Crossover
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Autore: ToraStrife    30/11/2014    2 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dragoni e Tartarughe
Jaded Heart


- Sarebbe quindi lei?

La tartaruga più giovane stava ancora rimirando la ragazzina con un misto di sorpresa e meraviglia.
Gli occhi a mandorla gli riportavano più volte a quella vecchia foto del venerabile Hamato Yoshi con la vecchia famiglia umana.
La comprensibile aria spaesata, mentre si guardava attorno, faceva da cornice a una ragazzina eccezionalmente bassa per la sua età, una felpa smanicata da cui uscivano due lunghe maniche bianche.
Ancora dolorante dalla posizione rannicchiata in cui doveva aver passato interminabili ore dentro il bagaglio, distendeva a fatica le gambe vestita da jeans che lasciavano scoperte le caviglie, prive di calze, allontanando le scarpe da ginnastica rossiccie dal corpo.

Michelangelo si girò verso April con un'espressione del tipo "Possiamo tenerla?", come se questa fosse un cagnolino abbandonato.
Un sussulto lo distolse dalla preghiera silenziosa.
Sgranando gli occhi, si accolse che la giovane era rimasta a bocca aperta, e lo stava guardando con incredulità.
Si rese improvvisamente conto del suo aspetto di mutante.
Abbozzò un saluto con la mano e un sorriso tirato.

April gli si mise davanti, cercando di riottenere l'attenzione dell'ospite.

- Sono April. - Si presentò la rossa. - Tu chi sei?

Ancora mezza sballottata dal nuovo ambiente, la piccola orientale continuò con un - Wow... - E poi i sensi le vennero meno.

- E' svenuta! - Cominciò a impanicarsi Michelangelo. - Che facciamo!

- Tranquillo! - Sbottò April, prendendo l'incosciente in braccio. - E' stata sballottata per tutto questo tempo in una valigia. Come minimo avrà bisogno di un po' di riposo.

- O di mangiare! - Puntualizzò la giovane turtle. - Corro subito in cucina! Sicuramente avrà una fame da leone! Magari un soufflé di pizza!

- Dai, Mick, credo che basti un po' di té. Magari con qualche biscotto. - Suggerì l'amica.

- Okey Dokey! - Annuì entusiasta l'arancione.


La ragazzina riaprì gli occhi.
Era su un divano logoro. Si tirò su e mise i piedi per terra.
Ad accoglierla un tavolino e una tazza fumante di acqua aromatizzata da foglioline di té, e una piccola montagna di biscotti allo zenzero.
Si guardò attorno, in preda a un lieve senso di nausea.
L'ambiente, trovò, era strano, sembrava una discarica ripulita e riarredata per conferirgli un aspetto gradevole.
Dovette convenire che se fosse stato questo il tentativo, era pienamente riuscito.
Gli arazzi dallo stile orientale, uniti al gusto essenziale e pratico dell'arredamente formavano un mix di austerità e calore familiare.

- Ben svegliata. - La accolse una calda voce.

Guardò in avanti: ad accoglierla, la ragazza di prima, qualche anno più di lei, i capelli rossi raccolti in un codino, che stava attendendo gentilmente una sua risposta.

- Salve... - Salutò per la seconda volta, sperando di non svenire di nuovo.

- Io mi chiamo April. - Ripeté l'altra.

- Molto piacere... - Rispose l'orientale, ancora incerta. Poi chinò il capo con rispetto, e finì la doverosa formula di presentazione. - Il mio nome è Jade.

- Giada? Ma allora è davvero lei il gioiello! - Si intromise una seconda voce.

Jade si voltò verso l'altra presenza, e come prima, spalancò la bocca.

April si avvicinò al mutante, spingendolo via. - Ehm, Michelangelo? Non credo sia una buona idea...

Ma prima che Michelangelo potesse protestare, il volto dell'ospite mutò da stupore a meraviglia. Un altro - Wow! - partì dalle labbra della giovane.
Si alzò, ignorando completamente il pasto fumante lì a fianco, e si avvicinò al mutante, fremente di curiosità.

- Tu... tu parli!

- E' così strano? - Domandò Micky, con aria genuinamente stupita. - Strano! Di solito dicono che parlo fin troppo...

- Ecco... lui è un mutante. - Cercò di spiegare April. - Tartaruga!

- Fantastico! - Commentò Jade, per nulla intimorita. - Come nei fumetti della Rane delle Fogne.

