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(sea II)
Save
grace for leap day
No room
for tears
Outside
this door
–
Blaudzun, Promises of no man’s land
– Dunque questo Danto vi ha
traditi?
L’interrogativo studiatamente
pacato che Loki aveva buttato lì con noncuranza galleggiò per un attimo
nell’aria immobile della notte prima di confondersi con il mormorìo delle onde.
Fouh, che montava la guardia
assieme a lui, alzò di scatto il mento:
– Cosa intendi dire? –
nicchiò con voce gutturale.
L’asgardiano fece spallucce e
guardò altrove, verso l’orizzonte sopra cui s’infrangeva la fitta scia di
stelle che illuminava il cielo: – Ho sentito quel che dicevate tu e il
procione parlante, due giorni fa. Se il vostro amico è riuscito a fuggire col
bottino proprio mentre arrivavano le guardie e voi tre no... Mi sembra una
strana coincidenza, tutto qui.
– Danto può essere un idiota,
ma non è un infame.
– Talvolta, seppur di rado,
le due cose possono andare di pari passo. – soffiò lui.
La donna dalla pelle scura se ne
uscì con una secca risata e si appoggiò mollemente al parapetto della piccola
imbarcazione: – Cosa stai cercando di fare, amico? Vuoi mettere zizzania
tra di noi con i tuoi paroloni da intellettuale?
– Che motivo ne avrei?
– rilanciò l’Ingannatore avvicinandolesi; – Però conosco il
tradimento mio malgrado e temo i guai in cui potremmo cacciarci, quando
arriveremo a Dex.
– Premuroso, da parte tua.
Puoi sempre mollarci, amico. Tu con questa storia non c’entri un beato frell.
Il principe le fece eco con una
risata altrettanto asciutta: – Mollarvi? Per andare dove?
– Se non lo sai tu. –
motteggiò lei in tono quasi seducente.
Gli scivolò accanto per raggiungere
il banco dei comandi e si mise a controllare la rotta in silenzio, attenta a
non svegliare D’Al e Yudd che dormivano profondamente sotto coperta. Loki
rimase seduto sul bordo, irritato e incupito: la leggerezza di Fouh lo
infastidiva, soprattutto se unita alla consapevolezza di non riuscire ancora a discernere
una meta o un progetto che fossero suoi soltanto, un barlume di tornaconto
personale. A differenza della navicella acquatica che filava sicura attraverso
il Primo Mare di Rhye per condurli alla Seconda Città, il dio si stava facendo
trascinare dagli eventi come un legno alla deriva, e ben sapendolo detestava
quella situazione con ogni fibra di sé.
Le costellazioni misteriose e le
due Lune del pianeta ruotarono sulle loro teste portandosi dietro un nuovo
mattino, limpido e assolato come i precedenti. Sembrava che le nubi si
concentrassero interamente sul Deserto Notturno, pensò Loki nel fissare il
disco bronzeo del sole che spuntava innanzi a loro, e al contempo notò il
profilo di una costa che andava comparendo in lontananza.
– Vedi la terraferma laggiù,
amico? Quella è Dex. – annunciò la criminale indicandola.
– La vedo.
– Dex è un’isola, ed è una
delle città più ricche di Rhye. Non è un caso che Danto sia pieno di soldi fino
al buco del culo.
Sogghignando all’ennesimo
turpiloquio, l’asgardiano chiese: – Se è tanto ricco come mai commette
reati assieme a voi?
– Diamine, Ikol, ma in che
mondo vivi? Lo fa per diventare ancora più ricco. Inoltre è il nostro
infiltrato, l’informatore, quello che ci apre le porte di banche e ville se
necessario. Non si ruba, dalle tue parti?
– Dalle mie parti ben altri
sono i delitti. – fu la fredda replica.
– Allora stando con noi
imparerai qualcosa. – tagliò corto la donna.
Premendo un pulsante diede maggiore
energia ai motori e la barca acquistò velocità così di repente che Loki dovette
aggrapparsi alla sponda di tribordo per non cadere. Dalla botola sul ponte
salirono i grugniti di protesta di Guercio e Tatuato, destati malamente dalla
manovra del loro capo:
– Fouh, fottetevi tu e le tue
doti di pilota! – ululò il secondo mentre il primo si affacciava
dall’apertura con espressione torva.
– ‘Giorno, femminucce.
– li salutò lei compiaciuta.
