Crossover
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Autore: ToraStrife    03/12/2014    2 recensioni
[Ninja Turtles / Le avventure di Jackie Chan / Double Dragon Neon / Mortal Kombat] + (marginali cameo di Killer Instinct)
Una squadra di mutanti ninja e i loro amici umani. Un archeologo acrobatico ed esperto di arti marziali. Due fratelli in cerca della loro amica rapita. Una setta di ninja malvagi e crudeli che trama nell'ombra.
E ancora, oscuri artefatti, minacce da altri piani di realtà, e lo scenario di fondo, lei, la Grande Mela.
Tutto ciò può significare solo una cosa: azione e botte!
A metà tra il cinema di Hong Kong e "Grosso Guaio a Chinatown", ci si prepara a una lotta senza esclusione di colpi in... "Operazione Doppio Drago".
Genere: Azione, Commedia, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dragon  
Rolling Thunder


La catena si era tesa, gli anelli alla massima distanza possibile l'uno dall'altro, la linea retta che vibrava nell'aria, risultato della prova di forza che stava contrapponendo i due uomini, uno dei quali, però, si trovava in netta difficoltà.
Innanzitutto, la mancanza di ossigeno. La pressione del ferro sulla giugulare impediva il flusso d'aria.
Le mani si erano subito azionate a tirare per allentare la presa, il corpo a divincolarsi come un animale oppresso dalle sbarre di una barra troppo stretta.

Kurz si alzò, con le mani ben tese, una impugnava il falcetto che brillava nella penombra, l'altra faceva forza, cercando di guidare quel cinesino di cacca che aveva osato ridicolizzarlo, a parole e a calci.
Il cappello a falda larga caduto per terra, la testa rivelava una rada capigliatura bionda. Molto stempiata, molto alopeciata, ma comunque presente.
Questo spiegava doppiamente l'irritabilità del naziskin: il "pelato" apostrofato prima da Jackie colpiva un nervo delicato del soggetto.
Questo, unito al suo mezzo sangue, concepito da un fiero padre tedesco e una sporca sgualdrina cinese, una vera croce, un'onta per il seguace di un ideale estremista come lui.
Ma adesso lui era il cowboy, l'altro il vitello preso al lazo.
E quando sarebbe stato abbastanza vicino, il falcetto avrebbe macellato la carne.
Si leccò le labbra. Stava pregustando la bistecca.


Donatello decise di rimanere nell'ombra. Urgeva aiutare il 'muso giallo' al più presto. Guardò in fretta l'armamentario a disposizione.
Cinque shuriken e due fumogeni.
Innanzitutto, urgeva allentare quella maledetta presa.
L'occhio clinico del viola osservò la situazione ed in un nanosecondo trovò la soluzione.
Uno degli anelli della catena era maledettamente debole, arruginito, allentato.
Evidente di come quel farabutto, dovunque abbia mai preso una così particolare arma, non se ne prendesse affatto cura.
Normalmente, una stella ninja non avrebbe potuto fare nulla per spezzare una catena, ma in quel caso...
Il problema è che l'anello si trovava a meno di un metro dal cinese.
Calma, Donnie... Si disse, un solo occhio aperto per prendere la mira. Molta calma...
La fronte cominciò a imperlarsi di sudore.
Quando si sentì pronto, Donatello lanciò.


Jackie non sapeva come liberarsi. Si stava dando dello stupido per essersi fatto sorprendere così facilmente.
Aveva perso lo smalto, o forse, non aveva mai abbandonato il vizio di trattenersi nel fare male alla gente.
Avrebbe almeno potuto sincerarsi che il tizio fosse effettivamente svenuto.
Pessima mossa.
Intanto, davanti, il surfista aveva tirato fuori un coltello a farfalla, e lo stava usando per pettinarsi il ciuffo.
Il militare si era infilato un tirapugni.
Entrambi si stavano avvicinando, gli altri due erano ancora in fondo con la vittima in ostaggio.
Ma i problemi sembravano non finire mai.
Le sue orecchie avvertirono per tempo un sibilo nell'aria.
Si spostò di scatto, evitando qualcosa che andò a conficcarsi sull'asfalto. Gli stavano tirando armi da lancio!
Seguirono altri due sibili, che Jackie schivò agilmente, nonostante la catena.


