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Autore: PaleMagnolia    01/11/2008    3 recensioni
Avete presente la femme fatale degli anni Cinquanta - Marilyn, l'elegantissima Grace Kelly, Veronica Lake? Con biondi capelli sempre in ordine, classe e fascino da vendere, labbra color del corallo, e bellissimi abiti da sera?
Ecco, Evelyn Cleve non ci assomiglia neanche un po'. Ma non perché non ci provi, sia chiaro: anzi, le piacerebbe tanto, ma tanto tanto tanto, essere una di loro... Ma, ehi!, voi avete mai provato a essere impeccabili, quando un gatto vi osserva (appollaiato in cima al mobiletto del bagno come un piccolo avvoltoio peloso) mentre vi infilate le calze, la vostra migliore amica è in pieno delirio amoroso, vi sospira nelle orecchie tutto il giorno e mangia solo mele, e la vostra vecchia zia vi rimpinza di focaccine sciroppose?!
Io non so, ma Evelyn assicura che non è facile... No, non è facile neanche un po'! Seguite Eve Cleve attraverso (letteralmente) sandwiches con il tonno (e la maionese, e le cipolline), gatti mangia-calze, pasticcio di rognone e amiche logorroiche: ne vedrete delle belle, e soprattutto assaggerete un po' di tutto.
Genere: Commedia, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Millenovecentocinquantatré' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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kiara_chan: oh, perchè le idee geniali vengono a te e non a me? ç_ç
Damian vestito da ciambella sarebbe stato fantastico! XD

Evelyn raggiunse Merry, che ogni giorno si sedeva più vicino al muretto di divisione col cortile della scuola

Evelyn raggiunse Merry, che ogni giorno si sedeva più vicino al muretto di divisione col cortile della scuola.

“Ehi”, la chiamò.

Silenzio.

Le tirò una pallina di mollica tolta dal suo sandwich al tonno.

Tonno e maionese, in realtà.

E capperi.

E pomodori.

“Uhm… Merry?”, ritentò.

Merry rimase immobile, il naso infilato in una maglia della rete divisoria, a guardare fissamente dall’altra parte.

Mary Rose!

“Yipe!”, gridò Merry, voltandosi di scatto, e scorticandosi il naso.

"Yipe!", gridò Evelyn, tanto per non essere da meno.

“Oh, ciao, Evelyn. Mi hai spaventata. Non arrivarmi dietro così, di soppiatto.”

“Non sono arrivata di soppiatto. Ti ho chiamata due volte.” Evitò di menzionare la pallina di pane.

“Oh. Scusa.”

Evelyn si sedette.

“Volevi parlarmi?”

“Oh. Sì. Certo.”

“E…?”

“E…?”

A Evelyn sembrava di parlare allo specchio. Lo stile oratorio di Merry stava diventando pericolosamente simile al suo.

A stare con lo zoppo…

E dunque, di cosa mi volevi parlare?”

“Oh. Già. Del ballo.” Evelyn morse il panino, in attesa. Non aveva voglia di chiedere ‘Che ballo?’. Pensò che, prima o poi, Merry ci sarebbe arrivata.

Bisogna avere pazienza, con le persone innamorate, pensò. Dev’essere un po’ come quando si è malati.

Così fu. Dopo un paio di sospiri e qualche tentativo di mangiare la sua mela attraverso le maglie della rete, Merry si riscosse e riprese il filo del discorso.

Buona parte della polpa farinosa della mela era rimasta appiccicata alla recinzione.

Chissà perché adesso mangia solo mele, si chiese Evelyn, distrattamente.

“Intendo, il ballo di Natale, che si fa ogni anno nella Sala Grande del Municipio!”, spiegò.

“Ballo?”

“Non dirmi che dalle tue parti non si fa! È l’evento dell’anno, qui. Tutto il paese sarà presente”, disse, infervorandosi.

