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Autore: Flora    31/01/2005    8 recensioni
Brevi schizzi narrativi ispirati ai titoli delle tracce della colonna sonora del film "Alexander".
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Ti vidi la prima volta in un pomeriggio di sole, poco più di un bambino irrequieto nel vento che spirava da est.
Ti percepii ancor prima che i miei occhi potessero riconoscerti – la tua immagine portava il ricordo di un’altra vita, una vita remota. Dicono che Achille avesse promesso di riattraversare il Lete per ricongiungersi a Patroclo, per mille e mille vite ancora.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Tracce


1 Introduction
2 Young Alexander
3 Titans
4 The Drums of Gaugamela
5 One Morning at Pella
6 Roxane's Dance
7 Eastern Path
8 Gardens of Delight
9 Roxane's Veil
10 Bagoas' Dance
11 The Charge
12 Preparation
13 Across the Mountains
14 Chant
15 Immortality
16 Dream of Babylon
17 Eternal Alexander
18 Tender Memories



“Audaces fortuna juvat”
Publius Virgilius Maro




1. Introduction

La stanza è fredda – affogata nelle ombre.
Voci che tornano dal passato, voci stregate – che rotolano nel vento.
Si siede davanti al massiccio tavolo di marmo, accarezzando il manto soffice di un gatto accovacciato su un cuscino.
Alessandria brilla nel sole al di là dalle finestre, sembra bruciare come l’anello scarlatto che adesso tiene tra le mani. Ha il bagliore dorato delle fiamme in quel giorno lontano, a Babilonia.
Tolomeo prende in mano lo stilo e l’appoggia sulla fredda tavoletta di cera.

Così sia.

Che la storia abbia inizio.


Nota: Tolomeo, faraone d’Egitto, si appresta a scrivere la storia di Alessandro e di ciò che è stato.
Il riferimento all’anello si ricollega al film: l’anello che Efestione dona ad Alessandro la notte del suo matrimonio con Rossane.




2. Young Alexander

Ti vidi la prima volta in un pomeriggio di sole, poco più di un bambino irrequieto nel vento che spirava da est.
Ti percepii ancor prima che i miei occhi potessero riconoscerti – la tua immagine portava il ricordo di un’altra vita, una vita remota. Dicono che Achille avesse promesso di riattraversare il Lete per ricongiungersi a Patroclo, per mille e mille vite ancora.
Sei tornato dal passato per trovarmi? Hai sfidato la morte per me?
E quante vite hai vissuto, da solo – prima che io ti ritrovassi?

Così piccolo, e già l’eternità nei tuoi occhi.


Nota: Efestione ricorda il suo primo incontro con Alessandro.




3. Titans

Filippo – cuore di leone nella carne corrotta della fiera che divora se stessa.
Olimpia – volontà ferina, orgoglio, pazzia. La grazia letale di un leopardo in caccia – e crudeltà. Sublimata dalla sua stessa bellezza.
Alessandro – Il soffio del dio, cuore inappagabile che arde e si consuma nel suo stesso incendio.

Ma anche i titani possono morire.
C’è sempre una cicatrice lasciata dalla fiamma che brucia più alta.
E le ceneri sono tutto ciò che rimane – nel vento.




4. The drums of Gaugamela

L’eco dei tamburi si è spento, ma il suo rombo è ancora nell’ aria.
Ci sono dei suoni. Altri suoni.
Grida, lamenti. E il tanfo del pianto. Lacrime salate sui corpi smembrati.
L’eco dei tamburi, silenziosa. La cacofonia feroce dei singhiozzi.
Sono i miei?
Vorrei distinguere i volti, le voci. I tamburi non suonano più ma io non riesco a placare il fragore del mio cuore, che si schianta contro il petto.

Posso solo avvertire l’odore del sangue, nel vento arido che viene da ovest.


Note: La battaglia di Gaugamela si è appena conclusa. Alessandro cammina tra i morti e i feriti, nella piana di Arbela. Vi sono suoni più feroci dei tamburi di guerra. Il vento che viene dall’ovest è una metafora di Alessandro; del resto anche lui veniva da occidente con addosso l’odore del sangue.




