Capitolo II.
Different.
"Se l'universo
intero ci ha fatto rincontrare
qualcosa di sicuro vorrà dire."
-Ligabue-
Amy sgranò gli occhi.
« Che cosa ci fai qui? » chiese
quando si fu ripresa dallo shock iniziale.
« Io ci vivo qui. » rispose lui con
estrema tranquillità. La squadrò da cima a fondo esattamente come aveva fatto
la mattina stessa in università.
Penny li guardò perplessa. « Vi
conoscete? »
« Più o meno. » mormorò Amy.
Il destino doveva esserle avverso
ultimamente. A quanto pare oltre ad essere il suo vicino di casa era anche
diventato un ottimo amico. Fantastico, ora sì che non se lo sarebbe più tolto
dai piedi.
« Vuoi entrare o preferisci restare
qui fuori? »
Amy dovette pensarci su. L'idea di
restare fuori non era poi così terribile dopotutto. Almeno si sarebbe
risparmiata di vederlo per tutta la sera.
Penny le lanciò uno sguardo assassino
e fu costretta ad entrare.
L'appartamento
era più grande di quello di Penny e si chiese cosa se ne facesse di tutto
quello spazio un ragazzo solo. Guardandosi bene attorno era convinta di trovare
una specie di discarica, in realtà rimase molto sorpresa nel vedere quanto
fosse pulito e ordinato. Sembrava quasi maniacale.
«
Ehi Penny ciao! »
Solo ora Amy si accorse che c'era
altra gente all'infuori di loro tre. Seduti sul divano c'erano altri tre
ragazzi intenti a tirare fuori dalle buste cibo d'asporto.
Quello sulla sinistra era piuttosto
basso e mingherlino, ma aveva l'aria di uno divertente e sempre con la battuta
pronta. Indossava dei jeans e una semplice maglietta colorata. Quello al
centro, che aveva salutato Penny, era straniero e si capiva dal colore scuro
della pelle e dall'accento indiano. Si ricordò di averlo sentito in macchina
qualche sera fa quando era fuori dal locale. Aveva un'espressione tenera e
sorrideva con lo sguardo. Sembrava la classica persona sempre di buon umore e
ottimista.
Infine quello a destra era bassino,
capelli leggermente lunghi e mossi, viso tondo ricoperto da una barbetta
incolta. Aveva una felpa scura con le maniche tirate fin sopra i gomiti e dei
pantaloni stretti dello stesso colore. Ebbe la sensazione che i suoi occhi
brillarono quando incrociò quelli di Penny, ma non ci fece molto caso e decise
di concentrarsi sul nuovo gruppo.
Dall'aspetto le sembrarono tre
normalissimi ragazzi. Non erano vestiti male, ma nemmeno tirati come se
dovessero andare chissà dove. Tutto il contrario di Sheldon che invece aveva
dei pantaloni molto stretti che risaltavano le gambe magre e su cui spiccava il
marchio di un famoso quanto costoso stilista e una maglia blu scuro a righe a
maniche lunghe; e si chiese cosa mai potessero avere in comune loro tre con
lui. Loro sembravano gentili e amichevoli, non arroganti e con quell'aria di
superiorità che, a quanto pare, Sheldon amava mostrare dato che anche in quel
momento non faceva altro che guardarla con quell'aria divertita.
« Chi sei? » le chiese il ragazzo sulla
destra vedendola sull'uscio, mentre tirava fuori le vaschette dal sacchetto di
plastica.
« Lei è Pigeon. » rispose Sheldon al
suo posto.
« Pigeon? » domandò perplesso.
« Mi chiamo Amy. » lo corresse
fulminando Sheldon con lo sguardo.
« Ancora non mi avete detto come fate
a conoscervi. » domandò nuovamente Penny spazientita.
« Ci siamo visti fuori da un locale
la sera del 20 settembre e poi stamattina in università mentre cercava di capire
come raggiungere l'aula giusta. Se non ci fossi stato io sarebbe ancora là. »
disse mentre prendeva una birra dal frigo.
« Se non ci fossi stato tu ci sarebbe
stato qualcun altro. E a dirla tutta non mi sarebbe neanche dispiaciuto. » Amy
appoggiò la borsa sulla sedia dove anche Penny aveva messo la sua e gli regalò
un'occhiata di sufficienza.
Il ragazzo con la felpa scura rise. «
Wow, non avevo mai sentito nessuna rispondergli così. Di solito sembra che
stiano per avere un mezzo infarto già dopo il "ciao". »
Sheldon stappò la bottiglia e
ridacchiò. « Allora sei stata fortunata ad incontrarmi. Non capita mica a tutte
di avere l'onore di essere degnate della mia attenzione. »
« Non farci caso è sempre così, come
dire, rompipalle. » continuò il ragazzo di prima e gli tese la mano.
