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Autore: Kimmy_chan    04/12/2014    6 recensioni
Attimi di vita per Peeta e Katniss. (RACCOLTA DI ONE SHOT)
Conosciamo i nostri due protagonisti e sappiamo cosa provano l'uno per l'altra, o almeno in parte...
Tra queste One Shot troverete momenti speciali ma anche momenti semplici, di quotidianità dei nostri due guerrieri.
Ma.. attenti! Ci sono anche OS che non li vedono come protagonisti centrali del momento. Insomma, ce ne sono di tutti i gusti!
Le One Shot NON sono in ordine cronologico e ci possono essere ripetizioni di alcuni momenti, ad esempio: il matrimonio di Katniss e Peeta in luoghi diversi ecc..
Spero di riuscire a trasmettere le loro gioie, le loro speranze, il loro dolore ecc.. in modo abbastanza decente. Per favore, leggete e ditemi cose ne pensate! Non aspetto altro che un vostro parere!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Dedico questa storia alla mia amica Bellador, spero che almeno un pochino ti piaccia.
Ti ringrazio perchè mi sopporti ogni giorno e stai appresso ai miei deliri. 
Ti voglio bene <3



Pov Katniss

Era un caldo giorno di primavera; ed intorno alla nostra casa, nella radura, stavano sbocciando le Primule ed i Denti di Leone che avevamo piantato un po' di tempo fa io e la piccola Willow, in onore della mia piccola paperella scomparsa..
-Mamma! Oggi non doveva venire Bell?- chiese mia figlia Willow, avvicinandosi a me.

Stare sulla sedia a dondolo che avevo messo sul portico del retro di casa mi faceva sentire in pace con il mondo.
Era meraviglioso lo spettacolo naturale di cui potevo godere da quella mia comoda postazione... 
Il bosco, che sovrastava ogni cosa intorno alla nostra piccola villetta, ci regalava selvaggina fresca ogni qual volta ne avessimo bisogno; ma in quegli ultimi anni ho sempre preferito acquistare la carne di cui necessitava la mia famiglia dal macellaio del villaggio.
Una volta mi è capitato di vedere un stambecco fare capolino dal folto della foresta. Era così piccolo e fragile.. un cucciolo. Era così adorabile nella sua pura ingenuità che mi fece emozionare. Rimasi lì, per delle ore ad osservarlo brucare l'erba fresca del prato vicino casa..

-Mamma!- quasi urlò nel panico mia figlia.
-Sì?- avevo ancora un po' lo sguardo trasognante ma tentai di tornare in me. 
-Ti ho detto se ti ricordi che oggi deve venire zia Bellador a trovarci!- 
Oh mio dio! Mi ero completamente dimenticata della visita della nostra cara amica Bell! 
Bellador Sfoggia era una vecchia amica di famiglia. Era persino la madrina di Willow! E la nostra piccola artista adorava la sua zietta acquisita. 
Bellador e Willow dopotutto si somigliavano molto interiormente. Entrambe erano due artiste nate. La nostra piccola peste era una pittrice eccezionale, come suo padre; invece Sfoggia era una scrittrice che vagava per i vari villaggi, ex Distretti, ricercando vecchie leggende, per poi rilegarle in libri per bambini; anche se aveva iniziato come romanziera ed infatti c'eravamo conosciute anni prima a causa di una sua vecchia idea.. 
Da quando il nostro paese dava più libertà d'espressione al suo popolo, nel nostro mondo si era fatta strada una nuova sensibilità artistica che molti cercavano e seguivano con passione e dedizione, proprio come faceva la cara Bell. Non stava mai ferma più di cinque giorni in un luogo, fatta eccezione però di quando veniva a trovare la nostra famiglia.


Mi ricordo ancora, come se fosse ieri, quando la incontrammo per la prima volta...

-Peeta! Katniss!- qualcuno ci stava chiamano tra la folla brulicante che passeggiava per la piazza del villaggio. Come ogni 20 Luglio nel Villaggio delle Colline, ex Distretto 12, si stava svolgendo l'annuale Festival d'estate. Durante questa "nuova" tradizione, il villaggio si colorava di colori caldi come il rosso ed il giallo. In quei giorni molti viaggiatori giungevano dalle altre terre per acquistare i nostri lavori di artigianato. Fu proprio durante quel periodo che qualche anno prima Peeta inaugurò la sua nuova pasticceria/panetteria; che poi in seguito sarebbe divenuta famosa in tutta Panem.