Impiegarono meno di mezza giornata
per giungere a circa due miglia dagli approdi occidentali di Dex, e quivi Fouh
spense i propulsori principali per mantenere il mezzo in perfetta stasi sui
flutti.
– Dobbiamo elaborare un piano
per entrare in città senza farci riconoscere. Possiamo attraccare al porto a
nord, l’unico frequentato da nostri colleghi, ma dopo non avremo modo di
nasconderci. E penetrare in casa di Danto sarà ancora più difficile.
– Credevo che lo aveste già
concepito, il piano. – ironizzò il Dio degli Inganni.
Yudd fece schioccare la lingua:
– Taci, tu. Nel nostro lavoro si improvvisa.
– Improvvisare per voi
equivale a farvi arrestare?
– Ehi, Palliduccio, vuoi
ripetere? – sbottò D’Al mostrando i pugni.
– Non avevamo improvvisato,
quel giorno. – mugugnò la donna a denti stretti.
Il Guercio rovistò nella propria
bisaccia e ne estrasse la logora palandrana che usava anche come letto e
coperta: – Facciamola semplice e indossiamo queste con colletti e
cappucci tirati su. Se non altro non ci individueranno subito, i Nova.
– E risulterete doppiamente
loschi. Se mi permettete di dissentire, amici,
– interloquì l’asgardiano, – io potrei avere la soluzione del
problema. Dovrete fidarvi di me.
I tre lo squadrarono con aria
scettica: – E quale sarebbe la prodigiosa soluzione? – domandò
Yudd.
– Non volevate che usassi la
mia frell di magia? – disse
Loki con un sorrisetto.
– Damerino, se cominci a
parlare potabile potresti addirittura piacermi. – fece il Tatuato.
Fouh assentì appena: – In
effetti. E come funzionerebbe la faccenda?
– Basterà che tu mi faccia un
cenno quando saremo nell’area a rischio.
– Fidarci di te è di per sé
abbastanza rischioso.
Il sorrisetto del principe si
allargò: – In molti lo dicono. Eppure di solito ne vale la pena.
Affidarono lo sgangherato battello
a un tizio sdentato dalla pelle aranciata e le guance butterate che D’Al
presentò come suo compare di lunga data e miglior trafficante d’armi di quel
quadrante.
Il paesaggio circostante era piatto
e brullo, costellato di agglomerati di massi grigi che ricordavano la roccia
aspra delle scogliere di Tuln, e gli edifici che davano asilo a marinai e
malfattori nella stretta baia erano cubi spigolosi e spogli e pressoché privi
di finestre. La terra era battuta dal vento e di un delicato, sorprendente
colore rosato, quasi bella, e al centro dell’isola il suolo pianeggiante si
ondulava in basse colline: erano tonde e di forma regolare, e facevano da
muraglia naturale alla Seconda Città.
L’Ingannatore se ne avvide quando
furono ormai prossimi alle loro pendici e la donna dai capelli di glicine lo
trascinò sul ciglio della strada sollecitandolo a compiere la sua frell di magia.
– Stiamo per sconfinare in
zona pericolosa. – avvisò, perentoria; gli altri due uomini davano le
spalle alla via e gettavano occhiate attente in direzione della più vicina
porta d’ingresso a Dex, il cui ancora indistinto panorama urbano era
perfettamente incorniciato dall’arco quadrato del passaggio.
Il dio tracciò nel vuoto innanzi a
sé un paio di morbidi segni: Fouh avrebbe giurato di aver colto un brevissimo
bagliore verdastro e un’impercettibile vibrazione, al gesto di lui, ma
all’apparenza niente di sostanziale mutò. Loki riabbassò le mani e i tre
briganti inarcarono le sopracciglia simultaneamente.
– E quindi? Tutto qui?
– Come trucchetto fa un po’
schifo, damerino.
L’interpellato non fece una piega:
– Possiamo proseguire. – sentenziò solamente.
– Ci hai resi invisibili?
– sondò la donna, la fronte aggrottata.
– Ho fatto di meglio. Ma
nessuno, né voi per un verso né chi incrociamo per un altro, se ne accorgerà.
La sibillina risposta non piacque
troppo ai tre. Tuttavia, ignari del fatto di avere a che fare con il Signore
della Menzogna, non dubitarono che fosse la verità – e d’altronde lo era.
L’unica cosa che D’Al si premurò di sottolineare fu che al primo accenno di
sospetto da parte di un agente non avrebbe esitato a tirare il collo a
Palliduccio.
