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Autore: lady lina 77    03/12/2014    2 recensioni
La mia prima fics Athos/Aramis con la presenza come solo comprimario stavolta, di d'Artagnan.
Aramis, dopo la sconfitta di Mansonne non sa più chi è e che scopo ha la sua vita nei moschettieri. E prende una decisione difficile, se ne va per iniziare di nuovo tutto da capo, pensando che a Parigi non c'è più posto per lei. Ma dieci anni dopo quel mondo fatto di spade, complotti, moschetti, torna a bussare alla sua porta...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Penultimo capitolo, manca solo l'epilogo!

Grazie per la pazienza e grazie a tutti quelli che stanno ancora seguendo questa storia!

Spero che questo capitolo A/A vi piaccia!

L'epilogo arriverà nei prossimi giorni, giuro!

Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate, mi farà felice!


Sentimenti alla luce del sole


"E allora Athos, hai deciso di fare pace col tuo cervello o hai intenzione di continuare ad essere idiota ed ottuso come ti sei dimostrato fino a questo momento?". La voce di Aramis era un miscuglio di rabbia, freddezza e delusione. Athos la stava deludendo, lui, che lei aveva sempre considerato il più saggio, intelligente, integerrimo... Ma che gli stava prendendo? Il suo astio verso di lei lo comprendeva ma perchè, perchè si stava comportando così anche con d'Artagnan e i suoi figli? Aveva spezzato il cuore della piccola Julie che Athos sapeva stravedere per lui, Si era azzuffato nel fango con il suo migliore amico come se fosse stato un ragazzino di quindici anni! Dannazione, questo non era Athos! Athos era intelligenza, raffinatezza, eleganza, educazione, dolcezza anche... Era ora di far tornare le cose nel giusto ordine! Era sempre stata una donna forte e se fosse stato necessario l'avrebbe fatto ragionare a suon di scarpate in testa, ci teneva troppo! Athos non doveva perdersi, non poteva farsi accecare dalla rabbia e dal dolore! Era troppo in gamba e prezioso per farlo e lei glielo avrebbe impedito!

"Sta zitta!". Gli occhi di Athos erano iniettati di rabbia, non ragionava più... Era combattuto dalla dannata voglia di urlarle dietro e... di spingerla contro l'albero accanto a loro e baciarla con passione!

Aramis gli si avvicinò furiosa. "Al diavolo, non starò zitta! Non ci è mai riuscito nessuno a zittirmi e di certo non lo farai tu con il tuo comportamento idiota! Athos, dannazione che ti prende?".

"Sta lontana da me!" - tuonò la voce di Athos, mentre il temporale imperversava intorno a loro. Non doveva avvicinarsi troppo Aramis, non era così sicuro di resistere alle sue tentazioni non troppo pure...

Incurante, Aramis gli si parò davanti, prendendolo per il colletto con un gesto veloce. "Al diavolo, io quì ci resto! E se non la smetti, ora sarò io a prendere a pugni te! E ti assicuro che potrei essere più brava di d'Artagnan!".

Athos si accigliò, momentaneamente sorpreso dalla foga della donna. Aveva visto tante volte Aramis combattere, animata dalla concitazione di una battaglia, ma mai l'aveva vista tanto arrabbiata. "Più brava di d'Artagnan a fare a pugni? Tu... sei una...".

"Una donna! Dillo Athos, su non farti remore! Si, sono una donna! La stessa che ha combattuto per anni con voi, la stessa che con voi ha sfidato la morte più e più volte, la stessa con cui ti piaceva allenarti con la spada! Ero e sono al vostro livello, oggi come ieri! E tu ti stai comportando da idiota!". Disse, spintonadolo e facendolo arretrare fino al tronco del grosso tiglio che svettava nel suo giardino.

Athos digrignò i denti. "Ora è diverso!".

"Ora è diverso perchè sai chi sono?" - urlò Aramis, mentre i tuoni sovrastavano la sua voce.

Athos scosse la testa, rabbioso. "No, non per quello! E' una questione di fiducia! Hai tradito la mia, la nostra! Se davvero vuoi saperlo, io non ho mai creduto al fatto che tu sia un uomo! Ho sempre saputo la verità, l'ho intuita dal primo istante in cui ti ho vista!".

Aramis si bloccò, a bocca aperta. Athos quindi... sapeva? "Cosa?".

Athos si avvicinò a lei con sguardo duro, di rimprovero. "Già, sapevo! Ma sai cosa? Non mi interessava, non mi sono mai chiesto i motivi per cui tu lo facessi! Mi fidavo di te come mi fidavo di Porthos e del capitano De Treville. E poi di d'Artagnan, quando è arrivato anche lui! Eri un buon amico, eri leale, tenevi a noi... O almeno, credevo...".

