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Autore: Obsidian_Butterfly    04/12/2014    2 recensioni
Un passato che si intreccia ad un futuro improbabile.
Due vite che si scontrano per uno scherzo del destino.
Entrambi cercando di fuggire dal passato.
Entrambi che convivono con le proprie cicatrici.
Questa è la storia di un viaggio, di nuove scoperte che portano alla comprensione di se stessi.
[Estratto dal Capitolo 1]
Spesso diamo per scontate troppe cose, dimenticando che esistono tante varianti in un percorso di vita, tanti vie che conducono in strade diverse da ciò che ci prefiggiamo di raggiungere.
Basta poco, come tagliare di netto il filo del proprio destino che quello prende una brusca impennata in una direzione completamente diversa di cui spesso non siamo noi artefici delle nostre scelte ma, altri che mettono mani al quello altrui manipolandolo a proprio piacimento.

[Primi due capitoli apportate delle modifiche]
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Twist of fate

Tu mostri le luci che mi impediscono di trasformarmi in pietra
Le accendi quando sono sola
E così dico a me stessa che sarò forte
E sognerò quando si saranno spente

Ellie Goulding - Lights

https://www.youtube.com/watch?v=0NKUpo_xKyQ

Miami – Fine Maggio 2014



Drin. Drin. Drin. Drin.


