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Autore: LadyIce9    30/11/2014    12 recensioni
Nulla è più opprimente della responsabilità.
Lo sa bene Priscilla Corvonero, la Dama Saggia, colei che ha dedicato tutta la sua vita agli studi e all'amore per i libri e per le arti, come pretendeva da lei il suo diadema, emblema di sapienza.
A suo avviso, non c'era posto per i sentimenti, tanto meno quelli sbagliati.
Peccato però che il suo cuore non fosse d'accordo...
PriscillaxSalazar
Questa storia partecipa al contest "Che sapienza e ambizione trovino la loro melodia", indetto da Fantasiiana sul forum EFP.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nome autore: LadyIce9, Vanessa14
Titolo storia: Il Peso del diadema
Genere: Romantico, Malinconico
Rating: Verde
Pacchetto: Ambizione
Intro e note: vedi sotto


 

Il Peso del Diadema

 

 

Il tempo suol far lieto ogni dolore. Passerà, mia cara...

 

Le parole della dolce Tassorosso risuonavano nella mente di Priscilla Corvonero con grande evidenza.

Le aveva detto così, poco prima di congedarsi dai suoi alloggi, comprensiva e rassicurante come solo lei poteva essere. Priscilla si domandò da quanto tempo lei sapesse, ma senza sorprendersi: conosceva Tosca, era brillante e meravigliosamente intelligente, ma preferiva proteggersi dietro all'umiltà e alla mitezza dei suoi sorrisi.

Il contrario di qualcun altro, insomma... No! Basta! Non doveva pensare a lui. Alzò il volume della musica degli archi babbani, e si immerse con più intensità nel progetto delle scale semoventi.

Ma questo non bastò... malgrado la dolcezza dell'amica, la musica e le letture adorate, Madama Corvonero continuava a pensarlo e a soffrire in silenzio, sicura che la ferita di quella assenza non si sarebbe mai rimarginata.

 

Il tempo perisce sull'altare dei sentimenti, Tosca”

 

La strega trasse un sospiro profondo, mettendo a tacere la musica.

Almeno una cosa positiva c'era: lei non aveva nulla da rimproverarsi.

Come sempre, infatti, aveva agito con senno, preponendo la prudenza di intelletto ai sentimenti e la riflessione ponderata all'impulsività, come tutti si sarebbero aspettati che lei facesse.

Era stata brava e degna di lode, peccato solo che quella scelta di ragione la stesse distruggendo.

Infatti, la sua fuga così cruenta e improvvisa la stava logorando fin nell'anima, e non c'era libro, arte o magia capaci di distrarla dal pensiero di quel mago superbo e oscurantista, potente di persuadere con la sua famigerata Ars Oratoria anche i maghi più dotti e illustri del regno di Scozia.

Ma in fondo non c'era da stupirsene, è sempre accaduto che l'amore abbia ignorato quanto fosse profondo fino al momento del distacco, e lei, Priscilla, l'aveva completamente e rovinosamente ignorato. I suoi processi di autoconvinzione mentale l'avevano convinta a credere che quel sentimento fosse tutta una finzione, il frutto di un'attrazione banale e passeggera per il bel tenebroso di turno... Ebbene, si sbagliava.

Per quanto si vergognasse e le dolesse ammetterlo, anche lei, come mille altre damine di periferia, era caduta nelle spire carismatiche e fascinose di Serpeverde, ma, a differenza delle altre, era caduta con stile.

Priscilla infatti non si era lasciata intimidire o sopraffare, anzi! Replicava alle sue insinuazioni con più ingegno e prontezza di lui, tenendogli testa, e, talvolta, divertendosi.

E d'altronde Salazar Serpeverde era stato l'unico uomo col quale avesse potuto intavolare un discorso, senza doversene pentire successivamente. Era il solo che possedeva una mente vivace e una cultura non approssimata, il solo che poteva offrirle dialoghi piacevoli e meravigliosamente interessanti, senza mai cadere nella banalità e nella scontatezza.

Erano due anime affini, sagaci, amanti delle arti e della cultura, anime che anteponevano la luce della ragione a qualsiasi forma di prassi o di sterile esercizio.

