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Autore: fanniex    01/12/2014    1 recensioni
... -Perché? Come sarebbe uno come Jared?-
Sbuffai ignorando completamente in che modo avrei potuto rispondere a quella domanda. Contemporaneamente però, sul palco, Jay era salito in bilico su una cassa, tendendo le braccia verso l'alto fino all'inverosimile. La sua maglietta sgualcita si era alzata talmente tanto da mostrare quasi per intero gli addominali perfetti e l'eccitante bordo della biancheria intima. Ovviamente tutte le altre ragazze presenti erano prossime all'infarto. ... [ da cap. 6 ]
Esplorazione della psiche di una donna, all'apparenza normale, che ha avuto la sciagurata idea di imbarcarsi con un Leto in uno dei viaggi più traumatizzanti della vita: la famiglia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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15: IL DIARIO DI UNA DIVAH! … capitolo cinque

 

 

-JARED's pov-

 

Quando mi hai lasciato mi hai chiesto se per me è importante quello che abbiamo costruito insieme... noi due!

Davvero in tutti gli anni trascorsi al tuo fianco non sono stato in grado di rassicurarti nemmeno su questo?

Se fosse vero … Cristo Santo, mi sentirei ancora più un fallito se fosse realmente così!

Ti prego, dimmi che è stata solo la rabbia a fartelo dire quel giorno!

Dimmi che lo sai quanto io ami incondizionatamente ogni secondo di ogni giorno di questi dieci anni! Sono marchiati a fuoco nella mia carne, molto più a fondo dei miei frivoli tatuaggi.

 

Potrei mai scordarmi di Parigi?

Ti da ancora noia la mia fissazione per la Francia, non è vero? Ma lo sai che non lo faccio di certo apposta. E non c'entrano affatto le mie ipotetiche origini cajun. È un'altra la ragione che mi lega così tanto a questa città, anche se tu non ne sei mai stata convinta.

Non sarò originale, lo ammetto, e sotto questo aspetto sono un uomo banale in fondo. Il tipico americano medio un po' superficiale, conquistato dal fascino di un oggetto vacuo ma luccicante. Le luci, il folclore, le sfilate, i riflettori sempre accesi e tutta quella serie di cose che a te fanno solo ribrezzo.

Eppure mi rendo conto che è una città che non credo di aver mai capito realmente, neanche bene quanto te che invece la snobbi apertamente.

Dici sempre che il fascino di Parigi è sopravvalutato. Indubbiamente è una bella città, che trasuda storia e arte, ma che non è fatta per la gente. Non vive per strada, come per esempio Londra o Roma, che tu invece adori alla follia.

Le accomuni spesso queste due città.

Sostieni che Londra rappresenti per l'età moderna ciò Roma è stata per la civiltà classica. Due centri che sono stati un faro per le loro epoche, che hanno creato cittadini e fatto progredire le loro menti, spaziando nei campi più vasti dell'esperienza umana, non si sono semplicemente affidate al genio di pochi uomini. Possono vantare tesori che vanno ben oltre chiese e palazzi meravigliosi.

I gioielli più belli di Parigi invece sono nascosti, nei musei o nei castelli. Nei libri e nei dipinti. Tutto il resto è artefatto. Finzione per il pubblico sempliciotto come me. Unicamente una bella cartolina dalla Città dell'Amore!

 

Ho ancora stampata davanti agli occhi la tua espressione quando, per festeggiare la nostra ultima sera a Parigi, ti avevo proposto di salire in cima alla Tour Eiffel ad ammirare la Ville Lumiere dall'alto.

Stavamo insieme ormai da più di un anno e benché non avessimo ufficializzato pubblicamente la nostra relazione, di certo non impazzivamo più per nasconderci davanti agli sguardi degli altri. Ovviamente continuavo a glissare sulle domande dirette della stampa e dei paparazzi sul nostro conto ma chiunque avrebbe potuto vederci insieme se avesse voluto.

Non mi separavo mai da te se potevo evitarlo.

