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Autore: Stella Di Mezzanotte    02/11/2008    5 recensioni
AGGIORNATO CAPITOLO 7 Harry serpeverde ed Hermione grifondoro, due caratteri diversi e dopo sette anni di rapporti contradditori e difficili cosa succerà? ..."con un breve inchino seguito da uno sguardo beffardo, se ne andò. Prima, però, si voltò di qualche grado verso di lei per sussurrarle: - Principessa … - come fosse un saluto. Come al solito si sentì rispondere nello stesso tono. - Principe … - ..."
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Daphne Greengrass | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 11 di un bel mattino, quando il “Principe Delle Serpi” si avviò fuori dalle mura del castello. L’aria frizzante smuoveva delicatamente le fronde degli alberi, facendo cadere delle foglie ingiallite, che avevano formato sul terreno circostante un tappeto dai colori malinconici e sfumati. I raggi del Sole andavano a morire sul Lago Nero, mentre il cinguettare degli uccellini si mischiava con il vociare indistinto di numerosi studenti. Si trattava di una delle rare giornate di sole che accompagnavano l’autunno, e che presto avrebbero lasciato il posto a un lungo e faticoso inverno.

L’anno scolastico era iniziato da pochi mesi, ma si prospettava piuttosto difficile a causa degli esami .

Il ragazzo ignorò i numerosi sguardi femminili ,rivolti verso di lui, e si diresse a passo lento verso il Lago Nero. Moltissimi studenti parlavano tra loro, mentre altri gli rivolgevano sguardi carichi di astio e diffidenza. Ignorò anche quelli e posò lo sguardo verso una ragazza, appoggiata al tronco di un albero. Era l’unica sulla quale soffermava maggiormente lo sguardo. Non riusciva a spiegarsi perché proprio durante l’ultimo anno di scuola avesse iniziato ad interessarsi a lei. Aveva passato ben sei anni interpretando il ruolo di colui che la evitava, ma che se proprio se la trovava davanti si limitava a deriderla con i suoi compagni di casa Serpeverde.

Spesso si convinceva che ciò era dovuto al fatto che probabilmente era l’unica ragazza ad Hogwarts a non averlo mai guardato con aria sognante, ed era anche l’unica che sapeva rispondergli a tono ogni qual volta se ne presentava l’occasione.

Hermione Granger era forse l’unica Grifondoro per cui nutriva rispetto.

Questo non lo avrebbe mai ammesso davanti a gli altri, nemmeno sotto tortura, ma era incuriosito dal suo carattere misterioso ed inafferrabile. Poteva dire che era quasi affascinante.

Le passò davanti guardandola con la coda dell’occhio,e notò che la ragazza non si era spostata, ma lo aveva seguito con lo sguardo. Sorrise appena e si fermò di colpo, voltando appena le spalle.

Notò , senza sorpresa, che non ritrasse lo sguardo come facevano molti quando lo incrociavano quasi a vergognarsi di averlo anche solo disturbato per un momento.

Si fissarono intensamente per qualche secondo. Non potè fare a meno di notare che era tremendamente bella. Era abbastanza alta, i capelli le ricadevano in dolci onde color miele, mentre gli occhi color nocciola, striati d’oro, penetravano anche lo sguardo più freddo. Il suo corpo, poi,era a dir poco perfetto, tutto era proporzionato al suo fisico magro e slanciato.

Hermione Granger era una delle ragazze più belle della scuola, ma lei non sembrava farci minimamente caso . Era sempre in biblioteca a studiare fino a tardi, ma questo non significava che avesse pochi amici. Anzi ,era spesso circondata da numerosi ragazzi che non facevano altro che girarle attorno e lei non sembrava disdegnarli, anche se con molta grazia ed eleganza spesso declinava le loro attenzioni.

Non erano mancate le occasioni in cui l’aveva vista in atteggiamenti poco consoni al suo incarico da caposcuola nei corridoi bui della scuola, ma era sicuro che anche per quei rari momenti ci fosse una spiegazione. Non era come tutte le altre ragazze, questo era certo; Spesso desiderava di saperne di più su quella ragazza che, ogni qual volta sorrideva, sembrava far risplendere tutto ciò che la circondava : quando i suoi occhi scuri si illuminavano, anche lui sentiva l’istinto di sorridere.

