Capitolo
4-
Titolo: Something Else
Fandom:
Supernatural
Rating: giallo
Genere: angst,
introspettivo.
Pairing: (a
leggere bene e con tanta
fantasia) potrebbe contenere tracce di Wincest e frutta a guscio
Personaggi:
Sam Winchester, Dean Winchester, Bobby Singer, Ruby.
Contesto: 3x16
Note: in questo
momento non mi viene
in mente niente di significativo da mettere come note, quindi niente.
Spero che
il capitolo vi piaccia, per quanto riconosco sia un po’
sconnesso. Il resto
nelle Nda ;)
Ok…
Hey Dean, ascolta…
Sam
gli si era avvicinato, l’aveva guardato, il volto a un palmo
da quello del
fratello, che però evitava il suo sguardo.
Lo so che
il tempo stringe, gli aveva
detto, ma vedrai che ci riusciremo.
Tu non
finirai all’inferno.
Te lo
giuro.
Io non lo
permetterò.
Sam ci
aveva provato. Dio, se ci aveva provato! Aveva fatto centinaia di
ricerche,
spremuto demoni fino all’osso per trovare una
soluzione… per riuscire a salvare
suo fratello.
Ma
quando si erano trovati da Bobby, con il vecchio cacciatore quasi
più deciso di
lui a stanare quel fottuto demone, Lilith sembrava si chiamasse, che
stando
agli ultimi fatti deteneva il patto di suo fratello, Sam non era
riuscito a
percepire in Dean la loro stessa determinazione. Non percepiva la
stessa
urgenza sua e di Bobby di trovare il demone, intrappolarlo,
costringerlo a
sciogliere il patto e rispedirlo a calci all’inferno.
Sembrava quasi che a Dean
non importasse l’incombenza che quel patto faceva gravare sul
suo collo, come
una spada di Damocle, sembrava che non gli importasse essere salvato,
vivere o
morire.
***
“New
Armony, Indiana.” Grugnì Bobby:
“È lì che si trova.”
Al
centro bizzarra impalcatura era fissato un pendolo da medium
assurdamente
inclinato di una manciata di gradi, a indicare una piccola cittadina
sulla
carta geografica.
Sam
annuì, risoluto: “Bene. Andiamo.”
“Hey
hey, aspettate…” la voce di suo fratello era
ferma e affatto convinta della decisione presa dagli altri
due
cacciatori: “… cerchiamo di ragionare un
attimo.”
Sam fu
sorpreso: perché tentennava? Avevano una ragione
–un’ottima
ragione, peraltro-, un nome e delle coordinate… avevano una
pista. Che era molto più di quanto potessero sperare di
avere in mano in quel
momento.
“Qual
è il problema?”
“Qual è il problema?”
Dean scandì le
parole, con una nota d’incredulità nella voce:
“Adesso te lo dico io. Primo,
non siamo sicuri che sia Lilith a controllare il mio patto, visto che
ce l’ha
detto Bela.”
Sputò quel nome quasi
con disgusto: “Io non mi fido di quella stronza, è
soltanto una bugiarda.”
Dopotutto Bela aveva mentito loro sulla Colt, cosa rendeva Sam tanto
sicuro che
non avesse fatto lo stesso con la storia di Lilith?, pensava Dean:
“Secondo…”
proseguì: “ammesso che troviamo Lilith, non
riusciremo a farla fuori e per
finire…” terminò di esporre rivolto a
Sam: “…non è lei che vorrebbe vederti
con
le budella stese al sole?”
Sam
restò in silenzio per un attimo, interdetto dalle parole del
fratello. Dean
aveva fatto di tutto per salvarlo.
Quando Sam era morto, Dean aveva stretto un patto con un demone per
riportarlo
indietro. Aveva venduto la sua anima per la sua vita. Perché
non gli permetteva
di fare lo stesso? Perché non voleva nemmeno lasciare che provasse a salvarlo?
Credeva
che non l’avrebbe fatto comunque?
“Ah, tu
sì che sai come tirarci su il morale.”
commentò Bobby, la voce roca macchiata da una cupa ironia.
