caduto della seconda guerra mondiale. Sì, forse Capitan America aveva ancora un posto in quel mondo nuovo in cui si era svegliato, ma Steve Rogers? Chi era Steve in questo nuovo mondo?
Per questo si era buttato a capofitto nella sua identità di soldato, di Vendicatore, perchè lì aveva una dimensione. Ma tolta l'armatura a stelle e strisce cosa rimaneva? Niente di quello che Steve Rogers amava esisteva ancora. E lui si era sentito, senza nemmeno accorgersene, mortalmente solo. Per questo aveva toccato il cielo con un dito quando aveva appreso che James Burns non era morto quel giorno sulla ferrovia, e che per qualche misteriosa ragione non era invecchiato neanche lui. Per questo aveva fatto i salti mortali per salvarlo, anche se non si ricordava più di lui. Perchè James Burns rappresentava l'ultimo pezzo della sua vera vita ad essere sopravvissuto.
Ma ora, stringendo quella ragazzina tra le braccia, si era accorto che non era più così. Per Easter lui era solo Steve, non Capitan America, lei si era presa la briga di conoscere Steve la persona, non il Vendicatore, e ora grazie a lei aveva riassaporato la sensazione di essere a casa.

Easter lo lasciò andare piano, poggiando poi i gomiti sulle gambe e il viso tra le mani, osservandolo sorridendo
"sai non vedo l'ora di conoscerlo" gli disse in tono allegro, sperando che potesse farlo sentire meglio parlare del Soldato d'Inverno come se fosse cosa certa che si sarebbe ripreso "me ne hai parlato talmente tanto che ormai muoio dalla curiosità!" aggiunse. Il viso di Steve invece si indurì
"no Easter io non voglio che tu lo incontri" ribattè molto serio
"cosa? Perchè??" chiese incredula la biondina drizzando la schiena. Steve le prese il viso con entrambe le mani
"Easter, lui non è più l'uomo di cui ti ho parlato... sei stata tu stessa a farmelo notare" le disse "non so cosa gli hanno fatto ma l'hanno trasformato in una macchina per uccidere! È molto pericoloso, finchè non saremo sicuri che ha abbandonato quella strada non voglio che ti avvicini a lui!" scandì
"ma, perchè dovrebbe fare qualcosa a me! Non sono nessuno io!" lo interruppe la ragazza, Steve scosse la testa
"ha gettato l'agente Simmons giù da un palazzo solo perchè gli ricordava qualcuno!" ribattè Steve "non possiamo essere certi di cosa gli passi per la mente!" Easter distolse lo sguardo da lui, che ancora la tratteneva per le guance, non molto convinta, e lui la scosse appena
"promettimelo Easter, ti prego!" insistette
"va bene" soffiò la ragazzina.

 

Base segreta di Fury, infermeria, sala operatoria


Fitz osservava Simmons lavorare con sguardo accigliato, dietro la mascherina igienica. Era una sua impressione o stavano rimettendo in sesto la più potente arma biologica a memoria d'uomo???
Oh sì perchè quel tizio ce l'avrebbe fatta! Non aveva mai saputo di nessuno, vertente in quelle condizioni, avere bisogno di così tanto anestetico per andare lungo!
"bella fine che ha fatto il mio miele millefiori superiore" borbottò contemplando la ferita al braccio del Soldato, coperta da un generoso strato di vischioso liquido ambrato. Lo sguardo che gli rivolse Jemma gli fece capire che stava sorridendo sotto la mascherina
"suvvia Fitz, probabilmente il tuo miele ha contribuito a salvargli la vita! Dovresti essere fiero di lui!" lo canzonò dolcemente mentre si dedicava alla ferita sulla gamba, infilando delicatamente una pinza e estraendo poco dopo un piccolo proiettile, che si era accartocciato nell'impatto contro il femore dell'uomo (l'osso era rotto ma non scomposto, si sarebbe rimarginato bene, anche se Simmons si stava ancora chiedendo come avesse fatto a camminarci tutto quel tempo, con una gamba in quelle condizioni!)
Fitz emise un verso di disappunto
"ti ricordo" ribattè in tono duro "che ti ha gettata fuori da una finestra! Scusa se non faccio i salti di gioia al pensiero di salvargli la pelle!" sbraitò porgendole un contenitore d'acciaio in cui la ragazza fece cadere il proiettile
"bhe guarda il lato positivo" rispose Jemma facendo spallucce "quello shock ti ha permesso di recuperare la parola no?" Fitz la guardò sollevando un sopracciglio per nulla convinto, e Simmons lo incalzò "a proposito, ti rendi conto che con me riesci a parlare normalmente? Non sarebbe il caso di lavorare su questo tuo blocco psicologico?" Fitz abbassò lo sguardo, contento che la mascherina impedisse alla ragazza di vederlo arrossire, perchè non voleva mollare il punto
"concentrati sul tuo di lavoro piuttosto, che ora è il momento di pulire la ferita e se lasci anche solo poche cellule infette siamo da capo a dodici!" ribattè in tono acido. Simmons sorrise, armandosi di bisturi mentre Fitz la raggiungeva dal suo lato del tavolo operatorio, si divertiva troppo a vincere confronti verbali con lui!
Tornando a concentrarsi al massimo, si dedicò alla ferita infetta. Aveva un aspetto davvero orribile, se non fosse stata forte di stomaco non avrebbe resistito! (Antoine infatti non ce l'aveva fatta). Lo squarcio causato dal proiettile aveva le dimensioni di una grossa noce, i bordi erano slabbrati e la carne arrossata, all'interno c'era una grande quantità di tessuto infetto di un colore giallo bile che emanava un odore insopportabile, sui bordi c'erano anche piccole parti di tessuto necrotico.