- No! No! No! - Corresse Micky, scuotendo vigorosamente la testa. - Tartarughe. Noi non gracidiamo!

- 'Noi'? Siete più di una?

Jade si chiese in quale mondo fosse mai capitata, dopo essersi chiusa in quella valigia.
Funzionava forse come l'armadio di Narnia?
Sapeva di aver disobbedito allo Zio con quella bravata, ma non le era assolutamente andato giù il fatto di essere stata scaricata in occasione di una nuova avventura.
E che avventura! Non era neppure uscita, che stava parlando con un personaggio che sembrava uscito da un fumetto.

- Certo! Siamo io, Donnie, Raf, Leo, Maestro Splinter... - Cominciò ad elencare Michelangelo, con naturalezza.

- Ehm, Micky... - Lo interruppe April. - Non credo sia il caso...

La loquacità di Michelangelo era un vero problema, per il rigore di segretezza che vigeva presso una famiglia di ninja. Lo sapeva anche lei che aveva avuto un addestramento da Kunoishi.

- No, ti prego, continua! - Incalzò Jade, rapita dalle novità.

L'espressione emozionata della giovane era un vero solletico all'ego dell'arancione, che cominciò a prenderci gusto.
Se il Piede avesse mai usato una ragazzina per carpire informazioni alla famiglia Hamato, quella sarebbe stata l'occasione giusta.

Si avvicinò con fare misterioso alle orecchie dell'ospite, e le sussurrò.

- Siamo ninja!

Michelangelo prima affrontò gli occhi sbrilluccicosi di Jade, che trattenne a fatica un - Wow! - dentro la gola, e poi gli occhi accusatori di April.
Capì che forse erano lì per ottenere risposte, non per fornirle.

Jade cambiò improvvisamente da un lampo di entusiasmo a una nube di sospetto, dopo che ebbe registrato la parola 'ninja'.
Nelle sue avventure insieme allo zio Jackie, quella parola aveva sempre avuto una connotazione fortemente negativa, legata a tante, odiate nemesi.
Gli uomini ombra. La Mano Nera.
Servitori di creature infide come Shendu e gli altri demoni draghi.
E quello con cui stava parlando era un rettile.
Che fosse una trappola?
Si mise, circospetta, in posizione da combattimento, forte degli insegnamenti di lotta delle Zio.
La strana reazione stupì sia April che Micky, che la guardarono basiti.
Ma prima che la dodicenne potesse fare alcunché, un giramento di testa la fece barcollare e cadere.
Finì dritta tra le braccia di April, che con delicatezza la sollevò e la riportò sul divano.

- Bevi un po' di té. - La invitò April.
Non c'era da stupirsene. Al solo rendersi conto che in mezzo alle lotte e le esplosioni, dentro una valigia contesa da più parti vi era una così giovane ragazza si sentì contorcere.

Jade la squadrò con circospezione. E se fosse stata una bevanda drogata? Poi un irresistibile inebriò le sue narici.
Lo zenzero di quelle paste gli attivarono lo stomaco, che rombò con un brontolio. Si sentiva debole.
La fame ebbe il sopravvento sulla diffidenza, e ne agguantò uno per portarselo alla bocca.
Una meravigliosa sensazione le scese giù per il palato.
Sì servi una seconda volta, poi una terza.
Poi buttò giù la tazza di té, per accompagnarsi.
Sorrise. Le forze le stavano tornando, insieme all'entusiasmo.

Michelangelo esultò, orgoglioso che la sua opera culinaria fosse stata apprezzata.
Jade masticò, la bocca ancora piena, guardando la scena con un sorriso.
Non sembravano cattive persone.

Raccontò della sua bravata, l'essersi infilata nella valigia dello zio Jackie, proprio grazie alle modeste dimensione per cui tutti a scuola la prendevano in giro.
Rammentava solo un lungo periodo di noia, poi una serie infinita di sobbalzi e rumori.
Probabilmente era svenuta più volte.

April sentì di nuova una piccola fitta tra lo stomaco e il petto.
Non sapeva se ammirare il coraggio della giovane, o disapprovare la sua incoscienza.
Era stata indirettamente ostaggio di un folle automa armato di sega elettrica.
Rabbrividì. Cosa sarebbe accaduto se ad aprire quella valigia fosse stato quel figuro?

Le chiesero dettagli sul viaggio dello zio.
Lei rispose ciò che sapeva: il trasporto di un artefatto prezioso per l'esposizione a un museo.