Donatello si trattenne dall'imprecare, esasperato. Perché quel diavolo di uomo stava continuando a muoversi?
Dopo il terzo tentativo, però, ebbe la netta sensazione che la schivata fosse intenzionale. Si era accorto del loro arrivo?
Tastò di nuovo la custodia. Aveva solo più due stellette.
Sarebbe stato saggio rischiare?
Decise di cambiare tattica: mirare al nazista. Tirò fuori le due shuriken rimaste e li lanciò.
Ma anche Kurt non era meno preparato, visto che deviò entrambi i proiettili col falcetto.

- Chi è là? - Sibilò inacidito il nazi, guardando in alto, alla vana ricerca del cecchino.
Dannazione! C'era quindi qualcun altro oltre il cin ciao lin?


Jackie non capì bene cosa stesse succedendo, ma sentì che la catena si era allentata, e con essa una sensazione di sollievo gli riempì il cuore e  polmoni, insieme a una grande boccata di ossigeno.
Era un'occasione da non perdere: le mani ben salde su una porzione di catena, alzò la gamba e pestò il resto della catena sollevata, puntellandolo a terra.
Fu il nazi questa volta a sentirsi tirare, avvicinandosi suo malgrado a grandi passi verso Jackie.
Quest'ultimo usò la parte di catena in mano per avvolgergli corpo e braccia per immobilizzarlo.
Kurz cominciò a divincolarsi, mentre Jackie si levava finalmente il cappio dal collo e cominciò a legare il nazi.
Si avvide troppo tardi degli altri due che nel frattempo erano sopraggiunti.
Riuscì a malapena a farsi  scudo con Kurz e la catena, sulla quale si infransero il tirapugni e il coltello.
Entrambi si prepararono ad un nuovo assalto, quando qualcosa finì immediatamente a terra, e una grossa nube violacea si sprigionò, gettando la confusione.

Donatello entrò in azione, nascosto dal fumogeno, nel preciso istante in cui il surfista e il militare facevano partire un secondo, contemporaneo attacco.
La tartaruga afferrò contemporaneamente il pugno borchiato del soldato e la testa del surfista, e li unì in un improvvisato e grottesco baciamano.
Un paio di denti saltarono dalla mascella del californiano, che si premette mugolando la bocca sanguinante.
Il viola finì i due con un calcio a sinistra e uno a destra, entrambi indirizzati ai rispettivi stomaci.
La nube si diradò che Donatello era tornato appena in tempo nell'ombra, appiattito dietro un condizionatore.

A fumo diradato, tutto ciò che videro Jason e l'altro furono l'uomo orientale con due uomini a terra e uno che si divincolava in piedi, legato come un salame.

Jackie capiva ancora di meno la situazione. Cos'era il fumo di prima?
Quegli altri due si erano messi K.O. da soli?
E le armi da lancio di prima?

Figlio di....! - Tuonò il capo. - Jason! - Ordinò all'energumeno. - Fallo a pezzi!
Il gigante urlò il suo grido di guerra da dietro la maschera, e poi si chinò, in cerca di qualcosa.


- Dai, - Ironizzò Chan, che trovava lo spettacolo del gigante abbastanza grottesco. Conosceva bene il riferimento cinematografico. Sua nipote Jade lo aveva costretto una volta a  una malsana maratona notturni sul noto, indistruttibile serial  killer.
Si vergognò molto di come poi fu lui a bussare alla camera della bambina perché non se la sentiva di dormire da solo.
Ma quello che aveva davanti era veramente ridicolo: chiamarsi Jason e girare con una maschera da hockey. E poi quel 'Fallo a pezzi'.