Il rumore della sveglia irrompe nella stanza illuminata da timidi raggi di sole che filtrano gentilmente dalle persiane socchiuse, annunciano l'inizio di una nuova giornata.
In quel luogo ove il freddo era lontano dall'immaginario della popolazione, la città ridente di Miami godeva del favore del caldo per quasi tutto l'anno, considerata la posizione privilegiata vicino agli equatori tropicali, tanto che le bellissime spiagge chilometriche dalla sabbia fine non conoscevano la solitudine tipica dei mesi invernali.
Mentre il fastidioso trillare della sveglia continuava senza sosta, un braccio esile ed abbronzato spuntò da sotto una coperta di cotone verde acqua, allungandosi verso il comodino a tentoni alla ricerca dell'aggeggio incriminato: dopo qualche tentennamento e, rischiando di far volare la sveglia rovinosamente a terra, esso cessò di suonare ponendo fine al suo lavoro irritante mattiniero.
- Maledizione... - mormorò una voce femminile scostando il lenzuolo ai piedi del letto rivelando una ragazza dai lunghi capelli neri spettinati, gli occhi azzurri lucidi ancora pieni di sonno.
Il corpo minuto ma ben tonico, fasciato da una semplice canottiera nera abbinata a dei pantaloncini bianchi mettono in risalto le forme snelle del corpo: il ventre piatto, il seno non troppo piccolo ma in proporzione, la curva dei fianchi armoniosa.
Agli occhi dei ragazzi, Elyon, attirava il sesso opposto come mosche di cui molti cercavano da lei solamente una cosa.
La consideravano bella, esteriormente, senza mai soffermarsi alla parte più importante di una persona: la sostanza, l'essere se stessi.
Non che lei desideri davvero mettersi a nudo per qualcuno: dentro covava vecchi segreti e sentimenti marci che avrebbero allontanato anche il più coraggioso degli uomini.
Avvicinarsi ad una persona tanto da conoscersi a livello profondo non rientrava nei desideri a breve termine di Elyon, riaprendo vecchi ricordi che manteneva a fatica lontano dalla mente: era troppo faticoso sia a livello sentimentale che di amicizia.
Non che abbia possedesse tempo particolare da dedicare alle normali attività di un adolescente.
Scendendo dal letto, legò i capelli con un elastico sfilato dal polso destro in una coda alta mentre s'avvia alla scrivania che solo guardarla sembrava fosse esplosa la terza guerra mondiale: il lungo mobile era cosparso di fogli di carta fitti di appunti nella sua minuziosa calligrafia ordinata (almeno quella), raccoglitori colorati, il suo Ipad buttato in un angolo, il portatile la cui tastiera sommersa era piena di penne colorate da far invidia ad un arcobaleno, il cellulare ed infine... Luxion.
Spuntava da sotto alcune carte come abbandonato a se stesso in un recondito angolino, dimenticato come un vecchio giocattolo.
Il problema che il suo bey non era ne un vecchio ninnolo per bambini, ne qualcosa di cui si può dimenticare facilmente: nonostante avesse abbandonato le gare e le sfide da anni la giovane ragazza custodiva la Fenica Bianca: lui era l'unico amico su cui potesse contare nei momenti di solitudine e, perché l'aveva salvata dalla morte.
Sospirando sposta i fogli, raccogliendo Luxion tra le mani.
- Buongiorno Lux... - mormorò alla fenice bianca la quale, accorgendosi della presenza della sua padrona le rimandò un debole luccichio dal centro del bit in risposta.
La comunicazione tra i due, alquanto stramba, in quanto spesso Luxion si esprimeva direttamente alla mente o si limitava a emanare bagliori, come in quel caso, per farle capire che la presenza di Elyon era sentita.
Spostò l'attenzione all'impianto stereo incastrato nella parete a muro sul lato sinistro della camera, portò Luxion con sé per riporlo sulla mensola lontano dal caos.
Quella notte gli incubi erano riaffiorati nel suo subconscio, riportandola indietro di cinque anni, all'incidente....
Non poteva pensarci, non doveva sopratutto dopo le scelte che aveva fatto arrivando a rinunciare a ciò che amava, alla lotta continua con i sensi di colpa, cercando di costruirsi una nuova vita.
Se da un lato aveva perso la sua passione, da un altro aveva scoperto un nuovo mondo grazie all'aiuto di suo padre, permettendole di aprire la mente e svilupparla su nuovi orizzonti: l'amore per il mare, di paesi e terre sconosciute.
E l'estro di farla partecipare attivamente al progetto più importante all'interno dell'azienda di famiglia come membro attivo nonostante la giovane età e il suo intelletto.
Senza contare che negli ultimi due anni da quando si era ripresa al livello fisico in modo completo era iniziato il suo “lavoro” sulle navi della compagnia come membro dello staff d'animazione.
E questa era stata più una scelta dettata dal suo egoismo.
Lontano da casa, lontano dal dolore.
Lontano dal bey.
Non del tutto, ma quasi.
Il passato non si può cancellare, esso sa essere come inchiostro indelebile sulle pagine di un libro che continuerà a tormentarla senza sosta, cercando in un modo o nell'altro di reclamare la Fenice Bianca.
