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Autore: TheRedPhoenix    04/12/2014    2 recensioni
Doctor Who ottava stagione episodio 8.
I fratelli Winchester, Sherlock Holmes e John Watson, si ritrovano misteriosamente in un treno che viaggia nello spazio.
Come ci sono arrivati lì? E perchè i passeggeri muoiono misteriosamente?
Toccherà a loro risolvere la situazione, assieme al Dottore.
Primo tentativo di un crossover SuperWhoLock.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 12
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3


Quando la porta elettronica si chiuse dietro di loro, Sherlock e Dean si ritrovarono addosso gli occhi interrogativi della signorina Pitt e della sua amica.
Quest'ultima puntò il dito verso Sherlock" Io ti conosco."
"Perdonami, ma non credo di poter dire lo stesso." Rispose lui cordialmente.
"Tu sei Sherlock Holmes il famoso detective! Sono una tua grande fan." 
Nel vedere come la ragazza facesse gli occhi dolci al detective, Dean sbuffò, di solito era lui quello circondato da belle ragazze.
"Ma cosa ci fai qui? Non sarai mica un alieno? Questo spiegherebbe le tue enormi capacità deduttive." Chiese Clara.
"In effetti potresti benissimo essere un alieno, strambo come sei."
Alle parole maligne di Dean, Sherlock gli rivolse un occhiata esasperata.
"Demoni e alieni, adesso mi dirai che esistono pure gli unicorni." Disse scettico.
"Non ho detto che gli alieni esistono, non diciamo assurdità! E comunque, per quanto riguarda gli unicorni, una volta mi è capitato un caso dove un uomo era stato trafitto da un unicorno, ma è una lunga storia."
Clara fissava Dean con curiosità, come se si fosse resa conto solo ora della sua presenza
"Tu chi sei?"
"Sono Dean Winchester, cacciatore. Ritengo che la povera signora sia stata uccisa da uno spettro, o da qualche altra entità sovrannaturale." Dean preferiva non rivelare subito del suo lavoro, ma aveva bisogno di rimarcare la storia del sovrannaturale per convincere Sherlock.
"Mia madre è stata uccisa da un mostro?" La povera signorina Pitt non sembrò prendere bene la notizia. Iniziò a espirare e ad inspirare lentamente, sembrava sul punto di avere un attacco di panico.
Clara subito cercò di darle conforto, abbracciandola leggermente e accarezzandola la schiena.
"Clara Oswald" si presentò infine la ragazza. "Aspetta un attimo, mi stai dicendo che cacci mostri ma non credi negli alieni? Quando siamo su un treno in mezzo allo spazio?"
Dean si sentì in difficolta e provò a dire qualcosa, ma non gli venne in mente nulla di buono, odiava quando lo mettevano alle strette; in quel momento sentì la mancanza di Sam, tra i due era lui quello intelligente.
Sherlock nel frattempo osservava Clara, finché un’espressione di puro entusiasmo non gli illuminò il viso, come quando riusciva a risolvere un enigma.
"Clara Oswald, tu mi conosci, sei umana!" Esclamò.
"Ehm sì, sono umana, di Londra." Ripeté lei ciò che era ovvio.
"Allora dimmi, come sei arrivata su questo treno?"
"Oh io viaggio con un mio amico, lui si chiama il Dottore."
Sherlock nell'udire quel nome si pietrificò, esattamente come prima, quando aveva scoperto che il treno viaggiava nello spazio.
"Dottore?" Chiese Dean, "Dottore chi?" Lui era scocciato nel non sapere minimamente di cosa si stesse parlando.
"Solo Dottore." Rispose Clara
"Non può essere." farfugliò Sherlock. "Pensavo che fosse solo una storia che Mycroft raccontava quando alzava troppo il gomito." Sherlock iniziò a fare su e giù per il locale, aveva bisogno assimilare tutte le informazioni che aveva ricevuto, ordinarle e trarre le giuste conclusioni. In passato aveva avuto casi difficili, casi che non era neanche riuscito a risolvere, ma qui la situazione era ben diversa, stavolta aveva la certezza che il mondo fosse molto più ampio di quel che credeva.
Clara sorrise nel vederlo così in difficoltà, sembrava che la situazione la divertisse.
"Il Dottore è reale, è un alieno di duemila anni che viaggia nel tempo e nello spazio e ha salvato la terra innumerevoli volte"
Sherlock unì le mani e le portò leggermente alla bocca, assumendo un aria pensierosa.
"Dunque gli alieni esistono. "Sherlock si voltò verso Dean "Ma continuo a non credere alla tua storia dei demoni."
Dean era sul punto dell'esasperazione. "Come puoi credere agli alieni e no ai mostri? Per tua informazione esistono anche l'inferno, il purgatorio e il paradiso. Li ho visitati tutti e tre personalmente." Quasi gli urlò contro, lo scetticismo di Sherlock assieme alla sua aria saccente, lo facevano impazzire.
Dean fece un bel respiro per calmarsi, dopo di che puntò gli occhi su Clara, preferendo lei come interlocutrice che Sherlock.
"Sai, ho conosciuto molti angeli, ma nessuno era bello come te." Le disse con il suo solito sorriso spavaldo che faceva sciogliere le donne.
Clara arrossì leggermente" Grazie, ma sono fidanzata."
Sherlock li guardò con aria di sufficienza "Oh Clara ignoralo, sta mentendo." 
"Come?"Chiesero indignati sia Dean che Clara.
"Quando hai detto di non aver visto un angelo così bello ti si sono formato delle piccole rughe sulla fronte, tipico segno di stress per chi mente. Inoltre hai distolto per un secondo lo sguardo, per non parlare del tuo tono di voce che è diventato più cupo. Posso continuare se vuoi?"
Dean alzò il braccio a mezz'aria e fece cenno a Sherlock di fermarsi.
"Okay abbiamo capito! Basta così." Alzò leggermente la voce, un’altra sola parola e gli avrebbe dato un pugno in faccia.
Sherlock lo guardò e sorrise compiaciuto, mentre Dean non faceva che rivolgergli sguardi cagneschi.
"Ehm…io vado a sistemare la porta." Clara sembrava a disagio nel stare vicino a quei due che bisticciavano come bambini, quindi trascinò con sé la signorina Pitt e insieme guardarono l'intreccio di fili della porta elettronica, per capire come poterla aprire. Clara non era un'esperta di tecnologia e dubitava che la signorina Pitt lo fosse, ma loro due erano le uniche che si trovavano agio con la tecnologia spaziale, a differenza di Sherlock e Dean.
"Ho del lavoro da fare, devo esaminare un cadavere!" Informò con entusiasmo i presenti, Sherlock.
"E no amico, devo vederlo prima io il cadavere." Aggiunse immediatamente Dean, come se fosse una gara.
Si incamminarono all'unisono verso il sarcofago che conteneva la salma della signora Pitt, lanciandosi alcune occhiate in cagnesco.
"Tu? Vuoi per caso contaminare le prove con le tue mani sporche di unto d'hamburger?"
"Okay si può sapere come fai?" Chiese esasperato, "Sei una specie di mago o cosa?"
"Non sono un mago, semplicemente osservo, cosa che voi idioti non fate."
Misero entrambi le mani sulla maniglia del sarcofago, pronti per aprire.
"Intanto io ho salvato l'umanità da Lucifero, non c'è di che."
"Posso anche accettare che esistano i fantasmi, ma non crederò mai che un tipo come te possa aver salvato il mondo."
Tirarono insieme la maniglia del sarcofago, ma non si aprì neanche di un centimetro.
"Qualcosa deve tenerlo sigillato." Commentò Sherlock.
"Qui ci vuole un po’ di forza, lascia che ci pensino gli americani." Disse Dean con aria strafottente.
Si asciugò le mani leggermente sudate sui jeans, si alzò le maniche della camicia e poi afferrò la maniglia con entrambe le mani, tirando di nuovo. Il sarcofago non si aprì minimamente, così Dean tentò di nuovo, appoggiando un piede al muro e cercando di aiutarsi facendo leva sulla gamba; la situazione non cambiò minimamente.
" Niente da fare, questo stupido coso non vuole aprirsi!" Sbottò arrabbiato.
"Clara." Sherlock si avvicinò alla ragazza "Sei riuscita ad aprire la porta?"
Se non poteva esaminare il corpo tanto valeva tornare da John e indagare da un'altra parte.
"No, non riesco a capire come funzionano questo fili." Rispose lei.
Dean si avvicinò a Sherlock e gli posò una mano sulla spalla, gesto che fece trasalire il detective.
"Beh, sei bloccato qui con me a quanto pare." Dean usò un tono gioioso, solo per infastidirlo ancora di più; e a giudicare dall'espressione di Sherlock, ci stava riuscendo.