-da rimuovere istantaneamente- pensò Jemma

ripulì velocemente la ferita con il bisturi, togliendo una netta porzione di carne, per non rischiare. Adesso il perimetro del foro era più ampio ma decisamente più sano, poi ricucì con attenzione le fibre muscolari stracciate e il tendine femorale sfilacciato
"gli rimarrà una cicatrice enorme, mi dispiace" disse tra sè e sè mentre guardava Fitz tamponare delicatamente con la garza, per fermare la piccola emorragia causata dalla rimozione del tessuto infetto
"non deve mica fare il fotomodello**" borbottò il ragazzo in risposta.

 

Quando Simmons uscì dalla sala operatoria fuori c'erano Easter, Steve e Coulson, che aspettavano notizie, così sorrise immediatamente per tranquillizzare il ragazzo che aveva una faccia tesissima
"tutto bene" confermò godendosi il sospirono di sollievo di Steve e il cenno di approvazione di Coulson "quel tipo è più tenace della gramigna" scherzò facendo ridacchiare Easter.
"quando potrà parlare?" tagliò corto Coulson. La ragazza sollevò le spalle come a dire che non poteva esserne certa
"l'effetto dell'anestesia finirà tra poco" disse "ma ha ancora la febbre e non so quanto ci metterà a riprendersi, Fitz gli sta somministrando una sacca di fisiologica con altro antibiotico proprio adesso"
"sicura che non gli darà del veleno vero?" scherzò a questo punto il direttore
"mi ha promesso di no!" rise Jemma "andate, vi chiamo se cambia qualcosa" concluse avvicinandosi poi a Steve per dargli un paio di affettuose pacchette sulla spalla.
Simmons si allontanò con Coulson, e Steve e Easter dopo essersi scambiati una rapida occhiata si abbracciarono di slancio in un moto di sollievo
"tu resti qui?" gli chiese la biondina una volta che si furono separati. Il ragazzo scosse la testa
"credo che voglia parlargli prima il direttore Coulson" disse e poi abbassando un pò la voce "e non vorrei scavalcarlo un'altra volta, già ho l'impressione di essermi salvato da un provvedimento solo perchè abbiamo portato a termine il recupero velocemente e senza incidenti!" Easter trattenne uno sbuffo di risata e poi seguì Steve fuori dall'infermeria, non prima però di aver lanciato un'ultima occhiata alla porta chiusa. Nonostante la promessa, il desiderio di conoscere quell'uomo non era scomparso... anzi.


