XIV
Il
figo, la gnocca e la simpatica
Quando
torno nel mio alloggio informo Daniele di avergli già organizzato la serata e,
nonostante le mille proteste, riesco dopo un po’ a convincerlo. Non gli ho mai
presentato spontaneamente un'amica e anche lui è un po' stupito della cosa,
quindi non è difficile fargli cambiare idea. Sa benissimo che non si
verificherà più un'occasione del genere, quindi meglio prenderla al volo.
Speriamo solo che si comporti bene, altrimenti dovrò sopportare altri musi
lunghi da parte di Gabriella.
“Ti
arrabbi se ti lascio in camera ed esco?”
Mi
guarda come se fossi un alieno. “Lo sai vero che non ho dodici anni?”
“Ma
non hai paura?” Quanto amo stuzzicarlo.
“Vattene,
Rob. Fammi 'sto grande piacere.”
Non
me lo faccio ripetere due volte, prendo borsa e telefono ed esco, sapendo bene
che frugherà tra le mie cose, comportandosi come un antipatico fratello
maggiore. Manco fossi un’abituale consumatrice di droghe! Il massimo che può
trovare sono libri e dolcetti.
Per
un attimo sono tentata di tornare indietro e di nascondere meglio la
cioccolata, so che lui ne va matto, proprio come me, e che quindi rischio di
non trovarla più, ma alla fine decido di lasciar perdere. Se non accelero il
passo arriverò in ritardo all'appuntamento con Valerio. Fermi, non è quel
tipo di appuntamento, più una cosa easy, dopotutto sono le cinque del
pomeriggio e non è l'ora ideale per pomiciare.
Mi
dirigo verso la gelateria in centro e lo trovo seduto in disparte mentre legge
qualcosa sul suo cellulare. Ha ancora la divisa e, santissima polenta, non
posso guardarlo in modo normale senza che i miei ormoni facciano i tripli salti
mortali. Li sento sussurrare al mio orecchio “Ma sei proprio sicura?”. Sì, c'è
gente che può sentire i morti e chi, come me, ha un contatto diretto, anzi
direttissimo con i propri ormoni.
“Eccomi!”
annuncio e quando mi vede, mi rivolge un sorriso che potrebbe rianimare tutti
gli zombie di Walking Dead.
“Finalmente
una bella cosa da ammirare.”
Ecco,
non è che non mi piacciono i complimenti, ma quando sono così stuccosi e
svenevoli, mi viene da storcere il naso. Sarà per via del mio carattere acido
al 100% che evita persone con questo modo di parlare, preferendo scaricatori di
porto e camionisti. Insomma, anche se sono una persona loquace, questo non vuol
dire che riesca a essere me stessa con la maggior parte degli uomini,
soprattutto se Daniele è l'unico uomo con la quale mi sono sempre confrontata.
Un scaricatore di porto, appunto.
“Hai
finito tardi oggi?” domando gentilmente.
“Abbiamo
avuto un matrimonio e gli invitati non volevano più andarsene. A dire il vero,
neanche gli sposi! Si stavano proprio divertendo.”
“Com'è
stato il tuo matrimonio?” Non so perché pongo proprio quella domanda, a volte
mi sfugge come lavora il mio cervello, direi che lui e la mia bocca sono i
fautori del mio destino e delle mie brutte figure.
Lui
mi guarda, soppesando le parole. “Bellissimo, e anche lunghissimo. La cerimonia
era alle dieci del mattino, il ricevimento e la festa sono finiti alle sei di
sera. Mi ricordo che mio suocero si comportò da guest star, era spassosissimo,
ma tu questo lo puoi ben immaginare conoscendo il tipo.”
Oh
sì, diamine! “Dai, racconta!”
“Beatrice
arrivò in ritardo, anche se io ero troppo nervoso per guardare l'orologio.
Vedevo solo le facce dei miei amici e che mi parlavano e io non capivo, ero in
un altro universo.”
“Volevi
scappare?” Mi sarebbe piaciuto vederlo in quello stato, diverso dal Valerio che
ho conosciuto. Sempre perfetto e calcolatore fino all'inverosimile di ogni sua
mossa.
“No.
È stato il giorno più bello della mia vita e Beatrice è valsa l'attesa,
credimi.”
Be',
non è così difficile da credere. Lui figo, lei gnocca: non potrebbero essere
più affini di così.
“Immagino.