E, come sempre accade, lei si ritrovò ad amarlo ancor prima di rendersene conto, in modo così intenso e impetuoso da spaventarla.

Cercò pertanto di celargli i suoi sentimenti e i suoi stupidi rossori, ma, di fronte al Legilimens più capace e potente d'Europa, aveva avuto ben poche possibilità di vittoria.

Salazar Serpeverde, infatti, non solo aveva capito con facilità la natura delle sue attenzioni, ma aveva anche iniziato a corteggiarla, con furbizia e galanteria, per divertirsi e per rimarcare la propria superiorità magica e intellettuale rispetto a colei che riteneva il fondatore più pericoloso e degno di stima.

Queste sue subdole congetture, però, dovettero soccombere di fronte alla sapienza e alla bellezza regale di Priscilla, che ai suoi occhi smeraldini pareva simile a una regina austera e impenetrabile, pura e preziosa come i diamanti del suo diadema.

Il divertimento iniziale di Serpeverde diventò quindi sfida, la sfida si tramutò in ossessione di vittoria e quest'ultima in necessità, tormento e infine amore.

Lui si innamorò di lei in modo ancor più forte e tormentato, e, una sera d'estate, poco prima dell'apertura ufficiale di Hogwarts, le confessò tutto senza esitazione, sicuro che avrebbe trovato in lei lo stesso trasporto che trascinava lui.

E infatti, da quel giorno, iniziarono ad amarsi e continuarono a farlo per più di un anno, segretamente e abilmente, con giochi di sguardi e vicinanze studiate e apparentemente trascurabili. Erano furbi e svegli entrambi, nessuno aveva potuto nutrire neanche l'ombra di un sospetto.

Senonché, poco tempo dopo, Salazar Serpeverde iniziò a lamentare sempre più spesso le sue pretese oltranziste sulla natura degli studenti: pretendeva infatti che avessero tutti un certo lignaggio, un'origine magica pura et integra, mentre aborriva i nati babbani e gli ibridi di qualsiasi specie, bollandoli come creature impure e indegne di possedere una bacchetta.

In tutto questo la Corvonero aveva cercato di dissuaderlo, così come lui aveva cercato il suo appoggio. Entrambi erano troppo orgogliosi e testardi, troppo convinti di essere dalla parte della giusto per sentir ragioni.

Priscilla però godeva del sostegno degli altri due fondatori, in particolare di Grifondoro, ma, malgrado questa radicale divergenza di opinioni, lei continuava ad amare lo spirito ribelle e sovversivo di Salazar, così come lui non poté mai rinunciare a lei e alla sua nobiltà.

... Le cose però cambiarono.

Le convinzioni di Serpeverde degenerarono nell'odio, diventarono estremiste, crudeli e perfino perverse. Infliggeva infatti terribili punizioni corporali ai pochi nati babbani della scuola, li umiliava, li scherniva senza pietà, convinto che dovessero pagare lo scotto della loro inferiorità, mentre, per contro, coloro che possedevano i requisiti che prediligeva, erano stimati e rispettati come figli, favoriti con lezioni private e consigli pratici.

Gli altri fondatori, quindi, non poterono più tollerare queste ingiustizie lampanti e scellerate da parte sua e perciò, pochi anni dopo l'apertura della scuola, ci fu la famosa e brutale lite che sfociò nella fuga di Serpeverde dal castello, e Priscilla, dopo quasi anno dall'accaduto, ancora non si dava pace e ripensava al loro ultimo incontro, avvenuto nei sotteranei freddi di Hogwarts la notte prima che il Rettilofono sparisse nel nulla...

 

 

... Priscilla scendeva a passi veloci le scale di pietra lucida, con il lungo abito di velluto blu che le svolazzava alle caviglie. Avrebbe voluto correre, ma il suo contegno di nobile e avveduta strega glielo impedì. Era la Corvonero, la dama della saggezza e delle arti creative, non poteva certo abbassarsi a correre come uno scudiero qualunque...

Calmati, sciocca” si disse “Preserva il panico alla paura...”

