Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Biebby23    30/11/2014    0 recensioni
I desideri di un ragazzo, che vorrebbe avere una vita più frizzante, piena di novità, di bizzarrie e di meraviglie, vengono esauditi. Forse in un modo un pò troppo brutale... Ma quella offerta in questa storia è un'avventura che non ha eguali, vicende strampalate e non-sense di un grande panorama di pre-morte, mano nella mano con i più simpatici e bislacchi personaggi di un mondo dominato dalla follia. Cominciamo quindi quest'avventura.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Inghilterra.
Tutto cominciò nella capitale della più antica isola del mondo, Londra.
Una città piena di antichi letterari, di musicisti famosi, di leggende metropolitane a palate, ma soprattutto di misteri. Non si può dimenticare una città come Londra.
Ma questa storia tratterà di un fatto tipicamente umano, spesso frainteso o volutamente evitato per via delle cattive voci che circolano a riguardo, noto come “morte”.
La morte non è né un mostruoso scheletro con falce e cappuccio né una raccapricciante parola, la morte è un evento naturale che segna il passaggio per qualcosa, è una cosa normale morire.
Ma questa è la storia di un essere umano che non aveva paura di morire, anzi, lo bramava con ardore. E questa storia comincia con il cielo di Londra…

....
Venerdì, 1 Aprile 2011. 
Era un giorno particolare per Simon Tong, un comunissimo ragazzo inglese del quartiere di Kingston, dai capelli castano chiaro, occhi verdi, carnagione rosea e con un simpatico cerotto sul netto nasale.
Era il suo compleanno, ma lui non lo ricordava affatto.
Lavorava alla biglietteria di un Luna Park, un lavoro che non lo soddisfava affatto. 
Simon era diventato, col passare del tempo, un ragazzo paranoico, stufo della sua vita costantemente monotona e noiosa. Quel suo continuo alzarsi dal letto, andare a lavorare, mangiare e infine tornare a casa per poi mangiare di nuovo e infine dormire, lo aveva snervato fino a farlo diventare costantemente iracondo.
In vita sua non era mai riuscito a trovare qualcosa che lo avesse tenuto costantemente su di morale o che fosse stato duraturo. Solo la “follia” poteva portarlo là, dove il suo spirito ribelle e voglioso di avventure voleva andare.
Nemmeno la sua fidanzata, Evie, riusciva più a tenerlo su di morale.

