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Autore: crazyphoenix    02/11/2008    0 recensioni
[...] "In quel momento, se qualcuno mi avesse detto che avrei assistito ad una delle scene più erotiche che la mente umana potesse mai immaginare gli avrei riso in faccia."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hi people~ . Sono tornata con una fic nuova nuova e per di più original. Ho sempre pensato che ci volesse grande coraggio scrivere un original perchè crei dal niente...Comunque! Ho scritto questa fic perchè...E' venuta lei da me, io ho solo cercato di ritrascriverla al meglio. E' divisa in tre parti, le prime due sono già pronte mentre la terza è "under construction" ù_ù.
Ringrazio Miyu-chan, la mia fantastica beta improvvisata, senza di lei sarei spacciata!
Buona lettura!



Memorie di Meredith Moore (parte prima):


Buongiorno. Inizio queste memorie col dire che…Non sono una scrittrice e non ho pesanti bagagli di cultura alle spalle. Io sono una senza tetto. Si, una di quelle persone che fra gli sguardi disgustati dei civili vive per strada, con la propria casetta di cartone. Sopravvivo grazie alla carità e i topi (i quali sono sicura, se fatti arrosto sarebbero da leccarsi i baffi). Molti pensano che la nostra condizione sia dovuta alla pigrizia, l’irresponsabilità o chissà cos’altro. Ma sbagliano. La maggior parte delle volte un senza tetto lo è per scelta. Perché noi, e solamente noi, sappiamo davvero cosa significhi essere Liberi. E liberi davvero. Inutile perdersi in discorsi filosofici dei quali capirei mezza parola su dieci. La realtà è questa: noi che non possediamo nulla, abbiamo molto di più di tutti coloro che in mano hanno soldi, casa e famiglia. Per quanto il concetto di una famiglia possa essere caloroso, questo va contro la Libertà. Perché famiglia significa legami e i legami comportano delle grosse catene difficili da spezzare. Questa è la realtà ma si nega l’evidenza. E’ troppo difficile rinunciare, perché chi possiede, non conosce quanto sia grande questa sensazione che mette le ali ai piedi e ti fa viaggiare. Certo, anche noi abbiamo i nostri legami, le nostre piccole amicizie ma siccome proviamo tutti la stessa cosa, non mettiamo mai a rischio la nostra libertà, ognuno di noi mantiene intatta la propria indipendenza.

Fu per questa mia condizione di senza tetto che una notte di tempesta dovetti trovare un rifugio più solido del mio vecchio e fidato pezzo di cartone. A quel tempo, ero a Barcellona e girovagavo vicino la costa. Sono sempre stata attratta dal mare. Vidi il vecchio faro. Sapevo che era stato abbandonato, doveva essere abbattuto per far spazio ad uno più moderno perché oramai questo non trasmetteva neanche più luce ed era del tutto inutile.
Non mi fu difficile entrare, la porta danneggiata dal tempo era chiusa solo grazie all’aiuto di un lucchetto vecchio quanto il fango nel quale stavano sprofondando i miei piedi e bastarono un paio di calci a far cedere il gancio.
Vi entrai, e aspettando che i miei occhi si abituassero a quella nuova oscurità mi frizionai i capelli per togliere un pò di acqua in eccesso pensando che quel posto già mi piaceva: puzzava di vecchio. Come me.
Davanti a me riuscii a scorrere le forme rettangolari delle scale che portavano in cima al faro e decisi che sarei rimasta lassù sino a quando non sarebbe passato il maltempo.
Posai le mani contro una delle pareti, poi sull’altra. Cercavo l’interruttore. Invano.
Pazienza, a costo di inciampare venti volte sarei arrivata lassù. E cosi fu.
Arrivata in cima mi soffermai poco a guardare il mare burrascoso che con ferocia picchiava gli scogli impassibili. Forti lame, l’unica cosa che l’oceano riceveva in risposta era il loro silenzio.
Sedetti in un angolino, ginocchia contro il petto, e mi strinsi nella giacca bagnata.
Quando ero giovane affermavo spesso di amare la pioggia, ma mi sbagliavo. Dicevo di amare qualcosa che non conoscevo mentre ora, potevo dichiarare con fermezza che quell’acqua che il più delle volte cadeva giù a catinelle non era fatta per me. Mi costringeva a dover trovare ripari solidi, a bagnarmi e cosa più importante, durante le notti piovose i topi non uscivano allo scoperto.
Cullata da questi pensieri e dai tuoni che facevano l’amore con il cielo mi accorsi troppo tardi che la debole luce delle scale si era accesa, e che qualcuno stava salendo.
In quel momento, se qualcuno mi avesse detto che avrei assistito ad una delle scene più erotiche che la mente umana potesse mai immaginare gli avrei riso in faccia.
  
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