Con il freddo dei sotterranei il suo respiro si colorò di bianco, e il cuore accelerò furiosamente. Sentiva il bisogno di vederlo, di sentirlo vicino e di rassicurarsi che l'idea e che il presentimento della sua fuga fosse solo una stupida sensazione, un inutile parto del suo intuito perfetto.

Dopo la litigata del primo pomeriggio, infatti, Priscilla si era convinta che il compagno, più fiero e orgoglioso di un ippogrifo, se ne fosse andato senza lasciare traccia, rabbioso e oltraggiato. Grifondoro come sempre aveva esagerato, e lei si era ritrovata ad odiarlo più del solito.

Era senz'altro un cavaliere giusto e onesto, ma i suoi modi belligeranti, il suo continuo bisogno di combattere, di vincere e di confrontarsi con la forza bruta piuttosto che con il cervello, la disgustava.

Per un momento, durante quel turbolento comizio tra fondatori, pensò seriamente di prendere le parti di Salazar, di mettersi al suo fianco, di godere della sua vicinanza maestosa e rassicurante... Il suo cuore l'aveva implorata di farlo, ma la sua testa glielo aveva impedito. Quello che diceva Salazar, infatti, per quanto accattivante, era profondamente sbagliato e ingiusto.

Per cui non solo si schierò dalla parte di Grifondoro, ma parlò contro l'amante con una parlantina ferma e convincente, senza tentennamenti o fragilità, mentre il cuore le sanguinava dal dolore. Ed ora lì, davanti all'entrata del suo casato, avviluppata dall'umidità e dall'odore di zolfo dei sotterranei appena scavati. Ancora non si capacitava di come lui potesse amare un luogo così basso e buio, a tal punto da farne la sede della sua casa, quando lei, per contrario, aveva scelto la Torre Nord, la cima più alta e remota del castello, libera e disturbata solo dall'aria pura e dal volo degli uccelli, animali a lei prediletti.

Infine mosse la mano pallida verso la roccia, ma questa scivolò prima ancora che potesse bussare, con un rumore basso e minaccioso.

La donna entrò esitante, sentendo una strana inquietudine, ma la voce fredda e sibilante che tanto conosceva la rassicurò:

Draco dormiens nunquam tintillandus, stulti fugite!” *

Priscilla sorrise sollevata: Salazar Serpeverde non se n'era andato. Era solo e in piedi davanti alle vedute di cristallo, intento a osservare i mostri del Lago Nero mentre nuotavano placidi e silenziosi come balene nell'oceano.

“Via, risparmiate almeno a me il vostro latinorum, Serpeverde” gli rispose Priscilla con il sorriso “Perdonate se mi presento a quest'ora tarda e senza avervi dato alcun preavviso, ma temevo... Ho temuto che voi, dopo i fatti del giorno...” Esitò.

“Che cosa avete temuto, donna?” la incalzò Serpevere incolore, girandosi lentamente “Che provassi risentimento nei vostri confronti, dopo che mi avete tradito e rinnegato dinnanzi a quel giullare di Grifondoro? No, affatto. Invero, non me ne stupisco” continuò pacato “Guardate i vostri allievi, rapaci individualisti e competitivi, disposti a pugnalare la schiena dei loro compagni pur di primeggiare nelle loro inutili diatribe scolastiche. Proprio come siete voi”

Priscilla si accigliò, colpita nel vivo.

“I miei allievi prediligono l'onestà, la schiettezza e la cura del sapere, niente che riguardi voi o i vostri viscidi adepti” gli rispose graffiante, per poi pentirsene subito dopo.

Trasse un respiro profondo, discutere con lui, per quanto elettrizzante fosse, era l'ultima cosa che voleva.

“Salazar...” continuò infatti, avvicinandosi cauta “Vi prego, non sono venuta qui per attaccar lite, se solo mi concedeste di parlare, di spiegarvi le mie ragioni, capireste”

Salazar sorrise garbato, piegando leggermente il capo “Le vostre ragioni me le avete illustrate fin troppo bene stamane, mia signora, non c'è bisogno che vi ripetiate. Se ora volete congedarvi, sto per partire...”

“State per partire?” rispose la dama con più enfasi di quanto volesse “E per dove?”

