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Autore: Mark_JSmith    01/12/2014    1 recensioni
Finisco di fumare e dopo aver lanciato via la sigarette afferro il fucile con entrambe le mani e lo carico. Più mi inoltro nel bosco e più il silenzio in cui mi ritrovo mi fa sentire a casa. Ormai sono mesi che non incontro nessuno con delle notizie di quel che succede in città e tutto quel che so si basa su quanto mi veniva detto dai miei genitori e da quel che mi disse Dave, un profugo della città che incontrai mesi fa nei boschi. In parole povere: è un casino.
Per parlare di quel che è successo devo tornare con la mente a molti anni fa quando i miei discutevano sul da farsi. Da quanto ricordo dei loro discorsi la popolazione mondiale continuava a crescere e lo spazio sulla terra non bastava più per tutti. inizialmente i governi avevano pensato di colonizzare i pianeti dello spazio, ma l'idea fu bocciata per i costi eccessivi. Così i governi mondiali decisero di ricorrere ad una soluzione decisamente più drastica, il periodo che i miei genitori chiamavano col nome "Anno del Macello". In poche parole i governi avevano creato un virus che causasse la morte dei 5/7 della popolazione mondiale...
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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"Cosa?" chiedo sconvolto alzandomi di scatto dalla sedia
"Calmati" mi dice Alan "Siediti e parliamone con calma" aggiunge indicandomi la sedia davanti a lui.
"Col cazzo!" gli rispondo urlando "Ora mi spieghi tutta 'sta merda riguardo ai Tèlos, o come diavolo si chiamano quei cosi, o giuro che ti spacco la faccia a pugni" senza acorgeermene sto arretrando sempre di più.
"Sei spaventato e sei sulla difensiva Matt, ti spiegherò tutto con calma, ma prima devi calmarti anche tu" ripete indicandomi nuovamente la sedia vuota davanti a lui.
"Parla!" gli urlo contro.
"TU VIENI DALLA CITTA'!" mi urla di rimando lui alzandosi di scatto dalla sedia "ma tuo fratello no, e questa è una buona notizia" aggiunge mettendosi a posto la camicia, tornando a sedersi in maniera composta.
Comincio a respirare velocemente, e cado a terra -io vengo dalla città!-
-Kyle non è mio fratello-
Subito Alan mi si avvicina e mi fa girare a pancia in su.
"Matt calmati! Stai andando in iperventilazione" Io non riuscivo a rispondergli, avevo il respiro affannato come dopo aver corso per un pomeriggio intero, e cominciava a girarmi la testa. "Matt, fai come me. Inspira, espira, inspira, espira" Io cominciai a seguire le indicazioni di Alan e lentamente il mio respiro tornò normale.
"Ora non sei nelle condizioni di ragionare" mi disse lui sbuffando "Ripasserò più tardi" aggiunse raccogliendo le sue cose e uscendo dalla stanza sbattendosi rumorosamente la porta alle sue spalle. Io provai ad alzarmi, ma il mio corpo sembrava non voler seguire ciò che la mente ordinava e caddi a terra. Strisciai verso l'angolo della stanza e mi sedetti. Sentivo il bruciore delle lacrime dietro agli occhi. Provai a trattenerle, ma una lacrima riuscì ad uscire lo stesso, e mi riga tutta la guancia prima di cadere a terra. Raccolsi le gambe al petto e nascosi la faccia fra le ginocchia, non voglio che chiunque mi sta osservando possa vedermi così. Poi il controllo che ho su di me va in frantumi, e mi lascio scivolare nel sonno, accompagnato dal pianto.
•••
Quando mi risveglio noto che sul tavolo qualcuno ha messo dei panini e una bottiglietta d'acqua. A fatica mi rialzo, pulendomi la faccia con la maglietta, e mi siedo davanti al cibo. Scarto il panino e gli do un morso, assaporandomelo al meglio. Era un po' che non mangiavo e la fame cominciava a farsi sentire. Quando ho finito il panino mi accorgo che accanto alla bottiglia d'acqua c'è un pacchetto di fazzoletti. "Simpatici" dico volandomi verso lo specchio e lanciandogli il pacchetto addosso. Tutto ciò che sapevo si era rivelato falso, il mio mondo mi era appena crollato addosso, non ero in vena di farmi quattro risate.
