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Autore: itsenglandparadise    04/12/2014    1 recensioni
Perditi nell'infinito delle stelle e ridi fino a farti venire il mal di pancia.
Guarda sempre il mondo con più occhi, potresti renderti conto dei mille e più modi nel quale può sorprenderti.
Ama fino all'ultimo respiro, fino all'attimo più sfrenato.
[dal primo capitolo]
L'amica non potè fare altro che mugolare in accordo e, quando ormai stava per stancarsi di aspettare al gelo polare, e stava per tirare un colpo al legno della porta, essa si aprì rivelando il volto della persona che meno si sarebbe aspettata di vedere in quel momento.
< e tu che ci fai in casa mia?> borbottò la ragazza aggrottando le sopracciglia.
< Ciao Alaska > sorrise, il solito vecchio sorriso di sempre.
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Buona Lettura;
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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''Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo guardare le cose da angolazioni diverse.
E il mondo appare diverso da quassù.
Non vi ho convinti? Venite a veder voi stessi.
Coraggio!
È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.''
L'attimo fuggente
 
 
 
 
 
 
 
Quando siamo troppo occupati a pensare alle apparenze, ci perdiamo il bello della non superficialità.
Ci perdiamo la bellezza degli attimi più sconvolgenti, troppo presi dai piccoli difetti estetici che presentano.
Nessuno di noi si è mai fermato seriamente e ha esclamato: '' Vorrei vivere questo momento milioni di volte ancora''
O forse qualcuno l'ha fatto.
Ma la sapete la cosa bella? Sono i momenti meno appariscenti quello che ci riscaldano il cuore.
Sono quei gesti spontanei che ormai rappresentano la monotonia di una giornata.
E' il caffè latte la mattina appena alzato, accompagnato con un muffin o due.
Sono i maglioni appena lavati che profumano di bucato e il solito bagnoschiuma che si usa tutte le volte che si fa la doccia.
E' quella passata di mascara che ci si da prima di uscire, accompagnata dalla spruzzata del solito profumo che oramai è diventato il nostro marchio.
Quante cose si danno per scontato.
Ma cosa è, sul serio, la monotonia?
monotonia [mo-no-to-nì-a] s.f.
  • Sgradevole insistenza e ripetizione di stessi fatti, situazioni ecc. SIN uniformità: m. di colori; sensazione di noia causata dal costante e invariato ripetersi di medesimi fatti o situazioni SIN tedio: la m. di un'esistenza sempre uguale
 
 
Questa definizione è quasi del tutto giusta: è vero, è la ripetizione di stessi fatti e situazioni ma è sempre vero che dia una sensazione di noia e di sgradevole insistenza?
Io dico di no, e voi? Cosa ne pensate?





 

Did you see
the flares
in the sky?


Capitolo Uno
 
 





Alaska prese in mano anche l'ultimo volume consumato e lo infilò al posto giusto nel suo scaffale.
Era riuscita a vendere ben sedici libri, quel pomeriggio, ed era contenta come non mai.
Inspirò a fondo l'odore della carta nuova appena stampata e un leggero sorriso le si stampò in viso.
Alaska era bella, non si poteva negare, ma oltre che bella, la ragazza era probabilmente una delle più buone e dolci ragazze di tutta Bradford.
E non ci si poteva scordare della castana che oramai viveva in quella città da più di dieci anni.
La ragazza, hispano-americana, si era trasferita dalla calda Los Angeles alla tenebrosa e piovosa Bradford, nel centro del West Yorkshire, per problemi familiari.
Aveva poco più di dodici anni quando successe ma, nonostante tutto, la sua vita non cambiò poi così tanto.
Certo, tutti oramai sapevano il suo nome, anche perchè in una monotona City dell'Inghilterra, nessuna bambina sarebbe stata mai chiamata Alaska.
Ma era proprio per questo che, dovunque andasse, le persone sapevano chi era e le volevano bene.
Non era famosa, questo è ovvio, ma nomi simili li associ subito alle facce dei proprietari e ricordi sempre chi sono.