E non avete mai pensato di riprodurvi in modo da creare altri piccoli fighi e
piccole gnocche?”
La
sua risata fa girare parecchie persone e persino la cameriera gli rivolge
un'occhiata torva.
“Sei
troppo simpatica, Roberta! Comunque sì, ma non era destino.”
“Non
riuscivi a fare il tuo dovere di bravo maritino, quindi.” Cerco di buttarla sul
ridere, perché, anche se non conosco Valerio da molto tempo, capisco che si
tratta di un argomento spinoso.
“Ha
avuto due aborti e dopo... non è più stato come prima. Aveva persino paura di
me.”
Non
è riuscito più ad avere rapporti intimi con lei, è quello che non dice ma che
capisco. Una parte di me capisce Beatrice e il suo desiderio di preservarsi dal
dolore, ma un'altra parte vorrebbe rimproverarla perché anche suo marito ha
sofferto ed escluderlo non è stato né corretto né comprensivo. Si soffre in
due, non da soli. Ma forse, bisognerebbe vivere certe sofferenze dall'interno
per poter capire, è facile quando non sei tu a portare le cicatrici.
“E
poi è stata una veloce discesa...” conclude.
“Posso
capire la sua gelosia, sai? Lei temeva che tu prendessi da altre qualcosa che
lei voleva ma non riusciva a darti. Lo capisci? Era fragile e, vederti anche
semplicemente parlare con un'altra donna, per lei era uno pseudo tradimento.”
Lo
vedo irrigidirsi e poi chiamare la cameriera che accorre subito da noi. “Due
caffè, per favore.”
“Arrivano
subito.” replica prontamente.
Non
ho voglia di nulla e non sopporto quando sono gli altri ad ordinare per me.
I
nostri caffè arrivano quasi subito, ma io non ho alcuna intenzione di fare la
ragazza perfetta e a modo, quando ci sono altre cose che premo di sapere.
“Anziché
risolvere, hai preferito continuare con quest'idiozia della separazione. Lei
voleva attirare la tua attenzione, Dio è palese! E tu non hai protestato.”
“Certo
che l'ho fatto!” Ora è incazzato nero. Appoggia la tazzina con mala grazia,
rovesciando alcune gocce di caffè sulla tovaglia linda. “Secondo te, non ho
mosso un dito? Io non l'ho mai tradita e lei mi accusava ingiustamente; ho
urlato, ho cercato di farle capire che non ho mai desiderato altre donne, ma
lei non mi ascoltava. Non voleva sentire le mie ragioni.”
“Avresti
dovuto ricordarle il giorno del vostro matrimonio.”
Mi
guarda senza capire e allora mi sento in dovere di proseguire. “Mentre parlavi,
era evidente che l'ami e che non potresti mai tradirla. Tu sei ancora quel
ragazzino nervoso che aspetta all'altare la sua sposa. Nonostante le tue mille
pretese di essere figo come un divo di Hollywood.”
“Non
dire stupidaggini, Roberta. Tu non puoi capire, non è mica così facile.”
Non
mi sarò sposata, è vero, ma vivo la mia seconda possibilità come una
conciliazione, un riavvicinamento con me stessa, con la mia vita di allora, e
in questi mesi ho capito che bisogna parlare, anche fino a sfinire l'altro, pur
di farsi capire. Soprattutto se rischi di perdere tutto.
“Hai
ragione, ma ciò non toglie che tu l'ami.”
È
preso alla sprovvista, la sua bocca si apre e si chiude senza però proferire parola.
“Dove vuoi arrivare? Non capisco il tuo gioco.”
Alzo
le spalle, come per dirgli che è solo curiosità. “Mi affascinate, tutto qui. Si
vede che siete ancora innamorati, eppure tu sei qui, seduto con una perfetta
sconosciuta.”
“Credo
che abbiamo superato quella fase in quel vicolo,” dice, alludendo al nostro
bacio.
“Era
solo un bacio, nulla di che.” Non voglio ferirlo, ma fargli capire che niente è
paragonabile a quello che hanno passato lui e Beatrice e che c’è ancora
qualcosa tra di loro, anche se sta cercando in tutti modi di mascherarlo.
“Non
sono quel genere di uomo che bacia con superficialità.”