Si avviarono verso la metropoli
camminando vicini, come suggerito dal principe. I militari di guardia non li
considerarono nemmeno, quando transitarono sotto l’arcata insieme ad altre
cinque o sei persone; non li considerarono i passanti che riempivano il corso
principale, benché su molti muri campeggiassero grandi schermi olografici che
mostravano le effigi di Fouh, Guercio e Tatuato accompagnate dalle diciture
“evasi” e “ricercati” e dalla cifra di ricompensa per chi li avesse
“individuati e/o consegnati alle autorità”.
– Diecimila unità per il trio
al completo? Mi ritengo offeso. – commentò Yudd a mezza voce.
– Quindicimila sarebbe stato
più ragionevole. – concordò lei: – Almeno tremila a cranio valiamo!
D’Al scoppiò a ridere e Loki li
occhieggiò in tralice: – Vi fidate, adesso?
– Credo di sì. Ma com’è
possibile che non ci riconoscano? – indagò ancora Fouh.
– Ciò che la gente vede
guardandoci, in questo momento, non è ciò che noi siamo.
– Geniale. – lo
gratificò il Tatuato, sinceramente colpito; – Te compreso, damerino?
L’asgardiano strinse le labbra e
assentì: – Preferisco essere cauto.
Non temeva che qualcuno scoprisse
che l’Ingannatore di Asgard, colui che aveva sfidato Odino e Thor e i loro
stolti guerrieri, era vivo e si nascondeva in una remota galassia. Voleva semplicemente
evitare di esporsi prima del tempo, commettendo bassi atti di dubbia legalità
in un luogo e in un contesto a lui estranei e senza aver escogitato uno
straccio di obiettivo.
Sentendosi più tranquillo, con
l’incanto d’illusione andato a buon fine, osservò la tanto decantata Dex: le
strade erano pulite, lastricate di un materiale simile al marmo, roseo come la
terra dell’isola e tirato a lucido come uno specchio; i palazzi, di altezze e
dimensioni variabili, erano composti da moduli cubici di pietra gridellina e
vetro, impilati gli uni sugli altri a formare torri asimmetriche, e la folla
era variopinta e variegata, dai volti pacifici e abiti e sembianti d’ogni
foggia e genere. La verde corona di colli che cingeva l’intera area si snodava,
sinuosa e netta, contro il cielo turchese.
La casa di Danto Zyr si trovava nel
quartiere amministrativo ed era un tripudio di linee pulite e finestre
scintillanti. L’atrio immacolato era presidiato da un’incantevole fanciulla
dall’incarnato bianchissimo e iridi e capelli color ruggine che, spalleggiata
da due omaccioni simili a D’Al, sedeva dietro un banco di metallo scuro munito
di schermi. Indugiando nei pressi del cancello che delimitava il giardino
estremamente curato del complesso, Fouh sollevò una questione importante:
– Amico, vuoi che ci
presentiamo a quella sottospecie di segretaria come se nulla fosse?
– Sorprendimi, donna.
Manterrò il mio incantesimo finché non saremo da soli con il vostro complice,
ma sta a te inventare una scusa credibile perché ci consentano l’accesso. Io
ignoro quali siano i giusti raggiri da compiere in questo vostro mondo. –
la illuminò il dio.
L’appellativo le fece storcere la
bocca, e ciononostante la sua interlocutrice si concentrò sul resto e infilò
decisa il viale d’accesso, l’andatura ancheggiante come di consueto.
– Sarei proprio curioso di
vederci come ci vedono all’esterno, adesso. – borbottò Yudd, divertito.
La ragazza candida li accolse con
un gran sorriso professionale:
– Signora, signori,
benvenuti. Avete un appuntamento con il signor Zyr?
Fouh sorrise di rimando con invidiabile
scioltezza: – Salve. Sì, ne avevamo uno fissato per i prossimi giorni e
siamo stati costretti ad anticiparlo per motivi di lavoro. So che non è un
imprevisto ottimale, però le saremmo assai grati se convincesse il signor Zyr a
incontrarci quest’oggi.
– Lasciatemi controllare.
– si schermì la giovane armeggiando su uno dei monitor; Tatuato e Guercio
scoccarono un’occhiata ai gorilla e Loki si mantenne impassibile. Fouh era
l’immagine della flemma.
– Ho qui segnato un incontro
per domani con la signora Yo...
– Yonai. – concluse per
lei la donna dalla pelle scura senza tradire alcun nervosismo. Si era sovvenuta
di aver sentito nominare la tizia in questione da Danto in persona e pregava
che la ragazza bianca non avesse mai visto in faccia la vera signora Yonai.
