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Autore: Horrorealumna    03/12/2014    1 recensioni
«Promisi a me stesso, non appena capii che eravamo intrappolati là dentro... che l'avrei protetta, a qualsiasi costo. Quello doveva essere un test... per vedere se avrei rispettato la condizione "a qualsiasi costo".»
Raccolta di flashfic su momenti AyumixYoshiki, che potrebbe sfociare - un giorno, se volessi - in AU, Slice of Life e OOC. Ma tutto incredibilmente Fluff, ognuno con prompt diverso.
Enjoy!
Prompt #25 : Porta
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayumi Shinozaki, Yoshiki Kishinuma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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◊ Bandiera ◊

 
 
«Avanti, alzanti e lavora come tutti gli altri!» annunciò severa la rappresentante di classe a Yoshiki, un fresco pomeriggio di fine ottobre. Mancava poco al festival culturale per festeggiare i trent’anni dall’apertura della scuola Kisaragi; ogni classe si era divisa i compiti, ognuno dava una mano a modo suo, sfruttando al meglio le sue capacità, in modo che tutti potessero divertirsi.
«Non eri tu che ieri mi hai detto che potevo anche non partecipare?» sbottò il biondo annoiato, alzando gli occhi dalla rivista che Satoshi gli aveva prestato quella mattina prima delle lezioni.
La capoclasse scosse la testa con irriverenza e un sorrisetto sulle labbra pallide:
«Non ti ho mai detto nulla del genere! E il compito che dovrai svolgere è abbastanza semplice.»
“E quale sarebbe questo compito?” pensò Yoshiki guardando esasperato il soffitto grigio della loro aula; si stava pentendo di essere venuto a scuola, quel giorno. Essere costretto a fare qualcosa che non voleva non gli andava a genio per niente, anche se era lei a costringerlo; non era andato via da casa proprio per questo motivo? Come aveva detto addio ai propri genitori e alla casa in cui era nato e cresciuto, per imparare a comportarsi come un vero adulto indipendente, avrebbe potuto anche lasciare una buona volta la scuola, trovare un vero lavoro e ritornare a essere il solito lupo solitario che era sempre stato, solo, ancora una volta. Poteva giurare che, delle volte, Ayumi le ricordasse incredibilmente sua madre che le intimava minacciosa di svegliarsi presto la mattina o di riordinare la camera.
Ayumi prese la sua cartella di cuoio chiaro, tirandoci fuori un lungo lenzuolo bianco, leggero e fresco, e lo stese come fosse stata una candida tovaglia sul banco di Yoshiki.
«Ehi, che stai facendo?» protestò lui contrariato; sapeva che le ragazze della 2-9 si sarebbero occupate di un maid-cafè improvvisato in classe, al festival, ma era troppo presto per cominciare a cucinare; «Vuoi prepararmi il pranzo, Shinozaki?»
«Ti piacerebbe!» disse lei con un sospiro e uno sguardo truce, dando in mano al ragazzo un pennarello rosso; «Comincia col disegnare la bandiera della Nazione! Se ci servirà qualche altra cosa... »
«Io non so disegnare! E poi, non sei tu quella ossessionata con i disegni?» disse lui contrariato.
Ayumi sorrise sarcastica, poggiandosi sul banco con entrambe le mani, prima d’andarsene ridacchiante:
«Ti basta fare un cerchio rosso... e che sia al centro esatto dell’intero lenzuolo: la bandiera, che se non finirai entro oggi ti costringerò a indossare al maid-cafè mentre distribuisci volantini rosa... ok?»
 


 

 

 


















 
 
 


 

 
   
 
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