“Non è affar vostro” replicò brusco “Hogwarts non è più posto per me. Cercherò comprensione altrove”

Fece per andarsene, ma Priscilla fu più veloce e lo bloccò, trattenendolo per un braccio.

“Salazar, smettetela di parlare a sproposito!” sbottò con durezza, tentando di declinare in rabbia la paura di perderlo “Voi non andrete da nessuna parte, avete degli obblighi da adempiere, dei doveri morali verso la scuola e gli allievi che non potete permettervi di mancare!”

“Me ne lavo le mani dei vostri doveri morali, mia signora” le sussurrò infido, a un palmo dal suo viso “Proprio come voi avete fatto con me”

“Ah, certo” replicò indignata, sostenendo il suo sguardo con fermezza “Dunque è questa? È questa la vendetta che volete riservarmi, per aver dato voce alla sincerità delle mie opinioni? Scappare e abbandonarmi per sempre?”

L'ultima frase le uscì spezzata, gli occhi le si lucidarono di consapevolezza.

“Meritereste di peggio!”replicò il mago con fare teatrale “Quelle che avete esternato oggi non erano le vostre opinioni, ma il frutto del vostro annullamento, impostovi al solo scopo di compiacere le aspettative altrui. Perché io so che condividete quello che dico, Priscilla, ve lo leggo negli occhi... Cessate, una buona volta, di mentire a voi stessa”

“No, vi sbagliate, io non condivido...” gli rispose svelta, sentendosi arrossire “Quello che dite mi ripugna fin nell'anima”

“Non siete mai stata brava a mentire” continuò Salazar, dolcemente “Venite via con me”

Priscilla alzò lo sguardo sbalordita, ma ciò che incontrò fu uno sguardo serio e speranzoso.

“Avete capito bene, amica mia. Fuggite con me, potreste essere colei che amerò per sempre...”

La strega chiuse gli occhi, cercando di mantenere la propria adorata razionalità.

“Vi prego, Serpeverde, mi appello al vostro buon senso, siete ancora in tempo per sistemare le cose”

Salazar rise appena

“Ancora in tempo, dite?” le sibilò all'orecchio, suadente “Eppure c'eravate anche voi quando Grifondoro mi ha giurato morte sicura, nell'ipotesi che io restassi qui, nel castello”

“Sir Godric è un esibizionista” esclamò Priscilla con un brivido, mentre la mano dell'amato le sfiorava la schiena “Ragiona per spade e bacchette, voi non avete da ascoltarlo. Voi avete da ascoltare me, e io vi dico di non partire, la scuola abbisogna di voi”

“La scuola abbisogna di me?” ripeté lui “O voi, amica mia, abbisognate di me?”

“Serpeverde, non affibbiatemi parole che non ho pronunciato” gli rispose Priscilla secca, allontanandosi da lui e dal suo influsso ipnotico

“Voi siete come una colonna portante per queste mura, se mancherete, crolleranno”

“E allora lasciamole crollare!” esclamò convinto, alzando pericolosamente la voce “Questo castello è predestinato al conflitto e all'ostilità, e voi lo sapete, volete davvero accogliere i vostri allievi in un clima così astioso e refrattario? Avete sentito le parole di Grifondoro, non avrà pace finché la lama della sua spada non perforerà le mie carni... Ditemi, vi sembrano queste, le parole che si confanno a un cavaliere o, piuttosto, sono gli schiamazzi di un barbaro incivile, più legato alla sua spada che alla sua compagna? Sono quelli come lui, ch' io voglio tenere esclusi dal castello...”

“Che cosa mi state proponendo?”

“Vi sto proponendo di venire via con me, Priscilla, mia adorata” le sussurrò vicino, prendendole le mani “Conoscete i miei ideali, la mia posizione, non è spirito ribelle ciò che dà voce alle mie parole, l'unica mia pecca è l'amore e il rispetto per la magia, io la voglio pura e incontaminata, proprio come voi...” la donna arretrò, e lui avanzò, imprigionandola tra sé e il muro “Ascoltate, se la natura ci ha voluti maghi e babbani noi dobbiamo rispettare i suoi dettami, non possiamo permetterci di contraddirla e di mischiare impunemente carni e sangue di diverse specie”

“Vi prego, lasciatemi...”