Base segreta di Fury, infermeria, due giorni dopo


La prima cosa che Soldato vide, non appena riuscì a mettere a fuoco ciò che aveva davanti, fu un asettico soffitto bianco a piastrelle.
Non ricordava di essere entrato in quel posto ma non si stupì più di tanto. La sensazione di svegliarsi senza memoria degli eventi dei giorni precedenti era una sensazione tristemente nota per lui.
Percepì come molto lontane le grida di richiamo di qualcuno. Una donna.
Voltò appena la testa ad osservare il profilo di una ragazza con i capelli color mogano/rosso che chiamava qualcuno, sembrava a gran voce, ma a lui arrivava appena un sussurro. Serrò le balpebre e le sbattè poi più volte, per tentare di riprendere lucidità. Solo quando ogni parte del suo corpo riprese sensibilità si rese conto di avere i polsi ancorati al letto da cinghie di contenimento.
La sensazione non gli piacque affatto e di colpo diede uno strattone nel tentativo di liberarsi, doveva essere uno scherzo per lui, ma stranamente il braccio destro non gli rispondeva affatto, e per quanto si sforzasse con il suo umano braccio sinistro (per di più dolorante) non riusciva proprio a forzare le cinghie.
Ciononostante vide la ragazza sobbalzare e emettere un piccolo grido di sorpresa

"oh no, per favore calmati!" lo pregò Simmons con voce dolce avvicinando le mani al suo viso e carezzandolo delicatamente sulla fronte. Quest'improvviso gesto gentile lo frenò. Per la sorpresa più che altro. Così smise di tentare di forzare le cinghe e si rimise sdraiato, nel più completo silenzio. Era impossibile liberarsi, dunque era inutile dare spettacolo dimenandosi come un pesce in una rete.
"sei al sicuro qui.. stai tranquillo non vogliamo farti del male" gli stava dicendo la ragazza.

Sbaglio o l'aveva già vista?

Jemma si morse il labbro inferiore in difficoltà, occhieggiando la porta a intervalli regolari, ma perchè cavolo era sempre sola in queste situazioni di merda?? capiva bene lo stato d'animo dell'uomo, non era facile credere che andasse tutto bene se lo tenevano legato al letto!
"c..come ti senti?" tentò smorzando un piccolo sorriso "senti ancora la febbre?" il Soldato la guardò per qualche istante senza risponderle, sembrava perfettamente tranquillo adesso, ma dubitava che lo fosse veramente, sembrava più che altro pronto a gestire qualsiasi situazione di tortura fossero pronti a infliggergli, della serie 'date pure il vostro peggio, tanto non mi piegate'
Finalmente Coulson sopraggiunse a salvarla da quella difficile situazione.
L'uomo entrò, prudente ma con lo sguardo deciso, voleva dargli un'impressione di sicurezza: quel giovane doveva essere trattato con un'animale selvaggio, che avverte la paura in qualcuno. Il Soldato lo studiò, senza ombra di curiosità negli occhi, Coulson gli vide aprire e chiudere il pugno sinistro, come se stesse valutando quanto ci avrebbe messo a toglierlo di mezzo se solo fosse riuscito a liberarsi.
"sergente Barnes" lo salutò formalmente "sono Phil Coulson, direttore dello S.H.I.E.L.D." Soldato stava per ribattere che non conosceva nessun Barnes, ma nel momento in cui Coulson pronunciò la parola S.H.I.E.L.D. percepì come una fitta al cervello, che gli impedì di aprir bocca, dopodichè l'unica sensazione che lo pervadeva fu il desiderio di uccidere quell'uomo che neanche conosceva. Chiuse gli occhi scuotendo appena la testa, aveva già avuto quella sensazione, era stato quando si era trovato tra le mani, completamente alla sua mercè, l'obbiettivo (Capitan America), e come ora aveva resistito all'impulso di ucciderlo istantaneamente, incuriosito e confuso dalle sue parole.
Coulson lo vide stringere gli occhi ed emettere una specie di grugnito per lo sforzo, mentre cercava di trattenere quel desiderio, che cominciava a rendersi conto non gli apparteneva. Scambiò un'occhiata con Simmons, che gli restituì lo stesso sguardo, annuendo.
Soldato respirò a fondo portando gli occhi al soffitto, cercando di concentrarsi su qualcos'altro, per esempio sul dolore che aveva preso a martellargli nel braccio ferito per l'eccessiva tensione che aveva messo nei muscoli.
Era per questo che non aveva potuto attendere che l'obbiettivo si svegliasse quando l'aveva tirato via dall'acqua. Se solo lo guardava veniva sopraffatto da un desiderio doloroso di ucciderlo, qualcosa gli diceva che se solo avesse messo fine alla sua vita tutto il dolore sarebbe scomparso.
Non aveva potuto farlo.
E l'unico modo per non farsi saltare il cervello era stato allontanarsi.
Tornò a guardare quell'uomo, che stava pazientemente aspettando che si riprendesse, quasi sapesse cosa stava passando.
Aveva il respiro pesante per lo sforzo ma aveva ripreso il controllo (anche se ancora nel fondo della testa continuava a sentire la voce che gli ripeteveva come un mantra: uccidi uccidi uccidi!)
"non mi chiamo Barnes" scandì a voce bassa, distogliendo poi lo sguardo dall'uomo e puntandolo sulla ragazza alla sua destra. Si mise a contargli le lentiggini per cercare di distrarsi.

