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Autore: beloser    02/12/2014    0 recensioni
Felicia ha una vita tranquilla, un'amica pazza ossessionata dai manga e un migliore amico che conosce da una vita. E' una ragazza dolce e vivace, peccato che quando si trova di fronte Alessandro, fratello del suo migliore amico, non può fare a meno di cacciare il lato peggiore del suo carattere.
La sua vita riceve una svolta - non si sa se in negativo o positivo - quando inizia ad avere una rapporto basato sul sesso con Alessandro, il quale non è portato per le relazioni serie.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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  Capitolo 2





Dormire di domenica mattina. Non c’è niente di più bello al mondo.
Stare con le finestre chiuse, la tenda tirata, il lenzuolo addosso – che a maggio serve più a trasmettere un senso di sicurezza che a tenerti al caldo – e fare un sogno bellissimo da cui non vuoi essere svegliata. 
Ma si sa che di domenica c’è il deficiente di turno che ti ridesta dai sogni e irrompe nella tua tranquillità mattutina. Bhè il mio deficiente è Alessio, chiamato anche Attila, che, purtroppo, è mio fratello minore. Lui è la pesta della casa, nei suoi tredici anni di vita ha combinato più disastri di me, facendo disperare i miei genitori, che non sanno cosa fare per farlo calmare. C’è da dire che quando Alessio riceve una punizione riesce subito a farsela togliere, mentre io, quando alla sua età venivo punita, dovevo rispettarla senza fare storie; forse perché Alessio, togliendo il carattere, è praticamente perfetto, mentre io sono solo una metà. Lui è castano, i suoi capelli sono lisci e soffici, io invece sono castana, ma al sole ho delle sfumature di biondo, e i miei capelli sono metà lisci e metà ricci – uno schifo in poche parole -, lui ha dei bellissimi occhi azzurri, con il quale riesce ad ammaliare tutti, io invece ho dei comunssimi occhi castani,che a volte sembrano metà azzurri e metà verdi. Quindi con il suo aspetto, Alessio passa facilmente per un angioletto, che riesce a corrompere i nostri genitori con il suo carattere da diavolo, mentre io, che con il mio aspetto sono solo una metà di tutto, non riesco a corrompere nemmeno mia nonna novantenne.
Ritornando a questa domenica mattina, interrotta bruscamente da Attila che salta sul mio letto, per farmi svegliare, ma io imperterrita, mi giro dall’altro lato e fingo che non esista; ma lui non si arrende, prende un cuscino e inizia a lanciarmelo addosso, finché non mi stanco e mi metto a sedere al centro del letto.
«Si può sapere perché non mi lasci dormire in pace?» urlo, strappandogli il cuscino da mano.
«Mi è stato ordinato di buttarti giù dal letto.» mi risponde ghignando. Come lo odio quel ghigno.
«E quando mai tu hai eseguito un ordine?»
«Quando l’ordine mi piace.» Okay, cinque minuti e lo picchio.
«Mi vuoi dire chi ti ha detto di svegliarmi?»
«Una certa Mara a telefono.» Solo in quel momento noto il cordles di casa appogiato sul comodino. Mi allungo a prenderlo, ma prima di rispondere guardo Alessio inarcando le sopracciglia, come mai ancora non è uscito dalla stanza?
«Io non esco.»
«Come, scusa?»
«Ti lascio in pace solo se mi dai cinque euro.» Questo maledetto ricattatore! 
Sbuffo, appoggio il telefono sul letto e mi alzo, prendo quella sottospecie di fratello che mi ritrovo e lo sbatto fuori dalla mia stanza, mentre lui urla chiedendomi i soldi. 
Mi risiedo sul letto e avvicino il cordles all’orecchio.
«Pronto, Mara?» come risposta ricevo una lunga risata.
«Oddio, Feli, tuo fratello è uno spasso.» Ci mancava solo lei nel suo fan club…
«Sì, quando non lo conosci…» sbuffo «Comunque, come mai mi hai svegliato alle nove, e ripeto NOVE, di domenica mattina?»