- Gli Occhi del Drago! - Annunciò Michelangelo. - E tu ti chiami Giada. Siete due gioielli?
Poi ridacchiò davanti alla sua stessa buffa asserzione.

Jade si unì nell'ilarità, contagiata dall'atteggiamento clownesco dell'arancione. - Non è esattamente un gioiello. - Precisò.
Neppure lei sapeva esattamente cosa fosse, in realtà.

- Potresti farcelo vedere? - Pregò April, con il tono pacato che poté.

Jade guardò verso la sua felpa, con riluttanza.
Si pentì di aver menzionato l'artefatto. Lo zio aveva studiato mille precauzioni. Doveva essere davvero importante.
Poteva fidarsi davvero?

- E' molto importante, lo posso assicurare.

La voce diretta ma pacata arrivò alle orecchie di Jade.
Tutti si voltarono verso la vetusta creatura.

- Sensei!

Michelangelo ed April fecero un lieve inchino con il capo.
Jade invece non riuscì a trattenere la sorpresa.
Con gli occhi strabuzzanti indicò con il dito il nuovo venuto, la voce concitata.

- Cavoli, un topo gigante! - Disse, attirandosi gli sguardi basi degli altri due.

Gli occhi  del maestro le lanciarono un'occhiata diretta, aggrottando le sopracciglia.
La ragazzina deglutì, abbassando il dito e lo sguardo.
Gli occhi penetranti che l'avevano appena fulminato con un ciglio severo e carico di rimprovero, erano gli stessi dello Zio Chan, non lo 'zio' con il quale chiamava affettuosamente Jackie, ma quello effettivo, l'uomo anziano al quale chiunque, parente archeologo compreso, abbassavano il capo in segno di rispetto.

Intimidita, Jade abbassò il capo. - Chiedo scusa, signore.
L'espressione del sensei si rilassò, e un tenue sorriso si formò sul muso soddisfatto.

- Puoi chiamarmi Splinter. E anche darmi del tu. Signorina...?

- Jade, Jade Chan.

Un lieve inchino venne scambiato tra i due.
Il gesto soddisfece il maestro. Non era dopotutto la scapestrata che sembrava a prima vista.


- Come stavo dicendo, quell'oggetto è molto importante. Ti andrebbe di farlo vedere?

Esitante, Jade frugò nelle tasche della sua felpa e tirò fuori gli Occhi del Drago.

Espressioni meravigliate si dipinsero su April e Micky.
Splinter scrutò l'artefatto con aria curiosa, una mano a lisciarsi la barba.

- Molto interessante. Ti dispiace se gli dò un'occhiata?

Ma Jade esitava.

- Non lo so. Se siete davvero...ninja, non dovrei davvero fidarmi . I ninja sono in genere ladri e assassini. E mio zio Jackie una volta mi ha detto che tra di essi non esiste onore.


- Tuo zio è una persona saggia. - Asserì Splinter, impressionato. - In genere è vero. I ninja per raggiungere i loro scopi possono usare tutto, come arma, dall'inganno, alle bugie, fino alle minacce e alla violenza.

Si avvicinò a grandi passi verso Jade. La ragazzina istintivamente strinse a sé il gioiello e si rannicchiò.

- Sì, questo insegna un addestramento da ninja.

April e Micky ammutolirono, senza capire lo strano comportamento del maestro.
Splinter si mosse e alzò il bastone, dopodiché fece un paio di kata veloci.
Terminò l'esibizione con un - Ah! - che gelò il sangue della piccola.


La strana scena aveva lasciato basiti gli allievi del sensei, soprattutto April, incredula sulla possibilità che il sensei che conosceva, maestro integerrimo e giusto, potesse dare corpo alle implicite minacce proferite dalla spiegazione.

Poi, come se nulla fosse iniziato, il maestro abbassò il bastone. Jade si guardò attorno, in cerca di spiegazioni. Incontrò solo gli sguardi altrettanto basiti degli altri due, e poi l'espressione del maestro, che si era distesa in un sorriso divertito.
Gli occhi profondi del topo sembrarono scrutarle l'anima, poi si concentrarono per studiare l'oggetto che  stava tenendo in mano.
Un oggetto ben conosciuto.

Jade si accorse di non avere più con sé gli Occhi del Drago.
Tornò a guardare il maestro, incredula.

- Ma l'onore è un'altra cosa. Non è un mezzo per raggiungere un fine. E' la via che scegliamo di percorrere per trovare quel fine. - Proclamò Splinter.
Abbassò la mano e porse l'artefatto nelle mani della ragazzina.