Simmons arrossì senza volerlo a vedersi fissare a quel modo.

"come vuoi, Soldato d'Inverno allora" rispose accondiscendente Coulson accennando un sorriso per tantare di tranquillizzarlo, anche se sapeva che ormai la sua faccia era compromessa dalla parola S.H.I.E.L.D. che aveva pronunciato. "so che è difficile dare credito alle parole di uno sconosciuto, ma vorrei che ci credessi, quando dico.... che non vogliamo farti del male, anzi, vogliamo aiutarti" continuò. Soldato si degnò di rivolgergli un'occhiata scettica, sollevando, per quanto poteva, il braccio sinistro incatenato al letto, come a dire che era difficile credergli dato lo stato in cui si era svegliato e Coulson nicchiò con la testa "te lo concendo, le misure che abbiamo preso possono sembrare fuorvianti, ma non te ne nascondo il motivo, è per la nostra sicurezza" aggiunse "in fondo, l'ultima volta che ci siamo incontrati hai gettato l'agente Simmons giù da una finestra!" spiegò facendo un cenno del capo verso Jemma, che sorrise di nuovo, ancora in imbarazzo.
Soldato annuì voltando la testa, stavolta dal lato opposto a quella della ragazza, evidentemente battuto sulla retorica da Coulson.

Ecco dunque dove aveva già vista quella tizia.

"se sei daccordo" riprese il direttore notando che sembrava aver deposto momentaneamente l'ascia di guerra "vorrei farti qualche domanda" Soldato lo guardò con la coda dell'occhio prima di voltarsi e ostentare ora una certa determinazione
"farmi domande è inutile, non tirerà niente fuori dalla mia testa" rispose, concedendo la frase più lunga dal momento del suo risveglio
"non prenderlo come un interrogatorio, vorremmo solo..." tentò Simmons avvicinandosi un pò al suo letto
"non tirerete fuori niente perchè non c'è niente, nella mia memoria" la interruppe Soldato, con una sottilissima vena di amarezza nella voce, che non sfuggì a Coulson "i ricordi più vecchi che ho, risalgono al periodo che i telegiornali chiamano.. 'i fatti di Washington'" aggiunse. Il direttore annuì, il quadro sembrava avvicinarsi sempre di più a quello che aveva ipotizzato
"bene allora ci concentreremo solo su quest'ultimo periodo" asserì "posso procedere? Simmons è in grado di concentrarsi ancora o deve riposare?" chiese poi in rapida successione, prima a lui e poi a Jemma. La ragazza afferrò una cartellina metallica prima di rispondere
"è a posto, i suoi valori sono perfetti" rispose in tono concitato "non ho mai visto nessuno con una tempra del genere" non potè esimersi dal commentare, Coulson annuì prima di avvicinarsi

