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Autore: Blueorchid31    30/11/2014    10 recensioni
Questa fan nasce da una conversazione con Meryl Watase, quindi prendetevela con lei per avermi dato l'ispirazione per questa roba. Si parlava di Natale, di sciarpe e di Naruto. Le sciarpe però non c'entrano nulla... ma c'entrano i cappelli. Una Ino Yamanaka nazista, una Sakura che cerca di sucidarsi con dei cioccolatini e un Sasuke... Beh, Sasuke è Sasuke! Se dopo averla letta deciderete di non leggere più le mie storie vi capirò.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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"Il regalo di Natale"









Il Natale era il momento dell'anno che preferiva: i preparativi, gli addobbi, le luci e quei dolcetti che ogni anno si ostinava a cucinare con tanto amore, ma che risultavano puntualmente immangiabili. Li riponeva dentro piccoli cestini, chiusi da un fiocchetto rosso e li regalava ai suoi amici più cari, che la ringraziavano sentitamente... per poi gettarli nel primo cassonetto.

Un anno Kiba aveva avuto la brillante idea di darli ad Akamaru... il povero cane aveva poi cercato di suicidarsi con una polpetta avvelenata.

Ma, dopotutto, era il pensiero che contava e lei amava dimostrare il suo affetto.

Erano passati quasi due anni e i cestini che aveva preparato per lui nei precedenti dieci, erano ancora lì sulla mensola della camera da letto.

I dolcetti ormai avevano assunto delle connotazioni di colore che li rendevano più letali di quanto già non fossero; una spumosa e appiccicaticcia muffa bluastra ricopriva quasi per intero quelli più vecchi e aveva iniziato a intaccare anche quelli dell'anno precedente.

Sua madre le aveva consigliato più volte di gettarli via ritenendo poco opportuno che dormisse con una coltivazione abusiva di penicillina in camera da letto, ma quell'ammasso putrescente di cioccolata e mandorle rappresentava una certezza - o la speranza - che un giorno, non molto lontano, sarebbe riuscita a darglieli tutti.

Il nuovo Hokage - Kakashi Sensei - per nulla pratico in merito ad addobbi e festoni, le aveva chiesto di aiutarlo a dare a Konoha un aspetto natalizio e dato che il suo non-fidanzato era chissà dove per il mondo, aveva accettato di buon grado, ritenendo quell'impiego un modo per non pensare costantemente alla stessa cosa, o meglio, alla stessa persona.

Aveva indossato un paio di leggings, gli stivali, una maglia lunga fino alla coscia con uno scollo a V e il Montgomery di pelliccia. Si era truccata appena e sistemata i capelli - il nuovo taglio le piaceva tantissimo. La Yamanaka l'aveva trascinata dal suo parrucchiere personale dicendo che "doveva dare un taglio con il passato" e per essere ancora più convincente aveva aggiunto " quando quell'idiota tornerà - se mai lo farà, ma questo evitò di dirlo - non resisterà dallo sbatterti contro un muro".

La possibilità che Sasuke la "sbattesse contro un muro" non per sgozzarla, ma per ben altre attività più piacevoli fu il leitmotiv che in definitiva la convinse.

Dopo aver ammirato la sua fronte spaziosa, che lei aveva ordinato tassativamente di non coprire in alcun modo - tante volte a Sasuke avesse fatto piacere ritoccarla - , il parrucchiere aveva optato per una riga laterale che inizialmente aveva detestato perché le finiva davanti agli occhi con estrema facilità. In seguito aveva acquistato una serie di clip per tenerla a bada, risolvendo il problema alla base. Quel taglio le addolciva i lineamenti che in quei due anni avevano già subito i cambiamenti dovuti al passaggio dall'adolescenza all'età adulta.

Ormai era una donna, non molto formosa, ma armoniosa.