- Nessuno ti prenderà gli Occhi del Drago, se tu non lo desideri. - Sentenziò. - La mia sola premura è che non cada in mani sbagliate.

La stessa paura che aveva avuto lo zio Jackie. Anche se Maestro Topo sembrava saperne di più.

- Insomma, - Domandò Jackie. - Cos'ha di speciale questa reliquia?


Potè vedere alle spalle del maestro Michelangelo che si sbracciava agitando gli indici in un silenzioso "No!", mentre April scuoteva la testa e puntava le mani avanti.

- E' cominciato tutto da...

Gli allievi scossero la testa, esasperati. Jade capì solo allora il motivo, e si volle schiaffeggiare per non averlo fatto prima.
Conosceva bene quelle espressioni di noia dipinte sulla faccia della tartaruga e della donna.
Erano le stesse smorfie che faceva lei quando lo Zio Chan cominciava con le sue solite, monotone, terrificanti parabole orientali, ascoltate centinaia di volte.

L'unico soddisfatto della situazione era appunto il maestro Splinter, che con voce distesa e tranquilla, aveva cominciato quella che si prospettava una lunga, lunghissima narrazione.


***


Da un'altra parte, Jackie Chan si stava perdendo un'interessantissima lezione.
Probabilmente l'avrebbe preferita, ma capì che la ragazza rinchiusa in un vicolo non se la passava benissimo.

Certamente girare con una gonna non era stata la migliore delle idee, ma per scatenare l'appetito di un branco di lupi famelici sarebbe bastato molto meno.
Non era certo una mini, copriva anzi il ginocchio con una deliziosa fantasia di rose ed edere, ma probabilmente a quelle bestie tutto ciò non importava affatto.
Maledì la sua bellezza, i capelli biondi ricci che cascavano sulle spalle, e adesso tremavano, insieme all'esile figura.
Sentì gli sguardi squarciare la camicetta e penetrare nel reggiseno, sollevare la gonna e insinuarsi come serpi lubriche alla ricerca del suo spazio più intimo e privato.

Erano in cinque, uno più temibile dell'altro.

Un bellimbusto con un mento pronunciato e i capelli biondi con il ciuffo, che lo facevano sembrare un surfista. Aveva l'aria del playboy, forse un playboy che aveva preso troppi schiaffi sulla faccia dalla vita. Nei suoi occhi leggeva la frustrazione, il desiderio, intenti poco rassicuranti.

Un grosso, anzi, enorme armadio, un energumento grande due volte tutti gli altri. Aveva una maschera da hockey, esattamente come quel tizio dei film horror di cui mai ricordava il nome. Una t-shirt piena di strappi gli conferiva un aspetto ancora più selvaggio.
Quelle mani avrebbe potuto fare poltiglia di chiunque. Rabbrividì all'idea di averle addosso.

Quello che sembrava a tutti gli effetti un naziskin, o qualcosa di simile ad un nazista. La vera differenza era il cappello a tesa larga calato sugli occhi. Un sorriso maniacale spuntava dall'ombra sotto la falda.

Quello che sembrava un militare, o perlomeno vestito da tale. Un reietto di Zio Sam, che mai avrebbe approvato quegli osceni tatuaggi raffiguranti organi sessuali in copulazione. Un paio di baffetti che paradossalmente lo rendevano simile a un famigerato dittatore tedesco, sottolineavano l'aspetto marziale dell'uomo. Lo sguardo d'odio con cui la squadrava lo rendeva capace di tutto.
Di farle male, molto male.

E per ultimo, quello che sembrava il boss, un uomo sulla cinquantina, che a dispetto dell'aspetto trasandato degli altri quattro, portava un abbigliamento la cui raffinatezza stonava fortemente con l'ambiente circostante.
Eppure era colui che stava guardando il suo corpo con più appetito, famelicità, eccitazione.

Parlò per primo il surfista. - Dolcezza, - Le spiegò, leccandosi il labbro. - Vorremmo solo divertirci un po' con te.

- Certo, - Aggiunse il militare. - Non vorremmo mai ti succedesse qualcosa.

- La cosa ti potrebbe fare anche piacere. - Disse ironico il naziskin.

La ragazza arretrò, fino a finire rasente al muro. Stop.
Si guardò attorno, disperata. Nessuna via di uscita. Solo loro quattro.
Le mani fameliche tese verso di lei.