«Volevo chiederti, prima che mi dimenticassi, se stasera volevi uscire con me e gli altri.» Subito capisco a chi si riferisce con ‘altri’, un gruppo di ragazzi che conosco e con cui ogni tanto esco. Questa comitiva è formata da circa sei o sette persone, tra cui Mara, una mia amica delle scuole medie che mi ha fatto conoscere questi ragazzi. Ovviamente alle loro uscite si aggrega sempre qualche altra persona, tipo Simone, Serena ed io, ma le persone fisse sono sempre le stesse, cioè Giacomo, Mara, Luigi, Carlo, Laura e Mauro, tutti ragazzi fantastici e divertenti. 
Riflettendoci, mi rendo conto che non li vedo da un po’ di tempo.
«Certo.» dico entusiasta «dimmi il luogo e l’ora.» 
Dopo esserci accordate rimaniamo a parlare a telefono per un altro po’, giusto per aggiornarci degli avvenimenti accaduti.
Quando finisce la telefonata mi alzo dal letto e, con tutta la serenità che si può avere di domenica mattina, apro la porta della mia stanza ed esco, ma appena metto un piede fuori al corridoio mi accorgo che ho calpestato una fetta biscottata con molta marmellata sopra. Cosa ci fa fuori la porta della mia stanza? Sicuramente è stata appogiata con la consapevolezza che la calpestasti da…
«ALEEESSIOOOO!»



Il pomeriggio chiamo a Simone e Serena per chiedergli se vogliono uscire anche loro stasera, ma Simone sta ancora male per la sbronza che ha preso la sera prima –ed io non faccio che sentirmi in colpa – e Serena è ancora occupata con la famiglia.
Verso le otto e  mezza ricevo uno squillo sul telefono da parte di Mara, così prendo la mia borsa e, dopo aver salutato i miei genitori, esco. Fuori casa mia c’è una macchina parcheggiata e due ragazze fuori che chiacchierano.  Appena le raggiungo le stringo in un grande abbraccio. Non le vedo da molto tempo e solo adesso mi rendo conto di quando mi sono mancate.
Mara e Laura ridono.
«Se credi che basti un abbraccio per farti perdonare, ti sbagli cara mia.» dice Laura quando sciogliamo l’abbraccio. 
«Dài, lo sai che sono stata impegnata con la scuola» dico, riabbracciandola e fecendola ridere. 
Rimaniamo tutte e tre fuori dalla macchina a parlare per circa un quarto d’ora, finché Mara non guarda l’orario sul telefono e poi torna a guardare noi con un viso spaventato.
«Ragazze…dovevamo incontrarci con i ragazzi più di mezz’ora fa…» subito ci mettiamo in macchina per raggiungere il resto del gruppo in una gelateria al centro.
«Accidenti, Carlo mi aveva anche detto di non fare tardi. Questa volta mi ucciderà» continua a dire Mara, preoccupata di ciò che dirà Carlo, il suo ragazzo. 
Certo non c’è niente di male nel fare tardi, ma Carlo avrà tutte le ragioni del mondo ad arrabbiarsi, in quanto Mara è la persona più ritardataria che conosca. Poco prima ci ha raccontato che ieri ha fatto aspettare il fidanzato sotto casa per quasi due ore…
«Laura non puoi accellerare un po’?»
«Mara, se vado un altro po’ più veloce usciamo fuori strada.» 
Fortunatamente casa mia si trova abbastanza vicino alla gelateria, quindi ci impieghiamo dieci minuti a raggiungerla. 
Quando scendiamo dalla macchina non è difficile individuare i ragazzi. Si trovano proprio davanti l’entrata della gelateria a ridere e scherzare, non proccupandosi di abbassare il tono di voce per evitare di dare festidio alle altre persone che si trovano vicino a loro. 
Appena ci vedono iniziano a urlare per salutarci. 
«Ce ne avete messo di tempo» dice Carlo quando ci avviciniamo. Chi non lo conosce può pensare che sia arrabbiato ma in realtà fa solo finta. 
«C’era traffico..» Mara non lo guarda negli occhi ma si avvicina a dargli un bacio per distrarlo, e sembra riuscirci. Io non  posso fare a meno di sorridere mentre li osservo, sono davvero carini. Mara è una ragazza di diciotto anni, con dei capelli ricci e rossi, che si intonano bene con il suo animo infiammato, ha dei bellissimi occhi castani che Carlo ama e afferma che la prima cosa che ha notato di lei sono proprio gli occhi. Carlo, invece, è un ragazzo alto, con i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri, ha ventun’anni e ha un carattere molto tranquillo e pacato, tutto il contrario della fidanzata.  Stanno insieme da tre anni e sono davvero una bella coppia.