Il Dottore aveva sentito che c'era stata un'altra morte, un’altra vittima della mummia, doveva saperne di più e in assenza di Clara aveva bisogno di un altro assistente.
"Ehi tu, bei capelli." Disse avvicinandosi a Sam.
Il ragazzo non sembrò apprezzare l'appellativo a giudicare dall'occhiataccia che gli rivolse.
"Dottore, posso aiutarti?"
"C'è stata un'altra morte e so che tu quanto me vuoi scoprire la verità sulla mummia, quindi seguimi."
In tutto questo, il Dottore non aveva prestato caso a John, che era seduto accanto a Sam e che fortunatamente si era calmato dopo il suo attacco di panico.
"Hey voglio anch'io indagare su queste morti misteriose, Sam mi ha detto tutto della mummia a…aliena" John disse l'ultima parola come se dovesse vomitarla. Prima i demoni e poi gli alieni, cominciava a sentire la mancanza di Moriarty.
"Come ti chiami?" Domandò il Dottore.
"John Watson, sono un dottore anch'io."
"Si, non ci interessa, ora andiamo!" Il Dottore fece dietro front e si incamminò velocemente, costringendo i due a corrergli dietro.
"Esattamente in cosa sei Dottore?" Chiese John perplesso.
"Questo non è importante ora. Dobbiamo parlare con l'unico uomo che possa darmi delle risposte sulle misteriose morti."
"Ossia?"
"Il capitano Quell."

