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Autore: Darkness_Angel    04/12/2014    6 recensioni
Attenzione! Sequel di "Una Generazione Mortale".
Sono passati cinque anni dalla tragedia che ha scosso la famiglia Jackson.
Il mondo ha continuato il suo corso anche se adesso è in caduta libera e sembra che il fato non voglia dare tregua a questa famiglia e ai semidei.
Una nuova minaccia si è imposta sul mondo minando la libertà e la sicurezza di tutti coloro che non sono mortali, e le cose sembrano non poter cambiare se non in peggio.
Ma la speranza è l'ultima a morire.
Vecchi nemici, nuovi alleati, ritorni e scomparse per cercare di riportare il mondo in equilibrio e vincere una guerra che sembra persa in partenza, senza dimenticarsi la cosa più importante:
Sopravvivere.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Generazioni '
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Salve a tutti!
Sono senza speranza, è solo il secondo capitolo e io pubblico già con un giorno di ritardo... scusate -.- ma ero sommersa da compiti in classe e verifiche.
Comunque, ecco qui il secondo capitolo in cui le cose iniziano un po' a smuoversi :)
Direi che non ci sono avvertimenti strani quindi,
Buona Lettura :D

 

II.


- E tu chi diavolo sei?! –
Nessuna delle quattro ragazze rispose alla domanda.
Lilia le fissò, quella davanti al gruppo era una ragazzina che doveva avere sedici anni, gli occhi scuri e i capelli biondi raccolti in una coda alta.
Dietro di lei vi erano altre due ragazzine, probabilmente sue coetanee, entrambe di colore anche se una aveva la carnagione leggermente più chiara dell’altra.
Le tre ragazzine la fissarono a loro volta senza emettere un suono o abbassare quelle che dovevano essere le loro armi; un bastone e una specie di boomerang.
Il momento di stallo, e la sfida a chi sosteneva di più lo sguardo una dell’altra, fu interrotto da Lucas che emise un verso strano; una via di mezzo tra un gemito e uno sbuffo, richiamando l’attenzione della sorella.
Lilia decise, alla fine, che quelle tre non erano un pericolo troppo grande e che poteva permettersi di distogliere l’attenzione da loro senza il rischio di finire con un coltello in mezzo alle scapole.
Diede un colpo con un dito sul pomo della spada e questa si trasformò in una collana color bronzo con una piccola spada come ciondolo.
Efesto, dopo il trasferimento al Campo e dopo aver ritrovato vigore grazie alle due sorelle, si era messo a costruire armi per i semidei che si trasformavano in oggetti comuni così da nasconderle meglio ai Purificatori; così adesso, quasi ogni semidio, aveva un arma “trasformabile” che si portava sempre appresso.
Come lui, anche tutti gli altri Dei si erano messi all’opera per dare una mano, soprattutto perché si annoiavano senza fare niente tutto il giorno, e aiutare i semidei era la cosa migliore che potessero fare.
Il loro aiuto era sempre servito ed era stato sempre ben accetto, a parte quello di Afrodite che, un pomeriggio, si era messa con alcune sue figlie ad accoppiare i presenti che passavano davanti alla loro cabina, creando coppie improbabili ( anche se poi qualcuna aveva funzionato, ma questa è un’altra storia).
Lilia si avvicinò velocemente a Lucas mentre si riallacciava la collanina al collo; gli si inginocchiò vicino e lo chiamò scrollandolo leggermente – Luc, dai svegliati -.
Come risposta Lucas emise un altro verso e strinse gli occhi senza però aprirli – Pigrone che non sei altro – gli sussurrò Lilia fingendo di sgridarlo quando invece sentiva la paura sciogliersi nel petto lasciando spazio solo a un forte senso di sollievo.
Suo fratello ero vivo.
- Ehm… hai bisogno d’aiuto? -
Lilia si girò di scatto verso la voce ma senza allontanare una mano dal petto di Lucas; una delle due ragazzine di colore, quella con la pelle leggermente più chiara, si era avvicinata ancora con il bastone in mano e le sorrideva timorosa.
Lilia la fissò gelida – Stai lontana – le disse scandendo le parole – Non ho idea di chi voi siate, ma non ho intenzione di farmi uccidere da delle mini-purificatrici invasate – gli disse velenosa guardando a turno tutte e tre.
