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Autore: Shewrites220898    04/12/2014    0 recensioni
Ognuno di noi ha un talento, una capacità nascosta, un potere, qualcosa che lo contraddistingue dagli altri, rendendolo unico nel suo genere. Maria, però, ha qualcosa in più degli altri, un potere speciale, che lei conosce bene, e che la aiuterà a trovare l’amore …
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Il lunedì dopo, a scuola, fu una giornata grandiosa: presi la sufficienza in italiano (per me è un grande traguardo), con l’aiuto di Alex, la prof di mate sarebbe mancata perché era in viaggio di nozze (il che significava ben due ore di buco) e, per finire in bellezza, la mensa venne totalmente rinnovata. Innanzitutto, non vi erano più tutti quei cuochi anziani e brufolosi che smocciolavano o lasciavano cadere i propri capelli, nonostante il cappello, sul nostro minestrone; in secondo luogo, lo stesso minestrone venne finalmente sostituito, a grande richiesta dagli studenti, da una porzione di hamburger e patatine fritte. Io e Alex eravamo felici come una pasqua, appena entrammo nella sala da pranzo con in mano il vassoio odorante di fritto e ketchup. Ci andammo a sedere al solito posto e, come facevamo solitamente in mensa, ci mettevamo a spettegolare e a sparlare della gente che ci passava davanti (la mensa era in continuo movimento, non per niente noi studenti avevamo coniato il detto “i cuochi non dormono mai”). A un certo punto, mentre Alex divorava il suo Hamburger e io avevo già finito, decisi di fare il bis. Arrivai giusto in tempo al bancone del cibo, per rendermi conto che era già tutto finito.
-Non avete qualcos’altro del genere in cucina?- Chiesi io, preso da un vero e proprio attacco di fame nervosa.
-Mi dispiace, figliolo, è tutto terminato!- Disse la cuoca addetta alle porzioni. Rassegnato, feci per tornarmene a posto. Per una volta che a scuola si mangiava come si deve! Ma, come sembrava spesso succedere in quei giorni, il destino volle darmi una chance positiva: infatti, seduta al piccolo tavolo che dava sulla finestra, c’era Maria. Durante le lezioni non avevo avuto proprio il tempo di parlarle, infatti l’avevo cercata tutto il giorno per ridarle il braccialetto che aveva perso alla disco. E, finalmente, ero riuscito a “trovarla”.
-Ehi, Cenerentola!- Esclamai, avvicinandomi –Hai dimenticato qualcosa?-
Detto questo tirai fuori dalla tasca il famoso braccialetto e lei, smettendo di bere il suo succo e di leggere (stava leggendo un libro di Bukowski), disse:
-Ehi, grazie mille!- Sorrise. –Mi chiedevo dove fosse!-
-Eh, se non ci fossi io!- Dissi allora in tono scherzoso, sedendomi di fronte a lei. –Bukowski?- Le chiesi indicando il libro.
-Oh, sì, è uno dei miei autori preferiti- Rispose lei, posando il libro sul tavolo e mettendo un segnalibro di carta grezza nella pagina in cui era arrivata. Poi, indifferente, riprese a bere il suo succo.
-Ops, scusa! Non te l’ho offerto!- Disse poi, con aria mortificata.
-Non preoccuparti, ahah! Non amo il … succo al pompelmo- Dissi leggendo l’etichetta sul barattolino.
-Mmh … invece dovresti, sai? E’ molto nutriente e con pochi grassi! E poi, regolarizza l’intestino!- Disse lei, evidentemente per scherzare.
-Mah, sinceramente preferisco hamburger e patatine, ahahah!-
-Ahahah! Beh, non venire a piangere da me se poi da grande diventerai un obeso con un virus intestinale che vive tra il letto e il divano!-
Scoppiammo a ridere entrambi, continuando a fare qualche battutina a riguardo. Dopo un attimo di silenzio, in cui io facevo cenno ad Alex di aspettarmi e Maria finiva il suo succo, parlai di nuovo:
-Senti, Maria … tu sai pattinare sul ghiaccio?- Le chiesi.