Scostò lo sguardo da lei, lentamente. Gli sorrideva altezzosa , con quell’aria ironica e quasi beffarda, e pareva non avere intenzione di togliergli gli occhi di dosso.

“Che tipa”, si ritrovò a pensare sorridendo fra sè e sé. Fece per andarsene , ma la sua voce lo bloccò.

<< Ehi, Potter! >> la sua risata argentina lo fece sorridere nuovamente.

<< Dica pure, mezzosangue >> le rispose in tono beffardo.

La sentì sospirare ,ma non si voltò e continuò a darle le spalle con le mani in tasca , mentre il vento smuoveva i suoi capelli corvini, da cui s’intravedeva la sua cicatrice a forma di saetta.

<< Di solito le Serpi non stanno nei sotterranei? cosa ci fai qui fuori??Ah no aspetta, aspetta! Forse ho capito, dato che sono quasi tutti rintanati nei loro spazi bui, tu puoi finalmente emergere e splendere tra tutti gli altri studenti, giusto? >>

Harry sorrise apertamente e decise di girarsi. Tuttavia quando i loro sguardi si incontrarono, il suo era solo la parvenza di un sorriso e con un sopracciglio inarcato si avvicinò a lei ,fino a ritrovarsi a pochi centimetri dal suo viso.

La vide sorridere senza mostrare alcun cenno di timidezza, anche se sapeva bene che non era così.

<<  Non avrei saputo dirlo meglio , anche se… Granger,  io non ho bisogno di risplendere solo oggi , dato che lo faccio ogni singolo giorno dell’anno >>

Hermione gli rivolse uno sguardo malizioso e indietreggiò di qualche passo, posandosi una mano sul cuore e assumendo un’espressione di sorpresa e ammirazione, ma si vedeva lontano un miglio quanto fosse falsa.

Harry scosse la testa divertito, quella ragazza non smetteva mai di stupirlo. Era capace di essere scherzosa, insopportabile, dolce e intrattabile allo stesso tempo. A volte si chiedeva chi fosse realmente Hermione Granger, perché dopo sette anni non era ancora riuscito a capirlo. D’altronde non si erano mai frequentati come amici ,tutt’altro.

<< Se hai finito con queste spettacolari interpretazioni, io mi dedicherei a qualcosa di molto più piacevole che parlare qui con te. Quindi… >> tolse le mani dalle tasche e, con un movimento appena accennato della mano, fece apparire una rosa nera sulla sua mano e gli e la porse.

<< Addio Granger >>

 Lei cambiò di colpo espressione, riprendendo il suo solito cipiglio e si avvicinò per prendere la rosa .

<< Non ti disturbare >> con un altro movimento della mano, molto simile a quello compiuto da lui poco prima, la fece sparire.

Lui non rispose, ma, con un breve inchino seguito da uno sguardo  beffardo, se ne andò. Prima, però, si voltò di qualche grado verso di lei per sussurrarle:

<< Principessa >> come fosse un saluto.

Come al solito si sentì rispondere nello stesso tono.

 << Principe >> le sorrise apertamente, anche se lei non poteva vederlo, e poi si dileguò. Non fece in tempo a pensare a quello che era appena successo che venne fermato da un suo compagno di casa.

<< Per Merlino Harry! Ma dove ti eri cacciato si può sapere? >>

Harry roteò gli occhi verso il cielo terso e limpido. Draco Malfoy era di certo peggio della Granger.

<< No ,non si può sapere . Non devo mica rendere conto a te di quello che faccio Draco,  non è vero? >>

Ricominciò a camminare sospirando pesantemente .

<< Figurati Sfregiato , è solo che non ti ho visto al solito posto, allora sono venuto a cercarti .Così ti ho visto parlare con la Mezzosangue. >>

Quelle ultime parole le disse con tono basso, ma tagliente.

Harry si fermò di botto e per poco Draco non gli finì addosso, dato che era dietro di lui.

<< Non azzardarti più a usare quel tono. Io parlo con chi mi pare, chiaro? >>

La sua voce era bassa e pacata, contrariamente alle sue parole. Nonostante ciò vi era un velo d’astio inconfondibile, che solo lui sapeva far arrivare al diretto interessato.