- Ehi! L’invasata sarai tu! Se provi un’altra volta a… –
- Ru, per favore… –
La ragazza bionda si era avvicinata furente gesticolando, ma l’altra ragazzina l’aveva fermata prima che si avvicinasse troppo a Lilia e facesse scoppiare una rissa.
A Lilia non importava se quelle erano solo delle ragazzine, lei avrebbe protetto Lucas a costo della sua vita; aveva già perso una sorella senza poter far nulla per evitarlo e aveva giurato che non sarebbe successo mai più.
- Comunque… noi non vogliamo far niente ne a te ne a quel ragazzo… - riprese la ragazzina che tratteneva ancora la biondina furente – Quel Tjesu heru ci stava inseguendo e ci ha costretto a cambiare strada, ma… -
- Non è un mostro Greco – la interruppe Lilia distogliendo per un secondo l’attenzione dal fratello, ancora incosciente, e concentrandola sulla ragazzina che arrossì leggermente sentendosi a disagio.
- N-no… non è Greco… però… - balbettò presa alla sprovvista.
Lilia le fece un cenno con la mano dicendole di zittirsi  e le fissò tutte e tre seria
– Se la luna è scoperta? – chiese portando una mano alla collana pronta ad usarla in caso di pericolo.
Le due ragazzine la guardarono senza capire di cosa stesse parlando ma poi la terza, quella che le aveva chiesto aiuto, disse: - La caccia è aperta. –
Lilia sorrise sentendo un po’ d’ansia lasciarle andare la stretta intorno al cuore – Ma se la luna è nera? – le chiese ancora.
La ragazzina le sorrise – La speranza  è reale e veritiera. -.
Lilia sentì il petto farsi leggermente più leggero e si concesse di rilassarsi un po’; se almeno una di loro sapeva le frasi di riconoscimento per quelle due settimane, allora, molto probabilmente, stavano dalla stessa parte.
- Come le sapevi Hime? – chiese la ragazzina bionda stupita alla sua compagna.
- Me le ha dette mio padre, ha detto che mi sarebbero potute essere utili – spiegò con un alzata di spalle.
Lilia lasciò che le tre ragazzine continuassero a parlare tra di loro su come o perché la compagna sapesse quelle frasi, mentre lei si concentrava di nuovo su Lucas ancora privo di sensi.
Si levò il piccolo zaino che portava sulle spalle, dentro c’erano solo due bottiglie d’acqua e qualche pezzo d’ambrosia; la missione che li avevano mandati a compiere sarebbe dovuta essere facile: andare nel posto prestabilito e aspettare Talia e le Cacciatrici che scortavano Artemide sino al Campo, nessuno poteva pensare che le cose avrebbero preso quella piega.
Rovistò dentro lo zaino e ne tirò fuori un pacchetto di fazzoletti e una delle due bottigliette d’acqua.
L’aprì e versò l’acqua sui fazzolettini imbevendoli; sprecare tutta quell’acqua non le piaceva molto, ma era l’unico modo per far riprendere un po’ Lucas.
Di usare i suoi poteri non se ne parlava, se quelle tre ragazzine erano spie nemiche, metterle al corrente delle sue capacità non l’avrebbe aiutata in un possibile scontro.
Prese uno dei due fazzoletti bagnati e lo mise sulla fronte del fratello mentre con l’altro gli tamponava il viso – Dai Luc, hai dormito abbastanza  - gli sussurrò dandogli anche qualche piccolo schiaffetto su una guancia per farlo riprendere prima.
Qualche secondo dopo le iridi grigie della ragazza incontrarono quelle verdi del fratello che le sorrise contento di vederla viva e non disintegrata dall’esplosione.
I gemelli non si dissero nulla, si limitarono a sorridersi per qualche secondo, poi Lucas tese una mano a Lilia che gliel’afferrò e gli diede una mano a tirarsi su e a mettersi seduto.
Lilia lo strinse velocemente in un abbraccio cercando di non stringere troppo e di non fargli male, poi si allontanò e prese un pezzetto di ambrosia mettendoglielo nelle mani.
Lucas iniziò a mangiarlo lentamente mentre Lilia iniziava a controllarlo e gli levava il fazzoletto bagnato dalla fronte.
- E loro chi sono? – le chiese fissando le tre ragazzine che avevano smesso di parlare e che erano tornate ad osservare quello che stava facendo Lilia, una di fianco a l’altra, come tre gufetti curiosi.
