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Autore: TvSeriesAddicted    30/11/2014    0 recensioni
Quel nostro idilliaco mondo di divertimenti, battaglie e amori sospirati, congelato in un tempo ultraterreno, sembrava intoccabile. Ma bastò l'apparente gentile tocco delle delicate dita affusolate di una mortale a romperlo in mille pezzi.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Sif, Thor, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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There were places we would go at midnight
There were secrets that nobody else would know

Io e lui, insieme da sempre. Tutta Asgard sapeva che se il principe Thor fosse andato da qualche parte, la guerriera Sif lo avrebbe seguito come un ombra. Non eravamo soli, spesso ci seguivano Fandral, Hogun e Volstagg, i nostri più cari amici, ma ero io quella che gli era più legata, colei a cui si appoggiava sempre, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Durante la nostra infanzia e la nostra adolescenza, Thor aveva assunto la fama di essere egocentrico, arrogante e combinaguai. Non posso dare torto a queste voci, pensava sempre a se, senza curarsi delle possibili conseguenze delle sue azioni, eppure, anche quando ero furiosa con lui, quando mi giuravo di non rivolgergli più la parola, mi guardava con le sue gemme azzurre sorridendomi sornione, e io cadevo letteralmente ai suoi piedi.nDi conseguenza, il suo bel caratterino e la mia devozione verso di lui, ci cacciavano sempre nei pasticci.

Ricordo una sera d’estate, tutta Asgard dormiva, e il palazzo reale giaceva quasi congelato nel tempo. Non riuscivo ad addormentarmi quella sera, così ero uscita a prendere una boccata d’aria. Mi misi ad ammirare le stelle e inconsapevolmente comparai il loro luccichio allo splendore del suo sorriso. Una voce profonda che conoscevo anche troppo bene interruppe i miei pensieri.

“Lady Sif, ancora sveglia? Non si addice ad una ragazza membro della corte.”

Mi guardava appoggiato alla colonna del balcone della mia camera, con un sorriso di scherno sulle labbra. Nonostante mi fossi alterata per le sue parole (sapeva benissimo che odiavo essere considerata una donnicciola), rimasi per qualche secondo ad ammirare il suo aspetto. I capelli biondi come il grano e lucenti come il sole riposavano selvaggi contornando il suo volto abbronzato, e per una volta non indossava la solita armatura da Dio del Tuono con tanto di mantello rosso. Aveva solo una maglia e dei pantaloni leggeri, che lasciavano poco spazio all’immaginazione del petto muscoloso appena coperto da essa.

“Smettila. Non riesco a dormire”

Scostai lo sguardo verso il muro esterno del palazzo, in modo che non vedesse il rosa che colorava le mie guance.

“Non avrai voglia di mangiare Sif? Non hai mangiato nulla al banchetto. Vieni con me.”

Mi voltai di scatto con uno sguardo inceneritore. C’era puzza di guai.

“Sai che è proibito andare nelle cucine a quest’ora. Ci metteremo nei guai Thor!”

“Oh andiamo Sif!”

Mi prese la mano e cominciò a correre.
 
Nonostante le mie proteste scappammo a perdifiato per i corridoi del palazzo, ma urtando un vaso che cadde rompendosi in mille pezzi, svegliammo Erg, uno dei servitori che abitava in quell’ala del castello.

“Chi è là?”
Ricominciammo  a correre ridendo, fino ad arrivare di fronte alla porta della mia stanza.

Ci fermammo l’una davanti all’altro, le nostre bocche vicinissime e i nostri sguardi che ci incatenavano. Thor si avvicinò ancora di più, ma si ritirò poi con un mesto sorriso sulle labbra colmo di tenerezza.

“Ci sarai domani?”

Giusto, non era il massimo baciarsi con la propria migliore amica il giorno prima dell’incoronazione. Con tutta la forza che possedevo, cercai di ricompormi.

“Certo che ci sarò”.

Mi guardò intensamente per attimi che sembrarono anni.

“Buonanotte Sif.”

Mi afferrò la mano, posò un dolce bacio su di essa e si diresse verso le sue stanze.

Rimasi li, a rievocare la sensazione delle sue labbra sulla mia pelle, e poi mi buttai sul letto, sorridendo come mai avevo fatto prima.

There's a reason but I don't know why
I don't know why
I don't know why
I thought they all belonged to me

Il giorno dopo, mentre stavo sulle scalinate ai piedi del trono, lo vidi entrare nella sala dell’incoronazione, splendente come il sole, beffardo come sempre.

Poi l’idilliaco evento venne rovinato dall’attacco dei giganti di ghiaccio architettato da Loki, Dio degli Inganni, e una serie di eventi portò all’ esilio e alla salita al trono da parte del suo fratellastro.

Ricordo la fitta al cuore quando seppi che era confinato su Midgard, ma anche la sensazione di gioia quando potemmo, io e gli altri guerrieri, andare a dargli il nostro aiuto nella battaglia.

