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Autore: TheLadyInTheShadow    30/11/2014    0 recensioni
non le aveva fatto bene leggere quello che le aveva scritto, ma aveva capito, e aveva deciso di accettarlo!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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“haerent infixi pectore voltus
verbaque, nec placidam membris dat cura quietem.

 

 

 

La stanza non le era mai sembrata così stretta. Era davvero così stretta? Lo era mai stata? O era la testa ad essere straripante di pensieri, e ragionamenti, che le dava l'impressione di essere stretta in una morsa?

 

Un altra sigaretta, un altro respiro.

 

Avrebbe dovuto smettere un mese fa. E invece, era ancora li, con le labbra avvinghiate alla sigaretta, affacciata al balcone, e avvolta in un orribile maglione rosa, che ormai si era sformato nel corso degli anni.

 

Una nuvola di fumo nel buio della sera. E un'altra volta, la mano che avvolge la fronte, e stringe, nel tentativo di spremere qualche ragionamento sensato.

 

“calmati, calmati, calmati” continuava a ripetersi. Gettò la cicca dalla finestra, e chiuse le ante alle sue spalle.

 

“non dovresti essere così agitata! Perchè lo sei?” si sfiorò una guancia. Acqua. Stava piangendo!?

 

-CAZZO NO!- esclamò, per poi tapparsi la bocca con una mano. La casa era piccola, le mura erano sottili, e i suoi pensieri non dovevano interessare i suoi coinquilini.

 

“non piangere, almeno. Sei una cretina. Lo sapevi che sarebbe stato così!!”

 

non era stato facile leggere quello che le aveva scritto, per niente. Ma aveva ingoiato il boccone amaro. Avrebbe capito, accettato. Non vi sapeva rinunciare.

 

Sorrise.

 

Nessuno l'aveva fatta sentire così desiderata, nessuno mai l'aveva fatta sentire così viva, così ardente di passione.

 

Certo, era fidanzata da due anni ormai, e stavano ricominciando insieme, dopo una madornale batosta. Era appena diventata zia per la terza volta, e i bambini le volevano bene, nonostante fosse soltanto una zia acquisita.

Lui l'amava. Molto. Forse troppo? Forse si, l'amava veramente troppo.

 

“amore, ma se ti chiedessi di sposarmi cosa mi diresti?”

 

se lo ricordava come fosse successo cinque minuti prima.

 

“oddio, ma che domanda mi fai? E poi quando?”

 

“quando finirai di studiare e potremo finalmente iniziare una vita insieme”

 

“oh tesoro, che dolce. Certo che ti voglio sposare”

 

aveva detto di si, ad una proposta di matrimonio, a 19 anni e mezzo.

 

Ma che cazzo le aveva detto il cervello?!?

 

fortunatamente, qualche mese dopo, aveva ritrattato, spiegandogli che l'idea del matrimonio forse era un po' eccessiva. Forse? Era del tutto scellerata!!

Eh, ma lui l'amava tantissimo.

 

Anche lei lo amava, ovvio che si, lo amava molto anche lei.

 

Ma era diventato tutto così terribilmente uguale, ogni giorno di più. Lui aveva perso la passione che lo alimentava nei primi momenti, e pareva che pensasse solo al suo di piacere.

Non si ricordava l'ultima volta che aveva avuto un orgasmo di quelli seri.

O forse si?

 

Oh si, ricordava. L'aveva avuto una delle prime volte con lui. Ma non era stato così bello e intenso.

Una delle prime volte.. ed erano due anni che facevano l'amore insieme.

 

Avevano iniziato anche a diminuire le dolcezze, le coccole, e i piccoli complimenti che la facevano sentire amata.

 

Si sentiva sciapa, insipida, una ventenne inutile, bloccata in una relazione fredda, con un trentaduenne che non la faceva sentire desiderata come le prime volte che uscivano insieme. La relazione si era arenata al livello “matrimonio da 10 anni” nel giro di due anni di fidanzamento.

 

E poi quella batosta micidiale. L'aveva lasciato, e aveva deciso di prendersi una pausa. E poi avevano deciso di ricominciare.

 

In tutto questo andirivieni, aveva conosciuto lui.

La scintilla. Che l'aveva riaccesa dal profondo.

 

Lo aveva odiato al principio. Le pareva quasi arrogante, presuntuoso forse?

Scosse la testa.

No arrogante era il termine corretto. Si, quell'aria ipersicura di se, l'aveva fatta rabbrividire di odio.

 

-pff.. che tristezza!- mormorò.

 

Ma dopo tutti quei giorni, anche se avevano condiviso poche ore insieme, l'aveva conosciuto un po', e alla fine non era proprio così odiabile. Anzi.

Era persino..

 

..bello?!

 

Non era certo il Jhonny Depp di turno! Ma ad ogni modo, aveva qualcosa che, ad ogni sguardo, la faceva ribollire.

Cos'era quel qualcosa?

 

Forse la voce?

Forse lo sguardo così profondo, e così misterioso?

Forse il solo fatto che porca troia ballasse il tango?

 

Dio santo, quante volte aveva sognato di ballare un tango intenso, passionale, persino erotico, stretta a qualcuno che la facesse sentire attraente?

E poi era arrivato lui, e giorno dopo giorno, era diventato il soggetto delle sue fantasie più intime. Era il motivo delle notti insonni, passate ad osservare il soffitto. Era la forza invisibile, che le spingeva le dita sotto il bordo degli slip, nei momenti in cui poteva divagare con la mente, e lasciarsi andare.

 

E il tutto, senza nemmeno ballarci insieme!

Si morse il labbro inferiore, e sospirò.

 

I suoi baci erano bollenti, ustionanti. Amava baciarlo, era delicato, ma quando la passione prendeva il sopravvento, diventava irrefrenabile. E le piaceva da impazzire.

 

Ne voleva ancora. Più ne aveva, più ne voleva.

E avrebbe voluto spingersi oltre, strappargli i vestiti, respirare il suo profumo, assaporare ogni centimetro della sua pelle.

 

Gemette, stringendo i pugni e nascondendo la faccia nel cuscino.

 

Oh, se lo voleva. Voleva possederlo. Non doveva essere completamente suo, ma lo poteva diventare per una sera.

 

E le aveva fatto male almeno un po' leggere quello che le aveva scritto, ma aveva deciso di accettarlo. Ognuno è libero di vivere come vuole.

 

Ma perchè quella lacrima?

 

Forse inconsciamente desiderava che diventasse soltanto suo, ma era un'utopia, e come tutte le utopie, era irrealizzabile. Ma questo, la sua testa, probabilmente non lo voleva capire.

 

Scosse la testa.

 

“Quanto sei stupida. “

 

 

“…Est mollis flamma medullas
interea et tacitum vivit sub pectore vulnus.
Uritur infelix Dido totaque vagatur
urbe furens, qualis coniecta cerva sagitta,
quam procul incautam nemora inter Cresia fixit
pastor agens telis liquitque volatile ferrum
nesciu

  
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