«Guarda qui chi c’è!» Giacomo mi abbraccia, facendomi ridestare dai miei pensiari. 
«Giaky! Da quanto tempo.» lo stringo forte, aumentando la stretta del nostro abbraccio.
«Non mi chiamare così, mi ricorda troppo il nome di un cane.» sbuffa tra i miei capelli « e comunque non è colpa mia se non ci vediamo da un po’ di tempo.» dice sciogliendo l’abbraccio e sottolineando il fatto che sono stata io a non farmi più sentire. 
«Scusami.» gli dico mentre gli do un bacio sulla guancia. Lui sorride, mostrando le fossette che tanto mi piacciono. 
Giacomo è il membro di questo gruppo a cui sono più legata. All’inizio pensavo che fosse un deficiente che spara battute a caso e si vanta per la sua bellezza, poi ho capito che non è così. I suoi occhi verdi, i capelli neri e le sue fossette irresistibili avevano fatto si che nascesse in me un’idea sbagliata di lui, credevo che fosse un don giovanni, poi ho scoperto il suo lato dolce e sensibile, ho capito che è sempre disposto a mettere da parte i suoi sentimenti per aiutare gli altri e che, nonostante ha molte ragazze che gli fanno la corte, è stato fidanzato poche volte. Dopo aver scoperto quanto dolce e buono sia, è nato in noi un grande legame di amicizia, e c’è stato un periodo in cui pensavamo che fosse qualcosa in più, infatti abbiamo iniziato a guardarci con occhi diversi e uscivamo per degli appuntamenti, ma dopo qualche mese abbiamo capito che abbiamo scambiato l’affetto per amore e tutto è tornato come prima. 
«Comunque devo presentarti una persona.» dice tutto emozionato. Si allontana un secondo e riappare con una ragazza un po’ bassina, con dei bellissimi capelli bruni e mossi e degli occhi verdi. Ha un viso molto dolce, e da come abbassa il viso arrossendo penso che sia anche molto timida. 
«Lei è Angela, la mia ragazza.» dice Giacomo poggiandole un braccio intorno alle spalle e dandole un bacio sulla testa. Okay, li trovo dolcissimi insieme. 
«Piacere, Felicia.»
«Piacere mio, Angela.» le sorrido e faccio un occhiolino a Giacomo, per fargli capire che mi piace. 
Ad un certo punto sento due braccia che mi stringono dietro.
«Feli, non mi hai ancora salutato.» dalla voce capisco subito che è Mauro ad abbracciarmi. Quando mi libera mi volto e gli do un bacio sulla guancia, vicino a lui c’è Luigi, che allarga le braccia in cerca di un abbraccio, così lo abbraccio, finendo così il giro dei saluti. 
«Ma sbaglio o sei diventata più alta?» chiede Luigi, squadrandomi dalla testa ai piedi «ah no, sbaglio. Eri nana e rimarrai sempre nana.» 
«Non sono io adessere bassa, sei tu che sei eccessivamente alto.» rispondo facendo la finta offesa. 
Dopo essere stati un quarto d'ora a ridere e scherzare, decidiamo di entrare nella gelateria e prendere il gelato per poi andarlo a mangiare nel parco di fronte. 
«Ma questo gusto è orrendo!»  dico osservando disgustata il mio gelato.
<< Mangia e basta, è buonissimo. >> risponde Mauro mangiando il suo gelato con una faccia soddisfatta.
<
<> dice Luigi con un'espressione imbronciata.
<< Tu volevi farmelo prendere a caffè...io odio il caffè!>> 
<< Di sicuro era meglio di ciò che ti stai mangiando adesso. E poi che cavolo di gusto è?>> chiede osservando il mio gelato. In realtà nemmeno io so che gusto mi ha fatto prendere Mauro, so solo che è orrendo. Decido di andare a buttare il gelato, siccome non riesco a mangiare tanto che è disgustoso. Così mi alzo e lascio Luigi e Mauro a litigare sul gusto del mio gelato.
Poco distante dalla panchina su cui stavo seduta con i miei amici c'è un cestino, mi avvicino e getto il cono. Non faccio in tempo a girarmi che due braccia mi cingono da dietro e non posso fare a meno di irrigidirmi. 