Improvvisamente qualcuno bussa alla porta e la apre di qualche centimetro.
"Permesso? Matt posso entrare" era Alan, ne riconoscevo la voce.
"Alan, non sono un pazzo e sono intrappolato qui. Non c'è bisogno che ti dia il permesso per entrare, fallo e basta" gli risposi.
Quando ebbi finito di parlare Alan entrò, aveva un grosso sorriso stampato sulle labbra.
"Come stai?" mi chiese sedendosi davanti a me
"Saltiamo i convenevoli e andiamo al dunque" gli dissi io puntando i gomiti sul tavolo "Qual è il motivo di tutta quest'allegria?" gli chiesi
"Ti porto buone notizie, Matt."
"E cosa aspetti a dirmelo?" dissi io svitando il tappo dalla bottiglia "Sono giorni che mi date solo notizie di merda" aggiunsi bevendo un lungo sorso d'acqua
"Sarò franco, hanno deciso di liberarti. Sono convinti che tu non sapessi tutta la storia, quindi ti ritengono una vittima, e non un pericolo"
"Perfetto" risposi io "E quando pensavate di farlo"
"Ecco.. In realtà ci sarebbe un piccolo problema"
"Ti pareva.. Quale sarebbe questo 'problema'?"
"Quello" mi disse puntandomi il dito al petto "Finchè sei qui il Tèlos non ci crea problemi perchè non riesce a comunicare con l'esterno, ma non appena sarai uscito sarà in grado di comunicare con la città, e questo per noi rappresenta un pericolo" mi rispose "Ma" aggiunse esaltato "Possiamo rimuoverlo, o meglio disattivarlo, rendendolo del tutto inutilizzabile"
In tutto questo mi sono reso conto di non sapere come funzionano i Tèlos, nè di cosa siano in grado di fare.
"Cos'è un Tèlos?" gli chiedo "So che ce l'hanno solo le persone della città, ma non so nulla di concreto oltre a questo"
Come risposta da Alan ottengo uno sbuffo "E' vero, non ti ho spiegato nulla a riguardo perchè non eri nelle condizioni di ascoltare ieri" aggiunge "I Tèlos sono dei radiodispositivi installati al momento della nascita in ogni persona della città. Come hai visto ieri, hanno una forma di insetto e sono applicati direttamente sul cuore, questo per impedire che la gente possa pensare di toglierselo. La funzione principale dei Tèlos è quella di monitorare le persone. Il loro numero, la loro età e via dicendo. In ogni Tèlos, infatti, c'è un timer. Una volta che la persona in cui è installato compie 60 anni e un giorno, il Tèlos si chiude sul cuore, trafiggendolo con le sue zampe e uccidendo l'individuo"
"E' una cosa orribile!" dico io
"Sì, lo è. Ma in questo modo la città riesce a controllare il numero di individui in maniera impeccabile, ogni persona è registrata e così facendo riescono a sapere con precisione maniacale come dividere le risorse"
"E' una cosa stupida" intervenni irritato
"No Matt, non è stupida. E' più che intelligente, ma non ha morale. Ed è per questo motivo che non tutti sono d'accordo con le idee della città"
Fra noi due cadde il silenzio.
"Toglietemelo" dissi io rompendolo.
"Ne sei sicuro?" mi chiese Alan.
"Ne sono più che sicuro, sono disposto a tutto pur di tornare libero. E sinceramente l'idea che quel coso possa decidere la mia morte mi mette un po' in ansia"
"Voglio essere sincero con te, Matt" mi disse Alan sottovoce avvicinandosi a me "alcune persone non sopravvivono al trattamento, è estremante doloroso e complicato"
"Sono pronto a prendermi le mie responsabilità" risposi convinto "Quando cominciamo"
"Subito" mi rispose Alan, poi si voltò verso lo specchio e disse ad alta voce "Collaborerà, non c'è bisogno che venga prelevato con la forza" poi voltatosi verso di me aggiunse "Non proverai ad aggredirmi vero?"