Così il 1 Aprile del 2011 Evie, Thomas, Shelia e Christa, prepararono per lui una festa a sorpresa con uno scherzetto per il Pesce d’Aprile che Simon aveva, in qualche momento della sua vita, detto scherzosamente loro di fargli.
Evie Flower era la fidanzata di Simon, aveva i capelli rossi corti e lisci, messi in ordine per quella occasione speciale da un cerchietto con una rosa, portava sempre il colletto alto e una buona dose di dolcezza sempre con sé.
Thomas Ziggy era il migliore amico di Simon, aveva capelli castani con un piccolo ciuffo arruffato, codino, abbigliamento da punk ed era forse il ragazzo più strampalato d’Inghilterra.
Shelia Bonanza era un’amica di Evie, con i capelli corti e arruffati e occhi neri, seno prosperoso e viso puerile.
Christa Megan invece era un’amica di Evie, coi capelli tinti di verde acqua, occhi azzurri bellissimi ed intensi di dolcezza, portava sempre dei guanti neri in pelle.
Tutti e quattro quel giorno erano riusciti ad entrare in casa sua, facendosi aiutare dai suoi genitori, per organizzare sia il compleanno che lo scherzo, per cercare di tirare un pò su di morale il festeggiato. Lo attesero in salotto, allegri, pronti per accoglierlo con i più calorosi auguri e uno scherzetto fatto con un secchio d’acqua ed un pesciolino fresco, posto sopra il cornicione della porta d’ingresso del salotto, pronto a cadere in testa al festeggiato.
In quella mattinata nuvolosa, il festeggiato si diresse al Luna park dove lavorava, pensando a quante volte avesse già fatto lo stesso tragitto. Si chiuse nella cabina dei biglietti, pronto per una già vissuta giornata a lanciare bambini chiassosi sui vagoni.
Nonostante tutto, quel giorno accadde qualcosa di assolutamente nuovo per il povero Simon.
"Che significa questo?!" urlò a squarciagola appena ricevette dal proprietario del Luna park una lettera di licenziamento. 
"Vedi, non siamo in grado di assicurare uno stipendio sicuro per tutti vista la crisi e sono costretto a liberarmi di qualcuno, perciò devo licenziarti!" rispose austero l’impertinente proprietario.
"Ma perché proprio io?? Perché non un altro?? Cosa ho fatto io per meritarmi questo?!" esclamò il ragazzo.
Ma il proprietario non lo degnò di una risposta e con un gesto irritante della mano lo invitò ad andarsene e lasciare il posto. 
Senza dire una parola, ma con la rabbia che schizzava via dai fori della pelle, il ragazzo se ne andò, sbattendo la porta della cabina e tornò a casa, fulminando qualsiasi cosa trovasse lungo il suo tragitto.
I nuvoloni grigi e cupi di quella mattina parevano neri per Simon.
Arrivato sotto casa con il fiatone e una voglia crescente di farla finita per sempre, prese le chiavi del portone e salì fino al secondo piano della sua abitazione.
I suoi amici, che l’attendevano con pazienza in salotto, sentirono d’un tratto il clangore delle sue chiavi che aprivano la porta e si nascosero dietro il lungo divano blu per poter poi sbucare davanti a lui con i più felici e inaspettati auguri. Erano tutti molto entusiasti, specialmente Evie, che desiderò almeno quel giorno di vederlo sorridere.
La stanza era buia, solo la pallida luce di quel mattino nuvoloso riuscii ad illuminare il corridoio spettrale di un grigio povero d’emozione.
Simon, molto lentamente posò la giacca sull’appendiabiti e buttò le chiavi sul settimino del corridoio. Gironzolò per casa, ignaro della presenza dei suoi amici nel suo salone buio. Non appena aprii la porta del salotto e accese la luce…
"AUGURONI SIMON!" esclamarono in coro tutti i suoi amici, sbucati da dietro il sofà. Colto di sorpresa dalle lodi dei suoi amici, non si mosse di un centimetro e proprio in quel momento il secchio d’acqua incastonato tra la porta e il cornicione cadde sulla sua testa, bagnandolo. 
I suoi amici risero come matti per il pesce d’Aprile, ma oltre alle loro, non si udirono altre risa. 
I suoi amici smisero piano piano di ridere, imbarazzati da quel suo silenzio di tomba.
"MA CHE CAZZO VI SALTA IN TESTA?!" urlò di colpo, lanciando via il secchio. "Non posso distrarmi un momento che vi ritrovo a casa mia e vi permettete di buttarmi un secchio in testa?!".
I suoi amici lo guardarono sconcertati, ammutoliti e si subirono la insensata collera del festeggiato. 
"Ma Simon, tu stesso c’avevi detto di voler un Pesce d’Aprile come questo per il tuo…!".
"Non me ne frega niente! Non mi siete mai stati vicini e adesso mi versate un secchio in testa per farmi stare meglio?! Siete tutti pazzi, PAZZI!!".
Evie presa dal senso di colpa, cercò di dare delucidazioni al suo amato, ma prima che potesse cogitare le parole giuste, lui aprii il portone di casa e se ne andò di corsa con gli occhi rossi di rabbia.
Evie cercò d’incontrare il suo sguardo, cercò di parlargli, per spiegargli il perché di tutto ciò, ma lui le chiuse bruscamente il portone in faccia, prima che potesse aprire bocca.
Lei, sgorgante di lacrime, rimase lì con il cuore avvelenato dal senso di colpa, così come i suoi amici. Simon, che ormai aveva il lume della ragione in tilt, scappò lungo il marciapiede, bestemmiando, con le mani tra i capelli.
Ma i suoi amici lo inseguirono seppur già molto lontano, affinché si accorgesse del malinteso.
"Che mi aspettavo? Non è cambiato niente, è sempre arrabbiato con tutti!" disse Evie.
"Quel che ha detto non è affato vero, il suo malumore lo sta distruggendo piano piano! Dobbiamo prenderlo, e alla svelta!" disse Thomas con lo sguardo triste.
"E’ andato laggiù!" indicò Christa sul marciapiede verso destra, dove vide correre il ragazzo.
Tutti e quattro inseguirono il povero ragazzo impazzito di dolore, ma c’era poco da fare ormai: Simon aveva gli occhi rossi di veemenza e continuò a correre lontano.
Dietro di lui il mondo intero sembrava sciogliersi lentamente, tutto cominciò a deformarsi e a colorarsi di rosso.
I muri divennero come cortecce d’albero rosse, gli oggetti si fecero opachi e divennero bianchi come la morte, la realtà stava crollando in una valanga di pazzia che la sua mente non reggeva più. Ciò che diede il via all’inaugurazione della pazzia fu il rintocco lontano di una campana echeggiante nella sua testa. 

Proprio in quell’istante vide passare una macchina che andava a gran velocità per la strada. 
Simon, quasi approfittandone, dopo un flash di follia impazzì e si buttò in mezzo la strada, prendendo in pieno il cofano della macchina passante. Venne scaraventato lontano.
Colpì brutalemte la strada, il cui impatto disastroso, gli riempii il corpo di ematomi.

Ormai sfinito e vinto dal predominio della pazzia, il folle si trovò quasi senza vita sull’asfalto, mentre il sangue che usciva dal suo corpo scorreva giù nel tombino​.
I suoi occhi si chiusero lentamente, perse i sensi e non vide più nitidamente.