- Non ne ho idea, so’ solo che non sono purificatrici e che erano inseguite dal biserpente-drago che, a quanto pare, non è Greco  – gli spiegò mentre gli esaminava la testa cercando eventuali fratture o ferite gravi.
Le tre ragazzine si scambiarono una rapida occhiata e poi la ragazza che prima aveva fermato la biondina fece un passo avanti sorridendo.
Lilia si disse che non avrebbe risposto delle sue azioni se una di loro avesse provato a correggerla sul nome del mostro, non era il momento di essere pignoli.
- Vi posso assicurare che stiamo tutti dalla stessa parte. Noi tre siamo tutte maghe, oltre che fuggitive e ricercate. – aggiunse con una nuova sicurezza nella voce.
Lilia pensò che quella ragazza dovesse essere abituata a parlare in pubblico; il suo discorso era stato chiaro, conciso e soprattutto aveva usato un tono conciliatore nonostante la situazione fosse ancora tesa; sarebbe stata un ottima ambasciatrice.
- Quindi siete figlie di Ecate, vi state trasferendo dal Campo Giove? – gli chiese mentre fissava con sguardo critico la spalla del fratello che era chiaramente lussata, dato che l’osso era più in basso rispetto alla posizione che avrebbe avuto normalmente.
- No, noi siamo maghe, ma non sappiamo chi sia questa Ecate – le rispose la ragazzina.
- Se siete maghe dovete per forza essere sue figlie, Ecate è la Dea della magia e i suoi figli sono gli unici capaci a compiere magie – le rispose Lilia mentre osservava il fratello che fissava ancora le sconosciute senza preoccuparsi troppo della sulla spalla pendente.
- Aspetta… Ecate non è la Dea della magia, è Iside la Dea della magia – la corresse la ragazzina.
- Ok, basta, ora non ho il tempo di star a pensare di quale Dio o Dea siete figlie, ho di meglio da fare – sbottò  Lilia un po’ sgarbatamente, ma in quel momento non le importava molto degli Dei, preferiva rimettere in asse la spalla al fratello.
Lilia osservò la lussazione ancora un secondo e poi prese delicatamente il polso del fratello  con una mano facendoglielo stendere leggermente:
- Non ti fa male Luc? – gli chiese accigliata
- Cosa? – le chiese girandosi verso di lei con un leggero sorriso che si trasformò subito in una smorfia tra il sorpreso e il disgustato.
- Ah… - si limitò a dire fissando la spalla uscita dall’articolazione
- Già, devo rimettertela a posto, se non senti molto male vuol dire che basta rincastrarla – lo rassicurò.
Lucas esitò un secondo a rispondere, anche se era un semidio ed era abituato a rimanere ferito durante i combattimenti, l’idea di farsi rimettere a posto una spalla non era un pensiero che lo riempiva di gioia, e il fatto che a farlo sarebbe stata sua sorella sicuramente non lo rassicurava.
- D’accordo – acconsentì infine finendo il pezzetto di ambrosia.
Lilia gli sorrise e gli strinse la spalla del braccio sano per rassicurarlo, poi non aspettò altro tempo e l’aiutò a levarsi la maglietta.
All’improvviso un idea le attraversò la mente:
- Una di voi se la sente di aiutarmi? – chiese rivolgendosi alle ragazzine.
Le era venuto in mente un modo per risistemare la spalla del fratello in modo che non sentisse troppo dolore, ma per farlo, le serviva l’aiuto di qualcun altro.
Stava rischiando grosso, ma aveva deciso di credere quelle tre ragazzine e di considerarle alleate.
- Vengo io – si fece avanti la ragazzina che prima avevano chiamato Hime.
Le altre due ragazzine fecero qualche passo in avanti ma rimasero comunque a distanza di sicurezza, mentre la sua aiutante le si mise al fianco.
- Mettiti sull’altro lato – le disse accennando un sorriso, lei annuì e si mise al lato opposto di dov’era inginocchiata Lilia.
- Allora, da quanto ho capito non avete idea di cosa sia il Campo Giove ciò vuol dire che non venite da lì. Quindi, di dove siete? – gli chiese cambiando discorso mentre faceva sdraiare il fratello sul terreno dopo avergli avvolto la maglietta intorno al busto come se fosse una fascia.