Mi sfuggì una risata "Toglimi questo coso e basta Alan"
"Andiamo" disse alzandosi "Ora seguimi e stammi vicino"
Annuisco, e insieme ci dirigiamo verso la porta da cui è entrato. Alan la apre e finalmente abbandono quella stanza che è stata la mia cella. La porta è collegata ad un lungo corridoio con i mattoni in vista, sul soffitto a distanza regolare ci sono delle lampade accese che illuminano il corridoio con una luce pallida e tremolante.
"Pronto principessa?" mi urla una voce alle mie spalle
Mi volto e solo in quel momento mi rendo conto che avevo già sentito quella voce qualche giorno fa. Davanti a me, nella sua divisa mimetica, c'è David, con un ghigno sbilenco in faccia.
"Signore, se possibile vorrei che non stressasse il paziente prima del trattamento, non sappiamo come il suo corpo, e l'operazione, possano reagire allo stress" interviene Alan mettendosi fra me e David "Tranquillo Doc, voglio solo fare due chiacchiere col nostro ospite qua per vedere come si è trovato per ora da noi" risponde lui
"No signore sono rammaricato ma"
"Vai" interrompo Alan "Non abbiamo bisogno di intermediari" non volevo risultare debole davanti a David, io non sono debole.
"Ma Matt" ricominciò lui
"La strada la so anch'io strizzacervelli" stavolta ad interromperlo è stato Alan "Perchè tu non ci precedi e vai ad accendere tutte quelle macchine che sei tanto orgoglioso di possedere?" aggiunse.
Alan sbuffò, poi si volto e camminò a passo svelto lungo il corridoio.
Dopo pochi secondi non vedevo più la sua sagoma. Eravamo da soli. Io e David. Lentamente mi sto rendendo conto che non è stata una grande idea.
"Uff, finalmente se n'è andato" esordì David "E' bravo, ma a volte è veramente un peso averci a che fare" aggiunge
"Almeno lui è uno che riesce a comunicare a parole" lancio questa provocazione a David apposta, voglio vedere come reagisce.
Lui mi fissa e scoppia in una rumorosa risata. "Dai seguimi ragazzo" e comincia ad incamminarsi.
Rimango immobile per qualche secondo, stupito dalla reazione di David. -ma che diavolo gli è successo?- penso fra me e me, poi mi incammino a passo svelto fino a quando non torno al suo fianco.
"Senti" esordisce lui con voce profonda "Vorrei che tu capissi che quello che è successo in quella stanza era necessario" dice senza guardarmi negli occhi "Io qua ho delle responsabilità, e devo proteggere delle persone, tante persone"
"Perchè l'hai fatto?" gli chiedo io "Perchè non potevate mandare prima Alan e poi te?"
"Perchè non è logico. Sono entrato per primo io agendo violentemente, in modo che dopo con Alan in qualsiasi caso saresti stato più gentile e bendisposto, come con la dottoressa Grass" mi rispose lui.
Non rispondo, e per diversi secondi l'unico rumore che sento è quello dei nostri passi, accompagnato dal ronzio basso e costante delle lampade appese. "Ho parlato con Kyle" dice David "E' stato lui a spiegarci tutta la vostra storia, è stato lui che mi ha fatto credere alle tue parole"
Non so cosa rispondergli, e decido di rimanere in silenzio.
Improvvisamente David mi ferma e mi volta verso di lui. "Qui abbiamo bisogno di persone come te, abbiamo bisogno di persone che non hanno paura di prendersi qualche cazzotto in faccia pur di non arrendersi" appena finisce la frase scoppio a ridere, ripensando a ciò che era successo, e, con mia grande sorpresa, David comincia a ridere con me.