5. One morning at Pella

Era mattino. Il sole era alto sulla piana.
Lo vide in piedi, nella polvere, potente e rabbioso – come un dio caduto.
I muscoli neri sul manto lucido. Il petto possente di guerriero che urla contro il cielo.
Accarezzò la sua testa di bue con mano delicata e fu come toccare se stesso. Appoggiò il viso al suo collo nervoso e la vita vibrava in lui – come musica.

Il cuore di un uomo, nei fieri occhi neri.


Nota: Alessandro incontra Bucefalo.




6. Roxane’s dance

Si muove sinuosa al suono dei flauti e sente su di sé gli occhi del dio-leone, del leone guerriero che ha piegato suo padre e il furioso orgoglio della sua gente.
Le fiamme strappano sensuali scintille di sangue alla sua chioma – c’è potenza in quello sguardo. La forza del fuoco.
Oscilla i fianchi, come accarezzati da mani di brace, e la musica si alza fino al cielo in languide volute di fumo.
Piccola stella si inchina al leone, come un agnello pronto al sacrificio – ma i suoi occhi sono quelli della lupa che annusa la sua preda nel vento.


Nota: Il primo incontro di Alessandro e Rossane, quando il padre di lei le chiede di danzare per Alessandro. Roxana (Ruxshanak) significa “piccola stella”, in persiano.




7. Eastern path

Ricordo quando, da bambino, lasciai la casa di mio padre per incontrare il mio destino.
Io non sapevo.
Il destino – che ha le fattezze di un leone infuocato dagli occhi d’argento.
Quel giorno giurai che ovunque l’incendio della sua anima l’avesse condotto, io l’avrei seguito. E adesso si stende davanti a me, questo sentiero di polvere che si torce e si perde a est – oltre la vista.
Ti seguirei fino ai confini del mondo. Dovesse il mare accerchiante gettarsi nel nulla, io ti seguirei. Il mio destino ha parlato.
La mia grazia.

La mia maledizione.


Nota: Prima di partire per l’Asia, Efestione riflette sui motivi che lo spingono ad avventurarsi verso l’ignoto.




8. Gardens of delight

Da bambino, Pella mi appariva come il ricettacolo di ogni bellezza.
E poi, la città dove ho incontrato la mia donna, con i suoi marmi splendenti e le colonne lisce dell’acropoli. Una città di pietra e acqua.
Taide dice che non ne esiste un’altra uguale al mondo. E ha ragione.
Ho visto le immense piramidi perdute nel deserto egiziano – e ho creduto che neppure gli Dei potessero essere più maestosi.
Ma questi giardini sono delizie strappate all’Olimpo, i Campi Elisi che si innalzano verso il cielo, lontani dal suolo sudicio. Nettare e ambrosia li irrora, non acqua.

E Babilonia, perla azzurra in un mare infuocato, grida al mondo l’oltraggio meraviglioso della sua vanità.


Nota: Tolomeo è appena arrivato a Babilonia e vede i famosi giardini pensili.
Taide è il nome della sua donna, una cortigiana ateniese che diverrà regina d’Egitto al suo fianco.




9. Roxane’s veil

Lui l’accarezza. La sua pelle è una colata di oro liquido al lume delle lampade.
La stanza è impregnata di incenso e dell’odore dell’olio che brucia.
Sul quel corpo, nuovo per lui, egli può sentire il profumo di spezie lontane. Le solleva il velo e gli occhi sono scuri, impenetrabili come un drappo notturno.
Lei si adagia sul letto, leonessa sconosciuta dagli artigli nascosti.
Ed egli è un re – un bambino di fronte al miracolo del suo mistero.


Note: Alessandro e Rossane nella prima notte del loro matrimonio. Alessandro doveva essere alquanto confuso in questa sua esperienza; dopotutto non era molto abituato alle donne.