Passò qualche secondo di silenzio in cui le tre ragazzine si guardarono per capire se potevano parlare e rivelarle qualcosa, ma alla fine la biondina parlò – Siamo di Brooklyn – le rispose.
Lilia annuì, almeno non venivano dall’altra parte dell’America – Non siete figlie di Ecate, ma siete maghe ed eravate rincorse da un Tizio tero… - continuò
- Tjesu heru – la corresse la ragazzina di fianco alla biondina
- Stessa cosa – gli disse gesticolando e riuscendo a trattenere uno scatto d’ira - In ogni caso quel mostro vi stava inseguendo – continuò Lilia.
- Si, stavamo tornando… ehm… a casa, quando ce lo siamo ritrovate alle calcagna – le spiegò la ragazzina.
- Long Island non è un po’ fuori strada per Brooklyn? – le chiese Lilia osservando ancora per un secondo la spalla del fratello che continuava a stare zitto e passare il suo sguardo dal cielo stellato al viso concentrato della sorella.
- Si… ma abbiamo avuto un problema con il… beh… con il nostro mezzo di trasporto – le spiegò.
Lilia annuì e poi si rivolse alla ragazzina che stava ancora aspettando istruzioni:
- Tieni questi due lembi della maglia e, quando te lo dico, tira piano e costantemente verso di te – le disse consegnandole i due pezzi della maglietta  che fasciavano Lucas; la ragazzina li afferrò e poi annuì.
- Ho capito, non volete dirmi di più  - disse rivolgendo un sorriso alle altre ragazzine; la nipote di Poseidone aveva una dote spiccata nel cambiare argomento con nonchalance.
Le ragazzine erano visibilmente a disagio – Non sappiamo se possiamo e i nostri genitori… -
- Ho capito, ora aspettate solo un secondo – le fermò Lilia con un gesto della mano.
Si girò verso il fratello e gli sorrise come se stessero per mettersi a combattere durante una caccia alla bandiera – Pronto Luc? – gli chiese mentre gli prendeva con una mano il polso e con l’altra lo stringeva sotto al gomito.
- Sono nato pronto Lili – le rispose scherzando ma cercando di rimanere il più calmo possibile.
Lilia gli sorrise e poi si rivolse alla ragazzina – Vai – le disse.
Come le aveva detto,  lei iniziò a tirare leggermente la fasciatura improvvisata mentre invece Lilia, che era inginocchiata di fianco al fratello, iniziò a fargli aprire il braccio verso l’esterno.
Lucas chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, pochi secondi dopo un sonoro schiocco risuonò nell’aria, segno che la spalla era ritornata al suo posto.
Lilia riappoggiò il braccio del fratello sul suo petto e gli accarezzò la fronte – Tutto bene? –
Lucas si limitò ad annuire, se avesse aperto bocca, molto probabilmente o avrebbe gridato oppure non sarebbe comunque riuscito ad emettere nessun suono.
Lilia lo fece sedere di nuovo stando attenta a non muovergli il braccio, si fece ridare la maglia e gliela rinfilò in modo che il braccio ferito rimasse piegato e bloccato sotto di essa, poi prese un altro pezzettino di ambrosia e glielo diede; al campo i figli di Apollo lo avrebbero sicuramente rimesso a posto, ma era meglio se si rimetteva un po’ in forze visto che non aveva un bel colorito e sembrava che dovesse svenire da un momento all’altro.
Lilia guardò la ragazzina che era ancora inginocchiata per terra di fronte a lei e passava lo sguardo da Lucas alla sua gemella.
Il ragazzo se ne accorse e le sorrise – Grazie, mi hai risparmiato un bel po’ di dolore – le disse sforzando un sorriso.
La ragazzina arrossì leggermente e sussurrò un “prego” così flebile che quasi non si udì, Lucas faceva sempre quell’effetto alle ragazzine.
- Comunque, quello che volevamo dirti prima, è che noi ci fidiamo di voi ma che non sappiamo se i nostri genitori sarebbero d’accordo su quello da… - incominciò a spiegare la biondina; anche lei riusciva a passare da un discorso ad un altro con estrema facilità.
- Zitta – le intimò Lilia.
Questo non fece piacere alla biondina che stava per replicare non molto cortesemente, ma poi il rumore si ripeté.
Passi, non tutti appartenenti ad esseri umani, si stavano avvicinando nella loro direzione.