Aramis sussultò. Athos era partito usando un tono rabbioso ma che poi era scemato in un sussurro triste e risentito. "Cosa vuol dire? Che non ti fidi più di me?".

Athos fece un sorriso freddo. "Come potrei? Non ti ho mai chiesto nulla perchè ritenevo che dovessi essere tu a volerci dire qualcosa, se ti andava... Ero convinto che tu avessi i tuoi buoni motivi per essere entrata nei moschettieri e li rispettavo! A me bastava la tua amicizia sincera! Credevo tenessi a noi, credevo che per te fossimo importanti e questo mi bastava! E invece da un giorno all'altro sei sparita e te ne sei andata, volatilizzata nel nulla. Non un saluto, non una spiegazione. E se il principe e i figli di d'Artagnan non fossero finiti per puro caso sulla tua strada, di te non avremmo saputo più niente".

Aramis si bloccò, frastornata da quelle parole. Athos aveva sempre saputo, Athos aveva accettato silenziosamente ogni sua decisione... E probabilmente era quello che più era rimasto ferito dal suo allontanamento di dieci anni prima. Forse, era ora di dire la verità, di dirgli davvero tutta la sua storia. Sospirò, mentre il suo sguardo si perdeva nella campagna, allagata da quell'immenso temporale. "Sono venuta a Parigi per vendicare la morte del mio uomo, ucciso da Maschera di Ferro e da Mansonne tanti anni fa. Era il mio amore, l'uomo che avrei dovuto sposare. Il capitano De Treville sapeva chi fossi e mi ha accettata e io ho fatto di tutto per nascondere la mia identità perchè non volevo che lui passasse dei guai a causa mia. Ho conosciuto te, Porthos e gli altri moschettieri e sono stati anni bellissimi... Siete i miei ricordi più belli! Mi sono sentita a casa con voi, come se avessi una famiglia anche se di fatto non ne avevo più una. Il resto della storia lo conosci anche tu! Maschera di Ferro e Mansonne sono stati sconfitti e io ho avuto vendetta... Credevo che dopo tutto questo, avrei continuato a vivere come un moschettiere, con quella vita che ormai amavo. Ma a quel punto la menzogna che avevo portato avanti tanti anni è diventata pesante da sopportare. Che sbocchi avrei avuto, che vita avrei avuto se fossi rimasta a Parigi? Una vita non vita, non vera! Ogni rapporto che avrei creato sarebbe nato sulla menzogna... Una menzogna che ormai mi aveva intrappolato e che prima o poi sarebbe stata scoperta... Per questo me ne sono andata in silenzio... Non sapevo cosa dire, cosa fare, avevo paura delle vostre reazioni, avevo paura di crearvi problemi. Credimi, andarmene ha fatto più male a me che a voi! Voi a Parigi vivete una vita alla luce del sole, io non avrei potuto farlo! Mi spiace che tu ti sia sentito ferito, giuro che non lo avrei mai voluto... Sei sempre stato quello che ho più ammirato, il più integerrimo, il più astuto, il più intelligente, il più saggio...".

Athos rimase in silenzio per alcuni istanti, tramortito da quel fiume di parole che Aramis gli aveva riversato contro. Ora sapeva, ora tutto pareva assumere una logica precisa... La rabbia sembrò scemargli dentro, lasciando posto a una assurda stanchezza. Già, essere arrabbiati era un ottimo modo di disperdere forze ed energia... "Stanno davvero così le cose?".

Aramis alzò le spalle. "Si, stanno davvero così... Sapevo che vi avrei ferito ma non potevo fare altro... Il mio posto non era quello, benché lo amassi... E' stata una fuga la mia, lo so... Non avevo scelta! E inoltre, sapevo che voi sareste rimasti insieme e avreste condotto una vita comunque serena. Io sarei diventata per voi un ricordo sempre più lontano, uno dei tanti moschettieri che hanno incrociato le vostre vite negli anni. E mi andava bene così!".

Athos sospirò. Il viso di Aramis sembrava triste e questo in un certo senso lo feriva. La preferiva pochi minuti prima, arrabbiata e pronta a prenderlo a cazzotti. "Se nessuno sapeva... Come mai d'Artagnan non è parso sorpreso quando ti ha rivista, vestita da donna? Perchè a lui l'hai detto?". Era una cosa che lo faceva impazzire... Perchè non si era fidata di lui, come si era invece fidata del guascone?