- E che cosa dovrebbe mai usar...?

Non finì la domanda, perché un rumore agghiacciante gli gelò le parole sulla bocca.
Un rombo accompagnato da un ronzio, che a tratti aumentava di volume.

- State scherzando, vero? - Domandò incredulo Jackie. Poi aggiunse, in tono supplichevole. - Vero?

Perché anche lui doveva essere armato di motosega?


***


Le candele brillavano nella penombra, agitate dalla tenue corrente d'aria che attraversava la stanza.
Un forte odore d'incenso pizzicava le narici, ma il naso del maestro era così abituato che praticamente non ci faceva caso.
Le gambe incrociate sostenevano all'altezza delle ginocchia le mani, appoggiate di piatto con il palmo all'insù, il pollice a toccare il medio.
Il silenzio gettava un manto di incanto sulla scena.
Era il momento in cui i sensi e l'attaccamento al mondo materiale cessavano, uno alla volta, di essere avvertiti, le percezioni si perdevano fuori dalla realtà, e l'io interiore cominciava a vagare dentro il buio, rischiarato solo dalle immagini interne che facevano capolino nell'animo.
Il respiro si era fatto sempre più tenue, fino a diventare impercettibile.
Splinter aprì gli occhi. Capiva che era solo un'illusione, le palpebre non erano le sue materiali.
Aveva semplicemente aperto l'occhio della sua anima.
Ma c'era qualcosa di diverso, in quella sua solita meditazione.
I suoi sensi di ninja avvertirono la presenza di qualcuno, un essere molto potente.
La foeza percepita era sbalorditiva, qualcosa completamente fuori scala, faceva impallidire persino il suo odiato nemico Oroku Saki.
Fino a quando la presenza si palesò ai suoi occhi.
A Splinter mancò il fiato per un attimo.
Un uomo vestito completamente di bianco, fatta eccezione per un corpetto bluastro, stretto in vita da una cintura nera.
Oltre ad esso, parastinchi e parabracci adornavano gli arti del guerriero, che si mostrava in tutta la sua imponenza, una mano appoggiata ad un lungo bastone.
Il largo kasa che copriva la testa gettava una lunga ombra sul volto della persona, rendendola indecifrabile agli occhi del saggio topo.
Ma Splinter trasalì, come poche volte in vita sua, quando il buio sotto la falda venne spazzato da due lampi globulari, due piccole sfere di luce che presero la forma di occhi.
Erano occhi scintillanti, irrequieti lampi che sprigionavano intense e continue scariche elettriche, come se al loro interno si celasse l'essenza stessa del fulmine.
Anzi, a guardarlo bene, il corpo di quell'uomo era un continuo passaggio di fulmini che si rincorrevano girando intorno alla superficie della pelle, ora diventata luminosa come una saetta.
Il ninja comprese di trovarsi al cospetto di qualcosa di straordinario, che trascendeva l'aspetto umano, creato solo per dare un senso di familiarità ai sensi della sua parte terrena, ma superava il concetto stesso di naturale, oppure, al contrario, si fondeva con esso, senza limitazioni o barriere.
In altri termini, capì di essere in presenza di un dio.
Non il Dio degli Occidentali, non il Budda e nemmeno un Kami, ma qualcosa di completamente diverso, ma non definibile adeguatamente con altri termini.
Avvertì la sua nullità di mortale e si prostrò, le mani e la fronte a contatto con il pavimento, o dovunque fosse in quel momento, nel buio attorno a loro.

Il dio si limitò ad alzare una mano, e a parlare.

- Alzati. - Gli ordinò, ma senza quel tono autoritario che ci si sarebbe aspettato. - In questo momento non ho bisogno di adoratori, ma di alleati e fieri combattenti.

Come a rispondere alla richiesta, il maestro si alzò con un gesto elegante, mantenendo comunque il capo chino.

