Flashback…
Era da un paio di giorni che non
si vedevano a causa dei compiti delle vacanze. Sana come al suo solito, non
aveva aperto nemmeno un libro per tutta l’estate e adesso si ritrovava a dover
fare tutti i compiti in una settimana. Heric era già più avanti, ma aveva comunque da fare. Sana decise che quel giorno non l’avrebbe passato sui libri, ma con Heric.
Tuu…tuu…tuu…
-Pronto? Oh ciao Nelly! Tuo
fratello è in casa?
-Ciao Sana! Certo te lo
passo subito! Heeeeeeriiiiiic! C’è Sana al telefono!
-Grazie Nelly. Ciao Heric!
-Ciao Sana, finiti i compiti?
-Ehm… veramente no…però è da due
giorni che non ci vediamo! Mi porti al parco oggi pomeriggio?
-E i compiti?
-Li faccio stasera! Prometto!!!
-Allora ok…
passo alle 3, fatti trovare pronta per una volta.
-Ma certo! A dopo!
Sana era al settimo cielo.
Rivedeva il suo Heric, che già le mancava anche se non lo vedeva solo da due
giorni. Si mise a fare i compiti più in fretta che poteva per portarsi un
minimo avanti, ma dopo solo 5 minuti era già crollata
sul libro. La risvegliò la voce di sua mamma che le
urlava che Heric era arrivato a prenderla.
-ARRIVO SUBITOOOOOO!
Sana non si
smentiva
proprio mai!
Si vestì in un baleno, prese il
cercapersone e corse giù per le scale come una furia.
-Scusa il ritardo! A dopo Mama!
-A dopo Sana.
-Si ormai ci sono abituato.
Heric aveva un’espressione
divertita. La sua Sana non sarebbe cambiata proprio mai; sempre sorridente,
sempre allegra e sempre stupenda.
Al parco c’era un sacco di
gente, un sacco di coppiette felici e di bambini che giocavano a rincorrersi
nel prato.
-Ti va un
gelato Sana?
-Ma certo!! Fa un caldo assurdo!
Sana si sedette su una panchina
di fronte alla fontana in mezzo al parco per aspettare Heric che tornava con i
gelati. Tanto lui sapeva benissimo che gusti le piacevano, fragola e mora.
Prendeva sempre e solo quelli.
Heric stava giusto tornando
dalla gelateria con due enormi gelati in mano, quando si sentì un urlo
provenire dalla strada a fianco della gelateria. C’era una donna che stava
urlando, suo figlio era in mezzo alla strada per prendere il suo pallone. In
quel momento stava per arrivare una macchina. Heric non ci pensò due volte. Si
buttò in mezzo alla strada per prendere il bambino. Ma
la macchina non fece in tempo a fermarsi e li travolse entrambi. Ci fu un
momento di silenzio, di terribile silenzio mortale, come se la terribile tragedia
che stava avvenendo avesse paralizzato tutti i presenti. Sana era impallidita,
la madre del bambino aveva smesso di urlare ed era sbiancata quanto Sana, tutti i bambini che giocavano urlando si erano fermati
e zittiti, il proprietario della gelateria era uscito con un gelato in mano a
vedere cosa stava succedendo e anche tutte le persone al parco che avevano
sentito l’urlo della madre del bambino o che avevano visto la scena si erano
come bloccate per il panico. Il primo a riprendersi era stato il gelataio, che
lasciato cadere il gelato che stava preparando, era corso a chiamare
un’ambulanza. Sana che si era ripresa dallo shock iniziale adesso aveva realizzato appieno cosa era successo e corse vicino
alla madre del bambino che aspettava arrivasse l’ambulanza per andare in
ospedale.
Appena arrivò
l’ambulanza Sana e la madre del piccolo ci salirono sopra e con i due feriti
iniziò la corsa all’ospedale. Furono portati tutti e due in terapia
d’urgenza, sia il piccolo che Heric erano infatti molto gravi; quello messo
peggio però era senza dubbio Heric, che con il suo corpo aveva fatto da scudo
al bambino.
Intanto Sana aveva avuto il
tempo di osservare la madre mentre aspettava notizie dai dottori. Era una donna
molto giovane, alta, con i capelli biondi e lisci, gli occhi scuri che in quel
momento erano offuscati dalle lacrime, come quelli di Sana. Sulla fronte liscia
aveva delle evidenti rughe di preoccupazione che la facevano sembrare di qualche anno più vecchia.
-Mi dispiace per il suo bambino,
spero che se la caverà.
-Sì, è un bambino forte. Ce la
farà. Il ragazzo che si è buttato per salvarlo è tuo fratello?
-No, è il mio ragazzo ma anche
lui è forte e ce la farà.