« Io sono Leonard e loro sono Howard
e Rajesh. » li indicò con il dito ed entrambi alzarono una mano per salutarla.
« Allora Pidge ti piace il
thailandese? » disse Sheldon con una vaschetta in mano.
« Hai davvero intenzione di continuare
a chiamarmi così? »
« Certo. Avevo detto che ti avrei
chiamata in questo modo no? »
Capì che non l'avrebbe mai avuta
vinta con lui perciò lo ignorò e si sedette su una sedia. Sheldon le allungò
una vaschetta e lei la prese con un piccolo sbuffo.
« Così studi biologia. » cominciò
Sheldon rigirando il cibo con la forchetta. « Hai l'aria da secchiona.
Scommetto che non fai fatica con gli studi. »
« No, infatti. »
« Anche loro due frequentano la
nostra stessa università. » disse Penny indicando Sheldon e Leonard con la
forchetta.
« Davvero? »
Di Leonard poteva anche crederci, ma
Sheldon non la convinceva proprio. Davvero uno come lui studiava in una
università prestigiosa come quella?
« Cosa studiate? »
Non che le interessasse
particolarmente, ma era curiosa di sapere cosa mai potesse studiare Sheldon.
Non c'erano corsi, come dire, "facili", per cui sarebbe stata
alquanto scettica riguardo a qualunque tipo di facoltà avrebbe potuto
rispondere. Chi lo sa? Magari era stato bocciato innumerevoli volte e la sua
testardaggine lo obbligava a restare invece di lasciare tutto e fare
qualcos'altro.
« Io sono un fisico. » disse
quest'ultimo e Amy non riuscì a trattenersi dal ridergli in faccia.
La guardò non capendo cosa ci fosse
di così divertente.
Amy vedendo la sua espressione seria
immediatamente si ricompose.
« Stai dicendo sul serio? »
« Sì. Perché tutta questa
perplessità? »
« Scusa, ma non sembri proprio il
tipo da frequentare una facoltà così difficile. »
Sheldon alzò un sopracciglio. « Stai
dicendo che sono stupido? »
« Beh...» Amy si mosse sulla sedia
incerta su come rimediare alla figuraccia che stava facendo. Non voleva proprio
dirgli che era stupido però, insomma, che non le sembrava il tipo che si
trovasse a suo agio tra numeri e formule matematiche.
« Forse non sembra, ma lui è un
maledettissimo genio. » intervenne Leonard in suo soccorso.
« Ha una media che rasenta la
perfezione ed è il miglior studente dell'intera università. Il tutto facendo il
minimo indispensabile e solo quando ne ha voglia. Certe volte lo ucciderei. » aggiunse
infine.
Quel ragazzo la stupiva sempre di
più. Cioè, andiamo, come faceva ad essere così perfetto? Non solo era attraente come pochi aveva visto, ma aveva
anche una vita sociale intensa da quello che era riuscita a intuire e in più
ora veniva a sapere che era pure un genio. Non credeva di poterlo pensare, ma
era invidiosa di lui.
« Come mai proprio la Fisica? »
continuò Amy smettendo di pensare alle sue fortune che avrebbero soltanto
aumentato il suo senso di inferiorità.
Sheldon scrollò le spalle.
« Non lo so. Mi piaceva e basta. »
Scoprì poi che Howard lavorava in un piccolo
negozio in cui si riparavano elettrodomestici e altri oggetti elettronici, ma
il suo sogno era sempre stato quello di diventare un astronauta. Aveva una
grande passione per la tecnologia ed era un grande esperto di computer. Purtroppo
per vari motivi dovette lasciare l'Università fin dal primo anno.
Raj, come lo chiamavano loro, invece
detestava la scuola e, nonostante potesse continuare la carriera di ginecologo
del padre, preferì dedicarsi alla sua passione, ovvero la cucina. Per ora
lavorava in un piccolo ristorante, ma stava già progettando di aprirne uno
tutto suo.
Infine Leonard era il coinquilino di
Sheldon, nonché suo migliore amico e anche lui studiava Fisica. Al contrario di
Sheldon che aveva un carattere estroverso ed esuberante, Leonard era molto più
chiuso e non amava mettersi in mostra. Non era un tipo loquace, Amy l'aveva
capito quella sera stessa dato che lui fu quello che parlò meno di tutti.
Sembrava nervoso, ma non riusciva a capire perché. Era come se ci fosse
qualcuno lì nella stanza che lo metteva a disagio.