Sconcertati cercammo di capire da dove provenisse la giovane voce che non riuscivamo a riconoscere. Per dar modo alla ragazza di raggiungerci ci accostammo ai margini della strada, ma le persone che passeggiavano per la strada erano così tante che ci rimase impossibile non stringerci, per non perderci tra la folla che spingeva verso il negozio "Le schor", noto per i suoi sconti pazzeschi alla cassa in quel giorno di festa. E per fortuna le persone che ci giravano in torno, vedendo me e Peeta stretti l'uno nelle braccia dell'altro. Sapevano tutti chi eravamo e, per fortuna, nei "nostri momenti di intimità", anche se pochissimi in pubblico, decidevano magnanimamente di lasciarci stare. Anche se non era quello il caso fui felice di trovare un po' d'aria finalmente. Non mi era mai piaciuto stare in luoghi pieni di gente.. Ma io e Peeta dovevamo andare alla panetteria per controllare come andava il lavoro;  certo, non ero stata felice di questa sua decisione ma mi aveva promesso delle focaccine di formaggio.. perciò avevo accettato senza fare tante storie. 

-Finalmente sono riuscita a raggiungervi! Wow! E' pieno di gente quest'anno!- una ragazza di più o meno vent'anni era arrivata davanti a noi con il fiato corto ed i capelli tutti attaccati alla tempia dal sudore. Deve averci seguito da tempo per ridursi in quello stato..
-Stai bene?- chiese Peeta, mettendo una mano sulla spalla della ragazza che piegata in due su se stessa cercava di riprendere fiato. 

All'istante, appena senti quel breve contatto la misteriosa bruna si mise immediatamente in posizione retta e cercando di sistemarsi i capelli parlò nuovamente. -Sì, grazie. E scusate se vi ho chiesto di fermarvi. Volevo conoscervi da anni..- Osservai i suoi occhi.. 

Erano di un castano dorato che sprizzava così tanta vita ed energia che avrebbe potuto smuovere una montagna se solo avesse voluto. Che ragazza particolare.. 
Era vestita in maniera così particolare che rimasi ad osservarla mentre chiacchierava con Peeta. Le sue snelle gambe erano fasciate da dei jeans scarabocchiati con le più varie tonalità di colori, sopra aveva una maglietta molto larga color lilla ed il suo décolleté era fatto risaltare dalla presenza di un pendente molto particolare.. un triangolo al cui centro vi era un piccolo cerchio diviso a metà da una bastoncino dritto. Chissà se ha un significato particolare, mi chiesi un po' curiosa.
Era fatto di legno ma aveva degli intagli così delicati e raffinati che mi attiravano come se fosse una calamita.. Da quando avevo trovato un po' di tranquillità, dopo la guerra, ho deciso di dedicarmi all'intaglio, è un lavoro manuale che mi tiene occupata per svariate ora e mi aiuta a non pensare. Le ferite, anche dopo anni, sono ancora fresche in me.
-Scusate ma vorrei farvi vedere una cosa che ho qui- disse la ragazza, iniziando a frugare nella propria tracolla alla ricerca di chissà cosa -Se lo trovo... Sembra che a questa borsa sia stato applicato un incantesimo di estensione irriconoscibile- ed iniziò a ridere da sola.
Non riuscivo proprio a comprenderla. Era una ragazza strana direi... ma continuavo ad essere molto incuriosita dalla sua collana..
-Okay, senti tu sai chi siamo noi, ma noi non sappiamo nulla di te. Come ti chiami?- chiese Peeta, cercando di calmare quella pazza che aveva iniziato a tirare fuori tutto dalla sua borsa e lo poggiava ai suoi piedi. 
-Non riesco a capire dove cavolo sia potuto finire..- borbottò tra sè e sè la ragazza sconosciuta -Dovrebbe essere tra i fogli del "Maschiano" che ho scritto ieri... Strano..-
Ci stava ignorando. Prima ci chiama a gran voce per tutta la piazza poi si accuccia su sè stessa e borbotta da sola. E non era una mia impressione. Peeta le aveva semplicemente chiesto il suo nome e lei continuava a parlare da sola, come se nessuno le stessa parlano, questa cosa mi irritava. -Ehi! Peeta ti ha chiesto come ti chiami!- quasi urlai in preda ai nervi. 

Odio perdere tempo, a quel punto saremmo potuti essere già di fronte all'entrata di "Lo Schor".