10. Bagoas’ dance

Ho danzato per te. Ogni passo per te. Ogni respiro – per te.
Quando sento tendere il mio corpo fino all’estremo, fino all’ultimo limite del cielo – è tutto per te.
Sono una corda di lira che vibra solo al tocco della tua mano. Dopo la danza, nella cascata di applausi, tu mi sollevi il volto e le tue labbra sono sulle mie.
Morirei mille morti per preservare questo istante – per te.
Attraverserei le lingue di fuoco del fiume del cimento per strappare al tempo questo breve stralcio di silenziosa eternità.

Per te.


Nota: Bagoa ha appena vinto la famosa gara di danza e riceve il premio da Alessandro.




11. The charge

La piana si estende sotto di loro, ma tutto ciò che riescono a vedere sono le corazze lucenti dei soldati, due a due – affiancati.
Entrambi osservano dall’alto quel mare di uomini che splendono come un’onda sfolgorante di rame e ferro.
Sono loro gemelli, moltiplicati. Migliaia di anime legate una all’altra, e stanno per assaggiare la punta fratricida della loro spada, la rabbia dolorosa del loro cuore.
Alessandro si volta verso Efestione e – no. Non c’è bisogno di parole.
Il silenzio sconfitto di chi sa di dover massacrare la propria anima.
Ed ecco. Il varco nei ranghi.
È il momento della carica.
Alessandro solleva il braccio e il grido si conficca nel cielo. Efestione chiude gli occhi, mentre il cavallo si getta selvaggio nella polvere.

Nessuna pietà – tutto l’amore del mondo – per i leoni di Cheronea.


Nota: Alessandro ed Efestione stanno per affrontare il Battaglione Sacro di Tebe. In loro memoria Alessandro fece erigere la statua di un leone.




12. Preparation

Olimpia scioglie la fulva chioma selvaggia, il rosso incendio dei suoi capelli.
Striature d’argento strappano scintille al sole. Un raggio di luce la trafigge lì, in piedi, al centro dello spiazzo polveroso.
È tempo di prepararsi. Si erge orgogliosa mentre la prima pietra la colpisce nel ventre, poi sul volto bellissimo, irriverente alle percosse del tempo.
Ma non ha paura.
Ha portato il fuoco nel grembo. E i figli dei leoni sono leoni anch’essi.
È tempo di andare. Chiude gli occhi e sente le dita roventi del dio toccarle le guance fresche.

A casa, finalmente.


Nota: Olimpia morì lapidata su ordine di Cassandro alcuni anni dopo la morte di Alessandro. È risaputo che andò incontro al suo destino con fiero coraggio.




13. Across the mountains

Solo le aquile volano così lontano – più in alto delle vette che sorreggono il cielo.
Così mi diceva il filosofo.
Non sfidare gli Dei. Mai. Ciò che è loro non può appartenere a una creatura mortale.
Così mi scriveva il filosofo, un tempo.
La terra è degli uomini affinché se ne servano, ma il cielo è riservato ai divini.
Così mi redarguiva il filosofo, nelle fredde notti invernali.

Ma su queste bianche vette lucenti mi basta alzare il viso per scorgere la scintilla orgogliosa, negli occhi di Zeus.


Nota: Alessandro, sulle vette Himalayane, riflette sugli insegnamenti del suo passato e sul suo presente.




14. Chant

Può ridere un Dio?

Gli basta chiudere gli occhi – gli odori umidi dell’oasi che si muoveva nel vento – e un canto lontano.
I bagliori della sabbia e i muggiti dei buoi che trascinavano la barca del sole – e un canto lontano.
Il mormorio arcano delle preghiere, i sussurri rivolti al cuore del cielo – e un canto lontano.

Ed eccola, infine. La risata del Padre, cavalcare il vento crestato del deserto.


Nota: Alessandro ricorda Siwa.