“È
un
dono di natura!” replicò il maggiore dei
Winchester.
“E
allora cosa dovremmo fare, secondo te?” intervenne Sam,
interrompendo sul
nascere quella stupida guerriglia di sarcasmo e toni canzonatori.
“Sono
io che devo morire, non voi! Trovare un sistema migliore o non ci
muoviamo.”
Dean era categorico e niente lo avrebbe smosso da quella presa di
posizione.
E Sam
lo sapeva.
“Perfetto.”
Asserì: “ Io ho un’altra
soluzione.”
I toni
caldi, categorici e a tratti marcati da una violenta ironia, tipici
delle
discussioni familiari, trovarono un muro invalicabile contro lo
scetticismo di
Dean.
“Davvero?”
“…che
ci dirà con certezza se si tratta di
Lilith…” Affermò con un tono che non
ammetteva repliche: “…e poi ci aiuterà
anche a trovare un modo per ucciderla.”
Dean
capì all’istante cosa il fratello avesse in mente.
E all’istante trovò di che
obiettare.
“Levatelo dalla testa, Sam!” suo
fratello
alzò la voce, irritato.
“Non
c’è molto tempo per discutere.”
Tentò Sam, la voce dura tradiva una certa
timidezza di fronte all’autoritarietà e
determinazione di Dean: “Adesso
evocherò Ruby.” Affermò, come se ci
fosse bisogno di specificarlo.
Voleva
suonare come una sorta di minaccia, o almeno come una salda decisione,
ma
nonostante la sua stazza, Sam scompariva di fronte alla fermezza del
fratello.
“Abbiamo
già abbastanza problemi anche senza di lei!”
“Esatto.”
confermò Sam: “E non abbiamo né il
tempo e nemmeno un'altra scelta.”
“Ci
ha
sempre raccontato un mare di bugie, quella, e tu lo sai!”
Dean non faceva che
creare nuovi problemi, senza arrivare a nessuna conclusione, cercando
solo di
smentire Sam. Alzò la voce: “Ti ha detto che
poteva salvarmi! O sbaglio? Diceva
di sapere tutto su Lilith, ma si è dimenticata di dirci che
è lei che ha il mio
patto!”
Sam
ascoltò il fratello urlare la verità con voce
rauca e furibonda e, per un
istante, il dubbio che lo tormentava fu più grande della sua
sicurezza. Non
sapeva che fare, era vero. Ma avevano uno sbiadito barlume di speranza,
non
potevano lasciare che si spegnesse. Avevano un nome e una pista. E
avevano
bisogno di aiuto. Avevano bisogno di qualcuno che li aiutasse a seguire
quella
pista e, una volta raggiunta la destinazione…
uccidere quella figlia di puttana. Ruby era
l’unica soluzione.
E loro
avevano disperatamente bisogno di
una
soluzione.
“E
va
bene è una bugiarda.” Concesse: “Ma ha
ancora quel coltello.” Tentò di nuovo
Sam: la lama ammazza-demoni poteva rappresentare una
soluzione… se non di Ruby,
almeno del coltello avevano bisogno.
“Per
quel che sappiamo lavora per Lilith.” Dean non domandava.
Continuava ad
opporsi, ad obiettare, a contrastare in ogni modo le
possibilità che Sam
proponeva.
“Allora
dammi tu una soluzione!” esclamò disperato Sam:
“Che altro ci resta?”
“Sam
ha ragione…” Bobby finalmente intervenne, la voce
rude e gutturale aveva una
nuova impronta, più stanca e scoraggiata, mentre cercava di
porre fine a quella
discussione.
“NO!”
sbottò Dean: “Maledizione.”
E poi,
nessuno sentì più ragioni.
I toni
si scaldarono ancora di più, le voci si fecero
più roche e più alte. Nessuno
urlò.
Bobby
discusse con Dean.
Dean
discusse con Sam.
“Vi dico di no!” si impose di
nuovo il
maggiore dei Winchester: “Non possiamo ripetere sempre lo
stesso errore!”