Le tre ragazzine si misero in guardia; la biondina allungò una mano nell’aria e tirò fuori dal nulla un boomerang bianco con degli strani disegni sopra.
La ragazzina vicino a lei impugnò con più forza il bastone, ora che erano più vicine Lilia riusciva a vedere che anche su quello vi erano dei strani disegni.
Per ultima, anche lei allungando una mano nel nulla, la ragazzina che l’aveva aiutata a curare Lucas, aveva preso in mano una strana spada con la lama leggermente ricurva ma non per questo doveva essere meno letale.
I passi si fecero sempre più vicini, Lilia strinse con la mano la spalla sana di Lucas e si scambiarono uno sguardo d’intesa annuendo con vigore.
Lilia si alzò in piedi mettendosi davanti a lui per proteggerlo, si portò le mani al collo e sganciò la catenina che si trasformò subito in una spada ad una mano di bronzo celeste.
I passi si interruppero, ma il rumore di zampe sul terreno secco aumentò d’intensità; gli animali che lo producevano dovevano essere vicini ma, soprattutto, dovevano essere molti.
Il rumore continuò ad aumentare, Lilia era circondata dalle tre ragazzine che rimanevano rivolte verso il bosco aspettando l’arrivo del nemico.
La nipote di Poseidone fece un respiro profondo senza chiudere gli occhi; voleva continuare a mantenere il contatto visivo con la foresta che la circondava e con il pericolo che celava.
I passi rallentarono, gli animali si stavano avvicinando cautamente ma non erano per nulla intimoriti; insieme al rumore di legni e foglie schiacciate dalle zampe leggere e agili, si unirono dei bassi ringhi e centinaia di occhi gialli apparvero nell’oscurità insieme al luccichio di altrettante zanne snudate.
Lupi, non c’era nessun altro animale che potesse essere così silenzioso e allo stesso tempo incutere così tanto timore soltanto guardandoti.
Gli animali iniziarono ad avvicinarsi uscendo dall’ombra della foresta e diventando nitidi sotto la luce della luna che sembrava esser diventata più intensa.
Il manto bianco e grigio risplendeva alla luce lunare come se fosse intessuto con dei fili d’argento.
Le tre ragazzine si misero a semicerchio cercando di coprire tutti i lati e difendere Lucas seduto al centro del cerchio, lasciando un lato da difendere a Lilia.
Lilia sospirò e accennò un impercettibile sorriso, colpì la spada sul pomo e si rimise tranquillamente la collanina al collo senza preoccuparsi dei lupi che li stavano accerchiando.
- Cosa fai? Così lasci un lato scoperto e metti in pericolo tuo fratello! – le disse la biondina senza distogliere lo sguardo da un lupo che le si stava avvicinando snudando le zanne.
Lilia sospirò e si sedette di fianco a Lucas incrociando le gambe; anche il suo gemello era calmo, la paura per gli assalitori era passata e adesso le sue spalle, anzi la spalla sana, era rilassata.
- Vi conviene sedervi – le avvertì Lilia – Non ci attaccheranno se non saremo noi a farlo per primi – spiegò tranquillamente come se stesse raccontando ad una sua amica cos’aveva fatto di bello quel weekend – Ci accerchieranno e aspetteranno che le loro padrone arrivino a decidere come comportarsi con noi – finì lanciando uno sguardo ai lupi che continuavano a ringhiare contro le tre ragazzine.
- E credi che le loro padrone ci lasceranno andare? – le chiese la ragazzina di colore cercando di non mostrarsi troppo preoccupata o arrabbiata.
- Se non gli uccidi i lupi ci sono alte probabilità che lo facciano – le rispose.
Passò ancora un secondo prima che le ragazzine si decidessero ad abbassare, anche se molto lentamente, Boomerang, bastoni e spade.
Indietreggiarono senza perdere un attimo di vista i lupi e si andarono a sedere di fianco a Lilia e Lucas.
Come predetto dalla nipote di Poseidone i lupi le accerchiarono, ma smisero di ringhiargli contro.
Si acquattarono intorno a loro creando un cerchio offensivo; se uno solo di loro fosse scattato in avanti cercando di fuggire o di attaccare un lupo, i suoi compagni gli sarebbero saltati subito addosso immobilizzandolo prima che lo sprovveduto potesse anche solo pensare alla cavolata che aveva appena fatto.