Aramis sorrise. "Ma io non gliel'ho detto, l'ha scoperto da solo durante la battaglia di Belle Ille. Mi ero ferita e mi si era strappata la camicia! E ha visto, mio malgrado, tutto quello che c'era da vedere! Sono stata costretta a dirgli la verità a quel punto e gli ho chiesto di non farne parola con nessuno. E lo conosci, se d'Artagnan promette, poi mantiene! E' una persona pura e onesta, leale. E negli anni ha acquisito molto carisma, carisma che non gli consente di perdere le staffe come hai fatto tu in questi giorni! E' il successore ideale di De Treville, ne sono sicura! Non dovresti essere geloso di lui! E dovresti chiedere scusa alla piccola Julie, se vuoi un consiglio!".

In quel momento Athos si sentì un idiota! Aveva dimenticato la fiducia, l'amicizia, la lealtà che aveva sempre unito gli uni agli altri. Erano stati un grande gruppo loro, una grande forza! Sarebbe bastato parlare, chiedere a lei e a d'Artagnan per avere risposte sincere! E si sarebbe risparmiato tutto quel sangue amaro che lo aveva avvelenato negli ultimi giorni! Aramis era stata sincera, forse ora avrebbe dovuto esserlo lui... E magari tutto sarebbe andato a posto... "Ero geloso!".

"Lo so!" - rispose lei, sicura.

Athos inspirò profondamente. "Geloso e stupido... Ti ho sempre apprezzata in silenzio, ero incantato da te e da ogni cosa che facevi! Ti consideravo unica perchè non esistono donne come te! Per Porthos e d'Artagnan tu sei stata un vero amico ma per me, la tua perdita... è stata uno strappo al cuore! Prima il dolore e poi la rabbia perchè non capivo! Perchè non riuscivo a credere che te ne fossi andata senza dire nulla a me! Credevo di essere importante per te, credevo che il nostro fosse un tipo di rapporto più forte rispetto a quello che avevi con gli altri... Te ne sei andata e io non mi sono sentito come uno che ha perso un amico... Io mi sono sentito come un... amante... abbandonato dalla donna che ama!".

Aramis sussultò. Non se lo aspettava, non poteva crederci! Il tono di voce di Athos era stato rabbioso ma anche addolorato e... passionale. Era vero, Athos aveva ragione, per lei lui era diverso, più speciale degli altri. Vedere giorno dopo giorno Athos era stata una medicina per il suo cuore distrutto dal dolore di aver perso Francois. Sapeva di esserne attratta, da sempre! Sapeva di avere imparato ad amare Athos giorno per giorno ed era stata terririzzata da questo sentimento che non poteva vivere. Ma ora sapeva che Athos era a conoscenza di tutto, che si era fidato di lei in silenzio senza dire nulla, senza chiederle nulla! Se entrambi avessero avuto la forza e la determinazione di vivere i loro sentimenti alla luce del sole, le cose sarebbero forse andate diversamente per entrambi. Meno solitudine, meno dolore, meno rabbia. E più gioia data da una vita piena.

Aramis non disse nulla, non aggiunse altro. Le parole non servivano! Gli si avvicinò, lasciando liberi quegli istinti che aveva obbligatoriamente sopito negli anni.

E lo baciò, con passione.

Athos spalancò gli occhi, sorpreso. Ma poi rispose al bacio, riversando su di lei anni di dolore e mancanza, anni di desiderio mai realizzato, anni di amore silenzioso.

"Ti sei sentito come un amante abbandonato è?" - sussurrò maliziosa, fra un bacio e l'altro.

"Si..." - rispose lui, col fiato corto, mentre le sue mani vagavano sui fianchi della donna.

"Mi sei sempre piaciuto Athos, ma ti ho sempre considerato irraggiungibile!" - mormorò lei, accarezzandogli il petto.

"La stessa cosa vale per me! Bella e irraggiungibile, terribilmente in gamba! Ti amo da sempre, Aramis...".

"René... mi chiamo René..." - mormorò lei di rimando – "E ti amo da sempre anch'io, da quando hai scaldato il mio cuore, aiutandomi e confortandomi, in quel mondo di soli uomini! Senza il tuo aiuto, sarei stata persa!".

Athos non disse più nulla. Rabbia e dolore ormai lontani. Lei era bella, era lì fra le sue braccia e gli sembrava di impazzire di gioia, di desiderio e... beh, di qualunque cosa gli stesse macinando dentro, facendogli sentire in ogni fibra del suo essere un fuoco violento. Baciandosi raggiunsero il fienile, lasciando fuori tutto quello che li aveva divisi e quell'infinito temporale che scuoteva la campagna.

Chiusero la porta, si stesero sul fieno.

E si amarono appassionatamente tutta la notte...





  
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