Sebbene Draco Malfoy fosse famoso per non farsi sottomettere da nessuno, in quel momento gli sorrise appena ed Harry lo interpretò un modo per compiacersi in quanto come gli diceva spesso lui stesso,  era l’unico compagno di casa con cui si trovava “bene”.

Harry, tuttavia, non era certo che il biondino avesse capito che non voleva avere niente a che fare con lui.

Da quando il cappello parlante aveva deciso di trasferirlo a Serpeverde, l’idea non gli era parsa affatto male. Fin dall’inizio comprese di che pasta erano fatti i suoi compagni di casa e, sebbene in quei sette anni divenne inevitabile essere coinvolti dai loro comportamenti, cercò sempre di mantenere una propria personalità. Cosa inesistente tra gli altri Serpeverde.

Facevano sempre tutti le stesse cose e nessuno osava mai discostarsi da quelle che loro chiamavano comunemente le “loro regole”. Ad Harry faceva uno strano effetto sentirli parlare in quel modo, come se fossero tanti deputati, senatori e presidenti che regolavano le leggi del loro piccolo Stato.

Li osservava sinceramente incuriosito, durante le loro riunioni serali o notturne all’interno dei sotterranei, dove si trovava la sala comune dei Serpeverde. Ecco, questa era una delle tante cose che odiava, lui amava stare all’aperto , invece si doveva accontentare di misere fiaccole all’interno di quei corridoi bui, che a volte sembravano soffocarlo.

Tuttavia ci si era abituato, ma presto, con l’andare del tempo, quegli ambienti bui e isolati resero cupo persino il suo carattere.

Il bisogno di stare alla luce del Sole venne presto sostituita dal desiderio di stare in solitudine. Così si ritrovò a passare moltissimo tempo con i suoi pochi amici di Serpeverde e in compagnia delle ragazze più belle della scuola. Non si poteva certo dire che era uno sprovveduto in questo campo, dato che erano davvero poche quelle che non avevano mai scaldato il suo letto.

Con il suo sorriso, quei magnetici occhi verdi, il fisico statuario e un carattere intrigante era molto difficile che qualcuna resistesse fatta eccezione della Principessa dei Grifoni: Hermione Granger.

Da quando l’aveva vista al suo primo anno ad Hogwarts, aveva subito capito che era una ragazza fuori dal comune. Da piccola non era affatto carina, ma già a partire dal terzo anno si cominciava ad intuire che sarebbe diventata una bella ragazza.

Nonostante non si fossero mai frequentati, svilupparono quel muto rapporto che li portava a sorridersi complici, anche se entrambi non perdevano occasione di stuzzicarsi con battute poco amichevoli e sguardi a volte minacciosi.

Provava un “non so che” di particolare per lei e il fatto che fosse apparentemente immune al suo “fascino”, lo intrigava non poco.

In realtà non aveva mai cercato di corteggiarla veramente, perché provava rispetto per lei. Infatti non aveva ancora avuto una storia seria e le sue conquiste venivano abbandonate dopo pochi giorni.

Tutto questo era difficile da spiegare, perfino a se stesso, ma era come se si trovassero entrambi in un gioco e nessuno dei due poteva cedere.

Il sorriso di quella ragazza celava mille sofferenze, ne era certo , ma mentre lei mascherava tutto con un sorriso o una battuta, lui rimaneva serio e impassibile non lasciando trasparire allo stesso modo le sue emozioni.

Ogni volta che indugiava troppo su questi pensieri, sbuffava infastidito. Quella ragazza portava solo confusione, e lui non aveva tempo da perdere.

Si fermò un attimo, mettendo una mano davanti agli occhi per proteggersi dal Sole e si guardò in giro.

Preso dai suoi pensieri non si accorse di essere arrivato praticamente all’interno della foresta proibita,difatti vedeva solo le sagome lontane dei ragazzi vicino al Lago Nero.

Non era la prima volta che si avventurava in quella selva,in quanto per lui la parola proibito equivaleva a “si può fare”. Non avendo nient’altro da fare prima dell’ora di pranzo, riprese a camminare fino a quando non scorse in lontananza la figura del suo professore, che sembrava intento a cercare qualcosa nella terra.