“Sono io a pregare voi, voi mi capite, voi siete la sola capace di ascoltare e comprendere le mie inquisizioni più profonde, voi siete la mia scelta non voluta, l'unica che potrei amare per sempre”

Priscilla tacque, persa nei suoi occhi. Salazar quindi continuò, così vicino che avrebbe potuto baciarla.

“Fuggite con me, potremo iniziare daccapo, costruiremo una nuova scuola nelle terre del nord, una scuola d'eccezione, che ospiterà solo le menti più ambiziose e meritevoli, solo coloro che ne saranno veramente degni...”

Per un momento breve, la rinomata Corvonero pensò sinceramente di dirgli di sì, momento che non sfuggì a Serpeverde, che le prese il volto tra le mani e la baciò subito, per alimentare il più possibile quella timida scintilla d'incertezza. Priscilla si strinse a lui, ricambiandolo, e il diadema quasi le cadde dal capo, tanta era la foga di amarlo.

“Voi dovete essere l'unica...” le sussurrò Salazar sulle labbra “ Nessuna ha mai potuto essere buona come voi...Fuggite con me e io vi sposerò, se voi lo vorrete”

La dama sentì il suo cuore gonfiarsi di gioia, niente sarebbe stato più bello, più splendido che scappare con il mago che amava da sempre e seguirlo ovunque volesse, anche all'inferno, se fosse stato necessario...

Ma non poteva.

Sapeva che non era la cosa giusta da fare, sapeva che il suo posto era lì, ad Hogwarts, che la scuola e i suoi giovani, presenti e futuri, avrebbero confidato in lei e nel suo esempio di saggezza, controllo e raziocinio.

Lei era Priscilla Corvonero, la dama saggia, colei che doveva sostenere il peso del diadema, l'emblema della sapienza, e doveva dimostrare di avere la dignità e la forza di farlo. Non poteva permettere che la sublime voce della sua mente fosse vinta da quella impulsiva e irrazionale del suo cuore.

Scosse quindi la testa, in modo impercettibile, lo sguardo diventato freddo, il cuore pesante come un macigno.

“Non posso, mio caro” sussurrò afflitta “Ma tu resta, abbiamo tutti bisogno di te”

Serpeverde spalancò gli occhi, incredulo, mentre un moto d'ira rabbiosa lo invase.

“E ALLORA USCITE DA QUI!” le tuonò contro, ma senza l'ardire di assalirla “Strega maledetta, voi e la vostra anima arida!”

La strega cercò di ribattere, ma lui non glielo permise “Consumatevi qui nel rogo delle vostre arti e delle vostre letture, sciagurata, è quello che meritate! Ma rammentate, la mia causa non cadrà nell'oblio! Quando il mio degno erede varcherà queste soglie, la prima vittima che immolerà in mio nome sarà proprio un innocente del vostro casato**, un fanciullo che soccomberà come un agnello sacrificale, e la colpa sarà solo vostra. Ricordatevelo, perché avverrà”

A Priscilla si gelò il sangue nelle vene, ma non per questo si alterò. Il contegno e la grazia della sua compostezza venivano prima di tutto.

“È una maledizione ciò che sento, Serpeverde?”

L'uomo sorrise, girando lo sguardo verso tre enormi Boa Constrictor che scivolano silenziosi verso di lui “Non è una maledizione, mia signora, è un vaticinio


 


 

E, così, si chiuse il loro ultimo incontro, la sera prima che il Rettilofono lasciasse il castello per sempre. Non si può spiegare a parole la disperazione che prese la Corvonero la mattina seguente, quando sentì le grida di rabbia e dolore degli allievi della casa Verde-argento, che si lamentavano stretti stretti nel cortile, esagitati e impauriti per la scomparsa del loro mentore.

Quanto dolore le procurava ancora quel ricordo, quanta angoscia repressa, quante ferite mai guarite...