E
io non sono una ragazza facile vorrei dirgli, ma alla fine preferisco andare
avanti con ciò che mi ero ripromesso di dirgli. “Valerio, quello che voglio
dirti, e che non ho mai smesso di ripeterti, è che tra di noi è iniziato tutto
perché volevi dimenticare disperatamente Beatrice. Non puoi negarlo! Mi hai
portato negli stessi posti, e scommetto che anche questa gelateria ha un
significato speciale per voi…”
“Come
fai a…”
“… a saperlo? È facile leggerti dentro. Perché non voglio che
tu perda la tua seconda possibilità con lei, e guarda non piace neanche a me
comportarmi come una piccola Cupida. Qualche anno fa non avrei esitato a
saltarti addosso e a infischiarmi di ex mogli, ma oggi, ecco, non ho voglia di
incasinarmi la vita con questo genere di cose e preferisco starmene tranquilla
e guardare un film con Daniele.” È vero, quelle cose che caratterizzano la vita
di coppia non mi interessano, non ora perlomeno. Forse un giorno incontrerò
quel solito povero uomo che continua ad aspettarmi e a fare la muffa.
“Sei
innamorata di Daniele, vero?”
“E
che palle con ‘sta storia! No e ancora no. Lui è solo il mio migliore amico.”
Spero che queste poche parole gli entrino nel suo piccolo cervello da uomo.
“Se
lo dici tu…”
Se
lo dico io avrà qualche valore? Basta con questa storia! Out. Caput. Finite incantatem. Insomma, ci siamo capiti.
“Tra
un mese la stagione finirà e io andrò via, Valerio. Torno dalle mie parti, sono
stata per troppo tempo lontana dalle mie responsabilità e mi tocca, purtroppo,
affrontarle. Gli hotel ci sono anche là, però prima che io me ne vada, voglio
che tu mi prometta una cosa.”
“Cosa?”
mi chiede seccato, e posso anche capirlo.
“Che
proverai a parlare con Beatrice.”
“Sei
un disco rotto tu. Non lo so, forse. Non sono affari tuoi.”
Gli
sorrido e mi alzo dal mio posto, tanto il mio lavoro è finito.
“Lo
immaginavo. Proprio per questo ho chiesto a Beatrice di incontrarci qua e, be’,
è arrivata.”
Si
gira improvvisamente e la vede. Lei non potrebbe essere più bella di così e
vorrei tanto registrare l’espressione di Valerio per sbattergli in faccia la
verità. È innamorato di lei e non ha mai smesso di amarla, e spero vivamente di
incontrare qualcuno che mi rivolga il 10% di intensità di quello sguardo.
“Ricordati
che lei vale l’attesa.” Lo bacio timidamente sulla guancia e faccio un
occhiolino a Beatrice. Spero che non mi faccia una scenata di gelosia, visto i
suoi precedenti, ma lei mi sorride e si avvicina al tavolo.
“Fate
i bravi, mi raccomando.” E vado via così, lasciando un Valerio con la bocca
aperta e una Beatrice felice. Ovviamente il predicozzo l’ho fatto anche a lei,
era tutto calcolato nei minimi dettagli. So’ meglio di un serial killer io!
Cosa
succederà ora? Non lo so, ma è così tanto importante saperlo, conoscere ogni
nostro prossimo passo? A me basta sapere che domani finalmente potrò dormire
fino a tardi e che approfitterò della mia giornata libera per stare con
Daniele, poi lui partirà e io non gli mentirò su quello che farò una volta
finito il mio contratto qua. Tornerò al mio ex hotel, quello in cui ho lavorato
agli inizi della mia carriera e che ho sempre amato, e farò pace con i miei
demoni e magari con mia madre.
Ma
questo accadrà tra un po’, ciò che importa è che adesso ho fame e ho tutte le
cattive intenzioni di mettere in ridicolo Daniele.
Sorrido
mentre leggo il messaggio di Gabriella con su scritto il nome del locale in cui
sono.
E
vi assicuro che è un sorriso diabolico.
NdA: -1! Penultimo capitolo e cercate di capire il mio
entusiasmo, dopo tre anni di stallo sono veramente felice di portare a termine
questa storia. Che dire? So che molti di voi si aspettava un intreccio amoroso,
ma non è mai stato nelle mie intenzioni inserirlo, anche perché si tratta della
mia prima originale e ho puntato sulla commedia e sull’introspettivo. Il lato
romantico c’è sempre stato perché Valerio non ha mai smesso di amare Beatrice e
ho cercato di sottolinearlo più di una volta, ma quell’uomo è di coccio e non
capiva! Ultimo capitolo lunedì, a prestissimo!