Attaccare un branco di lupi non era mai stata una buona idea e mai lo sarebbe stata.
Passarono quasi cinque minuti prima che si udissero dei passi umani ma, al contrario, passarono solo pochi secondi da quel rumore prima che apparissero le proprietarie dei lupi.
Dal bosco apparvero due ragazze e una giovane donna, tutte e tre abbigliate con una tenuta mimetica grigio e argento; tutte e tre stavano impugnando un arco e portavano sulla schiena una faretra piena di frecce con le piume dell’incocco argentate.
I lupi si girarono verso le tre arrivate e chinarono la testa come per inchinarsi al loro cospetto, Lilia sorrise alle due ragazze, poi fissò la giovane donna e fece un leggero inchino con la testa imitata subito da Lucas – Divina Artemide – salutarono rivolgendosi alla giovane donna.
Artemide li salutò con un leggero cenno del capo ma senza neanche l’ombra di un sorriso sul volto.
- Vi aspettavamo nella radura, cosa ci fate qui? – chiese Talia rimettendosi l’arco a tracolla e avvicinandosi al cerchio di lupi che si aprì lasciandola passare senza nessuna esitazione.
- Un mostro ci ha attaccato, solo che poi è scappato e lo abbiamo inseguito sino a qui – le rispose Lilia alzandosi in piedi – Stavamo aspettando il tuo segnale Zia, ma il mostro è arrivato prima – si scusò Lilia con un alzata di spalle.
- Sospettavamo qualcosa del genere – ammise l’altra cacciatrice ( che a memoria di Lilia si chiamava Emily ) facendo un passo avanti ma senza riporre l’arco – Noi abbiamo ritardato perché un gruppo di Purificatori ci ha tagliato la strada – spiegò.
- Noi invece abbiamo trovato delle maghe non figlie di Ecate e Lucas si è slogato una spalla… mi sa’ che a stranezze vi battiamo – scherzò Lilia lasciandosi scappare una risata.
- I Purificatori non sono una stranezza semidea, sono la normalità ormai – la riprese Artemide fissandola con i suoi occhi che sembravano piombo fuso.
Lilia si zittì all’istante e abbassò lo sguardo; era da quasi tre anni che vivevano con gli Dei ma era sempre difficile capire quando si poteva o no, scherzare con loro.
La Dea la fissò ancora per qualche secondo e poi spostò lo sguardo sulle altre tre ragazzine che erano ancora sedute per terra e la fissavano sbalordite, la biondina aveva persino la bocca dischiusa in un espressione di puro stupore.
Lo sguardo di Artemide, se possibile, divenne ancora più duro e freddo ma non proferì nessuna parola: era una delle poche Dee a cui non piaceva immischiarsi nelle faccende di semidei e mortali.
Talia seguì lo sguardo della Dea e si accigliò vedendo le tre ragazzine, come se si fosse accorta della loro presenza solo in quel momento.
- Voi siete…? – chiese
- Suppongo le tre maghe non figlie di Ecate – le rispose la ragazzina di colore usando le parole di Lilia.
- Ci siamo scontrati mentre inseguivamo il mostro, sono dalla nostra parte – le spiegò Lucas.
Se Talia non era convinta non lo diede a vedere, al contrario di Emily, invece, che guardava le sconosciute con aperta ostilità:
- Se non siete semidee, come potete essere maghe? – gli chiese la cacciatrice sospettosa
- Lo siamo di nascita… i nostri genitori lo erano e lo siamo diventate anche noi – le spiegò la ragazzina – Solo che noi abbiamo scelto di seguire un percorso diverso e … -
- Già che ci sei digli anche dove si trovano i nostri rifugi, consegnagli i papiri con scritti gli incantesimi di difesa e occultamento e, perché no, rivelagli anche i nostri punti deboli – la sgridò la biondina di nuovo sul piede di guerra.
- Ru abbiamo davanti una Dea, credi davvero che stiano ancora dalla parte dei Purificatori? – le chiese la ragazzina che prima aveva aiutato Lilia.
- Non sappiamo se lei sia una vera Dea… insomma… è… -
- Ora basta – la interruppe Artemide prima che la biondina potesse dire una parola di troppo e scomoda per la Dea; la ragazzina si zittì all’istante.
- Dobbiamo rimetterci in cammino se vogliamo arrivare al Campo Mezzosangue prima dell’alba – continuò Artemide rivolgendosi a Talia ed Emily.