Il bestione mascherato si limitò a ridere, una risata demente di un bambino con le mani troppo grosse.
Lei appiattì le spalle al muro e trasalì, quando il gigante porse una manona.
Le larghe falangi su appoggiarono sul petto, poi strinsero con forza.
Lei urlò di dolore, accompagnata da un gemito eccitato da parte del mastodonte.
Quest'ultimo riprese a ridere, perso per i suoi pensieri, e poi fece di nuovo forza.
Questa volta il dolore fu così acuto che lei picchiò il braccio testo con un pugno.
Certo, non sarebbe servito a molto, vista la differenza di stazza, quella dev'essere sembrata una puntura d'insetto.
Eppure, proprio come una puntura, quella reazione venne percepita dal gigante come un qualcosa di incredibilmente fastidioso.
Ritrasse la mano, massaggiando il polso colpito con l'altra. Si mise a piagnucolare.
Sembrava un bambino che era appena picchiato.
Il mugolio si tramutò in un urlo di rabbia.

Il naziskin si lamentò. - Ecco, hai fatto arrabbiare Jason.

Jason. Lo stesso nome del killer del film. Se quello era il suo vero nome, il destino aveva scelto un grottesco senso dell'umorismo.
Ma lei in quel momento era la vittima. Una vittima impotente, senza nome. Inerme.

- Accidenti, troia. - Si lamentò il surfista. - Se quello si incazza finisce per triturarti la testa come è successo per le ultime due.

La rivelazione atterrì la donna.
Ultime due? Due ragazze erano morte? E lei era la prossima?

- Dai, stai buona e facci finire. - Intimò l'uomo più anziano, mentre le infilava sfacciatamente una mano tra le cosce.
Poté quasi avvertire il suo fiato sul collo.
Ebbe  l'impulso di dibattersi, ma gli animaleschi urli di Jason la raggiunsero, impietrendola.

Il militare arricciò i baffi con un sorriso sardonico. - Dai, non farà male!


- Scommettiamo?

Un rumore di nocche che scrocchiarono.

Tutti si voltarono verso il nuovo venuto. L'uomo orientale li stava sfidando con lo sguardo e le mani che nel frattempo si erano poste in posizione di combattimento. Il sorriso strafottente si stava facendo beffe del degrado di una banda di cialtroni che non aveva di meglio da fare che molestare una povera innocente.
Era uno spettacolo che i suoi occhi non potevano sopportare.
Ma dentro di sè, Jackie sperava che non stessero notando la paura celata da un'aura di spacconeria.

- E qua chi abbiamo, Bruce Lee? - Lo apostrofò il nazi, in risposta. - Bada agli affari tuoi, occhi a mandorla.

- Lo farò. Dopo che avrete gentilmente lasciato andare la signorina.

Uno sguardo alla signorina incontrò degli occhi pieni di speranza.
Si sentì come invaso da una responsabilità ancora più grande.
Cercò di prendere tempo. Doveva cercare di neutralizzarli uno per volta, per cui sfidò il nazi.

- Ehy, pelatino, per caso vuoi divertirti perché non te l'hanno mai data?

Il nazi era un bersaglio facile, a quanto pareva, perché le nocche stavano già tremando di rabbia.

- A me risulta che siano i cinesi ad averlo piccolo.

- Come lo sai? Ne hai visti così tanti?

La frecciatina ebbe il doppio effetto di provocare l'ilarità degli altri quattro ai danni del nazi.

- Kurz, - Sbuffò il militare. - Devi ammettere che alle docce comuni del riformatorio di Shangai...

- Fai silenzio, tu! - Soffiò irritato il nazi.

- Dai, bro. A nessuno interessa che tu sia un mezzo cinese. - Rincarò il surfista, sarcastico. Per non insinuare altro.

L'ilarità aumentò, e Kurz finì per arrossire di rabbia. Decise che sarebbe andato a zittire la causa del problema.

- Ora quella bocca te la chiudo io.

Il nazi fece per sferrare un pugno, ma Jackie gli calò fulmineamente il cappello sulla faccia, poi gli pestò un piede.
Nel mentre che un Kurz accecato si teneva saltellando l'anfibio, Jackie spazzò l'altra gamba.

Il Nazi finì a terrà, stordito, e venne finito da un pestone di Jackie.
Avanzò di qualche passo, e cominciò ad applicare la stessa tattica,  attaccando a maleparole il ridicolo ciuffo del surfista.