Le persone comuni se restavi lontano dai riflettori dei media, dagli eventi pubblici semplicemente dimenticava della tua esistenza.
Il vero problema era depistare coloro che nei loro programmi avevano mire abbastanza losche o che cercavano senza risultati di farla ritornare nel mondo del Bey.
Senza risultato.
Il presidente Daitenji più volte, senza successo, aveva cercato un contatto con lei tramite suo padre per ricevere il suo aiuto contro l'organizzazione di Vorkof ma, la sola idea di aver a che fare con quell'uomo la terrorizzava.
Codarda forse.
Ma era questione di sopravvivenza.
Solo nell'ultimo anno, dopo l'arresto del moscovita, vedeva per la prima volta la fine del tunnel eppure lungi dall'uscirne veramente.
Hito Hiwatari e Vorcof finalmente condannati per i loro reati.
Ciò non cambia le sue decisioni: tornare nel mondo del Beyblade era escluso, la morte di Kyle un ricordo vivido fin troppo presente per ricordarle le sue colpe.
Non sarebbe mai diventato adulto.
Non avrebbe mai imparato a guidare, vantandosi come un maschio orgoglioso davanti a tutti per aver preso la patente.
Non si sarebbe innamorato ne avrebbe baciato una ragazza.
Non potrà mai fare tante prime esperienze che si affrontano durante il ciclo della vita.
Gioie. Dolori e ripianti.
Tristezza e felicità.
Nulla.
- Smettila di pensare troppo.... ci sono cose più importanti da fare in questi giorni che perderti nella tua autocommiserazione personale...- La voce di Lux arrivò cristallina nella sua mente palesando il suo fastidio verso i pensieri vorticosi: cercava sempre di aiutarla quando era necessario.
Perché lui era la luce mentre lei ne era la sua custode, anche se spesso i ruoli sembrano invertirsi, quando non riusciva a scorgere nessuna speranza ed era molto più facile rimanere nascosta nel buio.
Ma negli ultimi anni andava meglio riuscendo a palesare una vita quasi normale.
-Ok...ok. Hai ragione. Devo mettermi al lavoro e per prima cosa ripulire questo casino prima che a Charlotte prenda un infarto e si prenda il disturbo di prendermi a calci nel culo.-
Charlotte era la loro governante alias educatrice da quando ne ha memoria: si è sempre presa cura di lei e suo padre aiutandola a crescere una bambina con un padre single impegnato con un attività a livello mondiale che quando vedeva un pannolino sembrava più spaventato da esso che da fogli di progetti navali e bilanci aziendali.
Era l'angelo di casa, se non fosse stato per lei padre e figlia a quest'ora si sarebbero trovati sotto montagne di vestiti sporchi, stoviglie impilate nel lavello della cucina in attesa che qualcuno le lavi e strati di polvere sui mobili.
Una prospettiva catastrofica.
Il suo piano per la mattina prevedeva nell'ordine una doccia, riordinare la camera, fare le valigie ed infine vagliare i programmi per l'arrivo di Allure al porto di Fourt Louderale per il battesimo seguito immediatamente dopo dalla prima crociera inaugurale che nel giro di quattro mesi avrebbe fatto il giro del globo.
Un impresa epica a detta del padre, come epico sarebbe stato il suo ritorno ufficiale in pubblico durante la cerimonia: bellissima idea per il suo unico genitore, pessima per lei.
Davvero pessima.
Anni che tentava di rimanere sotto un basso profilo ed un giorno Ryan Fain preso da un euforia degna di un fattone che si fuma una canna di prima mattina le ha “proposto” ovvero “obbligata” a darci un taglio con il nascondino e tornare ad non essere una sorta di suora di clausura reclusa in convento.
Se in un primo momento aveva tirato giù tutti i santi dal Paradiso nella sua mente alla fine aveva ceduto alla richiesta del padre: non aveva tutti i torti, le minacce del passato sembravano essere accantonate e persino la sua terapeuta l'aveva incoraggiata a compiere quel passo.
Per il momento non voleva pensarci, rimandando il problema fino al fatidico giorno, sperando di non morire di angoscia e rovinare la giornata a tutti.
-Pessimista.-Beccata. Di nuovo. Alzò gli occhi al cielo tornando alla scrivania ed accese il portatile spostando qualche cartaccia: sullo schermo apparve il messaggio di benvenuto, con un movimento fluido e veloce digitò la password di accesso ed un enorme mare caraibico riempì il desktop.
Una foto fatta durante i suoi viaggi, come tante che ne tappezzano le mura; scatti rubati alle persone dai volti felici, bambini che giocano durante le attività proposte sulla nave ed ancora paesaggi marini e vaste distese di acqua dai mille colori che riflettono il cielo.
-Devi proprio interferire anche tu, Lux? Sembrate tutti così...così irritanti. Ecco. E' la parola giusta.- Sedendosi sulla sedia, aprì il browser cliccando sull'icona della posta elettronica per controllare i messaggi nuovi in arrivo: Ve ne erano diversi, tra cui pubblicità spazzatura, moduli di iscrizione universitari e ciò che le interessava.
I programmi aggiornati della Royal Carribbean International su Allure of The Seas: la sua nuova casa per i prossimi mesi.