Anche dopo averle quasi urlato contro niente.. Quella ragazza continuava a stare nel suo mondo fatto di fogli ed inchiostro, che avevo notato non mancavano nella sua borsa..
Poi urlai, dandogli un colpetto su una spalla -Ehi! Tu! Ci sei o sei fuggita in un mondo tutto tuo?- 
Ed a quel punto, finalmente, chissà come ella tornò tra noi -Che c'è?- disse un po' irritata, ma quasi immediatamente quella sua smorfia accigliata si mutò in pura consapevolezza e rammarico -Ah! Oh mio dio! Stavo di nuovo parlando da sola? Scusa! Mi dispiace tanto, non volevo! Mi sono chiusa nel mio mondo.. E' che spesso, nemmeno me ne rendo conto, mi capita di rimanere per delle ore a parlare da sola, sono una che riflette molto nel suo mondo di fantasia. Dopotutto sono una scrittrice girovaga. Ho solo me stessa ed i miei libri, per questo borbotto da sola. Non sono molto abituata a parlare con le persone, di solito osservo solamente. Scusate, non mi sono presentata.- con molta delicatezza e grazia ella si alzò e mi porse la mano destra -Piacere, io sono Bellador Sfoggia. Mi scuso per il mio comportamento.- 
-Ah..- ero rimasta senza parole. 
Una scrittrice girovaga? Ne avevo sentito parlare ma non mi ero mai imbattuta in una di loro.. Cioè da quando Snow era caduto la popolazione di Panem aveva iniziato a cercare il proprio io interiore, e molti viaggiavano per le altre terre, sperando di trovare il loro posto nel mondo, dedicandosi ai numerosi mestieri erranti che stavano nascendo. Erano tanti i musicisti e i cantanti che giravano per il paese, allietando i cittadini con le loro opere, ma non avevo mai incontrato uno scrittore. Di quelli ce n'erano pochi.. Dopotutto era difficile riuscire a cercare di aprire la propria fantasia dopo quello che la gente aveva visto. Il dolore era fresco in tutta Panem e ci sarebbe voluto del tempo per far rimarginare le ferite. Per questo gli scrittori erano pochi, essi non trovavano nulla da scrivere che non riguardasse dolore e guerra, ma il mondo aveva bisogno di non pensarci. 

-Ciao. Io sono Peeta Mellark.- disse Peeta, stringendo la mano della ragazza. 
-So benissimo chi sei.- volgendo il sguardo anche verso di me aggiunse sorridendo gentilmente -Cioè, chi siete.- 
-Come mai volevi parlarci?- chiese incuriosito Peeta. 

Avevamo incontrato numerosi giornalisti nell'arco degli ultimi anni, per rilasciare delle testimonianze. Personalmente ho odiato ogni singola intervista, invece Peeta era sempre stato abbastanza tranquillo, ci sapeva fare con le parole.-Beh.. non vorrei sembrarvi troppo indiscreta ma vorrei farvi qualche domanda su beh..- la ragazza era un po' titubante, ed aveva iniziato a sudare freddo. 
-Cosa volevi domandarci? Parla pure.- cercò di incitarla a proseguire Peeta. 
-Volevo chiedervi se per favore mi potreste parlare della "Rivoluzione della Ghiandaia Imitatrice"- le sue parole ci scoppiarono in volto come se fossero state una bella bomba impacchettata e speditaci direttamente dall'aldilà.
-Cosa vorresti sapere sulla "Rivoluzione della Ghiandaia Imitatrice"? Abbiamo già raccontato la storia a numerosi giornalisti. Basta  cercare direttamente negli archivi pubblici e lì troverai quello che cerchi, vorremmo evitare di parlarne ancora.- rispose con tono duro il biondo accanto a me. 
La "Rivoluzione della Ghiandaia Imitatrice", così avevano chiamato quell'atroce guerra che aveva colpito ogni parte del territorio di Panem.    
-Ho già letto tutto quello che c'è negli archivi, ma non vi è riportato nulla su quello che è successo durante i giorni in cui Katniss nel Distretto 13.-
-Ah.. Beh, scusa ma Katniss non ama parlarne, perciò, mi spiace, ma non possiamo esserti d'aiuto.- rispose immediatamente Peeta con tono fermo che non ammetteva repliche.
-Ah..- mugugnò la giovane -Mi dispiace.. io volevo solo..- quel suo tono vivace e pieno di vita si era spento -Volevo solo scrivere un libro che raccontasse cos'è successo realmente durante la guerra a voi due. Non voglio che la gente dimentichi...-
Non voleva che la gente dimenticasse?! Ma era stupida o sadica? La popolazione, anche dopo quei 5 anni, era ancora ferita nel profondo dell'animo e lei non voleva dimenticare? Le persone faticavano ad andare avanti con i cuoi spezzati dalle perdite dei loro cari e lei non voleva che la gente dimenticasse, che dimenticasse tutto quello che avevamo passato? Era forse pazza?
La guardai in cagnesco ma sembrava che lei non comprendesse che non era aria..
-Vorrei che la gente comprendesse che la pace che abbiamo raggiunto è stato il risultato di innumerevoli perdite e sofferenze.- 
Continuava ad insistere?
Aveva proprio intenzione di farmi arrabbiare. Lei continuava a blaterare ed io stavo per scoppiare. Oh si.. stavo per urlarle contro. 

