Lucy, le mani sulla cloche, lotta per tenere in posizione il levicottero. Scariche color viola attraversano la struttura del velivolo, l'avvolgono, lo attraversano. Le luci della cabina lampeggiano passando dal verde all'arancio e al rosso. Poi si spengono e si riaccendono. Le turbine lanciano un lamento sommesso
Lucy stringe i denti. Con la coda dell'occhio vede Steve precipitare verso il suolo come una bambola di pezza.
Spinge la cloche in avanti. Il levicottero si abbassa e punta il muso tozzo verso la terra. Le turbine gemono con intensità maggiore mentre l'aria sferza la cabina. Il cielo è tornato limpido, non c'è più traccia del colore viola.
― Arpione ― sussurra Lucy a denti stretti. Il pollice destro schiaccia un bottone e dalla parte anteriore del levicottero parte un un dardo tenuto legato da un filo.
Il proiettile raggiunge Steve e lo aggancia passandogli attorno all'addome tre volte. Lucy schiaccia lo stesso bottone e il verricello richiama la fune tirandosi dietro il corpo di Steve come un pesce che ha abboccato all'amo.
***
― Mi hai fatto prendere un colpo.Steve è riverso su di una branda. Sopra di lui incombe Lucy, l'espressione imbronciata.
Steve tenta di rialzarsi ma ricade sulla branda. ― Cos'era quella roba? Dove siamo?
― Da qualche parte sulla via del ritorno ― dice Lucy indicando il cielo che si intravede oltre il vetro della cabina pressurizzata.
Steve sgrana gli occhi. ― Chi è ai comandi?
― Pilota automatico. L'hanno inventato qualche anno fa, ricordi?
Steve si tocca la tempia. ― Cos'è successo laggiù?
― È quello che vorrei sapere anche io. Quello che vi siete detti...
― Non importa. Lui non è in sé.
― Steve...
― È come ti dico.
Lucy scuote la testa. ― Non importa quello che penso io. Tutti l'hanno sentito.
― Tutti?
― Jones stava origliando le nostre trasmissioni. Ha sentito quello che vi siete detti e deve aver tratto le sue conclusioni.
― Quel lampo viola?
― È un'arma ― dice Lucy con tono secco.
Steve la guarda sbalordito.
― Il suo nome in codice è Andromeda ― dice Karl parlando attraverso un microfono. ― Per molti è soltanto una leggenda metropolitana, ma io sapevo che era reale ― continua col tono di chi sta tenendo una lezione ai suoi studenti. ― Non esiste una documentazione ufficiale, solo frammenti di bit, qualche informazione sfuggita alla censura. A volte qualcuno coinvolto nel progetto si lasciava sfuggire una parola di troppo e così via...
― Karl, vieni al dunque ― lo incalza Lucy.
Karl ridacchia. ― Si tratta di un sistema integrato di satelliti. Avete presente la vecchia rete GPS? Il concetto è uguale. I satelliti sono geostazionari e coprono ogni angolo di superficie della Terra. Si tratta di tecnologia avanzatissima, capacità stealth, autoriparante e così via. ― Fa una pausa. ― Non so nemmeno se questa linea è sicura.
― Continua ― dice Lucy esasperata.
― I satelliti sono altrettanti nodi di una rete ad alta energia ― prosegue Karl. ― Possono colpire ovunque e chiunque, in qualsiasi momento. L'unico limite è che ci mette un po' a ricaricarsi. Immagino che la rete vada in sovraccarico o qualcosa del genere. Ma, e questo è il pezzo forte. ― Tossicchia. ― Vi starete chiedendo da dove prende l'energia. La risposta è: da nessuna parte. ― Risata nervosa. ― La rete è completamente autonoma. Ogni satellite funge da nodo di scambio e generatore. Quando si attiva invia la sua energia al satellite più vicino e così via finché il nodo principale non viene attivato.
― Il vortice violetto ― sussurra Steve.
― Bingo ― esclama Karl.
Steve si mette a sedere sulla branda. ― Ho già visto una cosa del genere. A Baytown, il giorno dell'incidente. Quando venni investito da quell'energia persi i poteri come oggi.
― È come se ti avesse sovraccaricato ― dice Lucy. ― La tuta ha assorbito parte delle radiazioni, altrimenti a quest'ora ti avrebbe fritto. E avrebbe fritto anche me senza la schermatura del levicottero.
― Tutto ha origine da lì ― dice Karl con voce eccitata. ― Braun e il suo team devono aver scoperto il segreto della tecnologia di Mantra e l'hanno usata per costruire il loro giocattolo. ― Fa una pausa. ― A proposito di Baytown ― dice Karl schiarendosi la voce. ― Gli hai parlato della mia teoria?
Steve guarda Lucy. Lei si stringe nelle spalle. ― Perché non glielo spieghi direttamente tu? Scommetto che muori dalla voglia.
Karl ridacchia. ― Diciamo che è più un'ipotesi, ma spiega dove sono stati Mantra e Capitan Freedom negli ultimi vent'anni.
― Dove? ― chiede Steve impaziente.
― Da nessuna parte. Erano esattamente dove li abbiamo visti l'ultima volta, sospesi sopra la baia all'interno del disco di Mantra.
Steve scuote la testa. ― erano tipo... invisibili?
― No bello ― esclama Karl. ― Erano lì, intrappolati in una dimensione parallela.
Lucy fa spallucce. ― È la sua grande passione.
― È fisica, tesoro ― risponde Karl indispettito. ― Steve, tu hai studiato scienze al liceo, no? Lo sai che esistono quattro dimensioni. Altezza, larghezza, profondità e tempo.
― Ho qualche vago ricordo.
― Bene ― prosegue Karl. ― Da tempo si sa che esistono altre dimensioni spaziali, ma noi ne percepiamo soltanto tre. L'energia rilasciata dal generatore di Mantra potrebbe aver proiettato il disco e tutto ciò che conteneva in una di queste dimensioni extra. Insomma non si sono mossi di lì.
― E come ha fatto il Capo a tornare?
Karl tossisce. ― L'esperimento di Braun deve aver fornito l'energia necessaria per invertire il processo.
― E Mantra? Perché non è riapparso anche lui? ― domanda Lucy.
― Non lo so, forse serve più energia per riportarlo indietro.
― Ha detto che voleva riportare indietro Mantra ― dice Lucy con sguardo fisso nel vuoto. ― Sta costruendo un generatore più grande.
Steve annuisce. ― Ma da dove prenderà tutta l'energia che gli serve?
Lucy guarda in alto. ― Gliela fornirà Andromeda.