Le curve di Hinata facevano regione, quelle di Ino provincia e le sue... Beh, le sue al massimo un " paesino", ma sapeva che per Sasuke questa cosa non avesse alcuna importanza - o almeno lo sperava. Dopo anni in cui alle terme si nascondeva con un asciugamano persino immersa nell'acqua, aveva imparato ad amare il suo corpo e accettarlo per quello che era - fronte compresa. Per quella, in realtà, erano bastate due dita, indice e medio, a renderla bellissima e poi aveva il byakugou che le donava un aspetto quasi "regale". Aveva seguito alla lettera i consigli di Ino che continuava imperterrita a farle da motivatrice per la sua scarsa autostima e aveva imparato a volersi bene, a curare il suo aspetto in attesa del suo ritorno... perché ne era certa... lui sarebbe stato perfetto come sempre e lei non poteva essere da meno.

Uscì di casa con uno dei suoi cestini e si diresse verso il palazzo dell'Hokage, guardandosi intorno per farsi già un'idea di quali addobbi utilizzare per le varie vie del Villaggio.

Kakashi ovviamente non era nel suo ufficio, nonostante lei fosse arrivata con una decina di minuti di ritardo, conoscendo la puntualità del suo sensei, peggiorata da quando era diventato Hokage.

Sulla scrivania erano impilate una serie di carte, in perfetto ordine - merito di Anko sicuramente -, un paio di pennelli spuntavano fuori da una tazza e dal cassetto socchiuso faceva capolino uno dei suoi libri preferiti - probabilmente riposto in malo modo perché colto sul fatto.

Sospirò sconsolata, prevedendo una lunga attesa, quando il suo sguardo cadde per caso, o per destino, su un fascicolo un po' più voluminoso degli altri. Si guardò intorno con circospezione, indecisa sul da farsi. In fondo dare un'occhiatina, una sbirciatina veloce non poteva essere considerato un affronto a un Hokage assente e ritardatario.

Le dita afferrarono il lembo della carta ruvida per sfilare la cartellina e poterne leggere il contenuto. Ebbe come la sensazione che fosse stata lasciata lì di proposito, che fosse destinata a leggerla e che fosse inevitabile per lei...

... incazzarsi anche a Natale, quando tutti dovrebbero essere felici e sereni... e buoni... e non...

"Bugiardi, traditori e farabutti!" esclamò, sfogliando concitatamente le pagine di quel dossier che "per caso" aveva notato e che "guarda caso" conteneva dettagliate informazioni sui vari spostamenti di Sasuke.

Fu in quel momento che, con un tempismo a dir poco pessimo, l'Hokage fece il suo ingresso nel suo ufficio.

"Oh Sakura, sei già qui?"

Kakashi non riuscì a captare l'aura di negatività e sete di sangue che avvolgeva la sua allieva e con tranquillità si andò ad accomodare alla sua poltrona. Fu solo quando si accorse che quel fascicolo "top secret" era aperto sulla scrivania che iniziò a temere per la propria incolumità e a pensare che rischiasse seriamente di venire ricordato come l'Hokage meno longevo dopo Minato Namikaze.

"Che. Diavolo. Significa. Questo?" sibilò Sakura a denti stretti, tentando di mantenere un minimo di contegno - era pur sempre l'Hokage.

"Abbiamo fatto seguire Sasuke" rispose lui con calma, come se fosse stata la cosa più normale del mondo.

"E io... non dovevo saperlo, vero?"

Stava per esplodere, lo sentiva. Il sigillo del byakugou aveva iniziato a pulsare in modo sinistro e il dolce formicolio del potere che stava fluendo nelle sue membra le diede quasi conforto. Una risposta sbagliata e avrebbe distrutto l'intero ufficio - Sasuke sarebbe stato fiero di lei.