Non l'ho mai fatto.

E, fidati, non lo farò mai!

 

In quei giorni ci trovavamo momentaneamente in pausa, prima delle ultime date del tour, nuovamente in Nord Europa, e quasi a forza ti avevo convinta a trascorrerla proprio a Parigi.

Presto saremmo tornati a casa, in California, dove avevamo progettato la nostra vita insieme. Io e te. La nostra casa. Solo nostra.

E poi anche Shan e i ragazzi, certo. E mamma, che dal primo istante in cui ti ha conosciuta ti ha voluto bene come ad una figlia, immensamente sollevata che io avessi finalmente trovato una donna in grado di sopportarmi. Con il caratteraccio che mi ritrovo!

La mia meravigliosa e strampalata famiglia, insomma, della quale tu eri diventata in brevissimo tempo l'asse di rotazione.

Già! Il mio mondo gira intorno a te, amore mio.

Anche se non te l'ho mai dimostrato come avrei dovuto, ma che sono uno stronzo lo sai già quindi è inutile che mi ripeta.

 

-Ti sembra davvero una cosa tanto romantica?-  Mi domandasti scocciata, quella notte a Parigi.

-... Voglio dire, salire in cima ad una torre di ferro, di dubbio gusto artistico, per pomiciare come due ragazzini?-

Okay! La Torre era bocciata, l'avevo afferrato. Ti guardai un po' sconsolato senza sapere come muovermi, ed era una cosa alla quale non ero avvezzo. Avrei voluto colmarti di tutte quelle stupide attenzioni che generalmente le ragazze si aspettano dal proprio fidanzato, ma all'epoca tendevo ogni tanto a dimenticare che tu non eri certamente come tutte le altre ragazze. Non hai mai avuto bisogno di inseguire inutili cliché che ti facessero sentire apprezzata.

Sembri sempre più saggia dell'età che hai, anche quando fai qualche inevitabile cazzata. Un po' come una di quelle figure classiche, a metà tra la storia e la mitologia, che tanto ti affascinano. Una dea filosofa. Una sorta di sintesi tra una splendida Musa e una bellissima Ninfa!

E avevi ragione. Una dea non ha bisogno di un gesto studiato e stereotipato per sentirsi amata.

-E allora, che ti va di fare?-

-Hai mai letto Simenon?-  Mi chiedesti, prendendomi sinceramente alla sprovvista.

Scossi la testa, colto in fallo. La letteratura gialla non è mai stata una delle mie più grandi passioni, al contrario tuo. Anche se possiamo definirci entrambi voraci lettori, molto spesso nemmeno i gusti letterari ci trovano d'accordo.

Afferrasti la mia mano d'autorità, trascinandomi fuori dalla nostra camera d'albergo.

-Vieni! Ti porto finalmente a vedere Parigi!-

 

Cenammo in una modesta ma accogliente brasserie vicino Quai des Orfèvres e sospetto che ti aspettassi davvero di vedere Maigret seduto ad uno di quei tavolini.

Poi trascorremmo tutto il resto della serata a passeggiare sulle vicine rive della Senna, tra il Pont Neuf e Rue de la Cité. Stretti nei nostri cappotti e l'uno all'altra per combattere il gelo della notte, a parlottare piano tra noi, confidandoci assurdi e immaginari segreti.

Come al solito avevi avuto ragione anche quella volta. Quella Parigi, lontana dalle luci sfavillanti e dalle attrazioni per turisti, aveva un alone di seducente realtà che alla maggior parte della gente sfugge.

Erano pochi i coraggiosi in giro per quelle strade, in quel periodo dell'anno, erano i primi di dicembre ma l'aria del Natale sembrava ancora distante: qualche lavoratore fuori orario che rincasava mezzo distrutto; auto cariche di ragazzi sfrecciavano al di là del fiume, diretti verso Montmartre o Pigalle per divertirsi; un gruppetto di adolescenti che trasgredivano gli orari di rientro e giocavano a rincorrersi lungo la riva facendo sparare qualche stupida miccetta.

