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Autore: Mariam Kasinaga    01/12/2014    2 recensioni
Aò sicuro in una carrozza, due persone discutono sui folli omicidi che si stanno consumando a Londra ad opera di Jack lo Squartatore. Non tutto, però, è come sembra.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The tale of Jack the Ripper
 
Cappello, soprabito, bastone, borsa. Cosa manca?
Ah, il bisturi.
 
La carrozza procedeva spedita per le strade di Londra, mentre gli zoccoli dei cavalli arrancavano sulla pavimentazione sconnessa di Whitechapel. Come ogni notte, il quartiere brulicava di vita, in un'immonda girandola di corpi, olezzo e pattume.
All'interno dell'abitacolo, per quanto ovattato, si distinguevano le voci gracchianti delle prostitute, le risate sguaiate degli ubriachi ed i lamenti di chi, il giorno dopo, sarebbe stato soltanto un guscio senza vita.
L'uomo, vestito con un abito sartoriale di ottima fattura, era intento ad osservare il volto della persona che gli aveva strappato il cuore dal petto, rinchiudendolo in uno dei bordelli più fatiscenti di Londra: "Sembri preoccupata" mormorò, accedendosi una sigaretta e aspirando lentamente il fumo.
La ragazza cominciò a martoriarsi una ciocca di capelli rossi: fin dal loro primo incontro, era stato colpito da quell'indomabile massa di ricci, che durante gli amplessi sembravano avvolgerlo come le fiamme dell'Inferno. "Conoscevo Lucy. Era arrivata a Londra un paio di mesi fa, cercando di sfuggire alla carestia in Irlanda. Non capisco come qualcuno possa averla uccisa! Era una ragazza così dolce" aggiunse, asciugandosi con il dorso della mano una lacrima. L'uomo sprofondò nella morbidezza di velluto del sedile, sistemandosi il nodo della cravatta: "Uno che medita un assassinio, se può sfogarsi in tempo, alle volte non lo commette più".
L'altra scosse debolmente la testa: "È la terza che viene uccisa in questo modo. Drogata, sgozzata e privata di..." la voce le si incrinò, mentre tentava di soffocare un conato di vomito.
Le foto sui giornali erano state impietose: "Le vittime dello Squartatore", così venivano intitolate tutte le prime pagine.
Lizzy era stata interrogata dagli investigatori di Scotland Yard, essendo stata l'ultima persona a vedere viva l'ennesima prostituta vittima della follia omicida di un pazzo: l'aveva lasciata vicino all'arco di pietra di London Road, vestita come una signora di classe, nonostante il vestito rosso fuoco ed il cappello signorile avessero visto tempi migliori. Quella scena era come una fotografia indelebile nella sua mente: la figura di Lucy, alta e slanciata, appoggiata al possente muro di pietra, impegnata a fumare una sigaretta dal suo inseparabile bocchino d'osso.
L'avevano ritrovato a pochi metri da lei, da quel corpo martoriato e ricoperto di sangue rappreso. Inizialmente, i vestiti avevano nascosto l'immane scempio che l'assassino aveva operato sul suo cadavere, incurante di qualsiasi legge divina: le aveva aperto il ventre con il bisturi, asportandole l'intero apparato riproduttore. Per quel motivo, dissero i giornalisti, l'intera scena del crimine assomigliava ad un macabro mattatoio, con la strada simile ad un fiume di sangue.
Lizzy rabbrividì a quei ricordi, fino a che l'uomo non le pose delicatamente la mano sul braccio: "Non ti accadrà nulla questa sera, sei con me" la rincuorò.
Stava dicendo la verità, per una volta. Quella sera non sarebbe morta.
Si sedette affianco a lei, facendole appoggiare la testa al suo petto: “Secondo te perché lo fa?” domandò, cullandola dolcemente. Quella ragazza non era soltanto bella, qualità rara per una prostituta, ma era anche intelligente. Non quella tipica degli studiosi o di chi aveva trascorso la vita a leggere i magnifici libri degli antichi. Era un’arguzia acuta che una volta entrata negli oscuri meandri della logica, se ben guidata, riusciva quasi sempre a trovare una soluzione. Voleva sapere quale risposta si era data a quella pazzia, mentre l’intera città ribolliva di un’isteria collettiva nei confronti dello Squartatore.