- Invece sembra il contrario. Sei così ostinata. Sempre. Su tutto. A volte sembri un cieco che è impossibilitato di vedere ciò che ha avanti. Ma tu vedi, Elyon, fin troppo bene. Solo che ti ostini a far finta di non notare quello che hai avanti proseguendo dritto.- Ignorò il commento di Lux facendo finta di non sentire ciò che la fenice le aveva appena detto. Sa bene quanto egli avesse ragione ma non era così stupida da ammetterlo.
Invece, continuò, come se niente fosse a leggere le mail e, l'ultima della lista le fece aggrottare la fronte dal dubbio.
-Certo fa pure, ignorami. Sai che ho ragione.- Alzando gli occhi al cielo, Elyon continuò a scorrere la lista del team alle sue dipendenze, notando che all'appello mancavano una quindicina di persone. Era sicurissima che dall'ultima visione dell'elenco dei prescelti tali persone fossero presenti mentre ora sembravano scomparse nel nulla.
Prendendo il cellulare di fianco a sé, compose il numero del padre, il familiare suono libero precede la risposta dell'uomo dall'altro capo.
-Elyon, tesoro, buongiorno. Come stai?- La voce giovale del padre le arrivava nelle orecchie, ora nei suoi uffici per affrontare un altro giorno di lavoro e, con l'avvicinarsi del nuovo arrivo nella flotta quelle ultime settimane erano state molto movimentate.
- Ciao papà. Sto bene, devo chiederti una cosa. Ho appena visionato l'elenco dello Staff che lavorerà con me. Quello che mi chiedo è perché ci sia un buco di una quindicina di persone che fino a ieri c'erano.- Continuando a fissare lo schermo, la mano destra sul mouse che si destreggiava tra le cartelle, arrivò al pulsante di stampa per lanciare il file e avere con se una copia cartacea: il rumore dell'aggeggio riempì per qualche secondo la stampa emettendo un bip per annunciare la fine del lavoro.
-Ah. Tranquilla. Non è un errore, entro qualche giorno ti fornirò l'elenco completo, abbiamo avuto solo qualche cambio dell'ultimo minuto. Sai piccoli disguidi.- Rispose l'uomo dall'altro capo del telefono con una nota non troppo convinta mentre Elyon inarcò un sopracciglio alquanto confusa: quella del padre e dal tono usato sembrava una scusa accampata dell'ultimo minuto.
-Bah. Sarà. Sai che non avrò molto tempo dall'arrivo della nave all'Home Port di far ambientare tutti ai nuovi spazi, a studiare il nuovo programma...- Il processo di insediamento di un nuovo equipaggio, specie su una nuova nave era abbastanza delicato e frettoloso in quanto il tempo non era mai abbastanza tra l'arrivo che precede il battesimo e la partenza della crociera inaugurale.
Questione di pochi giorni in mezzo ad un trambusto di personale che in meno tempo possibile doveva abituarsi, studiare regole, piani navi per evitare di perdersi e insediarsi all'interno di quella che sarebbe stata la loro casa per successivi mesi.
Quel cambio dell'ultimo secondo le faceva storcere abbastanza il naso.
- Elyon, non ti preoccupare andrà tutto bene. Fidati. Ti devo lasciare tesoro sta per iniziare una riunione. Ti voglio bene.- Non fece in tempo a salutarlo che la comunicazione venne interrotta costringendo la ragazza ad allontanare il telefono dall'orecchio e poggiarlo sulla scrivania tirando un sospiro abbastanza esasperato.
-Qualcosa non va?- Chiese Lux che aveva origliato la conversazione da impiccione quale era, ma non poteva nascondergli nulla infondo condividendo ogni momento insieme.
-No, cioè, non lo so. Piccoli grattacapi. Solo che ho una strana sensazione al proposito.- Non provava quella sensazione opprimente al petto che preannuncia qualcosa di inatteso o di negativo da tempo e, per esperienza personale aveva sempre ascoltato ciò che il suo corpo le rimandava come un antenna radar che preveniva i disastri.
Più o meno prevenire, tanto che quando accadeva di avere queste sensazioni la mandava in bestia perché non poteva prevedere ciò che sarebbe successo ne quando.
Ma forse quella volta, tutto era dovuto all'agitazione del momento che la mandava in confusione.
-Eh no, signorina. Non iniziare. Goditi il momento per una volta e rilassati.- Alzando gli occhi al cielo la giovane girò il volto verso Luxion i fogli in mano recuperati dalla stampante.
-Ci proverò. Basta che la smetti di essere irritante.- Detto ciò posò i fogli su di una cartella posta sulla scrivania, avviandosi in bagno per farsi la doccia, scacciando gli ultimi residui del sogno sperando di rilassarsi.
Sperava davvero che tutto andasse bene senza nessun disguido.
Magari in quei anni si erano dimenticati di lei: le persone crescono, cambiano sia nel volto che nell'aspetto ed infondo lei cinque anni prima era solo una ragazzina che aveva vinto il primo campionato mondiale di Beyblade.
Niente di così eclatante.
Che poi gli eventi furono un susseguirsi di tragedie era un altro paio di maniche, tutti avevano ragione che non poteva nascondersi per sempre.
Doveva tentare, così da non rimpiangersi addosso se avesse fallito.
Non sarebbe stato difficile, no?
Certo Elyon contaci.”
A chi voleva darla a bere?