Ero pronta. Stavo per urlarle che poteva andarsene a quel paese insieme alle sue stupide idee su libri che avrebbero solo fatto soffrire ancora la popolazione di Panem, quando Peeta mi prese per mano e mi sussurrò all'orecchio - Stai calma. Lei non capisce. 

Lei non ha visto quello che hai visto tu. Lei non capisce come ti senti. Lascia stare, fai dei respiri profondi.-
-Scusa Bellador, ma noi non ce la sentiamo di parlarne ancora.- Peeta era stato fermo nelle sue parole ma anche gentile ed educato, come solo lui sapeva fare. Sentendolo così deciso finalmente quella pazza si zitti e rimanendo a bocca aperta quando ce ne andammo mano nella mano. 
Facemmo pochi passi verso la folla e tra essa scomparimmo dalla sua visuale..

 
Era ormai ora di cena, ed il sole stava tramontando sul villaggio. Io e Peeta avevamo fatto tutte le nostre compere, eravamo persino riusciti a comprare le un bellissima e caldissima coperta di lana fatta a mano a "Lo Schor". Avevo già un programmino in mente per me, lui e quella coperta quella sera.. ma tutto quello che avevo sognato per noi venne distrutto come una sottile lastra di vetro quando giungemmo davanti casa nostra.
-Che cosa ci fai qui? Non siamo stati abbastanza chiari oggi?- urlai, lasciando la mano di Peeta e correndo verso la figura che si era alzata in quel momento dalla scalinata del nostro portico - E come fai a sapere dove abitiamo? -
-Tutti lo sanno.. mi è bastato chiedere in giro..- rispose un po' titubante.
- Va bene. Diremo a tutto il villaggio che non devono dire dove abitiamo a chiunque glielo chieda. Però credo che la tua presenza qui stia a significare che non hai ancora capito che noi non vogliamo parlare con te! - 
-Io.. Io.. Io.- 
Balbetto appena ma io non le feci dire altro. - Fatti entrare in testa che io e Peeta ne abbiamo abbastanza di voi scrittorucoli da strapazzo che tentano di arricchirsi cercando di avere "nuove" notizie su di noi o su quello che abbiamo fatto in tempo di guerra.- 
-Katniss.. è abbastanza. Non vedi che la stai spaventando?- Peeta era accanto a me, come sempre.. 
-Ma non capisce!- mi girai verso di lui, ormai in lacrime. Ero stanca. Ero esasperata e sul punto di crollare, ma guardare i suoi occhi mi diede nuovamente forza.
-Katniss..- la sua mano mi accarezzò dolcemente la guancia destra - Sta tranquilla. Perchè non vai in casa e posi i nostri acquisti? 

Qui ci penso io.- ero un po' titubante a lasciarlo solo con quella pazza. E se avesse avuto un attacco a causa di quelle stupide domande che continuava a farneticare? Ma con un delicato bacio sulle labbra Peeta mi fece capire che sarebbe andato tutto bene, perciò presi le buste della spesa e mi diressi con passo deciso verso la porta principale della casa, lasciando dietro di me un Peeta soddisfatto e una pazza che continuava a fissarmi allibita.

Senza attendere oltre, dopo aver sistemato la spesa, mi misi a cucinare l'unica cosa che ero capace di fare: lo stufato. 
Peeta aveva tentato più volte di insegnarmi qualcosa di nuovo, ma ero del tutto negata. La cucina non era decisamente il mio campo. 
Sapevo fare lo stufato, perchè una volta, quando ancora mia madre non riusciva a smuoversi dal suo status di depressione, Prim prese la febbre, e l'unica cosa facile che mi avrebbe potuto insegnare a fare in quello stato era stato proprio lo stufato. Un po' di carne, qualche erbe e un po' d'acqua. Ecco fatto. Un pasto caldo che avrebbe riscaldato e rimesso in forze chiunque. 

Lo stufato era a buon punto e Peeta ci stava mettendo molto. Che gli fosse successo qualcosa?