-Beh, non sarò Carolina Kostner, ma diciamo che me la cavo, perché?-
A quel punto presi un bel respiro profondo e, dopo aver guardato Alex che faceva lo stupido e mi guardava con il pollice in alto sorridendo, le chiesi:
-Hanno aperto una nuova pista di pattinaggio vicino ai navigli … che ne pensi se questo sabato sera facciamo un salto lì?-
Maria mi guardò con aria perplessa, poi abbassò lo sguardo e mi disse:
-Mi dispiace tanto, Andy, ma temo di dover dire … -
Improvvisamente la ragazza alzò il capo e mi guardò sorridendo.
-Sì!-
Ero al settimo cielo. Finalmente ero riuscito ad invitare ad uscire la ragazza che mi piace. Beh, sicuramente ci sarebbe voluto molto di più se non fossero andate di mezzo le ore e ore di conversazione dell’altra sera, ma, come ho già detto, non sono uno sfigato. Inoltre, se non fosse stato per quella chiacchierata, non avrei mai avuto modo di scoprire che Maria, oltre ad avere stile e ad essere una bella ragazza, era anche simpaticissima e molto simile a me. E, forse, era questa la cosa che mi piaceva di lei, più di tutte.
-Perfetto! Allora, posso passarti a prendere con la macchina alle sei e mezzo, che dici?-
-Dico che va bene!- Escalmò lei contenta. Quel giorno era ancora più bella del solito: indossava sopra il caschetto un cappellino rosso, che le lasciava scoperta la frangia, una maglietta dei System of a Down e dei pantaloni lunghi neri, che lasciavano le ginocchia scoperte.
-Dovremmo scambiarci i numeri, però- Disse ad un tratto lei –Così potremo metterci d’accordo se succede qualcosa di inaspettato-
-Tipo un’invasione aliena?- Scherzai io. Ovviamente sarei stato più che felice di avere il suo numero, ma, detta come l’aveva detta lei, non potevo non scherzarci sopra. Ogni cosa che lei diceva mi metteva a mio agio e, forse sarà stato proprio questo fatto ad avermi aiutato a porgermi in modo del tutto spontaneo con lei.
-Scherzi a parte, sono d’accordo!- Ripresi allora io, prendendo un tovagliolo dal bancone bar e una penna e scrivendo sul pezzo di carta il mio numero di cellulare. Lei fece lo stesso con una matita e un post-it. Così, ci scambiammo i due foglietti e, subito dopo esserci salutati con un cinque, mi alzai per tornare da Alex, che, nel frattempo, aveva seguito con interesse tutta la faccenda.
-Beh, ci si vede domani a scuola!- Disse lei, prendendo il libro e avviandosi verso l’uscita.
-Già, a domani, allora!- Reclamai io, salutando Maria con un cenno della mano. Proprio quando lei se ne fu andata, Alex mi corse incontro e mi battè il cinque.
-Bella mossa, campione!- Disse, dandomi una pacca sulla spalla.
-Dovresti imparare dal migliore, amico mio!- Dissi allora io, con la mia solita aria modesta. Non mi accorsi però che, proprio in quel momento stesso in cui io e Alex ci stavamo avviando verso la classe, passò davanti a noi quella che, fino a poco tempo fa, era la mia infatuazione: Laura. Come al solito, Alex rimase lì imbambolato, mentre io, dopo che lei mi salutò e venne verso di me, deglutii, come se stessi aspettando qualcosa di terribile.
-Ehi, Andy!- Disse lei, seguita, come al solito, dalle sue due migliori amiche, che io e Alex chiamavamo, per forza di cose, “la scorta”.
-Ehi, Laura! Ehm …  che sorpesa!- Dissi io, cercando di smuovermi e di non fare la figura dello stoccafisso, cosa che invece stava capitando ad Alex.