La serata fu piuttosto piacevole e
Amy rimase sorpresa dalla simpatia di quei quattro ragazzi e dal grande feeling
che c'era tra di loro, anche se erano molto diversi l'uno dall'altro sia come
carattere che come interessi. Sembrava si conoscessero da una vita e Amy li
invidiò per essere un gruppo così affiatato. Avrebbe voluto farne parte anche
lei, eppure aveva la sensazione che non sarebbe mai riuscita a integrarsi
pienamente, che nonostante ci avrebbe messo tutto l'impegno del mondo sarebbe
finita per rimanere un'estranea. Pure Sheldon, che aveva trovato abbastanza
irritante all'inizio, era piuttosto simpatico, anche se non perdeva occasione
per punzecchiarla e farla innervosire.
« Ragazzi domani devo alzarmi presto,
ci vediamo! » disse Raj dopo aver controllato l'ora.
« D'accordo domani sera ci troviamo
al solito posto e non fare tardi come sempre. » disse
Howard alzandosi e tirando fuori
dalla tasca le chiavi della macchina dopo avergli lanciato un occhiataccia
minacciosa.
Sheldon accompagnò Amy alla porta. «
Mi ha fatto piacere conoscerti, Pidge. » disse. « Verrai ancora? »
Amy strinse le labbra. « Forse. »
Lui rise. « Okay ti aspetto. Penny è sempre
qui a mangiare la sera. »
« La parola "forse" ha un
altro significato per te? » chiese acida, ma gli occhi le brillavano per
quell'invito.
« Verrai, ne sono sicuro. Ho visto
come ti sei divertita stasera. »
Lo guardò di sbieco. Aveva ragione e
non poteva negarlo.
« Oltretutto sappi che non accetto un
no come risposta. » sorrise, ma non nel solito modo beffardo. Questa volta era
sincero e amichevole allo stesso tempo. Amy non riuscì a controbattere, per cui
annuì semplicemente e si voltò sentendo poi la porta chiudersi dietro di sé.
Entrò nell'appartamento di fronte per
prendere la tracolla con i libri. Penny chiuse la porta e si appoggiò con la
schiena ad essa, sorridendole maliziosamente.
« La nostra Amy è stata adocchiata da
qualcuno. »
Amy si mise la tracolla sulla spalla.
« Non essere ridicola, non sono stata adocchiata proprio da nessuno. »
« Invece io credo proprio di sì. »
continuò lei senza perdere quel sorrisetto allusivo.
Amy sospirò e Penny si avvicinò verso
di lei di qualche passo.
« Non hai idea di chi sia, vero? »
Amy la guardò confusa. Cosa avrebbe
dovuto sapere?
« Lui è Sheldon Cooper uno dei
ragazzi più popolari dell'università! Le ragazze fanno la fila per starci
insieme e farebbero di tutto pur di avere la sua attenzione! »
La mora la guardò come se si fosse
appena bevuta il cervello.
« Okay. E allora? » chiese con aria
di sufficienza.
Penny sospirò rassegnata. « Magari
potresti provare a farti avanti. »
« Magari non ho nessuna intenzione di
farmi avanti. » ribatté Amy. « Penny te l'ho già detto. Non voglio uscire con
nessuno, tantomeno con uno come lui! Non è il mio tipo e non lo sarà mai, fine
della questione. »
« Come fai a dirlo se nemmeno lo
conosci? »
« Perché è così! Finirà col farmi
soffrire. »
Voleva dirle che sapeva bene come
sarebbe finita perché l'aveva visto un milione di volte accadere a Penny. Non
voleva che capitasse lo stesso anche a lei. Illudersi inutilmente e offrire i
propri sentimenti a qualcuno che li avrebbe solo frantumati in mille pezzi per
poi finire a disperarsi per sere intere in un angolo buio della camera.
« Va bene, se vuoi rimanere sola per
sempre, fai pure! » sbottò Penny, ma si pentì subito di quello che aveva detto.
Amy rimase delusa da quelle parole e
Penny la guardò afflitta, avvicinandosi per prenderle una mano tra le sue.
« Scusa, io non— »
Amy si sistemò la giacca sotto il
braccio e aprì la porta con uno scatto veloce.
« Verrai lo stesso domani sera? »
tentò la bionda.
« Non lo so. » sbottò e uscì
lasciando l'amica abbattuta e un po' in colpa.
Quando scese per prendere la macchina
notò Raj finire una chiamata e avviarsi verso la sua stessa direzione.
Raj la adocchiò e sia affiancò a lei,
approfittandone per scambiare due parole.