D'un tratto, mentre giravo quell'intingolo un po' brunetto e tentavo di immaginarmi come il mio uomo avrebbe cacciato quella pazza dal nostro portico,  sentii la porta chiudersi -Peeta? Com'è andata?- urlai dalla cucina, per farmi sentire.
-Dove sei?- 
-Sono in cucina! - mi pulii all'istante le mani sporche sul grembiule che portavo e tentai di ripulire velocemente il casino che avevo lasciato mentre preparavo la cena. Sapevo che se Peeta avesse visto in che stato era la sua amata cucina non mi ci avrebbe più fatta entrare nemmeno per prendere un bicchiere d'acqua. 
-Cosa hai fatto qui..- 
Troppo tardi. -Emh.. Ho preparato la cena.- tentai di sorridere e cercare di fare la carina. Ero in guai seri.. Peeta aveva gli occhi sbarrati ed era pallido in volto. Non era un buon segno.. 
L'ultima volta che avevo messo mano in cucina avevo fatto bruciare un intero tacchino, e quello avvenne circa otto mesi prima..   
Ogni volta che tentavo di dargli una mano in cucina il mio amato mi guardava negli occhi e mi ripeteva sempre la stessa frase "Vuoi fare un casino come con il tacchino di poco tempo fa?" 
Quel "poco tempo fa" durava da mesi ed ero esasperata. Non volevo che mi trattasse come un'impedita, perciò quel giorno presi l'occasione al volo e cucinai per noi. 
-Volevo solo prepararti la cena..- mormorai abbassando la testa.
-Katniss..- disse esasperato, toccandomi la spalla destra, a quel contatto alzai leggermente la testa e guardai i suoi occhi. E lì, in quelle meravigliose pupille color cielo trovai dolcezza e comprensione. Niente rabbia. -Mi piace che tu ti metta in gioco e tenta di cucinare per noi, ma..- si gratto leggermente la nuca e continuo cercando un modo carino per dirmi quello che già sapevo da tempo - Sei una frana in cucina. Riesci solo a fare casini.- 
-Lo so.. ma ci volevo provare comunque. Giuro che ora pulisco tutto io.- immediatamente mi girai e mi rimisi a sistemare il casino che avevo fatto. 
-Tranquilla..- sussurrò al mio orecchio Peeta. La sua calda mano si poggiò sulla mia e le sue labbra si accostarono al mio collo, accendendo in me un'ondata di calore e passione. 
-Peeta...- mugugnai, tentando di girarmi verso di lui, ma era impossibile. Mi aveva bloccata contro il lavabo. Sentivo la sua eccitazione e con essa mi resi conto che in quel momento lo desideravo quanto lui desiderava me. 
-Andiamo in camera..- mormorò soffiandomi sulla pelle calda e umida del mio collo.
-Lo stufato..- 
Senza dire altro il mio compagno spense il fornello, copri la pentola con un coperchio li vicino e poi mi prese in braccio. 
Continuammo a baciarci appassionatamente per tutto il tragitto che divideva la cucina dalla nostra camera da letto.

Ed in quel momento mi dimenticai di ogni cosa..

Alla fine non cenammo. Rimanemmo tutta la notte tra le lenzuola e quando finalmente fummo appagati e stanchi ci lasciammo trasportare nel mondo dei sogni da Morfeo, l'uno nelle braccia dell'altro..