"Hai le palle, ragazzo." dice non appena smetto di ridere
"Spero che tu possa aiutarci almeno la metà di quanto io possa aver immaginato" aggiunge allungando la mano verso di me.
In questo momento devo decidere da che parte stare.
Sono un ragazzo senza cognome, senza famiglia.
So che sono nato nella città, so che ho un fratello, non di sangue, che devo proteggere.
So che non starò mai dalla parte di un governo che gioca con le vite delle persone come se fossero solo dei numeri su un inventario.
Afferro con decisione la mano di David.
"Però prima" rispondo "Vediamo di togliere questo coso dal mio cuore" "Ottima idea ragazzo" dice lui sorridendo e lasciandomi la mano.
Mentre camminiamo per il corridoio in silenzio, fra me e me, mi chiedo come sia possibile che io provi simpatia per l'uomo che ha rischiato di uccidermi a mani nude. Forse ho giustificato quello che ha fatto, ripensando a cosa fare io pur di difendere Kyle. Ancora poco, ancora un'utimo sforzo e finalmente l'avrei rivisto. E chissà forse dopo l'operazione avrei potuto rivedere anche Sophie.
•••
Dopo molto tempo e troppe svolte nei corridoi, che a me sembrano tutti uguali, finalmente io e David arriviamo ad una stanza con un cartello sul quale leggo "Laboratorio Alfa 7".
"Siamo arrivati?" chiedo io
"Sì, ora devi entrare da solo, a nessuno è permesso di entrare per evitare di creare dei disordini" mi risponde Alan "Sappi però che ti osserveranno dalla stanza accanto" agginge indicando la porta "Il vetro ti permetterà di vederli a tua volta"
"Va bene" dico io prendendo la maniglia della porta
"AH! Un'ultima cosa ragazzo. Non aspettarti nessun genere di preferenza. Sei stato trattato coi guanti oggi solo perchè hai fatto appello al mio buon cuore, ma quando uscirai da quella stanza" disse indicando la porta "Non sarai differente da nessun altro ai miei occhi" e detto questo ritornò sui suoi passi lasciandomi da solo.
"Non potevi essere più chiaro di così" gli urlo io ridendo.
Poi mi volto e apro la porta con decisione. La stanza in cui mi ritrovo non è per nulla simile alle quattro mura in cui sono stato rinchiuso nell'ultimo periodo, sulle pareti ci sono molti monitor e diversi apparecchi che emettono ronzii cosanti e di cui non conosco il funzionamento. Mi volto un paio di volte per abituare gli occhi alla luminosità più bassa rispetto a quella del corridoio. E i miei occhi finalmente rivedono mio fratello. Come aveva detto David, nella stanza c'è una specie di finistra tramite la quale si poteva assistere all'operazione, ed ora nella stanza accanto alla mia c'è Kyle.
"Kyle!" urlo andandogli incontro
"Kyle come stai!?" urlo di nuovo.
Kyle come risposta mi fa un sorriso e mi saluta con la mano, avvicinandosi al vetro.
"Stai bene?" gli chiedo, senza ottenere risposta.
"Non può sentirti" dice una voce alle mie spalle "Questa stanza è insonorizzata, si può solo vedere"
"Alan!" esclamo voltandomi verso di lui "Voglio che questa cosa finisca al più presto!" dico prendendolo per le spalle.
"Vedo che la grinta non ti manca" mi risponde sorridendo e zoppicando verso il centro della stanza
"Togliti la maglietta e siediti qui" mi ordina indicandomi una branda di cui non mi ero accorto.
Faccio come mi ha ordinato e, non appena mi sdraio sulla branda, mi blocca le caviglie ed i polsi con dei bracciali di cuoio, che non si rivelano essere dolorosi. "E questo a che servirebbe?" gli domando io realmente incuriosito da tutte queste forme di sicurezza. "Ah" esclama lui come se lo avessi riportato al mondo reale "Servono per te, la procedura è piuttosto... complicata" aggiunge schiacciando pulsanti su apparecchi via via sempre più vicini a me.