« Allora come è andata? Ti sei
divertita? Siamo sempre così quindi dovrai farci l'abitudine. » sorrise e Amy
rimase un po' sorpresa vedendo come l'avesse già inserita nel gruppo, dando per
scontato che si sarebbero incontrati ancora.
« Sì molto. Ammetto che siete un po'
strani, sopratutto Howard. Mi sembra un maniaco. » ridacchiò ricordandosi di
tutti i suoi discorsi sconci che avevano fatto ridere fino alle lacrime Sheldon
e Leonard e lasciato perplessa Amy. Raj annuì.
« Oh, lui fa così solo quando non c'è
la sua fidanzata. Quando c'è lei è un santarellino. »
« Invece Sheldon che tipo è? Ancora
non sono riuscita a inquadrarlo bene. » aggiunse.
« Oh lui è un po' così. Ha l'aria da
menefreghista unico, è egocentrico come pochi e a volte si crede dio sceso in
terra, ma non è una cattiva persona e per gli amici farebbe di tutto. »
Amy abbassò lo sguardo pensierosa.
« Avrai già capito che è molto
popolare tra le donne. Le ragazze cadono ai suoi piedi, ma lui le usa solo per
divertirsi, per passare il tempo, non è intenzionato ad avere relazioni serie.
Non adesso almeno. Diciamo che è un buon amico se sei un maschio, ma un gran
stronzo se sei una donna. »
« Capisco...beh, lo immaginavo. »
mormorò Amy.
« Volevo solo avvisarti. Prima che
anche tu cominciassi a farci un pensierino. »
« Tranquillo, non ho nessuna
intenzione di andarci dietro se è quello che intendi. »
« Non
bisogna mai dare nulla per scontato, sai? »
~°~
Quella mattina avrebbe avuto lezione
di matematica. Aveva deciso di frequentare un corso di livello più alto
rispetto a quello a cui solitamente si iscrivevano gli studenti del primo anno.
Non che le piacesse come materia, ma guardando il programma notò che praticamente
in quel corso si sarebbe fatto tutto un ripasso della matematica già fatta al
liceo e le sembrò inutile rifare le stesse cose. Almeno lì avrebbe iniziato
qualcosa di nuovo e se ci fosse stato qualche riferimento all'anno precedente
le sarebbe bastato poco per recuperare.
Era arrivata piuttosto presto e solo
qualche banco era occupato da studenti più grandi di lei che leggevano,
parlottavano con il vicino o semplicemente se ne stavano per conto proprio.
Quando l'aula fu piena il professore
entrò facendo zittire tutti all'istante.
Amy aprì il quaderno su una pagina
nuova pronta per prendere appunti quando vide entrare per ultimo una persona
fin troppo conosciuta negli ultimi giorni. Appena Sheldon la adocchiò affrettò
il passo e si sedette accanto a lei.
« Cosa ci fai qui? » domandò brusca
sottovoce.
« Ora non si saluta più? » disse
facendo il finto offeso.
« Ciao. Cosa ci fai qui? » ripeté e
Sheldon ridacchiò.
« Abbiamo lo stesso corso di
matematica. Sei contenta? » chiese ironico.
« Fantastico. Sono felicissima
guarda. » borbottò iniziando a scribacchiare quello che vedeva alla lavagna. Se
avesse saputo che ci sarebbe stato anche lui avrebbe fatto tutto il ripasso di
matematica del liceo, delle medie e già che c'era anche delle elementari.
Sheldon appoggiò la guancia su una mano e
sorrise.
« Non capisco perché tu sia così
acida e antipatica con me. »
« Non distrarmi, voglio seguire la
lezione. » lo rimproverò.
Sheldon si guardò attorno annoiato
poi notò una ragazza alla sua destra che lo fissava ammiccando e con un
sorrisetto sensuale. La osservò per un po' poi le fece l'occhiolino scatenando
in quest'ultima una risatina.
Amy osservò la scena con la coda
dell'occhio e alzò gli occhi al cielo infastidita dal suo provarci
spudoratamente con tutte.
Sheldon riportò l'attenzione sulla
mora che intanto stava ricopiando un'equazione e pensava a come risolverla.
« Detesti gli uomini in generale o
soltanto me? »
Amy sospirò esasperata e appoggiò la
penna.
« Credo solo tu. Non sopporto l'idea
che tu possa saltarmi addosso da un momento all'altro come fai con tutte le
altre solo per cercare di raggiungere le mie tube di falloppio. »
Sheldon cercò di trattenersi, ma
scoppiò a ridere attirando l'attenzione dei compagni e del professore.