Si apprestò a spegnersi.
I suoi amici vennero trapassati da uno shock collettivo che lasciò schizzare dai loro cuori fiotti di terrore. Evie urlò dalla paura e pianse disperata buttandosi sul corpo del suo amato, Shelia e Christa intervennero anch’esse e Thomas che, preso anche lui dal panico, chiamò subito l’ambulanza. Simon si trovava a un passo dalla morte.
….
Ma ad un tratto Simon prese coscienza di sé.
Un forte ronzio alla testa lo infastidì per pochi secondi.

Il buio si dileguò e si destò da quello che poteva sembrare un sogno. Si sentii d’un tratto bene, in forma, ma soprattutto felice. Evie, che lo portava tra le braccia, lacrimante di dolore, attirò l’attenzione del suo amato. Vedendola dal basso piangere, le accarezzò la guancia.
"Evie, perché piangi? Io sto bene!" disse, ma lei non lo sentii. 
Lo stupore si dipinse sul suo volto quando si accorse che la sua carezza era andata oltre la guancia e tra le dita, poteva sentire l’abietta consistenza della sua carne.
Simon continuò a chiamare lei e gli altri, ma nessuno di loro lo udii. Quand’ecco che si sentii librare nell’aria e vide il suo corpo tra le braccia della ragazza.
"M-ma…quello sono io!".
Sbigottito si guardò intorno e si ritrovò a levitare a vari metri d’altezza da terra.
Il suo corpo adesso pareva una specie di nube di colore gialla, arancio e con un pizzico d’indaco che analizzando con minuzia, lasciava intravedere e tastare perfettamente mani, piedi e viso. Era fatto di coscienza.
Solo in quel momento capii di essere morto, ma non si sentii affatto turbato da questa idea, anzi, un gran senso di pace finalmente lo rilassò. 
Fu invece più turbante vedere Evie e i suoi amici piangere per lui e volle scendere dall’altezza precipitosa dove si trovava per raggiungere loro e il suo corpo, nuotando nel vuoto verso il basso, ma si sentii risucchiato verso l'alto da un vorticoso tunnel.
Non appena il vortice cessò di attirarlo, il vuoto regnò nel nuovo panorama di pre-morte.
Simon ebbe molta paura e si girò intorno per cercare qualcuno. 

E lo trovò.
Una piccola luce abbagliante si avvicinò a lui, mostrandosi in tutta la sua incandescenza. La luce che egli emanava non diede fastidio alla sua vista, dato che non possedeva più un occhio fisico che soffrisse la luce. Egli gli parlò telepaticamente.
"Simon…! Come stai?" gli domandò.
La luce che egli emanava in qualche modo lo confortava e Simon si sentii più a suo agio per potergli parlare con calma.
"Cosa significa questo? Perché sono qui??".

"Desideravi un mondo frizzante, divertente, pieno di attrazioni e follie, no? Esaudirò il tuo desiderio!".
"Che cosa?".
"Divertiti, figlio mio! Quello che ti mostrerò è un mondo che non ha eguali!".
La luce si dileguò di colpo nel nulla e un nuovo panorama gli apparve. Una fitta nebbia grigia non lasciava vedere niente ma il corpo di Simon era tornato ad essere quello di una volta, con gli stessi vestiti e tutto il resto.
Camminò a zonzo su un pavimento di mattoni, cercando di scostare a mani nude la nebbia.
Temendo d’andare troppo oltre, rallentò il passo, mentre l’angoscia di cadere nell’ignoto gli fece pesare il cuore. 

Ma aguzzando la vista, vide provenire da lontano una grande fonte di luce.
Decise di seguirla e mano a mano la nebbia si fece sempre più tenue. Vide un imponente ponte fatto sempre dei medesimi mattoni che portava a un maestoso, bislacco ed imponente castello.
Gli occhi di Simon si sbarrarono alla vista di quella mastodontica struttura, incoronata da dolci raggi di luce che toccavano le nuvole soffici del cielo colorato di mille colori allegri, sorretto da una muraglia che reggeva gli innumerevoli palazzi d’oro barcollanti, pendenti e aggrovigliati.
Senza esitare, attirato da quel calore immenso, attraversò il ponte, cercando di non guardare in basso, vista la vertiginosa distanza che c’era tra lui e l'ignoto sotto il castello.
Arrivò all’entrata di un enorme portone di legno. Lo aprii e dalla fessura dell’ingresso un’altra maestosa quantità di luce gli dipinse il corpo d’arancio. 

"Oh…mio…Dio!".
Si presentò a lui una vera e propria città molto simile a Londra, una sorta di parodia della città tutta riportata su scala folle e contorta.
Era un mondo pieno di personaggi stravaganti e bizzarri, palazzi dorati, altissimi alberi, strade lunghissime e un sole dipinto sul cielo travolse Simon di una gioia solare mai provata prima .
Era in paradiso. Il paradiso di Simon.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Biebby23