15. Immortality

Mi hai dato tutto quello che ho.
Una fiamma che brucia alta nell’anima e i graffi profondi del desiderio – scolpiti sul fondo del corpo e dell’essere.
Ciò che è tuo è stato mio – e non c’è nulla, del poco che possedevo, che io non abbia versato come libagione sull’altare della mia devozione.
Credevo che un uomo non potesse avere di più. Eppure mi sbagliavo.
Dovevo saperlo che avresti trovato il modo di sorprendermi ancora.
Seduto sulla sponda di questo fiume volto le spalle ai giardini divini, dove scorrono fiumi di miele e spezie; i prati degli Dei – dove solo gli immortali hanno accesso.
Questo hai voluto donarmi.

E io attendo.
Sulla sponda del fiume – immobile, in silenzio – ascolto il vento sussurrarmi la tua promessa.

Io attendo, mio amato – attendo la tua anima che mi renda di nuovo intero dalla metà che ora sono.


Nota: Dopo la morte di Efestione, Alessandro chiese – e ottenne – dall’oracolo di Siwa che Efestione fosse reso immortale affinché potessero rincontrarsi nell’aldilà. Un grande dono, in un tempo in cui si credeva nella mortalità dell’anima.




16. Dream of Babylon

Lo sogna ogni notte.

Si è lasciato alle spalle le vette innevate di Ecbatana e le mura drappeggiate di nero. Solo morte e dolore tra quelle mura.
Non riesce a dormire. La sua anima è rimasta imprigionata laggiù, tra quelle montagne; ma la notte, talvolta, torna a fargli visita – la sua anima. E i sogni sono quelli, sempre quelli, nelle ore riarse che precedono l’alba.
Sogna l’enorme porta di Ishtar e i giardini pensili sotto la volta indifferente del cielo. Le piastrelle azzurre del bagno e le acque lucide del Tigri che serpeggia tra le pianure.
E poi, la voce di Kalano – dolce, sommessa, come un soffio di vento vicino al suo orecchio.

“Ci rivedremo ancora, a Babilonia.”


Nota: Kalano era un asceta indiano che divenne amico di Alessandro; prima di arrivare ad Ecbatana – dopo il ritorno dall’India – Kalano chiede ad Alessandro di essere bruciato vivo su una pira, sentendo la sua fine approssimarsi.
Alessandro tenta di dissuaderlo, addolorato di perdere l’amico; ma Kalano, prima di adagiarsi nel fuoco, gli dice che si sarebbero rivisti di nuovo, a Babilonia. Alessandro morì pochi mesi dopo in quella città.




17. Tender moments

Tu, sempre tu.
La rosa canina nei giardini di Mieza e il profumo delle notti d’estate.
La sensazione delle tue mani sulla pelle. Sospiravo il tuo nome, alzavo il viso ed eri tu.
Sempre tu.
La risacca delle onde che lambivano la costa davanti alla piana di Troia e i bagliori dorati della sabbia, mentre correvamo nudi, attorno alle tombe eterne. Mi voltavo ed eri tu.
Sempre tu.
Le ricchezze e i profumi delle terre dell’est, i palazzi azzurri e oro, le vette infinite. Dovevo solo allungare la mano ed eri tu. Sempre tu.

Adesso tutto è tenebra attorno a me – non posso sussurrare alcun nome né alzare il volto. Non posso correre e voltarmi, né allungare la mano. Sono immobile – perduto.
Chiudo gli occhi e sento l’ultimo respiro abbandonarmi.

Ed ecco. Eccoti finalmente. Tu.

Sempre tu.


Nota: Gli ultimi istanti di vita di Alessandro. Non dicono forse che al momento della morte tutta la vita ci scorra davanti agli occhi?




18. Eternal Alexander

Fa freddo nella stanza, il lume brucia stanco. L’ odore dell’olio si diffonde nell’aria immobile.
La mano gli fa male, gli occhi dolgono come fossero trafitti da spilli acuminati.
Appoggia lo stilo sul marmo candido. Una lacrima di cristallo rotola sulla sua guancia secca e solcata dai segni del tempo.
Tolomeo si alza, ed esce dallo scriptorium.

Ora questa storia è raccontata. Sigillata per sempre tra le mani pallide dell’eternità.






Fine



  
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