<< Hagrid  >> disse con noncuranza. Sorrise quando lo vide sobbalzare e girarsi di scatto. Lo vide portarsi qualcosa dietro le spalle e guardarlo con aria tra il sollevato e irritato allo stesso tempo.

Gli ci vollero pochissimi secondi, per capire che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Evidentemente Hagrid stava facendo qualcosa per cui avrebbe dovuto rimanere da solo, ma quando lo riconobbe la sua espressione all’inizio era di sollievo, per cui ipotizzò che stesse facendo tutto quanto di fretta e soprattutto di nascosto.

Aveva sempre avuto un buon rapporto con il guardiacaccia e andava a trovarlo più spesso da quando Silente era morto, lasciando la McGranitt come suo successore. Il preside di Hogwarts era stato come un padre per lui, quello che avrebbe sempre voluto conoscere , ma che gli fu strappato, insieme a sua madre, da Lord Voldemort.

Si ricordava ancora il giorno del tutto recente, in cui aveva lasciato spazio nella sua mente ai pensieri di Voldemort, mandando in fumo tutti quei mesi passati con il professor Piton a studiare Occlumazia, e si era diretto da solo ad affrontarlo. L’idea di aver perso anche Silente per colpa sua lo aveva riempito di una forza inaspettata e, cogliendolo di sorpresa , riuscì ad ucciderlo.

Molte voci dicevano che Silente era morto per mano di Piton, ma lui continuava a credere che il suo professore di Pozioni fosse stato manipolato dal Signore Oscuro.

Di certo non aveva mai avuto un buon rapporto con il suo professore, ma non c’erano mai stati episodi che lo avevano reso ostile ai suoi occhi. Al contrario sapeva quanto erano stati difficili i rapporti con suo padre. Tuttavia non conosceva bene il suo passato e non voleva essere coinvolto in situazioni a lui sconosciute. Aveva sempre ritenuto Piton un personaggio particolare, fuori dal comune grazie alle sue capacità, ma non lo riteneva un traditore o un assassino come molti pensavano. Non avevano mai avuto nessun tipo di confronto al di fuori dell’ambito didattico ne tantomeno episodi sgradevoli. Non per questo ignorava le evidenti prove che lui fosse legato ai Mangiamorte.

In una della tante lezioni di Occlumazia aveva visto con chiarezza il Marchio Nero sul suo braccio. Sapeva bene, grazie alla mappa del malandrino ( un regalo dal suo ex professore di Difesa contro le Arti Oscure, Remus Lupin), che Piton usciva spesso di notte ed era certo che si recasse dal suo vero Signore.

Dato che era scomparso e nessuno sapeva dove era finito, aveva deciso di estirpare il problema alla radice.

Quella notte in cui affrontò Voldemort si ripeteva sempre che non aveva nulla da perdere, oramai. Era rimasto solo, non c’era nessuna famiglia, di nessun genere, ad aspettarlo. Stare con i Dursley era la peggior tortura a cui poteva essere sottoposto e,  piuttosto che tornare da loro, avrebbe preferito morire per mano di Voldemort.

Fortunatamente quell’anno, essendo diventato maggiorenne nel Mondo Magico, sarebbe potuto andare a vivere da solo a Grimmald Place , la casa nascosta ai Babbani al centro di Londra, regalatagli dal suo padrino Sirius Black.

Quando lo conobbe lo odiava con tutto se stesso, perché gli avevano fatto credere che lui avesse tradito e fatto uccidere la sua famiglia. Lo rivalutò solo quando scoprì la verità : Peter Minus era l’impostore. A quel punto iniziò ad affezionarsi a Sirius , a sentirlo vicino come un padre. Purtroppo, come ogni cosa nella sua vita, era destinato a sparire. Il suo padrino gli fu strappato dalla sua stessa cugina: Bellatrix Lestrange.

Adesso era lei l’incubo del Mondo Magico. Dopo la morte di Voldemort radunò tutti i suoi seguaci e formò un nuovo gruppo di Mangiamorte con lei a capo, nell’intento di estinguere la razza Mezzosangue per far prevalere unicamente quella dei Purosangue.

Una sorta di Hitler, pensò Harry, ricordando vagamente le notizie apprese da alcuni libri di storia Babbana, circa la razza ebrea.