"vado subito al punto" iniziò "lavori ancora per HYDRA?" Soldato scosse la testa in segno di diniego, detestando il fatto si fosse avvicinato, la voce che pulsava la parola 'uccidi' nel suo cervello sembrava diventata più forte "da quando?" lo incalzò Coulson, attento a ogni segnale di sofferenza che mostrava, intento a voler dimostrare le ipotesi che lui e Jemma avevano formulato
"da Washington" rispose l'uomo "ho scoperto che mi hanno fatto una cosa chiamata ricondizionamento" aggiunse, spuntando fuori quella parola con tutto lo schifo che provava nei confronti di quella pratica mostruosa, ricacciando indietro i flash degli elettrodi e del dolore
"che cosa vuoi fare adesso? Cosa stavi facendo fino al momento del nostro incontro?" chiese ancora Coulson, il Soldato sollevò per un attimo le spalle
"non lo so" confessò "forse...." stava per aggiungere 'cercare di capire chi ero, prima del ricondizionamento' ma tacque. Restio a condividere con chiunque i suoi desideri, e forse stupendosi anche un pò di provarne... di desideri. Coulson non indagò oltre e, stavolta allontanandosi di due passi dal letto, chiese
"che sentimenti provi nei confronti dello S.H.I.E.L.D.?" al rinnovarsi di quella parola la mente del Soldato fu di nuovo travolta da immagini di morte, la vocina che gli sussurrava 'uccidi uccidi' divenne quasi un latrato nel suo cervello, e il dolore talmente pungente da strappargli un lamento. Strinse il pugno sinistro, l'unico che poteva muovere, fino a sbiancarsi le nocche e conficcarsi le unghie nel palmo
"signore.." chiamò Simmon con una nota di urgenza nella voce
"lo so. Avevate ragione" le rispose Coulson annuendo con decisione.
Attesero entrambe pazientemente senza più dire una parola, che il Soldato ritrovasse l'autocontrollo, Simmons si sporse in avanti di un passo quando vide un goccia di sangue stillare dalla sua narice destra e andare ad imbrattare le lenzuola immacolate, ma Coulson la trattenne mettendo un braccio a farle da muro
"no" le disse secco ma a bassa voce "potrebbe davvero ucciderti ora"

il giovane fremette per lo sforzo di resistere a quell'impulso violento che tanto passivamente e volentieri aveva assecondato in quegli anni.

-non conosco quest'uomo- si ripeteva come un mantra -perchè dovrei fargli del male? non è naturale, non è mio questo desiderio-

poi finalmente sentì la voce affievolirsi, fino a diventare un vago eco di sottofondo ai suoi veri pensieri, il dolore allentarsi.
Respirando affannosamente per lo sforzo si arrischiò a riaprire gli occhi sui suoi interlocutori: la ragazza che lo fissava con quella nota di dolce apprensione negli occhi, e l'uomo dall'aria decisa e tranquilla.
In una libreria, mesi prima, aveva sfogliato diversi tomi sulla psicologia, ne aveva trovato uno che descriveva i sintomi di una malattia chiamata schizzofrenia***. Era forse questo che lo affligeva?
"è doloroso vero?" la voce dell'uomo lo strappò ai suoi pensieri, e sconcertato lo guardò, senza tuttavia aprir bocca "May mi ha detto che hai chiamato Steve 'l'obbietivo' è associato solo alle facce o anche alle parole?" continuò davanti a un Soldato sempre più sorpreso

quell'uomo sapeva cosa gli succedeva?

"credo anche alle parole, io per l'HYDRA non ero nessuno fino a pochi mesi fa" si rispose da sola Coulson, poi nonostante le proteste di Jemma si avvicinò al ragazzo fino a sedersi sul bordo del suo letto "Soldato d'Inverno, noi crediamo di sapere cosa ti succede" aggiunse in tono pacato "perchè avverti il bisogno di uccidere alcuni obbiettivi, e dolore se non lo fai" spiegò
"come lo sa?" abbaiò quasi in risposta il giovane. Coulson rivolse un'occhiata a Simmons, che annuì andò a prendere qualcosa poco distante
"gli agenti Fitz e Simmons sono i nostri ufficiali medici" disse Phil rivolto di nuovo al Soldato "sono loro che ti hanno salvato la vita, stavi per morire di setticemia" spiegò. Il Soldato gettò un'occhiata alla ragazza che tornava con un grosso foglio nero lucido in mano, ma poi tornò subito a Coulson. Era sconcertato all'idea che quell'uomo sapesse cosa gli stesse accadendo, e sopratutto che fosse la prima persona da quanto aveva memoria pronto a spiegargli qualcosa, a rispondere alle sue domande. "l'agente Simmons ti ha fatto una lastra total-body per controllare non avessi altri proiettili in corpo, dato che eri già sotto anestesia, e ha trovato questo" continuò Coulson, afferrando poi la lastra che gli stava porgendo Jemma.
La mostrò a Soldato, indicandogli l'area delle testa "c'è un apparato meccanico nel tuo cervello, collegato al livello neuronale" spiegò "l'agente Fitz ritiene che serva sia per il ricondizionamento, sia per inviarti a livello inconscio obbiettivi e missioni, in pratica senza neanche saperlo quando ti trovi davanti un nemico dell'HYDRA, tu lo uccidi" Coulson sorrise "o quanto meno desideri farlo, ma non sei veramente tu" lo rassicurò in tono dolce.
Soldato sollevò la mano e afferrò tiubante la lastra, non ci capiva assolutamente niente di medicina ma era abbastanza sicuro che quella macchia bianca dalla forma squadrata non dovesse esserci in un cervello umano.
Che quelle persone stessero dicendo la verità?
Ma come poteva fidarsi di loro? Non le conosceva, lo tenevano legato a un letto... e quasi sicuramente avevano inibinito in qualche modo la sua protesi meccanica, non gli era mai capitano di non averne il controllo. Amesso poi che fosse vero che quell'apparecchio controllava il suo subconscio....
E se si fosse fidato delle persone sbagliate? Se una volta sotto i ferri quella gente avesse sfruttato il meccanismo a suo vantaggio come aveva fatto l'HYDRA? Avrebbero potuto semplicemente riprogrammarlo di modo da farlo diventare il LORO burattino.
E lui aveva giurato a sè stesso che non si sarebbe più fatto controllare da nessuno.