- Se loro non sono semidee non è sicuro portale al Campo – le ricordò Emily.
A Lilia quella cacciatrice non era mai piaciuta molto, però doveva ammettere che doveva avere fegato per  andare contro un ordine diretto della sua superiore non che Dea dal carattere non troppo amichevole.
- Loro verranno con noi – replicò Artemide senza esitazione
- Ma, mia signora… - si azzardò a replicare Emily
- Ho detto che loro verranno con noi – le ripeté Artemide indurendo il tono della voce e facendo capire che non c’era nient’altro da aggiungere o da replicare.
Emily capì che sarebbe stato inutile insistere così chinò il capo – Come vuole mia Signora -.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Lilia si chinò e diede una mano a Lucas a rimettersi in piedi; il suo gemello era ancora un po’ debilitato dal riposizionamento della spalla e, nonostante i due cubetti di ambrosia, si vedeva che era stanco.
- Se posso permettermi – incominciò Lilia rivolgendosi sia a sua zia che ad Artemide; la Dea non la fulminò e lei lo prese come un incitamento a continuare – Siete solo voi? Pensavamo che sarebbero venute molte più cacciatrici… non è sicuro per loro stare all’esterno – spiegò mentre continuava a sorreggere il fratello.
- Le altre cacciatrici ci hanno superato, probabilmente ora saranno già arrivate al Campo Mezzosangue; non preoccuparti stanno bene – la rassicurò Talia mentre grattava tra le orecchie un lupo che aveva chiuso gli occhi e si stava godendo le coccole inaspettate alzando la testa verso la mano della padrona.
Sembrava la Signora O’Leary  quando le grattavi un orecchio, chiudeva gli occhi e iniziava ad ansimare con la lingua di fuori per poi, dopo qualche secondo, sdraiarsi sulla schiena e pretendere che tu le grattassi la pancia; impresa assai ardua visto che era un segugio infernale.
Lilia si sentì leggermente rassicurata, scortare una Dea non era un compito semplice, anche se Setne aveva allentato leggermente la stretta rispetto ai primi tempi, era sempre molto rischioso trasferire una Dea, o un Dio, da un posto ad un altro; soprattutto se si trovavano nelle condizioni di Artemide.
- Ora andiamo – tagliò corto la Dea mettendosi in cammino.
Talia le si mise al fianco ma non prima di aver lanciato uno sguardo da: vostra-madre-non-ve-la-lascerà-passare-liscia in direzione dei gemelli.
I lupi li accerchiarono, le tre ragazzine furono spinte al centro insieme a Lilia e Lucas mentre invece Emily rimase indietro nella retroguardia chiudendo la fila.
Lilia si mise a parlottare sottovoce con suo fratello, mentre le tre ragazzine li seguivano stando bene attente a non avvicinarsi troppo ai lupi o ad Emily:
- Secondo te la mamma mi spedisce dalla nonna? – chiese all’improvviso Lilia al fratello con una nota di timore nella voce.
- Perché dovrebbe mandarti dalla nonna… Lili, abbiamo compiuto ventun anni, siamo maggiorenni, non c’è più bisogno che un nonno ci sorvegli – le ricordò
- Intendevo come punizione… - gli spiegò Lilia
Lucas scoppiò a ridere ma se ne pentì subito dopo perché il riso si trasformò in una smorfia di dolore causata dalla spalla ferita – Stare con la nonna non è una punizione, e poi non è colpa tua se mi si è slogata la spalla - le ricordò.
Lilia lo guardò come per chiedergli se la stesse prendendo in giro – Primo. La mamma mi sgriderà per non essere stata più attenta e aver lasciato che ti ferissi; Secondo. Passare un intero pomeriggio con Atena è una punizione se assomigli troppo al nonno – gli ricordò.
Lucas rise, sta volta più piano e con sua somma gioia la spalla non si fece sentire.
- Sai cosa mi piacerebbe? – le sussurrò sorridendole pensieroso – Passare un pomeriggio con la nonna Sally e nonno Frederick… - le confessò.
Sul viso dei gemelli apparve un sorriso triste carico di malinconia – Anche a me Lucas… -.
Era da quando si erano trasferiti al Campo Mezzosangue permanentemente che non vedevano i loro nonni mortali.