Basta!” Priscilla impose a se stessa di non pensarci, smise di suonare la sua piccola arpa medievale e uscì, nei giardini fioriti del castello. Da quando Tosca Tassorosso aveva aperto le porte del castello agli elfi, la scuola era letteralmente sbocciata come un fiore: Le sue aule e le sue camere erano pulitissime e profumate, le pietanze squisite e i giardini rigogliosi erano colmi di piante e fiori colorati.

Presto, infatti, la fama di Hogwarts si sarebbe sparsa oltre i confini della Scozia e le richieste di iscrizioni sarebbero aumentate in modo esponenziale, tanto da superare, per numero di allievi iscritti, l'imbattuto istituto di Durmstrang. Era un periodo magnifico, insomma, e Priscilla si comportava di conseguenza, in perfetta sintonia con il clima festoso e giovanile del momento, fingendo una gioia che non provava.

Eccetto Tosca Tassorosso, nessuno conosceva il tormento che l'affliggeva occultamente... Grifondoro non aveva sospettato niente perfino quando lei gli ebbe proposto, non senza un certo affanno, di mantenere il casato di Serpeverde nel castello e non cancellarlo per sempre come invece il cavaliere tanto desiderava.

Almeno, una cosa per te l'ho fatta...” pensò, salutando con un sorriso affettuoso due allieve di Serpeverde, che passeggiavano dalla parte opposta “Non puoi odiarmi per sempre...”

“Che cosa turba il vostro animo, madama?” Una voce amichevole e roboante la distrasse dai suoi pensieri “Quali interrogativi d'esistenza vi sta ponendo il vostro poderoso ingegno?”

“Sir Godric” lo salutò Priscilla dolcemente “Nessun interrogativo, rammentavo solo i tempi passati”

Godric Grifondoro fece una smorfia buffa, arricciando il naso “Oh no, non fatelo, Priscilla! Evocare il passato invita gli spettri del rimpianto e del rancore, lottate per le battaglie del presente, madonna Priscilla, non per le sconfitte del passato!”

Priscilla sorrise “Allora indicatemi una battaglia odierna che possa distrarmi dalle mie nostalgie”

“Lo faccio, mia signora” le rispose, iniziando a camminare con lei per il cortile “Io e donna Tosca continuiamo ad assillarci nella ricerca di un motto per Hogwarts, ma ancora non riusciamo a partorire una frase che ci aggradi... Voi e la vostra creatività, il vostro ingegno smisurato, potrebbero esserci d'aiuto”

Priscilla sorrise, ma questa volta sul serio.

“Beh, dato che mi avete interpellata, che ne dite di: Draco dormiens nunquam tintillandus?”

Grifondoro si fermò di colpo, la bocca semi aperta e gli occhi nocciola si spalancati per lo stupore.

“Per mille spade!” esclamò luminoso, prendendole amichevolmente le mani con un sorriso perlaceo “Ma è sublime! Perfetto! Io non... Non ho parole! È il vostro formidabile diadema, ch'io e la scuola dobbiamo ringraziare?”

Priscilla guardò la foresta davanti a lei, assente.

“Non il diadema, Sir Godric. Solo il mio cuore”.













*Si tratta del motto di Hogwarts, e il termine latino “draco” ha come seconda traduzione la parola “serpente”... Coincidenze? Io non credo ;)

**l'innocente in questione è Mirtilla Malcontenta, che era di Corvonero, mentre l'erede degno, neanche a dirlo, è Tom Riddle.


 


N.D.A.

Ok, quanto sono melodrammatica da 1 a 9998827412445? Di più xD

Era da un po' che volevo scrivere una storia su questa coppia, e per questo ringrazio di cuore Fantasiiana che mi ha permesso di farlo con questo contest :)

Alcune frasi di Salazar, infatti, sono tratte dal ritornello della canzone dei Muse, Unintended, che adoro e che Fantasiiana ci aveva chiesto di inserire da qualche parte nella trama, così come la frase: "È sempre accaduto che l'amore abbia ignorato quanto fosse profondo fino al momento del distacco." [Gibran, Kahalil].

Niente, spero di cuore che questo esperimento vi sia piaciuto, e, se sì, vi chiederei di lasciarmi un commentino, mi fareste tanto piacere :)

Grazie e a presto,

LadyIce


 

  
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