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Autore: Evelyn Walker    04/12/2014    1 recensioni
Il matrimonio, si sa, è il sogno di ogni ragazza. E' un momento magico che rafforza l'unione di due persone, e per Grace quel momento era il più importante della sua vita. E, un pò egoisticamente, voleva che tutti fossero felici per lei, anche chi non era sempre presente.
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Questa storia partecipa al contest "Left Behind - Storie di Ruggine e Abbandono"
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era ormai da un'ora piantata davanti allo specchio a guardare come l'abito immacolato le scendeva sontuoso per il fianchi, come le fasciava le curve poco generose ma al tempo stesso le donava un tocco di sensualità che non sapeva di possedere. Era lì a sorridere mentre faceva piccoli volteggi e toccava il morbido tessuto bianco.
Si fermò di scatto e sussultò quando vide il riflesso del suo ragazzo.
“David!” urlò quasi. Lui sorrise, non le diede il tempo di muoversi, abbracciandola da dietro e poggiando il mento sulla sua spalla.
“Sei bellissima” sussurrò, sguardo estasiato.
“I complimenti non ti salveranno” lo rimproverò lei, colpendogli un braccio.
“Lo sai che non credo a queste cose”
“Io si...te l'ho detto un sacco di volte!” sbuffò, staccandosi da lui “Comunque..ho deciso di andare da Will.” continuò poi.
“Grace...Non credo sia una buona idea” mormorò.
“Dave. Lo sai che devo. No, ho bisogno di farlo. Non me lo perdonerei mai”
“Che senso ha? Non sarà nemmeno presente alla cerimonia”
“David” disse con tono più duro guardandolo negli occhi “E' sempre stato presente nella mia vita, non posso non andarci proprio adesso” il suo sguardo si addolcì “Non capisco perchè ti stai preoccupando così tanto”
“Non lo so...ho un brutto presentimento”
“Sono io quella che ha i brutti presentimenti, non vorrai mica rubarmi il posto?” sorrise baciandolo teneramente sulle labbra corrucciate. “Stai tranquillo, Will non mi ha mai fatto del male”
“Hmm..” la strinse forte a sé. “Ci vai oggi?”
“Si. Perciò staccati, che devo prepararmi” gli baciò una guancia e sorrise.
“Stai attenta” disse lui con espressione seria.
“Ricevuto, Signor Wellington” ridacchiò baciandolo, stavolta con più trasporto.
Si guardarono per un lungo istante, poi David sospirò e uscì fuori dalla camera, non prima di averle rivolto un caldo sorriso, uno di quelli che le andavano dritti al cuore.