"Veramente no, non avresti dovuto saperlo. Io e Naruto abbiamo preferito non dirti nulla per non farti preoccupare"

Neanche fosse stata una donna in piena crisi ormonale che dormiva due ore a notte e per la restante parte del tempo contemplava la finestra, sussultando alla vista anche solo di un pipistrello. Neanche fosse stata una psicopatica con l'ossessione di uomo che aveva preferito viaggiare da solo per il mondo per espiare dei peccati che non c'entravano niente con lei - parole sue, che necessitavano di un chiarimento, come tutte le altre che aveva proferito in diciannove anni di vita. Dovevano davvero essere molto in pena per lei o totalmente egoisti per nasconderle una cosa così importante.

"Shannaroo!"

Il cestino e i dolcetti si spiaccicarono sulla scrivania dell'Hokage diventando un'unica, informe, cosa.

Kakashi si ritenne alquanto fortunato: non solo gli aveva risparmiato la vita, ma aveva distrutto anche quel pericoloso dono.

Sakura, imbestialita come una pantera nera, uscì sbattendo la porta e camminando lungo i corridoi del palazzo, con un'irrefrenabile voglia di spaccare qualcosa, incappò nell'unica persona che avrebbe fatto meglio a girarle a largo e che le stava andando incontro con il suo solito sorriso.

"Hey, Sakura-chan!" la salutò, ignaro di quanto fosse pericoloso quel gesto.

"Levati di torno Naruto"

Consiglio da amica, di quelli che vanno seguiti, soprattutto se sulla faccia della stessa si riconosce un ingestibile istinto omicida.

Naruto, non essendo stupido e conoscendo fin troppo bene la sua Sakura-Chan non ci mise molto a comprendere cosa potesse averle fatto girare la luna al contrario.

La ragazza proseguì a camminare, a lungo, senza meta, cercando di sbollire la rabbia e la delusione. Non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere da quei due, sapevano quanto tenesse a Sasuke, quanto si arzigogolasse il cervello pensando a dove fosse, se stesse bene, se mangiasse abbastanza... se avesse trovato un'altra. Loro erano sempre stati a conoscenza di tutto e non le avevano detto niente. Aveva delle serpi in seno e neanche se ne era accorta. Si era sentita una stupida perché avrebbe dovuto sospettarlo: Sasuke aveva una predisposizione innata a fare cazzate, Kakashi aveva messo una buona parola per lui e adesso era una sua responsabilità che rigasse dritto, era talmente ovvio che solo lei non c'aveva pensato, troppo presa a pensare a lui, al suo ritorno. Passava intere giornate davanti allo specchio a provare le battute di quella scena che aveva immaginato così tante volte da renderla quasi reale - grazie anche al supporto di una bambolina di pezza con le sue sembianze.

"Bentornato Sasuke-kun!"

"Buon Natale Sasuke -kun!"

"Io ti amo Sasuke-kun!"

E ogni volta il suo film terminava con un bacio. Quel bacio che lei meritava da una vita, che sognava da una vita e che forse proprio per colpa di quel guardone, impiccione di Kakashi, lui aveva tramutato in un colpetto alla fronte. Ne era quasi certa, era stata colpa del sensei quella volta. Se lui non fosse stato lì presente come un gufo impagliato, lui l'avrebbe baciata: un bacio casto forse, non come quelli che le dava nei suoi sogni erotici che la facevano svegliare la notte sudata e vogliosa, un bacetto a fior di labbra, un pegno del suo amore, perché lui l'amava... DOVEVA AMARLA!

Non poteva aver aspettato tutti quegli anni per niente e se Kakashi-sensei si fosse levato gentilmente dalle balle, ne avrebbe avuta la certezza.

Arrivò fino al confine Nord di Konoha, proprio davanti a quella panchina maledetta. Straordinariamente la trovò rassicurante... lei era stata sempre lì: era scampata miracolosamente all'attacco di Pain, era stata il suo letto per una notte intera e non aveva scelto di andare via con le sue gambette di marmo alla ricerca del perdono cosmico. Si mise distesa, accorgendosi di essere ormai troppo alta per entrare tra i due braccioli, quindi poggiò la testa sul marmo freddo e lasciò le gambe a penzoloni dall'altra parte e... sbatté ripetutamente la testa con la speranza di tramortirsi, ma niente, neanche il granito era più efficace di un colpo secco alla nuca dato da lui. A quel punto pianse... e tanto, fino a che sfinita non si appisolò.