-È bello qui! Non me lo sarei mai aspettato.-

Ti concessi, mentre ti aiutavo a sederti su uno dei muretti che costeggiavano il lungofiume. Mi facesti spazio tra le tue gambe, stringendomi forte a te. Avevi persino infilato le mani sotto il mio cappotto per abbracciarmi meglio.

Non lo facevi solo perché avevi freddo, vero?

-Visto? Se ti piace tanto, la prossima volta che veniamo a Parigi ci facciamo un bel giro per il Batignolles. Altro che Champs Elysee!-

E in quel silenzio quasi irreale, con solo il mormorio del fiume a cullarci, cominciammo a baciarci avidamente, come se fossimo stati davvero quei due ragazzini sulla Tour Eiffel. Al diavolo il panorama romantico!

I pochi passanti che ci oltrepassavano bisbigliavano qualcosa, credo sul fatto che quello non fosse di sicuro il luogo più adatto per lasciarsi andare a certe smancerie. I ragazzi che giocavano coi petardi, invece, ci stavano lanciando più di un fischio di ammirazione.

-Che ne dici a questo punto se ce ne torniamo in albergo?-  Ti sussurrai, abbandonando le tue labbra solo per un attimo.

 

Ricordi come abbiamo fatto l'amore come quella notte?

Non voglio vantare prestazioni straordinarie o posizioni mirabolanti, tranquilla, né affermare che sia stato più bello di tutte le altre volte.

E poi con te è sempre incredibile e non lo dico certo per adularti e convincerti a perdonarmi! Lo sai che sono pazzo di te!

Però se ha funzionato lo stesso e hai deciso di perdonarmi, fallo pure! Non mi offendo, eh!

Tornando a quella notte, è stato soltanto … diverso.

È stato come avvertire una specie di strano incantesimo tra di noi e te ne eri accorta anche tu. Nell'istante in cui l'orgasmo ci ha travolti, insieme e nello stesso preciso momento, e ho riversato il mio piacere dentro di te, ancorato ai tuoi occhi esausti e felici come i miei, mentre tu con le mani, le braccia e le gambe ti stringevi a me tenacemente, senza la minima voglia di sciogliere quella dipendenza tanto intima quanto indispensabile. Siamo rimasti aggrappati l'uno all'altra come due naufraghi nella tempesta per tutta la notte, respirandoci dolcemente, senza fretta.

Non è una mia stravagante convinzione.

Io so con sicurezza che abbiamo concepito Ali quella notte!

Per questo sono tanto affezionato a questa città.

Ma non avrò mai soddisfazione da te su questa questione. La etichetti ancora come una mia stupida fantasticheria romantica. Per te potrebbe essere benissimo successo il giorno dopo, a Helsinki. Ma lì abbiamo fatto sesso in fretta e furia, subito dopo lo show, in una fredda e impersonale stanza d'albergo finlandese.

Permetti che c'è una bella differenza!

 

 

Era giunta ormai quasi la fine di gennaio ed eravamo tornati a Los Angeles già da qualche settimana, dopo la conclusione del tour mondiale.

Eravamo esausti tutti, tu compresa, e i ragazzi non vedevano l'ora di potersi godere finalmente un meritato periodo di riposo dopo più di un anno in giro per il pianeta.

Se qualcuno ce lo avesse detto prima lo avremo senz'altro preso per matto. Peccato che poi abbiamo fatto anche di peggio, con il tour successivo.

Quindi, vacanza per tutti! Tranne che per noi.

Noi avevamo troppo da fare con il trasloco nella casa nuova. Casa nostra. Tua e mia.

La casa che avevo da sempre condiviso con Shannon a West Hollywood era diventata semplicemente il laboratorio creativo della band, soltanto mio fratello si fermava ogni tanto a dormire lì, anche se ormai risiedeva in pianta stabile in un appartamentino che aveva preso in affitto a Long Beach, molto in stile Tre Cuori in Affitto. Gli sarebbero mancate soltanto le due coinquiline disinibite per completare il quadro, anche se le ragazze dissolute di certo non gli hanno mai fatto difetto.