Aveva avuto molto da pensare durante le lunghe tre ore di macchina che separavano casa sua da The Ridges. Aveva pensato a come Will l'avrebbe accolta, era ormai un mese e mezzo che non si faceva vedere. L'aveva chiamato, certo, ma sapeva che Will non riceveva mai visite dai suoi parenti e amici, Grace era l'unica a farlo, per questo ci teneva molto.
Will soffriva di stress post-traumatico. Molte persone prendevano sotto gamba questa sua condizione, non davano peso alla situazione, classificavano il ragazzo come un povero pazzo.
Lei sapeva quanto lui soffrisse, in realtà. Memorie lontane eppure vicine oscuravano i suoi occhi, ricordi confusi e strazianti facevano capolino sempre più spesso nella sua vita quotidiana, rendendolo aggressivo, scostante, glaciale, molte volte anche inconsciamente.
Nessuno voleva aiutarlo, nessuno voleva stargli vicino. Eppure era ancora lo stesso ragazzo che aveva conosciuto dieci anni fa. Cortese, generoso, sempre sorridente. Ma ormai nessuno più era in grado di vedere quelle qualità in lui, troppo presi dal marchiarlo come pazzo, una povera anima che ha perso la testa durante chissà quale guerra, da cui era tornato più distrutto che mai.
Scosse la testa, liberandosi da quei pensieri. Ormai era arrivata e doveva essere tutt'altro che triste e pensierosa.
Prese la sua valigetta dall'auto e salì rapidamente gli scalini che portavano all'ingresso della struttura. Entrando nella hall, constatò che quel posto era tetro come lo ricordava. Non le era mai piaciuto, ma era il centro di sanità mentale più vicino ed economico che i genitori di Will potevano permettersi.
“Posso aiutarla?” le chiese un uomo di mezz'età picchiettava svogliatamente su una tastiera, senza nemmeno guardarla.
“Cerco William Doherty”
“Stanza 302” rispose seccamente lui dall'altra parte del vetro. Lo ringraziò con un cenno del capo e riprese a camminare. Will veniva sempre spostato ogni volta che andava a visitarlo, ma ancora non sapeva il perchè. La stanza 302 era al terzo piano, le era bastato poco per memorizzare la struttura dell'edificio.
Un po' titubante, si fece strada nel lungo le scale e i corridoi che la separavano dal ragazzo. Regnava un silenzio quasi inquietante, come se non ci fosse anima viva nell'intera struttura. Eppure, da quel che ricordava, c'erano molte persone ricoverate lì.
Raggiunse in fretta la stanza del suo amico. Fissò per qualche secondo la porta, si sistemò velocemente gli abiti e bussò.
"Avanti"
Mano sulla maniglia, aprì la porta dopo un profondo respiro.
"Will!" esclamò sorridendo. Il ragazzo era sempre al solito posto, steso sul letto a leggere uno dei suoi infiniti libri.
“Dio mio Grace!” il ragazzo dai capelli mori e bellissimi occhi azzurri la accolse con uno dei suoi meravigliosi sorrisi. Si alzò velocemente per abbracciarla, e la ragazza pensò che quel posto sembrava non affligerlo mai.
Era sempre sorridente, energetico, gentile e affettuoso, proprio come lo era sempre stato.
“Mi sei mancata tanto” la sua voce profonda risuonò nel suo petto durante l'abbraccio.
“Anche tu” rispose con sincerità “Scusami, non sono potuta venire per-”
“Non fa niente, l'importante è che adesso sei qui” la interruppe mentre la guardava negli occhi. “Sei sempre più bella, ogni volta che ti vedo” disse con dolcezza accarezzandole la guancia.
Lei sorrise sentendosi in imbarazzo, Will le faceva sempre quell'effetto. Posò la sua valigetta sul tavolo al centro della stanza.
“Come stai?”
“Mah, il solito...” il suo sguardo si perse nel vuoto per un attimo “E tu invece?” le sorrise poi.
La ragazza si morse il labbro “Ho una sorpresa per te”.
Mise mano alla valigetta e l'aprì.
Gli occhi di lui si illuminarono, il sorriso sul suo volto era impareggiabile "L'hai scelto finalmente!"
Grace rise mentre tirava fuori l'abito immacolato avvolto da una pellicola trasparente. Lo scartò con cura, prendendo il vestito per metterlo davanti al suo corpo.
"Non è bellissimo?" il suo tono era quasi estasiato mentre volteggiava lentamente. Alzò il suo guardò e incontrò quello di Will, che la guardava sognante, sorridendo apertamente.
"Lo è" si avvicinò un pò non distogliendo mai gli occhi dai suoi "E sono sicuro che ti starebbe a meraviglia".
La ragazza si morse nuovamente il labbro, ridacchiando "Te lo faccio vedere" e, senza aspettare risposta, Grace si nascose dietro al paravento per liberarsi velocemente dei suoi indumenti.
Ci vollero pochi minuti, e quando la chioma rossa e fluente della ragazza uscì da dietro il paravento, Will rimase senza fiato. Lei lo guardava sorridendo nervosamente. Rimasero così per qualche lungo, intenso istante, prima che il ragazzo cominciò a muoversi verso di lei, come incantato.
"Sei stupenda..." sussurrò. “Ed è quello che abbiamo scelto insieme...” aggiunse mentre alzava le braccia per toccarle le spalle scoperte, la sua pelle morbida e calda al contatto.
La toccò dolcemente, come se avesse paura che potesse rompersi da un momento all'altro.
Prese una sua mano e la fece volteggiare lentamente, la pomposa gonna dell'abito ondeggiava morbidamente seguendo i loro movimenti.
Grace rideva, felice della reazione di Will, che la guardava ancora estasiato.
"Però..." proferì poi il ragazzo, facendola fermare a pochi centimetri da lui. "Non porta sfortuna?" chiese, inclinando lievemente il capo.
"Cosa?" mormorò prima che il ragazzo la prese nuovamente per le spalle e la sollevò leggermente da terra, costringendola a guardarlo nei bellissimi occhi blu, ora pieni di luce e determinati.
La baciò improvvisamemte, con foga e disperazione, come se potesse scomparire da un momento all'altro. Quando poi si allontanò dalle sue labbra si avvicinò al suo orecchio "Sai cosa dicono, no? Porta sfortuna che lo sposo veda la sposa prima del matrimonio..."
Le mani di lui scivolarono lentamente sul collo della giovane, grandi e calde come sempre. Per un attimo la sua presa si fece stretta, poi sentì le sue labbra morbide posarsi sul collo. Non sapeva che fare, ma quei pensieri durarono solo un secondo, prima che Will la guardò negli occhi dolcemente “Poco importa, nulla potrà esserci d'intralcio amore mio” e la presa sul suo collo diventò letale.