Lei socchiuse gli occhi: “Dicono conosca la chirurgia. Forse è un medico che ha perso un paziente e, in questo modo, sfoga la rabbia” mormorò.
Le piaceva trascorrere il tempo con il Conte: nella moltitudine di vecchi ed ubriaconi, sempre pronti a palpeggiarla ed insultarla, i suoi modi aristocratici erano la migliore panacea. Si frequentavano da poco, ma l’aveva già eletto ad uno dei migliori clienti che avesse mai avuto: le permetteva di mangiare il cibo dei nobili, la portava in carrozza e, aspetto più importante, era sempre disposto a darle qualche sterlina extra.
Lui, nel frattempo, aveva incominciato ad accarezzarle i capelli: “Siamo quasi arrivati a casa tua” mormorò, mormorando quelle parole con un pizzico di ironia.
Lizzy gli diede un leggero bacio sulle labbra: “C’è ancora tempo” replicò, sfiorandogli la guancia con le dita.
Il Conte le sorrise: “Ho finito i soldi” disse semplicemente, prendendola per i fianchi e facendola sedere davanti a sé.
La prostituta cominciò a giocherellare con i lacci del corpetto: “Potrai pagarmi la prossima settimana” ribatté.
Era un ragionamento calcolatore, come un omicidio a sangue freddo. Quella ragazza non si era limitata a strappargli il cuore dal petto, recidendo ogni vena ed arteria: ogni sera, inesorabilmente, ne consumava un pezzo, facendolo morire ogni notte. E lui, come una stupida fenice, rinasceva ogni mattina, svegliandosi nelle candide lenzuola della sua tenuta. L’aveva stregato fin dal primo momento, in uno dei suoi vagabondaggi nei luridi quartieri di periferia, ed era ben conscio di essersi sentimentalmente invischiato con una persona che, quando avrebbe trovato un cuore più appetitoso, avrebbe lasciato il suo a marcire per i vicoli di Londra. Non si era mai concessa a lui gratis, né l’avrebbe mai fatto: a lei non importavano che i soldi e lui, per fortuna, ne aveva molti.
Si sentiva uno stupido a trascorrere del tempo con lei, quasi corteggiandola, come se un giorno potessero trascorrere una vita insieme. Aveva persino provato a convincerla a dargli un figlio, dato che sua moglie era sterile come un’anziana decrepita. Lei lo aveva guardato, era scoppiata a ridere e, infine, si era limitata a dire che non voleva complicazioni dai clienti.
Un cliente, per lei non era altro che questo.
Eppure, nonostante tutto, non poteva fare a meno di Lizzy. Aveva bisogno della sua presenza, di passare le mani tra quei capelli fiammeggianti, di perdersi in quei profondi occhi neri, di mordere quella pelle che odorava di fumo, rose e miseria.
La amava e al tempo stesso la odiava. La desiderava e, durante l’amplesso, provava l’impulso di ucciderla.
Odi et amo, scriveva Catullo.
Si accese l’ennesima sigaretta, guardandola negli occhi: “Ti darei dei soldi, durante la gravidanza” commentò, rompendo il silenzio.
All’inizio Lizzy lo guardò senza capire, poi si sporse verso di lui, con sguardo malizioso: “Puoi avermi tutte le volte che vuoi, non ti basta? Pensaci bene. Cosa faresti se un giorno si scoprisse che tuo figlio è nato da una puttana?” domandò, umettandosi le labbra.
Lui ispirò profondamente: “Credi che tutti gli aristocratici di Londra abbiano sangue nobile nelle vene? Forse è per questo che lo Squartatore uccide. Ha scoperto la sua vera origine e vuole esorcizzarla, in un qualche modo” mormorò, affondando nel sedile di velluto.
Quell’uomo era un pazzo, un maniaco. Nessuno l’avrebbe più nemmeno considerato un uomo, dopo i gesti che aveva compiuto: c’era rabbia, in quelle mutilazioni. Il desiderio di qualcosa che non poteva ottenere. Innocenti vittime su cui sfogava, senza alcuna pietà.
La prostituta alzò le spalle: “Spero solo di non incontrarlo mai” mormorò, indicando con un cenno del capo di essere arrivata.
Il Conte le diede un bacio sulla guancia: “Non ti succederà nulla, non preoccuparti. Fino a quando io sarò in vita, non avrai lo stesso destino della tua amica” le sussurrò all’orecchio.
Lei non poté far a meno di sorridere, sentendo quelle parole dette con tale sentimento: “Oh, I love you, Jack”.
 
 
 
   
 
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