Io e te invece avevamo acquistato la nostra villetta a Los Feliz durante una delle rapide visite in città, tra una data di un concerto e l'altra.

Sono tuttora un Frequent Flyer e ho i miei vantaggi.

A te il quartiere non è che facesse proprio impazzire, lo trovi ancora un po' troppo esclusivo per i nostri standard, abitato da un numero eccessivo di celebrità. In effetti siamo una famiglia fin troppo normale se paragonata ai nostri vicini.

Ti aveva convinto però l'estrema riservatezza che il posto era in grado di garantirci e in effetti se nessun paparazzo ci ha rotto le palle in tutti questi anni vorrà dire che si è rivelata una scelta azzeccata. E poi la nostra casa è molto semplice. Forse la più modesta, paragonata alle sfarzose proprietà della zona. Una semplice villetta di due piani in stile spagnolo, tre camere da letto, due bagni, un piccolo garage per la mia vecchia auto e un grazioso giardino con una piscina di appena 7 metri.

Ridevi a crepapelle quando con disappunto ti ho fatto notare che il mio commercialista ha una casa molto più lussuosa della nostra.

Ma in definitiva a noi piace così. Anche se a me andrebbe bene persino dormire sotto il ponte di MacArthur Park, basta che ci sia tu a riscaldarmi. Peccato che non sarebbe proprio la sistemazione ideale per Ali!

 

Una sera, durante quelle prime settimane di vita in comune, rincasai dopo essere stato dal nostro avvocato per firmare alcune cartacce della casa discografica, e ti trovai distesa a pancia sotto, sul divano del salotto.

Sembravi William Holden nella scena iniziale di Viale del Tramonto. Fatta eccezione che, grazie al cielo, non galleggiavi morta in piscina.

Il tuo braccio sinistro ciondolava sul pavimento mentre le gambe spuntavano fuori dal divano, appoggiate al bracciolo.

-Rica, è tutto apposto?-  Ti domandai, neanche eccessivamente preoccupato ma pronto a godermi la scena. Hai delle reazioni così buffe alle volte, sai?

-Tutto apposto. Mi è solo passato sopra un camion con rimorchio!-

Non avevi nemmeno alzato la faccia dal divano perciò le tue parole somigliavano più a dei fonemi un tantino incomprensibili. Ti raggiunsi, sedendomi al tuo fianco mentre tu ti eri girata sulla schiena appoggiando la testa sulle mie gambe. E finalmente ti salutai con un bacio caldo e prolungato. Lo faccio sempre. È un privilegio a cui non voglio rinunciare.

Amo da impazzire le tue labbra, non ci posso fare niente!

-Okay! Dimmi tutto. Che hai combinato?-

-Io niente! Oggi è stata soltanto una giornata orribile.-

Avevi un aspetto abbastanza sbattuto effettivamente. Più pallida del solito. Anche le tue minuscole lentiggini erano stranamente spente.

Continuasti raccontandomi quello che ti era successo. Dell'appuntamento per un colloquio di lavoro che avevi avuto nel primo pomeriggio con un tizio di una galleria d'arte e che si era rivelato un totale disastro. A sentire te il tipo in questione non avrebbe distinto un Klimt da uno sputo sul muro, così te ne eri andata via dalla galleria sbattendo la porta.

Sei una persona molto esigente e questo ci accomuna. Quando si tratta di lavoro condivido lo stesso genere di ambizione. C'è già così tanta approssimazione in giro al giorno d'oggi.

Poi, per tornare a casa, non eri riuscita a trovare neanche un taxi libero. Ti eri decisa a prendere l'autobus, cosa che fai tuttora spesso senza problemi, ma la vettura si era bloccata per un improvviso guasto meccanico, costringendoti a scendere e a farti a piedi i restanti chilometri fino a casa.