Spesso abbandonava i libri di Magia e leggeva con curiosità quelli riguardanti i Babbani. Quando frequentava la scuola a Londra studiava con piacere alcune materie tra le quali Storia, Geografia e Arte.

Trovare la strada giusta per trovare Voldemort non era stato poi così difficile, dato che gli era bastato solo dargli l’accesso alla sua mente, ma si era reso conto della complessità dei suoi piani. Sapeva bene che i Mangiamorte potevano rivelarsi brutali e più di una volta il Signore Oscuro doveva trattenerli dai loro intenti.

Erano passati alcuni giorni prima di riuscire a trovare il loro covo, con le sue visioni come unica guida. Non voleva dargli la possibilità di avvicinarsi al castello. Aveva visto alcuni di loro in azione contro gli ignari Babbani e il solo pensiero lo fece rabbrividire.

Adesso, ciò che Bellatrix Lestrange aveva in mente, era un vero e proprio sterminio, Harry ne era certo.

Anche se lui aveva ucciso Voldemort, e parte delle sue sofferenze erano finite, adesso il clima non era quello sereno che si aspettava. La situazione era nuovamente carica di tensione e di paura di questo gruppo di Mangiamorte che dava la caccia a i nati Babbani.

<< Harry, ma cosa diavolo ci fai qui, si può sapere? >>

Harry alzò gli occhi al cielo, visibile solo tra le fronde degli alti arbusti, e si sedette su un tronco d’albero accanto a lui.

<< Oh no! Anche tu. Vado dove mi pare! Il tempo delle restrizioni è finito, no? >>

Hagrid si allontanò dal punto in cui stava lavorando e si spostò verso il moro.

Harry abbassò fulmineo gli occhi su quella che sembrava una fossa e gli lanciò uno sguardo interrogativo, seguito da un sorriso complice.

<< Hagrid?!? >> cominciò con tono canzonatorio.

 << Invece di pensare a quello che faccio io, perché non mi dici cosa combini tu? >>

Vide il suo professore di creature magiche assumere una strana espressione, come se volesse deviare il discorso.

<< Harry guarda che non è affatto uno scherzo! Te lo dico seriamente. Con i tempi che corrono tu non dovresti avventurarti qui, sai bene che quella dannata Mangiamorte con i suoi segugi sono sempre in giro, e tu non sei certo in una bella posizione. Sai che succede se per cas…  >>

Harry lo liquidò con un segno della mano.

<< Ho dimostrato di sapermela cavare benissimo da solo, per cui non preoccuparti e poi loro non sono in cerca dei Mezzosangue? >>

<< Harry, tu hai ucciso il Signore Oscuro e questo ti rende un obbiettivo ricercatissimo, senza contare che Bellatrix aveva un amore morboso verso il suo Signore, quindi cercherà comunque di fartela pagare. E poi hai detto bene, sono in cerca dei Mezzosangue. Come la tua povera amica Hermione. >>

Harry sollevò gli occhi verdi verso di lui, incredulo.

<< Come scusa? Come fai a dire che la Granger è una mia amica? E poi cosa me ne importa di quello che le succede? >>

<< Non puoi dire così, ragazzo. Mi deludi. Hermione è una cara ragazza, è sempre molto dolce con me.  >>

<< Oh, infatti è dolce solo con te. >>  replicò lui con tono sprezzante a bassa voce, non voleva che Hagrid lo sentisse.

Il guardia caccia infatti non lo sentì e continuò, con suo sommo dispiacere, a parlare di quella insopportabile so-tutto-io.

<< Ma non ci pensi a lei? Poverina dovrà essere in ansia, per tutto quello che sta succedendo. E’ in pericolo Harry e mi farebbe piacere se le stessi vicino. >>

Harry non credeva alle proprie orecchie. Cos’è che doveva fare? La balia alla Granger?

<< Hagrid ascoltami bene: quella povera ragazza, come dici tu, sa difendersi molto bene. E poi,  come hai detto tu, non è la sola ad essere in pericolo, anche gli altri lo sono. Non posso diventare il “Paladino dei Mezzosangue”, non pensi? >>

Hagrid rise e, nel modo di spostarsi, fece cadere una lunga pala sul terreno. Non appena sentì il tonfo si voltò preoccupato,  ma si girò in fretta verso Harry.