- Non se la cava male, quel tizio. 
Donatello era nascosto dietro un cornicione.
Si stava chiedendo se la lode fosse indirizzata alla sua abilità di lottare o agli insulti improvvisati degni di suo fratello Raf.
Scacciò la tentazione di calarsi nel vicolo e farla finita in un attimo.
E quello sarebbe stato il piano originale, se Mr. Carrello Della Spesa non si fosse messo ancora una volta in mezzo.
Anche se doveva ammettere che nell'altra circostanza era stata una provvidenza.
Ma non poteva mostrarsi a chicchessia nel suo aspetto di mutante.
Certo, ormai tutta la malavita di New York conosceva lui e i fratelli.
Ma lui non era l'Uomo Ragno o gli altri eroi che Mickey amava tanto.
Lui era un ninja. Non aveva calzamaglie a coprire la sua identità, anche se in alcune occasioni le aveva usate.

E poi in qualche modo, sembrava che non ci fosse bisogno di lui. Quindi aveva preferito restare nell'ombra.
Sospirò, guardando il cielo. Si chiese se April fosse già al rifugio. Resistette alla tentazione di prendere il T-phone per sincerarsi.
Anzi, non resistette. Lo tirò fuori e cominciò a digitare.
Lo spense all'istante, pentito. Non doveva far rumore!
Poi, un urlo soffocato attirò la sua attenzione.
Il nazi aveva preso di sorpresa il cinese.
Lo aveva preso alle spalle, come il vigliacco che era, insieme a tutta la feccia con cui di solito lui aveva a che fare.
Niente di insolito, dunque.
La cosa insolita, invece, rispetto, allo standard, era la kusarigama che aveva appena usato per avviluppargli la gola.

Don sospirò. Avrebbe dovuto intervenire.
Nell'ombra, come un ninja.


Conosci il tuo fandom

f

Jade Chan, dalla serie televisiva di Jackie Chan's Adventures.
Nome in codice, guai.

"Nipote" fittizia di Jackie, presa spesso in giro per la sua bassezza che la fa sembrare molto più piccola della sua età, è una vera testa calda con la capacità intrinseca di cacciare la gente nei guai.
Però anche di uscirne, con astuzia e intelligenza.
Una sorta di Qui, Quo, Qua con Zio Paperino, solo con qualche mossa di arti marziali in più.
Qualche.
Ovviamente, essendo giovanissima, non è una combattente eccezionale, ma potrebbe rivaleggiare con April versione 2012, in qualche modo.
Se in qualche testo è denominato lo Zio Chan, non è Jackie. Si fa chiamare Zio da tutti, ed è un mago di magia bianca cinese.
Ed è petulante come Splinter, invero. Ma lui non lo vedrete. Basta già lei. Con Mickey in giro, poi...
Salviamoci i gusci.




Angolo mail

f

No, non sono io. (Ma non sarebbe male...)

Cartoonkeeper: "I
l giallo (che non vedo l'ora di conoscere) è stato fortunato a non aver fatto tanto male a D... "
Grandioso, anche io posso vantare i cattivi che ricevono velate minacce di morte, proprio come Kurtis di Lara!
Ed è bello vedere di come per colpa di un estintore vuoto Jackie abbia rischiato l'estinzione.
HAHAHA! Ok, rido davanti a questa commovente battuta (in senso che fa piangere)
Sì, sembra che il Feeling ci stia, in qualche modo. E manco era stato programmato. Ma io non programmo nulla. Faccio come Jackie Chan. Improvviso. Poi metto tutti gli errori nei titoli di coda, proprio come nei film.
Beh, no, gli errori vedrò di risparmiarveli.


Larapink:
Grazie, Sensei dell'Angst *inchino*, anche se ho le stesse difficoltà di montare drammaticità quanto quella di Michelangelo di apparire cupo come Raffaello.
Accetto la tua proposta di matrimonio, ma solo se non maltratti la vita coniugale con le stesse sfighe che riservi alle Turtles. Che se amare è anche angstizzare, direi che tutta la famiglia Hamato ti vorrebbe ringraziare non appena ti vedono. Per quello girano sempre armati.
O se proprio devi, almeno non metterci l'Ebola.
Finché morte non ci separi, vero. Non è specificato di quale personaggio! *ghigno angst sinistro*
Temo che il brodo di giuggiole stia bollendo nel minestrone che ho finito oggi.

Ha piovuto tutto il giorno, tutti i giorni. Se questo è il pre-natale, al posto della slitta di Babbo Natale arriverà l'Arca di Noé.

Alla prossima!
 

 

  
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