“Beh, tranne quelli che saranno a letto col raffreddore, i bambini piccoli, i vecchi, le infermiere di turno, i pompieri, i…”

“Sì-sì, ho capito”, tagliò corto Evelyn. “E io che c’entro?”

“Beh, io e le ragazze vogliamo che tu venga, naturalmente!”

“Oh”, disse Evelyn, arrossendo di piacere. “Davvero?”

“Ma sicuro. E poi, dovresti aiutarmi…”

“Certo”, promise Evelyn. “Ehm… Aiutarti a fare cosa?”

“Beh, sai… Vorrei che fosse Friederich a farmi da cavaliere”, disse Merry, con l’aria di vergognarsi un po’.

Evelyn non vedeva dove stesse il problema.

“Chiediglielo", disse. Le sembrava un'idea ragionevole.

Non così a Merry.

“Non posso!”, fece infatti, scandalizzata. “Penserebbe che sono interessata a lui!”

“Infatti, è così.”

“Appunto!”

Evelyn non capiva.

“E allora", sospirò "Come pensi di fargli sapere che vuoi che lui ti inviti al ballo, se non vuoi che lui sappia che tu in effetti vuoi che ti inviti? E come fa lui a invitarti se non sa che tu vuoi essere invitata da lui, visto che tu non vuoi che lui sappia che tu vuoi essere invitata da lui?”

“È proprio questo il problema!”, gemette Merry, desolata.

“Oh”, disse Evelyn, per la terza o quarta volta quel giorno.

 Se ne stettero in silenzio per un po’, riflettendo.

“Forse potrei chiederglielo io, al posto tuo”, disse infine, riluttante.

Gli occhi di Merry si illuminarono.

“Oh, davvero? Lo faresti? Sei un’amica, una vera amica, Evelyn!”

“Però non so come fare…”

“Oh, a quello ho già pensato io”, trillò Merry.

Evelyn avvertì la vaga sensazione che l’amica l’avesse circuita.

Merry continuò. “Questa sera, quando stacchiamo dal lavoro, tu vieni con me: di solito Friederich esce pochi minuti dopo, e noi lo aspetteremo sulla strada. Io ti presenterò a lui e poi me ne andrò a casa per conto mio, e tu rimarrai da sola con lui.”

Evelyn cominciò a sentire brividi di paura scorrere giù per la schiena.

Aveva un brutto presentimento. Ma brutto brutto brutto.

“E poi?”

“Beh, lui si offrirà di accompagnarti a casa. E durante il tragitto tu ti lascerai sfuggire, casualmente, che io sono molto triste per il fatto di non avere un accompagnatore. Così lui si sentirà obbligato a invitarmi.”

“Ma poverino!” Evelyn era sempre più sconvolta.

“Ma no, che dici! Secondo me, me l’avrebbe chiesto comunque, è solo che è troppo timido…”

Evelyn dovette riconoscere che Merry probabilmente aveva ragione: dagli sguardi adoranti che lui le lanciava, si poteva pensare che avrebbe ballato la rumba in mutande sulla piazza principale, se solo lei glielo avesse chiesto.

Beh. Se glielo avesse chiesto per favore.

Pur non convinta, Evelyn accettò.

“D’accordo”, disse, a disagio.

Perfetto!” Merry battè le mani, felice. Il suo acuto fece impazzire la maionese nel panino di Evelyn. Lei decise allora di chiederle un favore a sua volta.

“Senti, Merry, anche io avrei un problemino…”

“Oh, certo, dimmi pure. Farò tutto quel che vuoi”, modulò Merry, ancora al settimo cielo.

“Non ho un vestito da mettermi per il ballo”, mormorò Evelyn, imbarazzata.

“Oh, non preoccuparti per questo. Penseremo a tutto io e Cathy.”

Evelyn ebbe un altro brutto presentimento.

Ma brutto brutto brutto.

 

 

 

 

 

 

 

  
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