Alaska afferrò il cappotto nero, lo infilò e attorcigliò la sciarpa intorno al collo. Afferrò la borsa e, dopo aver salutato le colleghe, uscì dal negozio e iniziò a camminare per una delle principali strade, come tutti i giorni.
Osservò le luci natalizie e i festoni bianchi, argentei e rossi che addobbavano le vetrine di qualsiasi negozio fosse aperto – o chiuso – e respirò quell'aria di festa che tutti i periodi natalizi si poteva percepire per le vie della città.
Amava il periodo di Natale, fin da sempre.
Sorrise, di nuovo, e continuò a camminare fin quando da lontano non vide la scritta del Bar che oramai era diventato come una seconda – o terza, a seconda delle giornate – casa.
La scritta in bianco sporco appesa in alto rappresentava una tazza di caffè sul quale, come abbellimento, era stato scritto il nome del locale: '' Bradford's Coffè''
Si strinse meglio nel cappotto e, accellerando il passo, afferrò finalmente la maniglia e l'aprì, entrando nel bar.
Subito, un aroma di caffè e dolci appena fatti la investì facendole venire l'acquolina in bocca.
Al bancone, come sempre, Grace serviva due clienti preparando loro un caffè.
Quando il campanello della porta suonò, la bionda si girò verso la porta e rivolse un sorriso all'amica, facendole cenno verso l'orologio che segnava le 17.55 p.m.
Alaska sapeva che alle 18.00 p.m. il turno dell'amica sarebbe finito e che poi, insieme, sarebbero tornate a casa, come tutti i giorni.
Si sedette ad uno degli sgabelli del bancone e la osservò concludere le ultime ordinazioni.
Una volta finito prese il cappotto e, salutando il capo, rubò una barretta di cioccolato dalla mensola dietro di lei e uscì a braccetto con la mora.
Si divisero la barretta e parlarono del più e del meno ripercorrendo la via per tornare a casa.

Nonostante entrambe avessero i genitori in città all'età di diciannove anni avevano deciso di prendere un piccolo appartamento insieme nel centro e ora vivano lì oramai da tre anni, quasi quattro.
Piaceva entrambe il senso di libertà e di autonomia che aveva portato quella decisione.
Certo, era stato difficile – più per i genitori che per le due ragazze - ma dopo un lungo monologo sorbito avevano semplicemente dichiarato che non sarebbero partite per l'Africa e che, se ci tenevano tanto, sarebbero venute a cena il giorno stesso.
C'era voluto un po' prima di abituarsi alla nuova vita fatta di olio di gomito e rimboccamento di maniche ma alla fine non se la cavavano così male.

Alaska girò le chiavi nella toppa e, con uno scatto, aprì la porta e posò il mazzo sopra il mobile.
Entrambe si sfilarono le sciarpe e i cappotti e li appesero all'attaccapanni.
Grace si riavvivò i capelli biondi per poi togliersi le scarpe e appoggiarle nella scarpiera, cosa che fece anche la mora.
<< Allora, cara coinquilina, che si fa domani? >> chiese la bionda buttandosi sul divano nero e appoggiando la testa su un grande e comodo cuscino.
Alaska si sedette su una delle due poltrone e appoggiò i piedi sul tavolino, dopo aver afferrato il telecomando della televisione e quello del DVD
<< Io devo andare a cena dai miei, puoi venire se ti va. Dopo andiamo al Cairo's.>> rispose la mora facendo partire uno dei tanti film della loro grande libreria.
Amavano i film, entrambe. Era una delle molte passioni che avevano in comune.
Come i tatuaggi, la musica, la cioccolata, i maglioni, il caffè, i gatti, i cani, il disordine.
Nel loro salotto vi erano due librerie completamente riempite di ogni tip cd o dvd possibile e immaginabile. E anche di libri, molti libri, tutti di Alaska però.
Grace non amava particolarmente leggere.
<< Mmh... va bene. Ma perchè questa cena?>>
<< Boh! E ora sshh! Voglio vedere Johnny Depp>> ululò la mora, osservando l'inizio di Edward mani di forbice.




<< Alaska, mi presti il mascara?>> urlò Grace dalla sua stanza intenta a vestirsi per la cena.
<< Sta nel cassetto! Muoviti Grace o i miei penseranno che siamo morte per la strada!>> la incitò la mora guardando l'orologio.
Segnava le 19.20 p.m. E sua madra le aveva intimato di arrivare almeno per le 19.40 pm.m.
Non si poteva certo dire che Alaska fosse puntuale, forse era uno dei suoi più grandi difetti, oltre al fatto di essere testarda come pochi e incline all'odio più totale per il minimo torto.
Finalmente l'amica la raggiunse nel soggiorno e, infilandosi il cappotto, uscirono di casa e raggiunsero la macchina.
Arrivarono a casa della ragazza completamente in orario, per sua gioia, e una volta suonato alla porta, aspettarono che qualcuno venisse loro ad aprire.
L'aria era fredda, decisamente fredda, ma infondo si stava per avvicinare Natale e il tempo, a Dicembre, non era mai tanto caldo.
<< Dio che freddo>> borbottò Grace rintanandosi nella sua pesante sciarpa bianca.
L'amica non potè fare altro che mugolare in accordo e, quando ormai stava per stancarsi di aspettare al gelo polare, e stava per tirare un colpo al legno della porta, essa si aprì rivelando il volto della persona che meno si sarebbe aspettata di vedere in quel momento.
<< E tu che ci fai in casa mia?>> borbottò la ragazza aggrottando le sopracciglia.
<< Ciao Alaska>> sorrise, il solito vecchio sorriso di sempre

 

 
 

Alaska


One Direction

Grace


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