La tv accessa trasmetteva per l'ennesima volta il notiziario. Una donna raccontava con tono serio gli ultimi tragici avvenimenti che quotidiamanente accadevano nel resto del mondo. Guerre, conflitti, crimini orribili venivano commessi quasi ogni giorno. Un tempo ne sarebbe rimasto inorridito, avrebbe cercato le sue mani e avrebbero espresso le loro preoccupaizoni per il futuro.
Ma quelle mani non erano lì. Non c'erano più.
Fece scorrere le dita sul tavolo, andando a toccare un pezzo di carta sgualcito e ingiallito dal tempo. Con un gesto che ormai per lui era automatico, portò la lettera davanti ai suoi occhi, leggendo parole che conosceva a memoria.

 

"Caro David,
Ti chiederai come mai ti ho scritto. Non lo faccio mai, è vero.

Per tutti questi anni so di non essere stato molto presente, e me ne rendo conto.
Un tempo eravamo come fratelli, lo ricordi? Mi manca tanto la tua comlpicità, la tua amicizia.
So di aver rovinato tutto, il mio stupido cervello

non mi ha permesso di vivere con le persone che amo più della mia stessa vita.
E so anche di averti fatto del male, parecchio, e te ne chiedo scusa.

Ma nonostante questo, vorrei ringraziarti.
Grazie per averla lasciata andare, per aver reso possibile la nostra unione.
Hai capito che il nostro è sempre stato un amore profondo,
e sono contento che tu ti sia fatto da parte per me, per noi
per permetterci di essere felice, anche dopo tutto quello che è successo.
Io e Grace saremo insieme per sempre ora, e questo lo devo solo a te.
Grazie amico, no, fratello mio.


Un giorno ci rivedremo.
"


Accartocciò furiosamente la lettera per l'ennesima volta, mentre calde lacrime si facevano strada sul suo viso stanco e provato.
Coprì il proprio viso con le mani, singhiozzando sommessamente. Il suo presentimento si era tramutato in realtà. Ormai erano due mesi che la sua vita era improvvisamente diventata vuota, spenta, inutile.
Will era sempre stato legato morbosamente a Grace, c'era stato un tempo in cui era fermamente convinto che lei fosse la sua ragazza.
Avrebbe dovuto fermarla, in cuor suo sapeva che qualcosa sarebbe andato storto. Ma non l'ha fatto.
Fissò con occhi vitrei la pistola sulle sue gambe. La guardò per qualche momento, prima di prenderla e portarsela alla tempia. Tolse la sicura.
"Ci vediamo presto..." mormorò prima di premere il grilletto.
L'ultima cosa che sentì non fu l'assordante boato dell'arma, ma la risata cristallina e contagiosa della sua amata Grace.


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Prima di tutto, grazie a tutti coloro che sono arrivati a fine lettura, spero tanto che vi sia piaciuta!
Inolter, vorrei tanto ringraziare -Tsunade- e Ino;Chan per aver creato questo fantastico contest, mi è piaciuto molto creare questa storia!
Mi rendo conto che probabilmente ho interpretato un pò a modo mio il tema, non ho voluto incentrarmi troppo sulle parti inquietanti che offriva il luogo che ho scelto. Ma mi piace così.
Che altro? Non sono molto convinta dell'anteprima della storia, non riuscivo a trovarne una adatta, spero vada bene!
E ho finito, di nuovo grazie! <3
Evelyn

 

  
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