Il tutto in una delle giornate di fine gennaio più insolitamente calde che la California ricordi.

-Odio questa città! … Anzi no, è questa città che mi odia!-  Concludesti, con lo sguardo serio e imbronciato.

-Esagerata! Come può una città odiarti? … Ancora non ti conosce!-

-Ma è vero! … Guarda! Sto sviluppando anche nuove allergie. Mi sento tutta gonfia e fuori fase. E ho pure lo stomaco sottosopra. Credi che sia un segnale di rifiuto da parte del mio corpo?-

-No! Solo da parte del tuo cervello! … E poi, amore, tu sei allergica al freddo. E oggi le temperature superavano i venti gradi.-

La tua mitica allergia al freddo. Sei l'unica persona che conosco che ne abbia mai sofferto. Da questo punto di vista, perlomeno, negli anni la California ti ha giovato. Dovevi sempre prendere gli antistaminici durante i cambi di stagione, quando la temperatura passava da caldo a freddo, altrimenti ti gonfiavi come un pallone rischiando persino lo shock anafilattico.

-Però non mi sento bene lo stesso!-

E non potevo darti torto. Oggettivamente non avevi una bella cera. Chiariamolo subito, per me eri ugualmente stupenda. Mi lasci senza fiato anche quando hai quaranta di febbre, gli occhi gonfi e il naso gocciolante. Rimani sempre la donna più sexy che io possa mai desiderare.

Smisi di contestarti e mi decisi a viziarti un po' per quella sera. Ti misi a letto, portandoti in camera una cena improvvisata. E dormii abbracciato a te, accarezzandoti i capelli e la schiena per tutta la notte, fino a farti prendere sonno. La mia terapia parve funzionare perché la mattina dopo sembravi stare meglio, ma proseguii comunque con quelle coccole un altro pochino. Ti svegliai con il profumo della tua colazione preferita. Succo di arancia e carota, caffè, toast al prosciutto e dolcetti al cioccolato. Accogliesti il vassoio di delizie con un largo sorriso. Poi ti vidi sbiancare di colpo e arricciare il naso. Scattare in piedi. Correre verso il bagno, urlando: “Caffè!”

Ti seguii, giusto in tempo per vederti vomitare abbracciata alla tazza del cesso, in preda agli spasmi. Per un istante mi mancò la terra sotto i piedi!

-Piccola, non è che c'è qualcosa che devi dirmi?-

Ti guardavo fermo sulla porta del bagno, a braccia incrociate sul petto, mentre tu, seduta sul pavimento stremata, ti ripulivi con uno degli asciugamani. Ti portasti istintivamente una mano alla fronte per testarti la temperatura.

-Jay, ho la febbre?-

Mi avvicinai con calma, sedendomi di fronte a te, e ti tolsi la mano dalla fronte sostituendola con le mie labbra. Fredda. Come sospettavo.

Ti fissai a lungo negli occhi. Eri confusa. Davvero non riuscivi ad interpretare il mio sguardo? Eppure per me era così lampante.

-Amore, sei incinta?-

Solo allora mi scoppiasti a ridere in piena faccia. Ma proprio di gusto. Avevi quasi le lacrime agli occhi.

-Aah aah aah! Incinta! … Ma sei completamente impazzito? Forse il sole fa più male a te che a me, dopotutto!-

La tua reazione mi irritò non poco, sai? Avrei potuto lasciar perdere e concentrarmi su una questione ben più importante, in quel momento.

-Beh, non essere così stupita! Facciamo tanto, tantissimo sesso, mi pare, e di solito è proprio così che succede!-   Sbottai, ad ogni modo, un po' offeso.  -… E poi questo spiegherebbe tutto, no?-

Ti calmasti di colpo. Evidentemente il dubbio cominciava ad insinuarsi anche dentro di te. Forse ti tornò alla memoria che il ciclo ti era saltato quel mese, anche se tu avevi imputato la cosa al cambiamento climatico improvviso e ti capitava di frequente.