-Ne sono sicura. È stato un
eroe.
-È stata una tipica azione da
Heric, è un ragazzo molto altruista.
-Gli sono grata. Comunque io mi chiamo Samantha.
-Io sono Rossana. Mi dispiace
fare la sua conoscenza in questa occasione.
-Già, ma vedrai che le cose
andranno bene.
Samantha rassicurando Sana,
cercava in realtà di rassicurare se stessa. Aveva bisogno di credere che il suo
piccolo sarebbe guarito e che insieme avrebbero
dimenticato l’incidente.
-Come si chiama il tuo bambino?
-Si chiama Mark.
-Ha un bel nome.
-Grazie, l’ha scelto il suo
papà.
Sana si chiedeva allora come mai
suo papà non fosse lì in quel momento, ma non voleva causare un dispiacere alla
donna chiedendole del padre del bambino temendo che fosse morto o avesse
abbandonato la famiglia.
Seguendo il filo di questi
pensieri, Sana si rese conto che non aveva nemmeno avvisato la famiglia di
Heric e la sua. L’ultima cosa di cui aveva voglia adesso era dare spiegazioni
dell’accaduto, ma non poteva tenere tutti all’oscuro. Prese in mano il telefono
e compose il numero della casa di Heric, che ormai ricordava a memoria. Come al solito le rispose Nelly.
-Pronto? Oh ciao Sana…Heric non
è in casa, pensavo fosse con te.
-Io…si
lo so…ma dovevo parlare con te.
-Dimmi, hai una strana voce,
cosa c’è?
-Heric…è stato
investito, corri all’ospedale.
E chiuse il telefono senza dare a
Nelly la possibilità di replicare.
Ancora dai dottori non
arrivavano notizie, dagli infermieri nemmeno e Sana e
Samantha erano sempre più agitate. Dopo un quarto d’ora arrivò anche Nelly.
-Sana! Cos’è successo?
Sana spiegò l’accaduto alla
sorella di Heric, che per poco non sveniva.
-Dov’è vostro padre?
-È al lavoro, l’ho avvertito e
adesso sta arrivando.
-Ok.
Poco dopo
infatti arrivò anche il padre di Heric e Sana ripeté ancora l’accaduto.
Il tempo intanto passava e Sana, Nelly, suo padre e Samantha aspettavano. Volevano
sapere qualcosa, qualunque cosa, ma non sopportavano l’idea di non sapere
niente. Un’ora dopo l’arrivo di Nelly finalmente i dottori si fecero vivi.
-Salve. Siete i famigliari dei
due ragazzi?
Risposero tutti in coro.
-Sì.
-Bene. Entrambi sono entrati in coma. Se superano la notte
ci sono buone speranze che ce la facciano, tutti e due. Anche
se il ragazzo più grande è in condizioni più gravi. Cos’è successo?
Questa volta fu Samantha a
spiegare come erano andate le cose.
-Mi dispiace. Ripeto, se
superano la notte ci sono buone speranze per entrambi.
Detto questo il dottore li
lasciò. Tutti e quattro erano decisi a passare lì la notte.
Nelly fu la prima a esprimere ad alta voce l’idea.
-Torno a casa a prendere
qualcosa per sistemarci qui stanotte. Torno subito.
Arrivata a casa scoppiò a
piangere. Le rivennero in mente tutte le cattiverie
che negli anni aveva rivolto a suo fratello; lo aveva sempre incolpato di tutto
quello che andava storto nella loro vita. Certo adesso le cose erano migliorate,
ma i sensi di colpa erano comunque molto forti. Prese
lo stretto necessario per passare una notte fuori e tornò immediatamente
all’ospedale.
Era ormai tardi, erano più o
meno le undici di sera e finora era andato tutto bene, i dottori non avevano
parlato di complicazioni o peggioramenti e Heric e Mark erano costantemente
vigilati da un infermiere. Sana passava il suo tempo
attaccata al vetro della camera e guardava quei due ragazzi che stavano
lottando contro la morte. Il piccolo Mark era un bambino di appena cinque anni
e vedere il suo giovane corpicino steso sul lettino e attaccato a macchine che
lo tenevano in vita faceva a Sana una stranissima impressione. Heric invece era
bello come sempre. A Sana anche adesso sembrava un angelo, gli mancavano davvero
solo le ali.
Intanto la notte era passata,
ormai erano le sette del mattino ed era andato tutto bene. Sana, Samantha e tutti gli altri ora potevano sperare.
Ecco il
seguito! Spero vi piaccia… intanto ringrazio daygum e hachi92 per aver commentato il capitolo
precedente, sono contenta che vi sia piaciuto! Baci!!