Il ragazzo  non mancò di alzarsi e avvicinarsi per vedere cos’ era caduto. Hagrid scosse il capo sedendosi nel tronco lasciato libero da lui, ormai arreso.

<< Harry, lo sai che la McGranitt non vuole che io faccia questo genere di cose. Insomma a me entusiasmano tutte queste creature nascoste, ma lei vuole che non alteri nulla e faccia solo il mio lavoro. >>

Harry guardò all’interno della fossa, accanto al punto in cui era caduta quella specie di pala che Hagrid teneva nascosta dietro le spalle. Al suo interno vide delle creature disgustose e impossibili da definire, che cercavano di risalire la fossa.

Scosse la testa e fece un vago gesto con la mano, per salutare il suo professore, quando venne fermato dalla sua voce.

<< Oh Harry! Aspetta , non dirai nulla a…  >>

<< Non dirò nulla. >> lo interruppe con tono scocciato. Fece per riprendere a camminare, ma non aveva nemmeno fatto un passo quando Hagrid gli mise una mano sulla spalla rischiando di sotterrarlo come un chiodo all’interno nel terreno.

<< Un'altra cosa Harry. Dicevo sul serio poco fa riguardo Hermione. Sta attento a lei ti prego, sono molto in pena. Sai è molto orgogliosa e non vuole ammetterlo, ma di sicuro è molto spaventata. >>

Harry cercò di non ridere per quell’ultima affermazione, immaginarsi la Granger spaventata era assurdo. Quella era una tigre della Malesia e non la gattina spaventata che s’ immaginava lui!

Tuttavia, cercando disperatamente una via d’uscita per recarsi il più velocemente  possibile a scuola, visto che era in ritardo per il pranzo, decise di assecondarlo.

<< Va bene Hagrid… cercherò di starle vicino d’accordo? Se mai avesse bisogno di aiuto, non mancherò di aiutarla >> sorrise in modo forzato e vide finalmente il mezzo gigante sorridere.

Non appena levò la mano dalla sua spalla, dovette massaggiarsela per qualche minuto per il dolore.

<< Bravo Harry, così mi piaci! E ora vai, che sei già in ritardo >>

<< Me ne ero accorto. >>

<< Ci vediamo Harry! Mi raccomando, eh? >>

<< Sì, si Hagrid. Ci vediamo. >>

Sbuffando sonoramente affrettò il passo e vide , come previsto, che tutti gli studenti erano rientrati. Questo perché il suo professore gli doveva raccomandare una sua alunna. Più ripensava alle sue parole sulla Principessa dei Grifoni, più sentiva che tutto quel discorso era assurdo.

Varcò la soglia del portone del castello e si recò alla Sala Grande, sperando che la preside non lo mettesse in punizione per il ritardo.

Durante il tragitto ripensò a ciò che aveva detto poco prima al guardia caccia: “cercherò di starle vicino …”. Una strana sensazione agitava il suo animo nel ricordare quelle parole.

Perché si sentiva così agitato se non gli importava nulla di lei?

 

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Salve ragazzi! Vi sono mancata? xD (scherzo naturalmente!) Comincio subito col dire che mi dispiace moltissimo per aver lasciato in sospeso le precedenti ff, specialmente Joy and Pain. Purtroppo con l’avvento dell’Università mi ritrovo impegnatissima e non so cosa devo fare prima. Quando non sono impegnata con gli esami c’è sempre qualcosa che ho lasciato in sospeso ma prometto di essere un po’ più presente.

Questa è una storia che ho cominciato molti mesi fa. E’ nata da un ispirazione improvvisa e come al solito quando apro un nuovo foglio di Word sono pericolosissima! xD

Dunque, tenete presente che è una storia abbastanza particolare per il semplice fatto che tengo conto solo in parte dell’intera saga. La base è quella e anche molti avvenimenti e naturalmente i personaggi.

Non vi anticipo nulla e vi lascio alla lettura.

Spero tanto che mi farete sapere qualcosa attraverso un commento, perché questa è l’unica strada che ho per conoscere il vostro giudizio e per migliorare!

 

 

  
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