- Cosa può fare un umile ninja come me? - Domandò, con tono sincero. - Per giunta un mutante?

- Hai in qualche modo ascoltato la mia richiesta di aiuto attraverso il tempo e lo spazio. - Rispose il dio. - Questo ti rende già capace e meritevole, umano, topo, o ... ibrido che tu sia.

- Una richiesta di aiuto? - Mormorò Splinter. - Perché un dio dovrebbe aver bisogno di aiuto?

- Mi chiamo Lord Raiden. - Si presentò il dio. - E sono il dio del tuono, adibito alla protezione del Regno della Terra. La vostra dimensione, per dirla in termini... mortali.

- Perché mai un dio dovrebbe aver bisogno di aiuto da parte di umili persone come me?

- Ci sono determinate regole predisposte dall'alba dei tempi. - Rispose Raiden. - Regole che impediscono il mio intervento diretto. Per questo sto vagando con lo spirito nello spazio e nel tempo, alla ricerca di campioni. E la tua anima ha risposto al mio richiamo.

- Se posso permettermi di chiedere. - Obiettò educatamente il maestro ninja. - Qual è il pericolo che ci minaccia? E, con rispetto parlando, come fugare il dubbio che quanto lei mi stia dicendo possa essere una bugia, o semplicemente un sogno?

Pur rimproverandosi per l'ardita uscita, Splinter sapeva di avversari capaci di sporchi imbrogli illusori, condizionamenti psichici e ingannatori, di cui era già stato vittima e bersaglio, come da parte del Signore dei Ratti.

Raiden non si scompose. - Domande legittime, mortale. Se le parole possono essere ingannatrici, faremo parlare i pugni. Tu capirai se io sto mentendo, ed io capirò se sei davvero un guerriero in grado di aiutarmi.

Splinter annuì, e si alzò.
Insieme si scambiarono un inchino, e poi si misero in posizione di guardia.

Con meraviglia del topo ninja, il suo familiare bastore gli si materializzò in mano. Poi osservò Raiden, che agitava confidente l'altro bastone.

- Ad armi pari. - Aggiunse, il sorriso sotto gli occhi scintillanti.

- Sto pur sempre combattendo contro un dio. - Asserì Splinter. - Un dio che ama combattere, sembra.

- Non è gioia. - Rispose il dio del tuono. - Forse è solo abitudine.


***

- Mi state prendendo in giro! - Esclamò Jackie, rannichiandosi dietro Kurz legato come un salame.

- Ehy, non fare scherzi! - Intimò il nazi, anche se non sapeva se dirlo al muso giallo o a Jason, che in quel momento sembrava davvero un pazzo scatenato, a brandire minacciosamente la motosega a destra e sinistra, fendendo l'aria.

Improvvisamente una figura verde armato di bastone atterrò esattamente a metà strada, infrapponendosi tra i due malcapitati e il pazzo con la maschera.

L'energumeno fece un mugolio di sorpresa, e si guadagnò un colpo di bo sulla maschera per tutta risposta.
Ruggendo la sua rabbia, Jason alzò la motosega e la calò su quello strano omuncolo verde.
Donatello era già sparito, regalandogli un altro colpo di bo sulla nuca.
Cominciò una strana danza dove Donatello era impegnato a lottare con il bestione, evitando con capriole e schivate la lenta ma letale arma tagliente.

Jackie riconobbe, gli occhi strabuzzanti dalla sorpresa, il vigilante vestito da Kiss-Ass, anche se non poteva vederlo bene in volto, come se questi stesse ben attento a dargli le spalle per tutto il tempo.
Trovò alquanto strano il travestimento, che ora riconosceva completamente diverso dal classico eroe dei fumetti. Sembrava più un vestito da tartaruga, con tanto di corpetto a forma di carapace.