-Sai, mi chiedevo se … - Continuò lei, avvicinandosi ancora di più –Questo sabato sera puoi fare un salto da me, dopotutto ho bisogno di qualcuno che mi aiuti in italiano, e dopo il tuo ottimo voto (che poi sarebbe un sei) … -
Ero confuso, in poche parole Laura mi stava chiedendo di uscire. Cercai per un attimo lo sguardo di Alex, senza alcun risultato. Sapevo già cosa rispondere, ma volevo assicurarmi che lui non facesse o dicesse sciocchezze.
-Ehm, senti Laura … -
Proprio mentre incominciai a parlare, la ragazza sfoderò il suo sorriso a trentadue denti e mi guardò fisso negli occhi, con un’espressione curiosa.
-Io avrei un appuntamento, sabato sera … - Dissi senza usare mezzi termini. Proprio in quel momento, mi resi conto che la “scorta” fece un sussulto come per dire “cosa?!” e le persone sedute ai tavoli vicini si erano voltati a fissarci. Odio quando mi fissano, mi mette in soggezione. Ma, in quel momento, dopotutto, non potevano farne a meno: si trattava della ragazza più gettonata della scuola che chiedeva ad un ragazzo qualunque di uscire, il tutto tradotto in un evento più unico che raro. D’altronde, Laura non era fidanzata con Burt? Ripensandoci, girava voce, negli ultimi giorni, che si fossero lasciati per qualche oscuro motivo (gossip studenteschi). Mentre pensavo a questo ed altro, e, soprattutto, mentre attendevo una reazione da parte di Laura (che, nel frattempo, aveva ritirato il sorriso).
-Ah, bene!- Disse allora, con aria maliziosa –E, dimmi, chi sarebbe la fortunata?-
-Beh … -
Ero del tutto stupito che non mi avesse già ucciso, proprio per questo non mi andava di fare nomi; ma non avevo scelta.
-E’ la nuova arrivata, Maria- Dissi con tranquillità.
Laura all’inizio rise. Poi fece una faccia schifata ed esclamò:
-Quindi tu vorresti uscire con Maria?! Pff, ma fammi il piacere! Quella ragazza è strana forte, te lo dico io!-
A quel punto mi chiedevo cosa ci trovasse di strano in lei, nonostante i loro siano due stili completamente diversi. La ragazza si avvicinò ancora di più a me, più precisamente al mio orecchio, e cominciò a parlare sottovoce:
-Si vocifera che sia una strega!-
Improvvisamente, sbottai, ma cercai di non farmi notare più di tanto. Ci riuscii: Alex era andato a parlare con degli amici e la gente, dopo aver visto Laura parlarmi nell’orecchio si è di nuovo voltata a mangiare.
-Una strega? Ma che dici?!-
-Credimi, Andy! Quella ragazza nasconde qualcosa! Non hai notato che, ogni volta che la vediamo, fuori c’è la nebbia?-
In effetti, non aveva tutti i torti. La mattina stessa in cui era arrivata a scuola la nebbia era fittissima; la sera in cui ci siamo parlati per la prima volta era anch’essa piena di foschia, mentre quel giorno stesso vi era una bella coltre di nubi nella città, come si poteva ben vedere dalle finestre. Ma, nonostante questo, a me non importava.
-Coincidenze!- Dissi, per cercare di finirla lì.
-Beh, se ci ripensi, sai dove trovarmi- Disse infine lei, girandosi insieme alla sua “scorta” e ammiccando un occhiolino. Proprio in quel momento, Alex tornò da me e mi chiese:
-Che mi sono perso?-
-Mah, nulla di che- Dissi io. In realtà, ero raggiante di gioia. Ciò che aveva detto Laura non aveva smosso per niente i miei sentimenti riguardo a Maria. Anzi, ero più che sicuro che nulla, ma proprio nulla, in quel preciso istante mi avrebbe fatto cambiare idea. 
   
 
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