"A tal proposito" esclamo di nuovo io "In cosa consiste questa procedura?"
Al suono della mia domanda, Alan si blocca un secondo.
"Elettricità"
"Come?" chiedo
"Useremo un forte voltaggio per sovraccaricare il Tèlos e mandarlo in tilt"
"O cazzo..."
"Ma tranquillo, dovrebbe andare tutto bene"
"Come dovrebbe!?" urlo io alzandomi per quanto mi era possibile
"Ci sono stati casi in cui non ha funzionato del tutto"
-So già che mi pentirò di ciò che sto per chiedere, ma non riesco a tenere a freno la lingua-
"E cos'è successo?" domando ad Alan
"Non penso sia il momento adatto per discuterne Matt" mi risponde lui
"Ora, questi serviranno per monitorare i tuoi battiti cardiaci, pressione, attività nervosa eccetera eccetera" mi dice prendendo delle strane ventose e appiccicandomele in diverse zone del petto. Mentre Alan mi attaccava addosso gli ultimi rilevatori qualcuno batte col pugno sul vetro, mi volto in direzione del rumore. Nella stanza degli "ospiti" non c'è più solo Kyle, ma accanto a lui c'è una ragazza che lo tiene per mano.
"Sophie.." sussurro
"Come?" esclama Alan smettendo di maneggiare coi rilevatori
"No nulla" rispondo io "Ho solo tossito"
La bugia sembra convincerlo e tutto eccitato attacca l'ultima ventosa sul mio petto nella zona del cuore, poi si allontana da me. Mi volto di nuovo verso il vetro ad osservare la sagoma della ragazza che tiene per mano mio fratello, è esattamente come la ricordavo.
-scemo, guarda che sono 4 giorni che non la vedi, e sono di più dei giorni che hai passato con lei!-
dico fra me e me, ma scaccio via quel pensiero.
Durante tutto questo tempo devo averla fissata, perchè mi accorgo che mi sta sorridendo muovendo la mano salutandomi. Ricambio il saluto per quanto posso, poi torno a fissarla mentre parla con Kyle.
Dalla porta alle loro spalle entra un ragazzo, e saluta sia Kyle che Sophie, la quale lo abbraccia.
Non appena interrompono l'abbraccio lei lo bacia.
"Hai capito Matt?" la voce di Alan mi riporta alla realtà
"Sì" rispondo mentendo io.
"Perfetto, quindi niente antidolorifici o altro, siamo pronti"
"Aspetta! Perchè niente antidolorifici?"
Alan mi guarda con fare perplesso "Matt, ti ho appena spiegato, che a causa dell'elettricità che ti passerà in corpo qualsiasi antidolorifico che noi abbia in questo laboratorio è inutile"
Non gli rispondo e mi volto verso lo specchio, osservando il ragazzo appena entrato che cinge Sophie per le spalle, mentre lei tiene per mano Kyle.
"Matt" mi sussurra Alan all'orecchio "Ti chiederei di rimanere concentrato e di non guardarli se questo ti da fastidio"
"Come fai a saperlo?" gli chiedo voltandomi
"Sono uno psicologo, e inoltre non sono stupido. Poi vorrei ricordarti che sei monitorato" aggiunge indicando uno schermo con un piccolo cuore lampeggiante sull'angolo sinistro "E da quando Abe è entrato in quella stanza, i tuoi battiti cardiaci non hanno fatto altro che aumentare"
Mi sento stupido e ridicolo, e decido di non rispondere.
"Cominciamo" esclama Alan allontanandosi da me e andando a posizionarsi dietro ad uno degli schermi. Dopo aver schiacciato qualche tasto, dal soffitto comincia a scendere ronzando un macchinario, sembrerebbe quasi un lampadario se non avesse cinque aghi lunghi un dito puntati contro il mio petto.
"Stringi i denti Matt" mi sento dire da Alan.
La macchina si blocca, lasciando pochi centimetri fra gli aghi e la mia pelle, poi con uno scatto copre la distanza, e sento gli aghi penetrare nella mia carne. Mi lascio sfugge un urlo.