Quando aprii gli occhi rimasi stupita nel non trovare accanto a me Peeta. 
Mi stiracchiati ed scendendo al volo per le scale, mi infilai una vestaglia. 
Andare a cercare il mio compagno in cucina sembrava l'opzione migliore..  ma rimanesi spiazzata quando, attraversando il salone, che conduceva alla cucina, trovai seduta comodamente su una poltrona di casa mia quella pazza del giorno prima. - E tu cosa ci fai in casa mia?- chiesi sbalordita.
-L'ho invitata io..- Peeta entrò nella stanza, si era messo una canottiera bianca e dei bermuda color cachi quella mattina. 
-E perchè avresti fatto una cosa del genere senza neanche dirmelo?- 
- Perchè non avresti accettato di vederla. Ti conosco bene.- Dopo un attimo di silenzio egli tornò velocemente in cucina e torno con un vassoio pieno di biscottini e delle brocche. -Volete del Tè freddo, del Caffè o una limonata?- chiese molto garbatamente a me e alla nostra presunta ospite.
- Caffè nero grazie.- rispose Bellador. 
Peeta si sedette sul divano, porse all'ospite il caffè e per se prese un bicchiere di tè. Entrambi sorseggiarono la loro bevanda fresca e mi fissarono. 
-Okay. Okay.- dissi, andandomi a sedere accanto a Peeta.
-Brava la mia Katniss.- mormorò divertito il mio ragazzo. 
Senza dire altro mi versai una tazza di caffè e lo sorseggiai, iniziando a sentirmi sempre più sveglia e vitale. 
Dopo un po' Peeta ruppe il silenzio che ci aveva avvolti per quasi un quarto d'ora. -Bene. Allora. Voi due vi conoscete ma Katniss non ha ancora ben capito cosa intendi Bellador. Tu devi capire come si sente. E dopo la chiacchierata di ieri sera credo tu abbia compreso.- disse rivolgendosi alla nostra ospite.
-Sì- ella spostò la sua attenzione da Peeta a me - Mi dispiace, sono stata insensibile. Ma tu non capisci..- 
-Alt!- Peeta la zitti, alzando una mano e volgendola verso di lei - Cosa avevamo detto? Sarò io a spiegarle cosa vuoi da noi. Non credo che voi due siate molto compatibili.-
Ella annui e tornò ad osservare la sua tazza di caffè nero.
-Peeta mi vuoi spiegare cosa succede?- chiesi esasperata al mio ragazzo.
- Katniss. Bellador vorrebbe scrivere un libro su noi due, ma non uno come gli altri dove al centro della narrazione vi è la nostra storia d'amore. Lei vuole raccontare la nostra storia ma come punto centrale la guerra. Lei crede che scrivendo questo libro potrebbe riuscire a non far dimenticare alle generazioni future ciò che è avvenuto a noi e a tutta la popolazione di Panem.- Peeta prese le mie mani tra le sue ed i nostri sguardi si incontrarono -Katniss, lei capisce. Ed ha ragione. Le persone che verranno dopo di noi devono sapere. Dobbiamo ripercorrere a ritroso tutto quello che è avvenuto ma tranquilla, lo faremo a piccoli passi. Per questo stavo pensando di invitare Bellador a rimanere con noi per un po'. Che ne pensi?- 

Avere quella tizia in giro per casa e raccontarle tutto quello che abbiamo passato? Forse Peeta stava impazzendo. 

-Non guardarmi con quella faccia. Non sono impazzito.- mi ammonì all'istante lui - Lo dobbiamo fare per i nostri figli e per i figli dei nostri figli. Non credi?-
-Figli? Avremo dei figli?- lo dissi senza pensare e forse il mio tono era stato un po' strano, perchè ci rimase decisamente male.
Non avevo mai pensato ad avere dei figli.. cioè, in realtà si. C'avevo pensato ma avevo deciso di non averne. Quando vivevo nel vecchio Distretto 12 c'era cibo per me e la mia famiglia per miracolo, non volevo far passare tutto quello che avevo passato io a delle innocenti creature.. ma in quel momento, dopo tutto quello che avevamo passato, avevo realmente la possibilità di metter su famiglia.. e non c'avevo pensato.
- Okay.. niente figli.- disse abbattuto, e sul suo volto apparve una smorfia di pura amarezza. Non potevo negargli anche quello.
Per anni, lo avevo tenuto sulle spine, non riuscivo ad aprirmi a lui. Avevamo vinto innumerevoli battaglie contro i nostri peggiori incubi e con il passare del tempo ero riuscita nuovamente ad aprirmi, piano, piano a lui.. 
Per anni ho avuto paura di rimanere nuovamente ferita da lui; ma erano stupide paura che con il passare del tempo il suo amore ha fatto allontanare dalla mia mente.
Ci amiamo. E nell'amore è importante anche il compromesso.. un figlio potevo anche concederglielo. 
-Peeta... non capisci.- mi alzai e mi misi in ginocchio accanto davanti a lui, presi le sue mani tra le mie e tentai di dirgli quello che mi frullava nella testa bacata che mi ritrovavo - Peeta, io voglio un figlio da te. Cioè me ne sono resa conto solo ora che possiamo avere dei figli senza preoccuparci che un pazzo ce li possa strappare e li possa buttare in un'arena, o che possano morire a causa della scarsità di cibo. Anni fa, quando Gale mi chiese se avrei voluto avere dei figli gli risposi che preferivo non averne se dovevano crescere circondati da tutto quel dolore e quella povertà. Ma grazie a te, a noi, dopo anni tutta la popolazione di Panem può vivere liberamente. Certo, ancora ha delle profonde ferite che l'hanno segnata a vita, ma ce la sta facendo. La nostra nazione sta risorgendo. -
-Katniss.- i suoi occhi si illuminarono e fissarono i miei del tutto sorpresi -Dici sul serio? Vuoi avere dei figli?- 
-Certo! Pensi che potrei scherzare su una cosa del genere? Io ti amo, e voglio una vita serena con te. Scusa se a volte non capisco come ti senti o sono scorbutica.- è sempre stato difficile esprimere i miei sentimenti, ma in quel momento fu mille volte peggio. 
-Tu non sei scorbutica- disse affettuosa accarezzandomi una guancia.
-Emh.. scusate.- mi ero dimenticata di lei..
-Ah. Vero. Tu sei ancora qui.- dissi acidamente guardandola storto.
-Eh si.- mormorò un po' abbattuta la nostra ospite. La quella strana ragazza continuava a giocherellare con le mani e si ostinava a non guardarmi negli occhi mentre le parlavo ma dopotutto Peeta aveva ragione, come sempre.
-Comunque dovrò abituarmi alla tua presenza dopotutto, perciò ricominciamo da capo.- mi alzai, le porsi la mano in segno di pace e accostandomi ad un suo orecchio aggiunsi - Io sono Katniss Everdeen, e ti avverto: Se ti avvicini troppo a Peeta scocco una delle mie frecce in uno dei tuoi occhi.- sorrisi dolcemente, ma forse spaventai quella poveretta di Bellador. 
Quella donna non sapeva che trasferendosi da noi si sarebbe cacciata in brutti guaii, con me in giro.                                       