<< Hey piccola, finalmente ti ho trovato.>>  dice una voce familiare ad altissima voce, come se si volesse far sentire da qualcuno. 
Mi giro nell'abbraccio trovandomi faccia a faccia - onestamente la sua faccia era troppo vicina alla mia- con Alessandro. Sto per urlare di lasciarmi immediatamente quando lui avvicina il suo viso al mio e mi dà un lungo bacio sulla guancia, ma capisco subito che questo gesto è una scusa per sussurrarmi qualcosa nell'orecchio senza farsi notare. 
<< Reggimi il gioco.>> io sono troppo confusa per dire qualcosa ed inoltre il suo respiro sul mio collo mi fa venire i brividi, cosa che odio ammettere. 
Alessandro mi lascia e si sposa al mio fianco, cingendomi la vita con un braccio e tenendomi troppo vicina a lui, mi posa un bacio tra i capelli e guarda con aria soddisfatta di fronte a se. Seguo il suo sguardo e noto che a pochi passi da noi c'è una ragazza con i capelli rossi - sicuramente tinti perché sono troppo..rossi!-  e gli occhi azzurri, è sicuramente una bella ragazza ma a guastare la sua immagine sono il trucco pesante -che la fa sembrare una donna di trent'anni- ed il mini vestito che indossa che non copre nulla. Quindi in generale sembra una donna di trent'anni poco vestita.
Dallo sguardo di fuoco che mi lancia capisco che non è contenta di vedermi vicino ad Alessandro.
«Piccola.» dice il troglodita guardandomi «Lei è Amalia, una mia vecchia conoscenza» noto che la faccia di Amalia si acciglia ancora di più - è umanamente possibile essere cos' accigliati?- quando viene presentata come una vecchia conoscenza.
«Sei la sua ragazza?» ha anche la voce fastidiosa..avrà qualche pregio questa ragazza?
Sto per darle una risposta negativa quando Alessandro mi stringe forte il fianco e rispondendo lui per me.
«Sì, lo è.»
«E scommetto che è un'altra delle gallinette che ti sei trovato, a quanto pare devi rispondere anche al posto suo, deve essere proprio demente.» Senti da che pulpito...
«Non sono una gallina, ne tanto meno una demente. A differenza tua ho una voce decente e anche un cervello.» Sento Alessandro trattenere una risata e vedo lei diventare un tutt'uno con i capelli, penso di averla fatta arrabbiare ma non mi interessa, lei è stata la prima a dire cattiverie e lanciare pregiudizi. Come dice il vecchio detto "chi di spada ferisce, di spada perisce".
«Simpatica, davvero.» dice, fingendo un sorriso. Peccato che io non scherzavo. «E come ti chiami?» il tono di voce è diventato orribilmente dolce.
«Felicia.»
«Davvero carino. Allora siccome tu e Ale state insieme deduco che martedì verrai alla festa di Emanuele.» Adesso mi mette in difficoltà...
«Bhè..ecco..» sto per inventarmi una scusa, ma vengo subito salvata dall'intervento di Alessandro.
«Ovvio che verrà.»
«Allora a martedì. Ciao.» Lancia un ultimo sguardo lascivo al ragazzo al mio fianco ed un ultimo sorriso cattivo a me e poi gira i tacchi e se ne va.
Sento Alessandro sospirare e solo in quel momento mi accorgo di avere ancora il suo braccio intorno al mio fianco. Con un movimento brusco lo tolgo e mi metto di fronte a lui a guardalo in cagnesco.
«Se tu ti metti nei casini non me ne frega niente, la vita è tua, ma saresti pregato di tenermi fuori. Non ci tengo a finire in galere per aver ucciso una ragazza senza cervello solo perché mi offende pensando che sono la tua ragazza. Come se una cosa del genere fosse possibile.» Lui alza gli occhi al cielo, poi mi guarda con un sorriso divertito.
«Lo so che ti piacerebbe essere la mia ragazza; a tutte piacerebbe.» il suo sorriso si allarga e diventa più malizioso. «Ma tu avrai una possibilità che le altre non avranno mai.» Okay, sta iniziando a spaventarmi. Cosa gli passa per la testa?
«Cioè?» Lui mi afferra il braccio e spinge il mio corpo in contatto con il suo, avvicinando il suo viso al mio.
«Martedì potrai essere la mia ragazza per una sera» mi sussurra all'orecchio facendomi venire mille brividi.
   
 
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