Da quando erano incominciate le retate nelle case dei semidei, si erano sentiti con i nonni mortali attraverso un ultimo messaggio Iride e poi basta, ogni contatto era stato vietato per non mettere in pericolo le vite dei loro cari mortali.
Costava molto, sia a loro padre sia a loro madre, non poter più vedere i genitori mortali mentre invece vedevano anche fin troppo quelli divini.
Camminarono in silenzio accompagnati solo dal rumore del terreno scricchiolante sotto i loro piedi per diversi minuti, le orecchie tese a percepire ogni minimo rumore nel caso che dei Purificatori, o qualche mostro, si fossero avvicinati.
Come al solito fu Lilia a rompere il silenzio, si girò e incominciò a camminare di schiena sorridendo; probabilmente l’idea di essere così vicina a casa, ad un luogo sicuro, la metteva di buon umore.
- Allora, suppongo che almeno i vostri nomi possiate dirceli – incominciò guardando le ragazzine e sorridendogli amichevole.
- Penso di si – ammise la ragazzina di colore – Io sono Sarah – si presentò.
- Io mi chiamo Fahime, piacere – aggiunse subito dopo l’aiutante di Lilia.
La biondina esitò un secondo a parlare, poi ricevette una gomitata e uno sguardo assassino da Sarah e si decise – E io sono Ruby – concluse.
Lilia sorrise e Lucas fece lo stesso girandosi un secondo all’indietro – Io invece sono Lilia e lui è il mio gemello Lucas – spiegò Lilia indicandolo.
- Non credo ci fosse bisogno di specificare che siamo gemelli Lili… - le ricordò Lucas esasperato
- Hai ragione, perché noi due siamo due gocce d’acqua – lo rimbeccò lei ridendo.
Lucas sospirò, poi la strada iniziò a farsi leggermente in salita e il ragazzo si concentrò soltanto sul non perdere l’equilibrio mentre saliva.
- Quindi siete di Brooklyn – continuò Lilia camminando sempre all’indietro incurante della leggera pendenza – Noi siamo di Manhattan, o almeno, vivevamo lì prima di… beh, di tutto questo casino – commentò con un sospiro.
- Già, è proprio un bel casino – assentì Ruby sconsolata
- Ruby, sai che tua madre non vuole che dici parolacce – l’ammonì Fahime
- Casino si può dire, è un eccezione – le rispose a tono.
Fahime sospirò esasperata ma lasciò perdere, probabilmente sapeva che era una causa persa discutere con Ruby.
- E adesso dove vivete? – chiese Sarah senza curarsi dello scontro verbale tra le due amiche.
Lilia sorrise – Presto lo vedrai, ormai ci siamo è in cima a questa collina. –
Come se la vicinanza a casa avesse ridato vigore a tutti, senza accorgersene, aumentarono il passo e in poco tempo furono in cima alla collina, Talia e Artemide furono le prime a sparire al di là mentre invece i ragazzi si fermarono per un secondo – Eccoci, arrivati – disse Lilia contenta e sollevata.
- Ma è una collina… - commentò Fahime delusa e confusa
Emily rise alle sue spalle – Fai un passo avanti – le suggerì.
Fecero tutti qualche passo avanti e all’improvviso, dal nulla, davanti a loro, apparvero semidei che correvano da una parte all’altra, bracieri, cabine e costruzioni di vario genere tutte in stile Greco.
Lilia si girò sorridente verso le ragazzine che erano rimase immobili fissando tutto sgomente:
- Benvenute al Campo Mezzosangue, base ribelle e… casa -.


Ed eccolo qui :)
Lo ammetto, mi piacciono i finali un po' aperti :P
Comunque, Cosa ne pensate del capitolo? :)
Sono contenta  che il primo vi sia piaciuto e che siate ritornati in tanti a recensire e a seguire :) Prometto che da oggi tutti i Giovedì ( scanso cataclismi o indisposizioni gravi) pubblicherò un capitolo :)
Ringrazio tutti quelli che seguono, che hanno messo la storia tra i preferiti o che sono passati a leggerla e che l'hanno recensita. Un ringraziamento speciale va a palmetta0708 e Talitha_love che mi hanno aiutato a scegliere il titolo per la Fanfiction e a AxXx e Darck_Angel che mi fanno da beta lettori e consiglieri :D
Direi che per ora è tutto, aspetto le vostre recensioni,
un abbraccio,
Darkness_Angel.


 
  
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