Si recarono presso l'ufficio del capitano, che li ricevette non con molta gioia. L'uomo aveva il viso tirato e sembrava preoccupato per quello che stava succedendo, anche se non lo voleva esternare.
"Capitano Quell, dobbiamo parlare di quella che sta succedendo su questo treno." Iniziò il Dottore.
L'uomo li fissò tutti e tre stizziti.
"I passeggeri non sono autorizzati a certe informazioni."
Il Dottore stava per tirare fuori la sua carta psichica quando Sam lo precedette, mostrando il tesserino dell'FBI.
"Agente McCartney, FBI spaziale, sotto copertura. Loro sono i miei colleghi, l'agente Watson e l'agente Smith."
Il Capitano prese un bel respiro e andò a versarsi da bere, offrendo anche a loro, ma tutti e tre rifiutarono.
"Questo non è esattamente nelle mie mansioni."
"Oh andiamo Capitano" Iniziò il Dottore "Dove saremo se seguissimo tutti le nostre mansioni?"
"Bella domanda" Rispose con una certa nota di ironia.
"Invece che attaccarsi alla bottiglia, non dovrebbe fare qualcosa?" Commentò John, che sembrava non apprezzare un ufficiale che beveva in una situazione di emergenza.
"Ho seguito la procedura per le morti accidentali!" Il Capitano si sentì offeso dal modo in cui gli si rivolgevano. "Voi non sapete nulla di me."
" Ferito in battaglia, congedato con onore. Speravi in una vita tranquilla, dopo aver perso la voglia di combattere. Dimmi se sbaglio?" John non ci mise molto a capire la storia del capitano, forse perché rivedeva una parte di sé in lui, l'unica differenza era che lui non si era attaccato alla bottiglia per non diventare come sua sorella.
Il Dottore fissò John e sorrise soddisfatto, lieto di aver trovare un altra mente sveglia.
Il Capitano rimase in silenzio per un pò, poi svuotò il suo bicchiere e tornò a guardare i tre uomini seduti di fronte a lui.
"Non ci prove di nessun attacco a terze parti."
"Si, aspettiamo che i corpi si accumulino nella speranza di qualche indizio. Oppure potremo fare qualcosa."
Ma alle parole del Dottore il capitano Quell voltò la testa, ricevendo in cambio uno sguardo dal Dottore pieno di delusione, uno di quegli sguardi che speri di non ricevere mai nella vita.
"Perché mai parlo con te?" Il Dottore uscì dall'ufficio indignato, John e Sam dopo un breve momento di smarrimento lo seguirono.
"Cosa facciamo ora?" Chiese Sam.
"Beh vediamo un po’."Il Dottore batté le mani per poi allargarle di nuovo in un gesto molto teatrale.
"Abbiamo una delle menti più brillanti dell'universo, che sarei io, un cacciatore e un dottore. Unendo le forze potremmo farcela."
John tossì leggermente per attirare l'attenzione.
"Prima ho fatto delle ricerche e mi sono procurato il manifesto dei passeggeri, il piano del treno e una lista di fermate degli ultimi sei mesi." 
Sam e il Dottore fissarono John sorpresi, mentre lui tirava fuori dalle tasche diversi fogli spiegazzati
"Non ho ancora avuto il tempo di controllarli, ma credo che tu saprai farne un uso migliore."
"Complimenti John Watson." Disse il Dottore affascinato, mentre prendeva le carte e le studiava con un certo interesse.
Intanto Sam si stava chiedendo come facesse il Dottore a sapere che lui era un cacciatore, quando non aveva rivelato a nessuno la sua identità, tranne a John e a Sherlock.



Angolo dell'autrice:
Grazie a tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti, seguite, ricordate.E un abbraccio a chi lascia una piccola recensione <3.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto:)
Se avete domande o curiosità ecco i miei social: http://https://www.facebook.com/red.phoenix.52459   http://http://ask.fm/RedPhoenix469
   
 
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