"Tutto bene Matt?" mi chiede Alan.
"Vai avanti" riesco a rispondergli a fatica.
"Matt ti avviso, adesso arriva il peggio" mi urla Alan.
Poi la macchina comincia a ronzare in maniera per nulla rassicurante, mi volto di scatto con la testa e mi trovo a fissare gli occhi di Sophie, esattamente un attimo prima che una violenta scarica di corrente elettrica mi facesse perdere i sensi.
•••
Al mio risveglio sono in un letto.
Un vero letto, finalmente.
Mi giro su un fianco ma rimango incastrato, così apro gli occhi.
"Attento Matt" mi dice una voce che riconosco subito
"Kyle" esclamo "Kyle" urlo sedendomi, e rompendo qualche tubo nel mentre, poi mi volto e lo vedo seduto accanto al mio letto, e lo abbraccio, senza dargli il tempo di aprire bocca.
"Stai bene" gli dico sciogliendo l'abbraccio.
"E' più strano che tu stia bene" mi risponde lui sorridendo, ora che ci faccio caso ha i capelli più corti, devono averglieli tagliati "Da quanto mi hanno detto hai avuto un brutto incontro col capitano Colars e poi quel trattamento con la corrente... E' stato bruttissimo"
"Non dirlo a me" gli rispondo sorridendo per alleggerire l'atmosfera.
"Sai che sei morto?" mi dice
"Come!?"
"Sì, per 15 secondi il tuo cuore ha smesso di battere, poi sei tornato a posto"
"O cazzo.." Kyle mi colpisce il braccio
"Matt le parole!" mi rimprovera
"Scusa" gli rispondo, poi dal nulla cominciamo a ridere insieme.
"Ah vedo che stai bene" dice Alan entrando improvvisamente nella stanza
"Ciao Alan" lo saluto io, poi lui si rivolge a Kyle. "Penso che tu non dovresti essere qui, o mi sbaglio?"
"Giusto" risponde li "Devo andare Matt, ci vediamo dopo" e sorridendo Kyle esce di corsa dalla stanza.
"Dove deve andare?" chiedo rivolto ad Alan
"A scuola" mi risponde lui "come tutti i bambini qui della sua età"
"Ci sono altri bambini?"
"Ci sono moltissime persone qui"
"Quanti?" chiedo
"Più di dieci mila"
Rimango stupito da quel numero. Dieci mila persone. Non è una cosa da poco.
"Dai fai in fretta" mi esorta Alan
"A far che?"
"La c'è un bagno" dice Alan indicando una porta "Staccati tutti i tubi che non hai rotto prima abbracciando Kyle e va a farti una doccia, senza offesa ma ne hai veramente bisogno"
Sorrido togliendomi qualsiasi cosa di dosso prima di alzarmi dal letto.
"Nel bagno troverai dei vestiti" aggiunge Alan "Dovrebbero essere della tua misura"
"Grazie" gli rispondo io chiudendomi la porta alle spalle.
Apro l'acqua nella vasca alla temperatura più calda possibile, poi mi svesto e rimango a fissarmi qualche secondo allo specchio. I miei capelli sono in disordine, sporchi e schiacciati di lato, ho un occhio nero e le occhiaie.
Ma la spalla sta quasi bene, ora rimane soltanto un grosso livido, il colore non ispira nulla di buono, ma almeno sono sparite le venature in rilievo. Appena l'acqua ha raggiunto il livello ideale mi immergo in essa. Il contatto col liquido mi causa fitte in ogni mia ferita -quelle al petto causate dagli aghi fanno malissimo- ma è un dolore piacevole. E' il dolore che mi ricorda il fatto che sono libero. Stare nell'acqua calda è una sensazione piacevole, e in men che non si dica mi lascio trascinare dallo scorrere dei miei pensieri, facendo scorrere l'acqua quando diventa troppo tiepida per i miei gusti.
E' una sensazione fantastica.
   
 
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