Si rese conto di essere rimasto impalato a fare da baby sitter al nazi.
Ma come affrontare un simile bestione? Guardò la catena.
Eccol'arma!
Fece un salto all'indietro, distanziandosi da Kurt.
Con uno strattone deciso, tirò a sé tutta la catena.
Come risultato, il nazi venne liberato ma, al pari di un rotolo di carta igienica srotolato con violenza, cominciò a ruotare come una trottola.
Questa 'trottola', che a tratti ricordava un The Mask in movimento, esaurito l'effetto rotatorio, cominciò a barcollare pericolosamente vicino alla colluttazione.
Il ninja viola intanto era appena atterrato, dopo un salto mortale, fuori dalla portata della lama dentata di Jason, che continuava a sventolare l'arma a casaccio, ma al suo posto era appena entrato proprio Kurz.
Il povero nazi non ebbe il tempo si riprendersi dal giramento di testa e dal senso di nausea, che sentì su di sé la minacciosa ombra di Jason e della sua motosega.
Kurz ebbe l'impressione di urinarsi addosso.
In quel preciso attimo Donatello vide a terra il coltello a farfalla, a fianco del surfista, lo raccolse e lo gettò all'istante contro Jason.
Fu quella distrazione che salvò Kurz, perché il maniaco mascherato si accorse del proiettile e deviò la motosega per parare il coltello.
Quest'ultimo ritornò indietro, diretto sul volto di Jackie Chan.
Venne parato giusto un attimo prima dal bo di Donatello, conficcandosi nel legno.
La tartaruga continuò a dare le spalle a Jackie, e lo rimproverò.

- Che diavolo credevi di fare?

-Usare la catena per aiutarti...? - Tentò timidamente Jackie.

- Mandando quell'innocente a farsi squartare dal pazzo? - Rincarò Don con tono più sostenuto.

- Non è che l'abbia fatto apposta! - Protestò Chan.

Il diverbio stava cominciando a farsi rumoroso, tanto che sia Kurz che Jason si erano fermati ad ascoltare interessati.

- Adesso li riconosco! - Proruppe Kurz. - Un tizio vestito di verde e il suo amico orientale... sono Green Hornet e Kato!

Jason annuì all'affermazione, con un mugolìo entusiasta.

- Che cavolo fate, laggiù? - Protestò il capo, dal fondo. - Fateli a pezzi!

Al che Jason riprese in mano la motosega e Kurt partì all'attacco.

Interrompendo la discussione, Jackie e quello strano tizio scattarono, ognuno in direzioni opposte.
Donatello sistemò alla svelta Kurt con un calcio volante, poi sentì su di sé l'ombra del gigante e il fastidioso rumore dell'attrezzo per tagliare.
Mentre Jason aveva l'arma ben  in aria, pronta a calare sulla tartaruga, Jackie lanciò la catena, che andò ad avvilupparsi alla lama, e poi tirò.
Quest'ultima non fece presa, scivolando via, ma fu sufficiente a costringere il gigante ad abbassare la lama di lato.
Don si preparò a finire il maniaco, ma fu anticipato.

Una raffica di dischi neri volò per il vicolo, colpendo alla testa Jackie, e Jason. Donatello li evitò per un soffio.
Il cinese svenne sul colpo, mentre il gigante barcollò, intontito.

Donatello sentì arrivare un familiare - Goongala! - Una voce che lo irritò sottilmente.
E questo spiegava i dischi da hockey, poiché di essi si trattava.

A tutta velocità, sulle ali di due rollerblade, si stava avvicinando un vigilante, uno vero, la canotta rossa su un paio di pantaloni in pelle nera. Era mascherato, al pari di Jason, con una maschera da hockey.
Alle spalle portava una bisaccia adornata con mazze da baseball e da golf, mentre tra le mani vi era, lunga e imponente, una minacciosa mazza da hockey su ghiaccio.