Ricordo che le resi impossibile la prima settimana da noi. Ogni volta che entrava in una stanza dove c'eravamo io e Peeta in un secondo mi buttavo tra le braccia del mio amato. Lui era, ed è tutt'ora, mio e lei lo doveva capire. 

Un giorno però Peeta si stufò di questo mio "stupido giochetto", come lo aveva chiamato lui.
-Katniss, seriamente quella povera donna è venuta qui solo per scrivere un romanzo e tu ogni volta che tenta di chiederci qualcosa mi salti addosso e lei scappa. Sai com'è timida e poi non si fanno certe cose in pubblico! Non sei una ragazzina in preda agli ormoni!- era davvero arrabbiato e non potevo certamente biasimarlo.. mi ero davvero comportata da ragazzina -Ora vai a scusarti e chiacchierate un po'! Sai che se la conosci bene scopri che è una brava ragazza? Io sono riuscito a parlarle giusto qualche giorno fa. 

Tu eri andata nei boschi ed io ero tornato presto dalla pasticceria, per farti una sorpresa, ma tu non c'eri. Ho trovato quella poveretta seduta in veranda a bere una limonata e guardava in bosco con occhi trasognanti ma cupi e spenti. Era molto triste.. Perciò sono andato da lei e abbiamo chiacchierato. Ama i libri come se fossero dei figli per lei. Adora la cioccolata ed è una tipa molto sportiva, infatti quasi tutti i suoi viaggi li ha fatti a piedi. E' una donna forte, ma tu la stai scombussolando. Se ti trova da sola la tratti male e le rispondi con tono acido, ed invece se sei con me mi ti appiccichi come una sanguisuga e la metti in fuga. Ora è in giardino che legge sotto al cipresso, vai a parlarle.-
-Ma Peeta..- mugugnai.
-Niente ma! Vai a fai la donna matura. So che sei gentile e buona con quelli a cui vuoi bene e scorbutica con tutto il resto del mondo, ma per favore, fallo almeno per me. Parlale.- 
-Va bene. Vado..- 
Quando Peeta parlava diceva sempre cose giuste e questo mi fregava ogni volta.

Con passo mogio mogio mi diressi verso il giardino assolato. Ed immediatamente la vidi, era appoggiata al cipresso che troneggiava nella parte ombrosa del nostro piccolo angolo di mondo verde. 
Mi avvicinai a lei piano, piano, e credo che neanche si accorse della mia presenza fino a quando non parlai -Bellador..- 
Ella saltò dallo spavento, era così immersa nella lettura di uno dei suoi amati libri che rimasi sbigottita quando mi vide davanti a lei -

Oh. Cielo. Ciao! -
-Ciao..- mormorai -Posso..?- chiesi, facendo un veloce cenno con la testa, volevo sedermi accanto a lei ma preferii chiedere  il permesso. 
-Ma certo!-  si scostò appena, per farmi sedere all'ombra, accanto a lei  -E' casa tua. E' il tuo albero, sono io quella di troppo.-  mormorò infine.
-Scusami..- dissi affranta.
-Per cosa? Come ti ho detto è casa tua non mi costa nulla scostarmi un po', poi è più bello stare in compagnia che stare da soli. Non credi anche tu?- sorrideva.. lei sorrideva. Dopo tutto quello che le avevo fatto ancora sorrideva.
-Non è per questo.. Scusami per come mi sono comportata con te. Da quando tu sei qui mi sono comportata come una ragazzina. 