Who's that girl?
Where's she from?
No she can't be the one
That you want
That has stolen my world
 
La Terra, come era chiamata, era davvero strana. Arrivammo di fronte all’edificio in cui si trovava e lo salutammo da dietro la barriera di cristallo esterna. Stupito, ci accolse calorosamente, ma in quel mentre riuscii a notare la presenza di una ragazza da lunghi capelli marroni e dai profondi occhi nocciola. All’inizio cercai di non prestarle attenzione, affogando i  miei dubbi, e mi concentrai su ciò in cui sono davvero brava: combattere.
Mi lanciai contro il Vendicatore, mostro di metallo comandato dal perfido Loki, ma venni scaraventata via. Cercai di alzarmi, nascosta da un auto, quando arrivò da me Thor, che mi persuase a farmi da parte. Protestai, ma mi bloccò con una carezza.

“Si parlerà di questa battaglia!”

Urlai, cercando di fargli capire cosa significasse davvero per me essere presente sul campo e farmi valere, cosa significasse essere ricordata. Sembrava che improvvisamente di fosse scordato di tutto ciò che un tempo dava per scontato.

“Vivi e raccontala tu questa battaglia”.

In quel momento mi arresi. Per la prima volta nella mia vita mi arresi al suo volere e mi appoggiai alla sua mano calda ancora premuta sulla mia guancia.

Si alzò e lo vidi avanzare temerario come sempre, ma in quel che faceva c’era qualcosa di diverso da come lo ricordavo. Non c’era la solita spavalderia e quella punta di egocentrismo, piuttosto un velo di sentimento, dolcezza e compassione per il fratellino, che ai miei occhi sembrava il diavolo in persona. Infatti i suoi sentimenti non vennero ricambiati e venne sbattuto a terra da un colpo del gigante di ferro.

Il tempo sembrò fermarsi e nonappena mossi un lieve passo all’avanti per accorrere in suo aiuto, vidi la terrestre correre verso di lui e chinarsi sopra il suo corpo inerme. Per una volta mi sentì estranea e inconsapevole della sua vita e, terribilmente di troppo.

Cercai di svuotare la mente, sperando che non fosse altro che un sentimento di pura amicizia, ma c’era una voce nella mia testa, orriblmente simile  a quella tagliente e fredda di Loki, che mi sussurrava che non era così.

Li vidi scambiare qualche parola, e poi la mortale si gettò letteralmente sulle sue labbra.

Labbra che erano destinate ad essere mie.
Io sarei dovuta essere al suo posto, io sarei dovuta essere guardata da lui come guardava lei, quello era il mio momento e il mio bacio.

Ingoiai il magone e cacciai furiosamente le lacrime che mi annebbiavano la vista, mentre guardavo Thor sparire, risucchiato dal vortice del Bifrost.

“Andiamo ad aiutarlo!” propose Volstagg.

“No” risposi secca.

Tutti si voltarono verso di me, guardandomi come se avessi detto la più grave delle bestemmie, e in un certo senso, lo era.

“E’ la sua battaglia, non la nostra”.

Avanzai e ordinai ad Heimdall di aprire il passaggio e arrivai ad Asgard, seguita dai miei compagni stupiti e con la coda tra le gambe.

Nonappena rimasi sola, corsi verso la mia camera e, chiudendomi all’interno, urlai e piansi più forte che potei, distruggendo ogni cosa sul mio cammino.

Stetti lì per più di due giorni, fino a quando Frigga mi venne a chiamare, dicendomi di Thor vittorioso e di Loki perduto. Lessi dolore di madre nei suoi occhi, e forse lei lesse dolore di gelosia nei miei, gonfi e arrossati.

Mi preparai alla meglio per il banchetto di quella sera, ma non provai nemmeno a parlare con Thor. Troppo addolorato per il fratello e per lei.

Non nego che nacque in me una punta di felicità quando seppi che il Bifrost era distrutto. E sperai che fosse per sempre.

It's not real, it's not right
It's my day, it's my night
By the way
Who's that girl living my life?

Passò il tempo e con il tempo ricominciarono le nostre avventure, combattendo fianco a fianco, ma tutti i miei tentativi erano vani.

Vani perché leggevo lei nei suoi occhi.

E continuo a leggerla e a vederla nei suoi rari sorrisi sinceri, e sono ormai rassegnata all’idea di essere dimenticata, ma non mi vergogno a dire che di notte, quando non riesco a dormire, vado sul bacone e chiudo gli occhi. In quella oscurità sogno che Jane non esista e che sia la notte di due anni fa, che Thor mi compaia dietro e che mi porti nelle cucine, per poi scappare e arrivare davanti alla mia camera, solo che questa volta lo bacerei e gli direi ciò che tengo dentro da sempre, e allora forse lei non starebbe vivendo la mia vita.
 
Nota dell'autrice:
Song-fic costruita sulla canzone "Who's that girl?" di Hilary Duff, contenuta nell'album "Hilary Duff".
 
  
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