-§-



Mancavano pochi giorni a Natale.

Kakashi aveva dovuto ripiegare sull'eccentrica Ino Yamanaka per addobbare il Villaggio e diffondere lo spirito natalizio, dato che Sakura da quel giorno si era rifiutata di farlo.

La Yamanaka aveva preso molto seriamente la sua missione "Bianco Natale" - forse anche troppo.

Aveva costretto Akamaru a indossare un paio di corna da renna, nonostante le rimostranze di Kiba.

A Choji, data la stazza, aveva imposto il ruolo di Babbo Natale, con tanto di campanaccio e "Oh, Oh, Oh!" - non mettendo minimamente in conto che quella sua interpretazione potesse fare colpo su una ninja della nebbia.

Shikamaru, dopo un significativo aiuto da parte di Temari, ormai sua amica e complice, aveva "accettato" di interpretare il ruolo del folletto al seguito di Choji, indossando una tutina di Rock Lee modificata per l'occasione. Sbuffava di sovente, ma solo quando era fuori dal campo visivo delle due virago perché la Yamanaka aveva legiferato che per quel Natale tutti gli abitanti del Villaggio dovessero sorridere felici.

Era riuscita laddove Sasuke Uchiha aveva fallito: in pochi giorni aveva instaurato una dittatura fondata sul terrore e... sui bastoncini di zucchero.

Dall'altra parte del villaggio, in una casetta di marzapane, una ragazza dai capelli rosa stava valutando di porre fine alla sua vita, davanti a una bambolina di stoffa, mediante l'ingestione di dolcetti natalizi avariati... i primi, quelli che aveva fatto a nove anni di nascosto a sua madre, sciogliendo del finissimo cioccolato a bagnomaria e affogandoci dentro una manciata di mandorle. Sapeva che a Sasuke i dolci non piacessero, ma era sempre stata convinta che quelli fatti da lei avrebbero avuto successo e che lui non avrebbe desiderato mangiarne mai di altri – forse perché subito dopo sarebbe morto.

Era in procinto di ingoiare il primo dolcetto, quando qualcuno bussò alla porta.

I suoi genitori erano usciti per le compere natalizie e lei avrebbe anche potuto non alzarsi soprattutto perché la possibilità che fosse Ino o peggio Naruto era fin troppo alta e non aveva voglia di vedere nessuno dei due.

Si trascinò lungo il corridoio con un indolenza che avrebbe fatto impallidire il Nara e, aperta la porta, se lo ritrovò proprio di fronte con un gruppetto di marmocchi e... Choji?

I marmocchi iniziarono a intonare una canzoncina natalizia di quelle strappalacrime, come un gruppetto di puttini alati... infernali - perché intonare canzoncine natalizie piene di speranza e di amore a una che pochi minuti prima stava per ammazzarsi con la muffa è un'azione cattiva e siccome sicuramente erano stati inviati da Ino, non era solo cattiva, ma diabolica.

Dopo uno sguardo di disappunto e comprensione verso quei due poveri malcapitati – Akamaru compreso – richiuse la porta, beccandosi anche gli improperi dei bambini che si aspettavano almeno un dolcetto.

Shikamaru li aveva calmati dicendo loro che dovevano ritenersi fortunati di non aver ricevuto dolcetti da Sakura, ma i bambini non ne compresero bene il motivo.

Tornati al palazzo dell'Hokage da cui la Yamanaka gestiva le operazioni, Shikamaru, dall'alto del suo quoziente intellettivo ebbe la brillante idea di distogliere almeno per un po' la sua compagna di Team dal distruggere il Natale di Konoha.