« Trova che le differenziali siano così
divertenti, signor Cooper? »
Sheldon si ricompose subito. « No per
niente. A dire il vero mi chiedo perché Leibniz non se la sia spassata con la
moglie invece di inventarsi questa roba inutile. » Il professore lo guardò in
modo severo. « Se non fosse per la sua particolare predisposizione per la
materia, l'avrei già sbattuta fuori dal corso tempo fa. Ora, per cortesia, cerchi
di seguire e smetta di distrarre la signorina Farrah Fowler. » Sheldon annuì e
aspettò che il professore si girasse.
« Farrah Fowler? Ma che razza di
cognome è? » sussurrò cercando di mascherare un sorriso per non farsi beccare.
Amy mise il broncio. « Hai mai
sentito il tuo nome invece? Sheldon.
È ridicolo. I tuoi genitori dovevano proprio odiarti. »
« Le ragazze lo trovano molto sexy
invece. Devi sentire come lo gridano quando sono al massimo del piacere. »
disse con esagerata enfasi.
Amy fece una smorfia. « Piantala. Sei
disgustoso. »
Dopo quasi un quarto d'ora finalmente
aveva cominciato ad interessarsi alla lezione. Ad un certo punto lo vide
fissare il suo quaderno con lo sguardo corrucciato.
« Beh? Cosa c'è? »
« Stai sbagliando tutto. Non si
risolvono così le differenziali, Pidge. »
Amy osservò perplessa i numeri
riempire il foglio, ma non riusciva a capire cosa stesse sbagliando.
« Se procedi così ci metterai il
doppio del tempo, oltre che a complicarti la vita inutilmente. » si avvicinò e
iniziò a cancellare. « Se invece fai così la risolvi molto più facilmente. »
Amy lo osservò mentre scriveva velocemente nuovi numeri, soffermandosi prima
sulla mano per poi salire lungo il braccio fino ad arrivare all'espressione
concentrata sul suo viso.
« Oh. » si stupì vedendo con quanta
facilità aveva risolto un'equazione piuttosto complicata e, sopratutto, come in
pochi passaggi avesse reso tutto molto più chiaro. Sheldon inarcò le
sopracciglia leggendo l'espressione di puro stupore sul suo viso.
« Pensavi ti avesse mentito Leonard
quando disse che sono praticamente un genio? »
Sì, credeva fosse un'esagerazione.
Ora però capì che non stava affatto esagerando.
« Vuoi una mano, Pigeon? »
« No, so cavarmela. »
Sheldon sembrò deluso e si girò
dall'altra parte. « Come vuoi. »
Amy strinse le labbra e pensò che
forse un piccolo aiuto avrebbe potuto chiederglielo. Se in meno di un minuto
era riuscita a capire al volo un'equazione piuttosto difficile, in un'ora
avrebbe risolto gran parte dei suoi dubbi. Anche perché di quello che il
professore aveva scritto alla lavagna non ci aveva capito nulla. Ma che razza
di teoremi stava spiegando? Aveva fatto male a non iscriversi al corso consigliato per le matricole. del primo
anno.
« Forse un aiuto non sarebbe male. »
mormorò dopo aver sentito il professore parlare di un tipo di teorema che non
aveva mai neanche sentito e che dava per scontato che sapessero già
padroneggiare.
Sheldon la guardò, visibilmente
entusiasta.
« Bene, ma a una condizione però. »
alzò un dito « Dovrai venire a mangiare da me tutte le sere con Penny. »
Amy ci pensò su. « D'accordo a patto
che non ci provi spudoratamente con me come se fossi l'ultimo essere umano
femminile sul pianeta. »
Sheldon rise. « Non ci sto provando
con te! »
Amy alzò un sopracciglio scettica. «
Ah no? »
Sheldon smise di giocherellare con la
penna e si avvicinò lentamente fino ad arrivare a pochi centimetri dal suo
volto. « Se ci stessi provando te ne accorgeresti. » mormorò. Amy trattenne il
fiato e si immerse nel blu dei suoi occhi. Sheldon si ritrasse, tornando a
sistemarsi nel suo posto.
« E comunque
anche se volessi non lo farei. Tu sei diversa da tutte le altre. »
Bene bene eccoci con il secondo capitolo!
Lo so che
è ancora presto per chiederlo, ma come sta procedendo secondo
voi? Vi piace? Non sapete quante paranoie mi faccio prima di scrivere e
pubblicare un capitolo <.<
Ringrazio tutti
quelli che hanno letto e recensito il prologo e il primo capitolo,
grazie non sapete quanto mi rende felice <3 Non immaginavo
certo che avrebbe avuto tutto questo successo, sono commossa :')
A presto!