"voglio che tu ci rifletta con calma" gli disse Coulson alzandosi e lasciandogli tenere la lastra "non voglio costringerti, sappi solo che se vorrai, l'agente Simmons ti opererà per asportare il meccanismo, e nessuno potrà controllarti mai più" aggiunse
" e se mi rifiuto?" la voce del Soldato era più incerta ora, quasi come se avesse paura... per la prima volta da quando aveva memoria
"ti lascerò andare lo stesso... promesso...." rispose il direttore annuendo, facendo subito scattare gli occhi di Simmons su di lui "ma vorrei che valutassi la possibilità di restare, un uomo con le tue capacità potrebbe trovare una sua ragione d'essere qui... in ogni caso sarà una tua scelta" aggiunse un attimo prima di voltarsi e uscire dall'infermeria, lasciando il Soldato davvero senza parole.
"se hai bisogno di qualcosa puoi chiamarmi" gli disse dolcemente Simmons sorridendogli, anche se Soldato quasi non registrò le sue parole.

Jemma affrettò il passo appena fuori dalla porta per raggiungere la schiena di Coulson in fondo al corridoio
"Signore!" lo chiamò afferrandolo per la giacca "davvero lo lascerà libero se deciderà di non farsi operare!? È pericoloso! Potrebbe uccidere delle persone!" vomitò un fiume di parole concitate. Coulson le sorrise stringedole la spalla con una mano per tranquillizzarla
"ovvio che non potrei Simmons" le disse "per questo spero proprio che accetti, merita una possibilità" la ragazza annuì rinfrancata
"Steve dice sempre che era un brav'uomo, la persona migliore che abbia conosciuto" sussurrò in tono triste, a questo punto Coulson le si parò davanti e le poggiò entrambe le mani sulle spalle sorridendogli
"e io sono certo che lo è ancora, da qualche parte" le disse rassicurante, strappandole un sorriso.

 


Note dell'autrice: innanzi tutto scusate per la sparizione, problemi di salute assortiti! Questo capitolo forse non è il più avvincente che ho scritto, doveva infatti contenere molti più avvenimenti, ma poi ho deciso di lasciarlo dedicato tutto a Soldato d'Inverno ^^ che farà? Si farà operare? Ucciderà tutti con la lastra che gli ha lasciato Coulson? XD si ricorderà mai di Steve?
Vedremo... ora le note:
* la frase di Quinn è una citazione a una delle mia battute preferite del film "Lord of War"
** Fitz dice che tanto Soldato non deve fare il modello, è un mio divertimento personale dato che Sebastian Stan (quel gran gnocco che impersona the winter soldier) all'inizio della sua carriera voleva fare il modello XD
*** la schizzofrenia è una malattia per la quale senti una voce nella testa che ti ordina di fare del male a tè stesso oppure agli altri, il paziente non si rende conto che sono suoi pensieri quelli che avverte, crede che vengano da qualcuno che vive dentro di lui (per questo viene spesso confusa con la personalità multipla) e a volte la convinzione è talmente forte da portarli al suicidio nel tentativo di zittire la voce.

  
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