La serenità della segretaria non si
scalfì minimamente: – Vi annuncio al signor Zyr.
Una porta scorrevole si spalancò
frusciando sulla parete alla loro sinistra e i quattro la varcarono a passi
misurati, sghignazzando in sordina non appena furono lontani dagli sguardi
dell’ingresso.
– Hai talento nel mentire.
– si complimentò l’asgardiano con Fouh.
– Ho avuto fortuna. Se la
bamboccia color latte avesse già incontrato quella Yonai adesso staremmo
tirando calci in bocca ai due bestioni là fuori.
– Forse glieli tireremo dopo.
– pronosticò D’Al, già assaporando un po’ d’azione.
– Devo rompere l’illusione?
– s’informò l’Ingannatore. In fondo al corridoio a vetrata che stavano
percorrendo c’era una seconda porta di liscissimo acciaio.
Fouh gli dedicò un breve cenno di
diniego: – Aspetta che Danto ci abbia aperto l’uscio. Nel suo studio non
c’è un sistema di videocontrollo e dobbiamo giocare subito sull’effetto
sorpresa, altrimenti lui farà scattare l’allarme.
Il principe preferì sorvolare sulle
implicazioni tecnologiche del responso e si attenne alla richiesta. E quando
Danto Zyr, un gioviale Kryloriano biondo, li accolse privo di sospetti, fu
assai divertente vederlo strabuzzare gli occhi e impallidire a causa della
repentina metamorfosi dei suoi ospiti.
– Frell! – boccheggiò: – Voi...!
– Yudd, sbarra la porta.
D’Al, tienimelo fermo. – ordinò soavemente la criminale ai compari.
Il Tatuato placcò il malcapitato e
gli imprigionò il collo nella ferrea morsa del proprio nerboruto braccio
destro; Loki si apprestò a gustarsi la scena con una vena di caustica
curiosità.
– Amici, è bello avervi qui.
Il Kyln non è riuscito a battervi. – farfugliò l’uomo, il cui volto rosa acceso si era fatto di un triste, spento color cipria.
– Tu invece ci sei quasi
riuscito. – esordì Fouh, ed estraendo una delle pistole gliela puntò
contro: – Quesito numero uno, senzapalle. Perché hai avvertito i Nova?
Danto tremò come una lepre in
trappola: – Non ho avvertito nessuno. – squittì.
– Non prendermi per il culo
con le tue doppie negazioni, senzapalle. Perché
hai avvertito i Nova?
– Oh frell, Fouh! Non potevo fare altrimenti, mi hanno obbligato!
Il Dio degli Inganni non poté
esimersi dall’intervenire: – Ti hanno obbligato i Nova Corps?
Zyr parve mettere a fuoco la sua
presenza per la prima volta: – E tu chi sei, amico?
– Rispondi alla domanda di
Ikol, stronzo. Poi semmai facciamo le presentazioni. – abbaiò il Guercio.
La donna fece scattare la sicura
della propria arma e il Kryloriano si agitò penosamente:
– D’accordo, d’accordo! Avevo
dei debiti da pagare e mi serviva il bottino per me. Per quello ho fatto una
soffiata anonima ai Nova. Ma non volevo che vi arrestassero, volevo soltanto
creare scompiglio per filarmela con i soldi! – strillò.
– Li hai spesi tutti, brutto
coglione decerebrato e infame? – tuonò D’Al stringendo la presa.
– Non lo strozzare adesso.
– lo bloccò Fouh con voce catacombale; – Quesito numero due.
Dove sono le unità che ci spettano?
Danto deglutì a fatica: – Se
vi racconto ogni cosa non mi ucciderai?
– Tu parla e valuterò.
– Oh merda. Merda! Della
refurtiva è avanzato un quarto. Gli altri tre li ho usati per i debiti che vi
dicevo. – ammise, e come la donna pose il dito sul grilletto riprese a
ululare angosciato: – Aspetta, aspetta! Il quarto rimasto è vostro, se lo
volete! Vostro e di Run, se è vivo!
Lei premette la canna della pistola
in mezzo alle sopracciglia di lui: – Lui è vivo. Tu ancora per poco.
– No! Ho un grosso affare in
ballo! Se mi risparmi lo cedo interamente a voi! – propose Danto d’un
fiato e alla disperata.