Al genio sembro di vedere uno dei film horror che piacevano tanto a Micky, del tipo Jason vs Jason X, Freddy vs Jason, Fracchia vs Dracula.
Però questa scena durò meno di un attimo, quando la mazza del suo 'caro' amico e inconfessato rivale Casey Jones si abbatteva impietosa a dare il knock out al demente.

- Se c'è una sfittinzia in pericolo, è Casey che dovete chiamare! - Proclamò Jones, in posa plastica, tra lo sguardo ammirato della donna e quello annoiato del capo della gang decimata.
Donatello fu ancora più seccato. - Che piacere averti qui. - Sibilò in modo fantastico.

- Ciao, Don! A caccia di pollastre da salvare? - Gli domandò il vigilante, con una cordiale pacca sul guscio.

- Ci hai salvato. Grazie. Arrivederci. -Disse meccanicamente il viola, sperando di levarsi l'ingombro. Inutilmente.

- Non è ancora finita! C'è il pericoloso boss, il capo, la mente criminale! - Continuò imperterrito Casey, adocchiando il signore rimasto.

Guardando i due vigilantes avvicinarsi, l'uomo soffiò, timoroso.
Gli occhiali tremavano, mentre il naso pronunciato tirava disgustosamente su un disgustoso fluido verdastro, la bocca racchiusa in una smorfia di disgusto e ostilità, quasi fossero gli altri i maniaci, e non lui.
I capelli brizzolati ondeggiavano, sgraziati, aggiustati ogni tanto dalla mano sudicia.
La maschera compiaciuta e autoritaria di prima aveva lasciato posto a una grottesca parodia.

- Cosa volete farmi? Voi non sapete chi sono io!

- In effetti, non ti sei ancora presentato. - Commentò Casey, scrocchiando il collo.

- Sono il potente Joe Van Hardy, maledetta feccia! E... e.... - Gli occhi si fissarono sull'aspetto di Donatello. Cominciò a urlare, intriso di paura. - Un mostro! - Strillò come una femminuccia.

Agitò le mani e cominciò ad arretrare. Ma alle sue spalle c'erano il muro... e la ragazza.

- Ma certo! - Esclamò Casey, schioccando le dita. - E' quel senatore famoso per la sua campagna contro la, a suo dire, feccia della società. Sbandati, senzatetto... i diversi, insomma.

Donnie fremette. La parola 'diversi'. E veniva lanciata dal pulpito di un capo di pazzi assassini.

- N-non mi toccare! - Strillò il politico, messo alle strette.

- Sono io che non mi voglio far toccare. - Rispose Don, schifato. In quel momento si sentiva particolarmente disgustato. - Casey, finiscilo, mentre faccio una chiamata anonima alla polizia.

- Con piacere. - Rispose Casey. Di solito era Raffaello a prendersi tutte le soddisfazioni nei giri di ronda.
- Allora, Mr. Hardy, - Domandò, diretto al senatore. - Ha qualche potere da oppormi, o vuole star buono per la buonanotte?

Così dicendo, il vigilante brandì la mazza, pronta all'uso.

- Ti posso pagare! Denaro. Tanto. Se mi lasci andare! - Scongiurò l'uomo.

- Mi vuoi colpire a mazzi di banconote? Spiacente. Casey non è vulnerabile a quel tipo di attacchi!

Fece per colpire, ma prima che il bastone andasse a sgranare i denti del malcapitato, questi cascò a terra prima del tempo, le pupille rivolte all'insù, la bocca aveva emesso un gemito soffocato da un gorgoglio di saliva.

Le mani si stavano ancora tenendo le parti lese, mentre Casey scoprì che la signorina, rialzatasi nel frattempo in piedi ed ancora ansimante, aveva voluto compiere la sua vendetta verso la zona pelvica del politico, tramite una pedata ben assestata.

Donatello arrivò sulla scena, il T-cell ancora in mano. - Ok, ho chiamato la polizia, ed anche il rifugio. - Tralasciando volutamente il nome April in presenza di quel bellimbusto mascherato. Poi si fermò davanti alla carcassa agonizzante del signor Joe.

