Le tante volte nella tua camera ad ascoltare musica e le tue promesse di grandezza, perché il mondo era bello e facile e suonare era come camminare, solo un po' più personale. Ti ho scritto milioni di poesie un po' tutte uguali: avrei voluto tradurle in musica ma non ho mai avuto il coraggio.
E ti ho amato, di quell'amore dei sedici anni: eri così bello, magro e affilato, con quel naso troppo grande che dava personalità al tuo viso; avevi il mondo ai tuoi piedi e io non avevo che un corpo enorme e goffo e un cappello, e poi un basso che non ho mai saputo suonare decentemente.