I tre si ringalluzzirono
all’istante: – Un affare? – ripeterono all’unisono, e l’istinto
suggerì al dio che la faccenda prometteva di prendere una piega interessante.
– Posso mostrarvi di cosa si
tratta? Ho il documento sulla scrivania.
Fouh annuì e il Tatuato lo scortò
fino al grande tavolo di marmo cinereo che occupava metà della stanza. Qui il
Kryloriano spinse un paio di minuscoli pulsanti e uno schermo olografico di
dimensioni notevoli si disegnò a mezz’aria, scintillando di scritte bluastre e
argentee. Con le mani che correvano sulla proiezione, Danto selezionò una
cartella criptata e digitò una sequenza di cifre: il display si riempì di una
serie di riquadri che raffiguravano un grosso, bizzarro uovo traslucido che
pulsava di luce azzurrina.
Loki si avvicinò: – Cos’è?
– sibilò.
– Una pietra preziosa, credo.
C’è una ricompensa enorme per chi la trova. – spiegò Zyr.
– Enorme quanto? –
saltarono su D’Al e Yudd.
– Chi ha emesso l’annuncio?
– interloquì contemporaneamente la donna.
– Un certo Tivan. Offre tre
milioni per quel coso.
Un silenzio attonito cadde nella
sala e i tre evasi s’illuminarono in viso, inebriati dal suono di quelle due
parole magiche: tre milioni di unità equivalevano a un milione ciascuno, o
settecentocinquantamila se il Palliduccio avesse reclamato la sua fetta, ed era
comunque una somma fantasmagorica.
– Dove la troviamo, questa
pietra? – incalzò Fouh, febbrile.
– Conosco un tipo a Eret che commercia
illegalmente in reliquie strane. Sindu, si chiama. È da lui che sarei andato
per iniziare la ricerca. – disse Danto con una scrollata di spalle.
Il Guercio storse il naso: –
Eret la eviterei volentieri, visto che è lì che abbiamo compiuto la rapina.
– Avete pur sempre la mia frell di magia,
dalla vostra. – osservò l’asgardiano.
– Hai ragione, amico. E
questo Sindu, – chiese ancora lei all’ex complice, – dove lo
possiamo incontrare?
– Al Kosh, il quartiere dei
ricettatori e dei trafficanti. Nemmeno i Nova osano metterci piede spesso.
Fouh sogghignò soddisfatta e
rinfoderò la pistola: – Magnifico. Per stavolta sei salvo, senzapalle, e
se questa caccia darà buoni frutti magari torneremo a considerarti qualcosa di
più di una merda traditrice. E guai a te se avverti i tuoi gorilla prima che
usciamo dal palazzo, perché in tal caso farò dietrofront e ti pianterò un
proiettile in testa davanti alla tua adorabile segretaria.
Il Kryloriano si irrigidì: –
Sono troppo contento di non essere morto per gettare al cesso la cosa. Voi
come farete a passare inosservati?
– Come abbiamo fatto finora.
– glissò Loki; – Come saremmo altresì giunti fino a te?
Danto lo fissò con genuino stupore
e innegabile perplessità: – Già. Vi serve altro, amici? – gracchiò.
La donna dai capelli di glicine
finse di rifletterci su, si allungò con il busto sopra la scrivania e gli
sorrise, languida e letale: – Il nostro
quarto di bottino, senzapalle.
Note
Scrivere l’ultima parte di questo
capitolo ascoltando le canzoni presenti in True
detective è stata una combinazione interessante.
Salve, intergalattici lettori! Mi
scuso nuovamente per il ritardo, ma come ho sottolineato anche sul mio profilo
novembre e dicembre sono per me mesi di fuoco, perché lavoro un sacco, la sera
sono sempre fuori e quando sto a casa ho altro da fare – tra
consorte, faccende, studio e doveroso relax.
Intanto il nostro asgardiano
scoglionato e i suoi assurdi compagni di viaggio si sono imbattuti (non
fisicamente) in qualcosa di misterioso... I Kryloriani, per la cronaca, sono i tizi dalla pelle fucsia che si vedono in Guardians: Carina, l’assistente del
Collezionista, è una Kryloriana.
Grazie mille a chi segue e a chi
legge, soprattutto a Ragdoll Cat, Hermione, la complice Frau
Blücher e Sheep che recensiscono puntualmente: adorovi!
Non garantisco un aggiornamento
entro Natale, però abbiate fede: l’ispirazione-berserk colpisce quando meno me
l’aspetto ;)
Alla prossima!