"Hey, Ino! Non sono affari miei, ma penso che la tua amica non sia molto... felice!"

Gli era bastato pronunciare quella parola.

Nel Villaggio c'era ancora qualcuno che non era felice e lei, la "fondamentalista del Natale", la "protettrice della stella cometa", la "fustigatrice dei bambini che rompevano le palline dell'albero", non poteva permettere che qualcuno fosse triste, non durante quel Natale, non in quel Villaggio.

"E tu che ne sai?" gli chiese allarmata.

"Siamo passati con i bambini da casa sua e... non ha sorriso."

Blasfemia, sacrilegio!

Ino acchiappò al volo un cappello da Babbo Natale e si diresse con aria alquanto bellicosa verso casa Haruno. Decise di non bussare alla porta, ma procedere direttamente con lo sfondamento della stessa, tanto se Sakura era in mood depressoide non le avrebbe aperto.

La trovò inginocchiata sul letto, in pigiama – e già quello la fece innervosire – con un cestino contenente quegli abominevoli cioccolatini, che sembravano più vomitevoli del solito, posato sulle gambe – e questo le fece incurvare le labbra in una smorfia di profondo disgusto – e una bambolina a forma di Sasuke sul cuscino – il quadretto più deprimente che avesse mai visto in vita sua.

"Si può sapere che cosa stai facendo?" le chiese con cautela, per paura che le lanciasse contro quegli scarafaggi al cioccolato.

"Muoio, un po' alla volta."

La situazione era più preoccupante del previsto. Di solito Sakura diceva cose del tipo " Se Sasuke non torna mi uccido", oppure, " Se la prossima volta non mi porta con lui , lo uccido" , ma non "Muoio, un po' alla volta". Quello era un segnaccio.

"Sei sicura di voler morire proprio a Natale? Non potresti aspettare la Befana?" le aveva chiesto, considerando le conseguenze che un lutto avrebbe portato al suo Natale perfetto.

"No. Perché io continuo a fare questi cioccolatini, tutti gli anni, da dieci anni e lui odia i dolci, ma questi li avrebbe amati, perché lui mi ama... mi deve amare... è solo che ha bisogno di espiare le sue colpe e io non c'entro niente con le sue colpe e poi Kakashi Sensei, se non ci fosse stato Kakashi Sensei e... io ho tanta voglia di vederlo, ma devo aspettarlo, aspettarlo ancora, per quanto tempo? Sto diventando vecchia, quanto gli ci vuole? E' Natale, un altro, l'ennesimo Natale e poi viene Pasqua..."

"E Ferragosto e poi di nuovo Natale. Sakura, hai per caso mangiato quei cioccolatini?"

Parlava senza alcun freno e senza alcun senso, aveva ammucchiato un serie di pensieri e li aveva buttati lì, il rischio che uno di quei cosi avesse avuto effetti psichedelici era molto alto.

"No. Fanno schifo!" le aveva risposto, accennando un sorriso malinconico, da psicotica all'ultimo stadio.

"Quindi non hai intenzione di ucciderti, vero?" doveva esserne sicura, Kakashi non l'avrebbe perdonata per il fallimento.

"No, tranquilla Ino. Ma non sento molto lo spirito natalizio, perdonami."

Il Natale era salvo, ma Sakura sembrava davvero molto triste.

Ino la lasciò a contemplare quei cioccolatini e quella vecchia bambolina e camminò pensierosa fino a che un'epifania non illuminò il suo tragitto come la stella cometa con i re Magi.

Corse a perdifiato fino a casa dell'unico uomo che potesse darle una mano. Neanche questa volta si scomodò a bussare e quello che vide fu forse anche più raccapricciante di quello a cui aveva assistito in precedenza.

"Abbiamo un problema e tu mi aiuterai a risolverlo"





-§-





"Siete chiassosi come al solito"

"E adesso che facciamo?"

"Prendetelo!"

"Ma che diavolo..."

"Rasengan!!!"