-No! Non è possibile! Prendo sempre la pillola. Non sgarro mai …-  Ti interrompesti a riflettere.

Non so cosa ti fosse venuto in mente ma ti vidi alzarti da terra, lavarti e vestirti in pochi secondi, ed uscire di casa. Senza mai parlare.

Tornasti appena un quarto d'ora più tardi. Con un test di gravidanza tra le mani. Che ovviamente si rivelò essere positivo.

Almeno per questa volta avevo avuto ragione io.

Avremmo avuto un bambino.

La nostra piccola Ali era già in viaggio.

 

-Maledetti antistaminici francesi!-

Fu il tuo primo commento, con gli occhi fissi e sbarrati sul risultato del test.

Già! A quanto pare, come ci confermò in seguito il ginecologo, quel particolare tipo di farmaco che avevi comprato a Parigi sostituendo quello che usavi di solito, aveva interferito con il tuo anticoncezionale rendendolo quasi del tutto inefficace.

E poi mi chiedi perché amo tanto la Francia!

-E tu piantala di gongolare! Sarò un disastro come madre!-

Piagnucolavi indispettita, ancora raggomitolata contro la parete della vasca che ci aveva ospitati nell'attesa del risultato del test.

-Siamo pari! Io sarò un disastro come padre!-

-Capirai che bella consolazione! … Ci odierà, lo sai questo vero?-

Ti sorrisi, stringendoti piano a me mentre lasciavo che la mia fronte carezzasse la tua. Sembravamo due bambini terrorizzati dall'idea di avere presto un bambino a loro volta.

Il tuo sconforto, comunque, durò solo lo spazio di un minuto. Eri scioccata, certo, e lo ero anche io. Era così presto. Ma non dimenticherò mai la gioia che lessi nei tuoi occhi in quell'istante. Era pari solo forse alla mia.

Tu, io e la nostra bambina.

Ero convinto che non mi sarei mai potuto meritare una fortuna così grande!

Spiegami tu perché cazzo riesco a rovinare sempre tutto?

 

***

 

 

 

 

NOTE FINALI: 
- geoinfo da turismo spiccio: Quai des Orfèvres, Pont Neuf, Rue de la Cité, Montmartre, Pigalle, Batignolles, Champs Elysee sono tutti luoghi + o - celebri di Parigi. Maigret è il noto personaggio tratto dai romanzi gialli di George Simenon. (Il parere su Parigi, Londra e Roma è assolutamente personale!)
- Tre Cuori in Affitto: popolare sit-com comica anni '70/80. 
- Il ponte di MacArthur Park: altro luogo simbolo. Pare sia l'ispiratore della meravigliosa "Under the Bridge" dei RHCP.
- "Viale del Tramonto": film capolavoro di Billy Wilder dei primi anni 40, con William Holden e Gloria Swanson.
- il "disguido" provocato dall'antistaminico è poco probabile nella relatà ma scientificamente plausibile.

 

NOTE FINALI: 

- geoinfo da turismo spiccio: Quai des Orfèvres, Pont Neuf, Rue de la Cité, Montmartre, Pigalle, Batignolles, Champs Elysee sono tutti luoghi + o - celebri di Parigi. Maigret è il noto personaggio tratto dai romanzi gialli di George Simenon. (Il parere su Parigi, Londra e Roma è assolutamente personale!)

- Tre Cuori in Affitto: popolare sit-com comica anni '70/80. 

- Il ponte di MacArthur Park: altro luogo simbolo. Pare sia l'ispiratore della meravigliosa "Under the Bridge" dei RHCP.

- Viale del Tramonto: film capolavoro di Billy Wilder dei primi anni 40, con William Holden e Gloria Swanson.

- il "disguido" provocato dall'antistaminico è poco probabile nella realtà ma scientificamente plausibile.

 

RICA: è l'attrice Karine Vanasse

ALICE: è la piccola concorrente di Junior MasterChef Australia Siena Johnston

JARED: beh ... è Jared!

 

   
 
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