IL SIGNOR SALVATORE
-Capitolo uno-
-Capitolo uno-
«Questo è il signor Salvatore, tesoro.»
In un lunedì pomeriggio di un’afosa giornata d’agosto, la signora Loredana stava presentando a sua figlia Francesca l’uomo che si trovava seduto davanti lei e che, delicatamente, stringeva tra le mani una tazzina contenente del caffè che sembrava più acqua che caffeina, come erano soliti berlo gli americani. L’uomo che avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
«Piacere di conoscerti Francesca. Ho sentito parlare molte volte di te da tua madre.». L’uomo le porse la mano e, dopo che la ragazza ricambiò timida la stretta, lui le sorrise dolcemente. «Lo sai perché sei qui, vero?»
«Certo.»
Odiava il motivo per cui era lì. Ho diciotto anni, frequento una scuola costosa e i miei genitori, per poter permettermi di continuare gli studi, hanno deciso di aiutarmi a trovare un lavoro, pensò.
«Vorrei solo dirti che non sarai una cameriera, piuttosto una ragazza di compagnia. Dovrai leggermi dei libri, prepararmi il thè, ricordarmi di prendere le medicine e tanto altro. Come vedi mansioni molto semplici.»
Francesca annuì meccanicamente e, mentre sua madre discuteva di alcune questioni, si ritrovò a fissare l’uomo di fronte a lei. Il signor Salvatore doveva essere sulla sessantina, ma nei suoi occhi color ghiaccio si intravedeva un’anima ancora giovane. Aveva i capelli corti e bianchi o per meglio dire brizzolati - anche da lontano si capiva che se ne prendeva molta cura. Le mani, un po rugose, erano ricoperte di lentiggini. Cercò di immaginarlo da giovane, ma purtroppo, i suoi pensieri furono interrotti dalla madre, che dolcemente la richiamava alla realtà. «Francy, il signor Salvatore dovrebbe dirti una cosa.»
La ragazza si girò verso di l’uomo e lo fissò, pronta a sentire cosa aveva da dire.
«Francesca, io devo partire per un anno. Devo tornare in Virginia per concludere alcuni affari di lavoro prima di andare definitivamente in pensione. Tua madre però mi ha detto che non potete aspettare un anno, che i soldi vi servirebbero subito. Perciò, ti andrebbe di venire con me? Per gli studi non c’è problema, quando torneremo dal viaggio li riprenderai da dove gli avevi lasciati. Sarà come se non avessi perso un anno.»
Francesca guardò sua madre. Aveva gli occhi che le brillavano per l’eccitazione. Poi girò il viso verso il signor Salvatore, che la stava guardando con tenerezza. E ora? Non devo accettare. Non posso accettare. Andarsene per un anno significa non poter vedere più la mia famiglia, non vedere più i miei amici. Andarsene vuol dire lasciare tutto. Andarsene significa buttarsi nel vuoto.
«Ok, signor Salvatore.» disse infine, «Verrò.»
«Perfetto!» esclamò l’uomo, «Partiamo fra due settimane. E per favore, chiamami Giuseppe.»
Angolo autore
Salve a tutti. Forse mi conoscete già per questa storia - la prima che misi su EFP - ma non avete mai letto questo mio scritto. Forse siete vecchi nostalgici e state leggendo questa intro per la centesima volta. O forse siete semplicemente nuovi. Chiunque voi siate, comunque, volevo ringraziarvi anche solo per aver letto fin qui. Anzi, anche solo per aver avuto al curiosità di cliccare sul nome della fan fiction. Il primo capitolo è molto corto, lo so, ma dal prossimo saranno più lunghi. I swear