"Genio, così lo uccidi"

"Tenetelo fermo!"

"Non così!"

"Che seccatura."

"In nome della giovinezza!"

"Wuaff!Wuaff!"



Un'ora dopo...



"Adesso cosa prevede il tuo piano, genio?"

"No, no, no... non se ne parla, io le mani lì non ce le metto"

"Ce le metto io"

"Inooo!"

"Meglio lei che io"

"Dattebayo!"

"Io me ne vado"

"Gli occhi mi raccomando"

"Il capello... il capello!"

"Wuaff! Wuaff!"



-§-





Era quasi la mezzanotte della Vigilia di Natale.

Sakura era nel suo letto con una tazza di latte caldo, una fetta di torta al cioccolato (comprata) e un libro romantico di quelli che fanno piangere, ma piangere davvero.

Sperava solo che quella notte passasse in fretta perché aveva capito di odiare il Natale, quasi quanto San Valentino. Avrebbe mangiato la sua torta e sarebbe arrivata a pagina 156 perché oltre quella, la storia sarebbe diventata sicuramente meno triste e lei voleva deprimersi, voleva disperarsi, soffocare nelle sue stesse lacrime e risvegliarsi la mattina dopo ancora più depressa.

Il suo intento fu mandato in fumo dal rumore di un oggetto non identificato che si spiaccicava ad alta velocità contro la sua finestra.

Uno degli uccelli di Sai – che diavolo ci facesse in giro a quell'ora proprio non riusciva a capirlo.

Perfetto! Adesso avrebbe dovuto pulire anche la finestra da tutto quell'inchiostro.

"Che Natale di merda!" pensò, guardando il liquido nero scivolare sul vetro fino a terra dove c'era qualcosa... un foglio...no... una lettera... no... un biglietto.

Sakura non riuscì a credere ai suoi occhi. Era troppo bello per essere vero e presa dall'entusiasmo trascurò alcuni piccoli particolari della questione, dando delle risposte inattendibili a due quesiti che una persona normale si sarebbe posta. Ovvero: perché usare proprio un uccello di Sai? - Si fa di necessità virtù. E come mai la calligrafia è così simile a quella di qualcun altro? - Piccolo problema logistico.

Desiderava così tanto credere che il suo miracolo di Natale si avverasse che non ci aveva pensato due volte: era corsa a vestirsi, cercando di rendersi anche presentabile - dopo quei giorni passati a pensare di uccidersi con la muffa fu un'impresa epica -, prese uno dei cestini e provò un paio di volte il "discorsetto".

Con le ali ai piedi corse fino al luogo indicato – una casa abbandonata appena fuori Konoha – e si fermò davanti all'uscio, emozionata come non mai.

Bussò, ma non ottenne risposta.

Si fece coraggio, quindi, e provò ad aprire.

La casa era buia, ma dal piano di sopra proveniva una fioca luce – doveva aver acceso delle candele.

Percorse le scale in legno, sentendole cigolare sotto i suoi piedi a ogni passo. Era un posto un po' sinistro per un appuntamento, ma meglio di niente.

Appena davanti all'ingresso della stanza, chiuse gli occhi e respirò profondamente – non voleva dare l'idea di essere nervosa.

Quando li riaprì, ciò che vide la costrinse a richiuderli immediatamente e a portarsi una mano davanti alla bocca per soffocare un grido di imbarazzo e stupore.



Sasuke Uchiha, bendato e legato a un letto per l'unico arto tangibile.

Ciò che rendeva però la scena assurda non era tanto il fatto che fosse legato e bendato... ma nudo!

Ma non integrale... quel punto preciso, quell'arnese sul quale da qualche anno aveva iniziato a fantasticare, era coperto da un cappello da Babbo Natale... il che rendeva la scena alquanto ridicola.

Sakura rimase impalata per qualche secondo, incerta sul da farsi e iniziò a mordicchiarsi le unghie e sbattere leggermente il piede su quel pavimento che sembrava per cedere da un momento all'altro.