Tokyo – Fine maggio 2014

Dal lato opposto del globo, ove il calare delle tenebre era preceduto dal tramonto che tingeva il cielo dei caldi colori dell'arancione quattro ragazzi tornavano da una giornata in spiaggia passata ad allenarsi approfittando della bella giornata, trascorsa all'aria aperta.
Casa Kinomiya con gli anni non cambiava mai: il vecchio dojo in legno sembrava non sortire l'effetto del tempo e dell'intemperia, grazie alle cure di di nonno J che rendeva quel posto impeccabile.
Il cancello di legno massiccio s'aprì sul cortile mentre Takao, Daichi, Hilary e Kai attraversano l'entrata i vestiti sporchi di sabbia, le guance leggermente arrossate dai raggi solari.
La giornata era stata particolarmente proficua, permettendo ai tre ragazzi di allenarsi come da tempo non facevano.
- Sono così stanco. Ed ho una fame! Nonno è pronta la cena?- la voce squillante di Takao irruppe nel caseggiato come sempre al suo ritorno.
Ormai per Kai era un teatrino abituale da copione che appena Takao entrasse in casa urlasse a pieni polmoni di voler del cibo come un morto di fame e, Daichi seguiva il suo esempio.
-Ma pensi sempre al cibo?- Hilary al seguito dell'amico, i capelli castani legati in una treccia che cadeva lenta al lato della spalla destra non mancava l'occasione di rimproverare Takao: tutti e tre in quei due anni non erano cambiati caratterialmente Takao e Daichi sempre allegri con il sorriso sulle labbra, mentre Hilary ostentava il suo carattere fin troppo chiassoso per riprendere i due compagni di squadra che si divertivano un mondo a prenderla in giro.
Per quanto riguardava lui...
- Finalmente siete tornati! La cena è quasi pronta nipote degenere. Però prima di mangiare è arrivata della posta per te. La trovi sul tavolo della cucina.- L'intervento di nonno J pose fine al flusso dei pensieri del giovane Hiwatari ed una parte di sé ringraziò mentalmente quell'interruzione: fin troppo spesso ultimamente pensava al suo “IO” interiore, a quanto si sentisse cambiato e ciò creava una tale confusione irritarlo.
-Sicuramente qualche altra ammiratrice che ti scrive lettere strappalacrime chiedendoti di sposarti!- Nelle parole del più piccolo del gruppo c'era una nota di derisione verso Takao: Kai rammentava di quel particolare episodio, quando un'ammiratrice fin troppo ostinata riempì la cassetta delle lettere di Takao con messaggi che dichiaravano il suo amore eterno e di sposarla.
Ciò aveva causato l'ilarità di tutti per qualche settimana che non facevano altro che stuzzicarlo, tanto che alla fine Takao in preda ad una crisi isterica degna di una donna in pieno ciclo mestruale, fece delle lettere un bel falò nel giardino anteriore della casa con grande stupore di Kai che non aveva mai visto il suo amico così arrabbiato.
Forse avevano letteralmente esagerato con lo sfotterlo, però doveva ammettere di essersi divertito a leggere gli stupidi messaggi privi di nesso logico.
-Ridi, perché se è così ti faccio dormire in giardino stasera!- Entrando i casa, i quattro ragazzi, lasciate le scarpe nell'apposita scarpiera dell'ingresso, arrivarono in sala da pranzo, il cui tavolo era apparecchiato per la cena per tutti, compreso lui.
Non si meritava una simile gentilezza da parte loro eppure continuavano a trattarlo come uno di famiglia, i vecchi torti del passato seppelliti come se non fossero mai esistiti.
-Eccola. Non ditemi che è quello che penso io.- La missiva era stata riposta sul tavolo, appoggiata su uno dei bicchieri, sul lato destro svettava il logo della BBA e al centro c'erano i nomi di Daichi, Takao e Hilary: sicuramente doveva essere arrivata anche lui.
Takao prese in mano la busta, un quadrato abbastanza spesso che doveva contenere più di un foglio, Daichi gli saltò attorno gridando di aprirla mentre Hilary si era seduta ad una delle sedia con un espressione rassegnata sul volto.
Lui rimanendo leggermente in disparte, una spalla appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto, attende con non poca curiosità celata dietro un espressione impassibile che la lettera venga aperta.
-Insomma la apri o no?- Replicò Daichi sbuffando per l'attesa, guardando il suo compagno di squadra che si rigirava la lettera tra le mani.
Alla fine dopo quello che sembrò un eternità infinita, Takao aprì la busta estraendone il contenuto.
Il suo viso era imperscrutabile mentre leggeva il foglio nel totale silenzio della sala che attendeva sue risposte, Kei non potè non notare il cambio di espressione repentino del suo amico: la fronte che man mano si aggrottava in un espressione che passò dall'eccitato, al serio e infine all'incredulità.
- Ma stiamo scherzando???-




Note dell'autrice:

Buona sera a tutti! Dopo tre settimane sono riuscita a finire il capitolo ma tra lavoro, palestra corsi di inglese e quant'altro devo incastrare tutto nelle mie folli giornate XD
Ringrazio i lettori e chi ha recensito, sopratutto Kaiyoko Hyorin che se ancora non mi ha ucciso perché la stresso è un miracolo u.u
E visto che per ringraziarla le faccio un regalo: passate tutti dalla sua FanFiction Unione d'affari non ve ne pentirete!
Un bacio a tutti e alla prossima!

   
 
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