- Ci sei andato giù pesante!

- In realtà è stata lei!

Casey indicò la donna, che a sua volta squadrava Donatello, con aria atterrita.

Il viola corrucciò lo sguardo, seccato, preparandosi a sentirsi urlare contro e definire 'mostro' per la seconda volta.

Ma nel frattempo anche Jackie si era ripreso quando, con un colpo d'occhio, si ritrovò a guardare un uomo con la maschera da hockey.
Poi il vigilante verde che finalmente riconobbe come una grossa tartaruga antropomorfa.
E poi...

La ragazza guardò a sua volta Jackie, e si riconobbero. Si erano incontrati qualche tempo prima, all'aeroporto, e lui era le scivolato accidentalmente sotto la gonna.

- Il maniaco! - Urlò lei.

- U...uom... - Balbettò Jackie, colto da un forte senso di nausea, che, insieme alle due sorprese di prima, ebbero la meglio sui suoi sensi. Si accasciò al suolo.

- Ora che facciamo? - Chiese Casey a Don, mentre la 'donna' strillava a ottanta decibel come una sirena tritonale.

- Ce la filiamo. E tu mi aiuti a trasportare questo cinese al rifugio.

- Questo qui? E perché?

- Dopo, ok? - Promise Don.
 
In realtà di spiegazioni era affamato anche lui, specie dopo quanto gli aveva appena riferito April.
Sbuffò, mentre caricavano di peso l'uomo e sparivano, piantando in asso la signorina.
Alla fine Casey sarebbe rimasto coinvolto.
Quel signore orientale era già rimasto coinvolto.
E a quanto pareva, anche una ragazzina era rimasta coinvolta.
Le cose si stavano complicando.
Troppi mal di testa, anche per un intellettualoide come lui.



Conosci il tuo fandom

b

Raiden, di Mortal Kombat.
Se avete presente le Tre Furie di Grosso Guaio a Chinatown, capirete senza dubbio a chi si ispira questo personaggio.
Dio del Tuono, allineamento Buono (yo, rima rap), è potente ma non il protagonista, ha più il ruolo di mentore, stile Obi Wan Kenobi.


Se avete mai visto il film di Mortal Kombat vi scioglierete, perchè è interpretato da Christopher "Highlander" Lambert.


g
Occhi magnetici, eh?



ANGOLO POSTA

n


No dai, queste recensioni mi commossero, davvero.
Non perché tante (la mia media, fuori da questo fandom, intendo, è una goccia ogni dieci miglia di deserto) ma perché mi stanno inorgogliendo in una maniera che non ve lo spiego.
Non ho parole per ringraziarvi, cercherò di metterle piuttosto impegnandomi ancora di più per la stesura di questi capitoli.

Lara, non immagineresti mai il lavoro così lontano da qualsiasi mansione dialettica o intellettuale.
Qualcosa più vicino a Casey che non a Don.
Infatti la media dialettica dei colleghi va avanti a Sky, calcio e app di Wazzup. Ti dirò che mi guardarono strano perché una volta avevo detto il verbo 'pogare'.
Credo che lo stile nervoso sia figlio tuo e di ciò che sto leggendo in questo fandom, zeppo di scene action impeccabili (altri dieci punti a Lara, dopo l'Angst).
Saperti ridere mi riempe sempre di buonumore, sai?

Cartoonkeeper.
 Come collimare parodia e serietà? Sai che non so? Ma credo che uno dei metodi è il guazzare continuamente in una sorta di velato nonsense, difficile da spiegare. Così com'è difficile, per me, scrivere un qualsiasi tipo di storia d'amore (per dire).
Guarda il caso, anche questo Kurz è (più o meno) biondo. Le coincidenze...
Jade è un bel peperino, complicherà la vita a tutti, e presto Raf tornerà, o meglio, saremo noi ad andarlo a trovare, perché.....

Alla prossima!
  
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