L'udito estremamente sviluppato dell'Uchiha aveva già captato il grido, risvegliando i sensi del ragazzo che si sentiva spaesato, nudo e... incazzato - Non vedeva l'ora di mettere le mani su quei debosciati e farli a pezzi una volta per tutte.

"Chi è là?" chiese, sperando che non avessero in serbo per lui altri scherzi.

"Sono io, Sasuke-kun... Buon Natale"

Ce l'aveva fatta! Era lì in piedi davanti a lui – nudo, anche meglio! - con il suo cestino di dolci e la faccia da ebete. Quel Natale stava prendendo una piega inaspettata.

"Sakura? Liberami immediatamente!" le ordinò con il tono più autoritario di cui fu capace, avendo realizzato che Sakura probabilmente avesse notato che lui non avesse nulla addosso se non qualcosa di pungente e lanoso in corrispondenza del suo... che adesso, misteriosamente, sembrava essere sparito.

"Niente da fare Sasuke-Kun." sussurrò lei, facendo volteggiare nell'aria il cappello "Sei il mio regalo di Natale!"

Le labbra di Sakura si incurvarono in un ghigno, di quelli di soddisfazione, di quando finalmente ottieni una cosa che desideri con tutta te stessa.

Per precauzione decise di lasciargli un altro po' gli occhi bendati, almeno fino a quando non fosse stato anche lui pienamente soddisfatto dal miracolo del Natale.







Angolo Autrice



Ok, avete tutte le ragioni per pensare che io sia impazzita, ma prima datemi la possibilità di spiegarvi.

Questa storia è nata oggi verso le 14. Si parlava del Natale, di sciarpe di lana e di Naruto, ovviamente.

Riporto la conversazione che faccio prima...

Meryl Watase : << Io sto facendo una sciarpa di lana, invece. Tipo vecchietta :-) >>

Blueorchid31: << Rossa come quella che Hinata regala a Naruto? >>

Meryl Watase : << Blu >>

Blueorchid31: << Blu Uchiha quindi >>

Meryl Watase : << Certo >>

Blueorchid31 : << Oh, mia Sakura Chan! Io sono un uomo, un Uchiha, non porto sciarpe. Io non ho freddo, non ho sonno, non mangio. Il mio cibo è la vendetta.. >>

Meryl Watase : << Sasuke-kun >>

Blueorchid31 : << Il mio sogno è la vendetta >>

Meryl Watase : << Che cavolo di regalo ti faccio a Natale, eh? Shannaroo! >>

Blueorchid31 : << E il calore lo trovo nel fuoco della vendetta >>

Meryl Watase : << Alla fine Sakura si è incazzata >>

Blueorchid31 : << Regalagli una vendetta, o un pungiball formato Itachi, o un braccio casomai >>

Meryl Watase : << Che scenetta carina per Natale... Sakura che lo picchia dopo anni di rifiuti. Rifiuta pure i regali, che cavolo! >>

Blueorchid31 : << Sakura cosa vuoi per Natale?

Sasuke ammanettato a un letto, possibilmente nudo e ingrifato.

Penso che sarebbe contenta. >>



Il resto ve lo evito... è meglio, fidatevi.

Questa è stata la conversazione da cui è nata questa Os. L'ho scritta in un paio d'ore, poi per una serie di inconvenienti, tra cui l'elettricità che va e viene a intermittenza a causa del maltempo, sono riuscita a pubblicarla solo ora alle 01:35 circa con la speranza che nessuno la veda perché è davvero uno sbrocco, ma mi sono divertita troppo a scriverla.

Torno alle mie fan normali... che è meglio!

Vi mando un bacione e ringrazio a priori i temerari che sono arrivati fin qui e coloro che avranno l'ardire di lasciarmi un commento anche per dirmi di farmi visitare da uno molto bravo.

Blueorchid31


















   
 
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