Gli
occhi di Bobby si ridussero a due fessure sottili, come se attraverso
le
palpebre socchiuse e le ciglia chiare, il vecchio cacciatore potesse,
con
asettica scientificità, scrutare nel profondo di Dean.
“Se volete salvarmi, trovate
qualcos’altro.”
Suonò
come una minaccia, come una sorta di ultimatum.
Dean
andò a sedersi dietro a un vecchio tavolo di legno, sommerso
da libri, più o
meno grossi e più o meno antichi.
Sam lo
seguì con lo sguardo.
E Sam
capì.
“Se
volete salvarmi…”
Dean
non voleva alcun aiuto.
Quella
consapevolezza lo colpì come se gli avessero sparato.
“Se
volete
salvarmi…” Uno
sparo. Dean non voleva essere salvato. Un colpo al cuore, dritto al
centro del
petto.
Suo
fratello era stanco. Stanco di cacciare, di lottare, fare
l’eroe. Stanco di sopravvivere
e stanco di rischiare la vita senza ricevere mia niente in cambio.
Dean
voleva riposare. Non voleva essere salvato.
Dean
voleva morire.
Sam
rimase immobile, sentì le orecchie tapparsi, le gambe molli,
le mani
formicolanti e la testa vuota e leggera.
La
stanza oscillò, si piegò, si contorse.
Dean
sedeva al tavolo, lo sguardo contrito, la camicia di jeans e il petto
ampio che
si alzava e si abbassava ad ogni respiro. Sam poteva quasi sentire quei
polmoni
dilatarsi e comprimersi, poteva quasi sentire quel cuore battere.
Se volete
salvarmi…
-è
una perdita di tempo.
-lasciatemi
morire in pace
Se
volete salvarmi…
La
stanza continuava ad accartocciarglisi addosso, l’impalcatura
del pendolo era
ancora fissata al tavolo sopra alla cartina, Dean continuava a sedere
dietro
alla grossa scrivania, gli occhi terribilmente verdi che non lo
guardavano, i
polmoni, come un mantice da fabbro, si dilatavano ritmicamente al suono
lento e
regolare del respiro stanco, il cuore che pulsava lento ma ossessivo,
martellando
e producendo un eco assordante nella sua testa vuota.
Qualcosa
si mosse alle sue spalle, Bobby aveva afferrato la giacca.
“Dove
vai, Bobby?” si sentì dire, senza nemmeno
voltarsi, la sua stessa voce gli
arrivò attutita ed estranea.
“Vado…”
il vecchio cacciatore infilò il piumino senza maniche
marrone: “…a trovare
qualcos’altro.”
Nda
Aka…
l’angolo dello sclero e della richiesta di misericordia.
*Si
scava una fossa per non uscirne mai più*
No,
non sono morta.
Sì,
sono una persona orribile.
Non
solo sono sparita per settimane, ma ho pubblicato un capitolo tutto
sommato
mediocre, non completo (la conclusione della vicenda sarà
probabilmente nel
capitolo 5) e, come
se non bastasse,
come mi ha fatto amorevolmente notare la mia Beta… prometto
wincest e non compare,
prometto fluff e scrivo angst.
Non vi
biasimo se mi odiate >.<
Chiedo
umilmente perdono *piange* ma sono state delle settimane veramente, veramente
allucinanti, non sono
riuscita a scrivere una riga per giorni e questo capitolo in
particolare mi ha creato
non pochi problemi (tant’è vero che fa schifo *si
ritira nella sopracitata
fossa e si vergogna*)
Per farmi
perdonare, posso dire che ho in mente un paio di one-shot davvero
carine
(almeno, l’idea
è carina) e nient’affatto
angst (tanto ce lo metterò comunque in qualche modo
*muahaha*) e appena avrò un
po’ più di tempo le scriverò!
Contando
sulla vostra misericordia, grazie a tutti quelli che
seguono/leggono/recensiscono/sopportano ancora la
storia e, come sempre
alla mia beta, che fa il lavoro sporco <3 In questo capitolo
poi, non ne
parliamo…
Baci e
cioccolatini a tutti. <3
Hope
you enjoyed,
-Lu<3