Scusami tanto.- ero davvero rammaricata e per fortuna lei se ne accorse perchè mi perdonò immediatamente. 
-Sta tranquilla. Capisco che hai affrontato tante situazioni difficili e che non riesci a fidarti facilmente della gente. E so di aver invaso i tuoi spazzi, infatti proprio poco fa ho inviato una lettera ad una mia amica del Village Sparcks, su al Nord, le ho chiesto se può ospitarmi per qualche giorno, poi ripartirò per una nuova meta..- 
Non poteva andarsene ora! Mi girai e la presi per le spalle -No! Non te ne andare! Ti prego! Giuro che d'ora in poi mi comporterò da persona civile, dai resta. E tenterò di raccontare la nostra storia.- 
Il suo volto per un attimo si illumino di pura serenità ma dopo neanche un secondo si rispense -Vorrei rimanere.. ma non posso. 

Ormai la lettera è andata e poi.. forse tu dovresti prepararti ancora un po' mentalmente. So che quello che chiedo a te e Peeta non è facile, per questo non volevo mettervi fretta.- 
-Ma...-  ero basita, mi aspettavo che fosse felice di questa mio cambio d'idea.
-Non dico che non tornerò qui, ma per ora è meglio che io vada. Così voi due avrete il tempo di assimilare questa mia idea di scrivere un romanzo sulla vostra vera storia. Tutta la vera storia, da quando eravate piccoli e Peeta ti osservava da lontano fino ad oggi. 

Preferisco darvi del tempo. Io posso aspettare.- che donna comprensiva era, sorrisi e piano, piano, iniziammo a chiacchierare del mondo. 

Bellador era giovane, aveva appena 23 anni, ma già aveva visitato mezzo mondo. Ed in ogni città che aveva visitato si era fatta un amico. Era davvero socievole. 
Adorava viaggiare a piedi, diceva che era tutto diverso se visto da quella prospettiva così bassa. Era troppo facile viaggiare su degli hovercraft o sui treni. Era molto più bello spostarsi con la sola forza dei propri muscoli. Era una grande sportiva, ma amava anche mangiare molti dolci. 
Era una ragazza buona e senza pretese. Mi piaceva, ed ero certa che nella sua prossima visita avremmo legato molto di più; ed infatti fu così.


Ero in cucina quando sentii il campanello suonare.
-Willow potresti aprire tu la porta?- urlai alla mia piccola peste. 
Non udii risposta ma non ne ebbi bisogno perchè senti i suoi passi veloci e continui venire dal piano di sopra percorrere tutta la casa fino al corridoio centrale del pian terreno -Ziaa!!- urlò la mia bambina.
-Calma, calma! Ormai sto invecchiando, non mi saltare addosso così che mi stendi!-
-Kat, dove sei?- sentii urlare la mia ospite, era un po' affaticata, sicuramente quella peste di mia figlia le stava avvinghiata addosso.
-Sono in cucina!- risposi, asciugandomi le mani sporche di sapone per i piatti su uno straccio pulito che avevo tirato fuori poco prima da un cassetto.

-Ehilà!- 
-Ciao!- dissi andandole incontro, quando la vidi sulla soglia della porta della cucina, stavo per abbracciarla quando notai che la mia piccola peste era avvinghiata alle sue gambe -Willow, molla la presa!- cercai di tirarla via ma era attaccata come se fosse immersa in una vasca di colla.
-No!- ribattè la piccola. 
-Se non molli la zia non ti do i dolci che ho nascosto oggi.- conoscevo la mia pulce e sapevo i suoi punti deboli. 
-Non li voglio i tuoi dolci!- 
-Aaah.. è così? Bene. I dolci che ha portato tuo padre rimarranno nascosti fino a quando non torna e ce li mangeremo tutti noi. 

Meglio così, ce ne saranno più per noi.- mi girai, mi tolsi il grembiule che portavo e quando volsi nuovamente il mio sguardo sulla mia ospite scoprii che la piccola colla si era allontanata e mi stava guardando con quei suoi due grandi occhioni color cielo. 
-Va bene, te li darò ma più tardi, per merenda. Ora vai a finire i compiti che devo parlare con la zia. Su!- 
-Ma io voglio rimanere con la ziaaa!- a quel punto Willow si attaccò al braccio della sua amata zietta, ma anche questo era prevedibile.
-Se non vai immediatamente a fare i compiti oggi niente merenda e neanche passeggiata nel bosco. E sai perfettamente che non scherzo.- dissi con tono autoritario.
I suoi grossi occhioni azzurri si spalancarono e senza aggiungere altro ella sfrecciò al piano di sopra.
Scoppiai a ridere alla vista di quell'esilarante scenetta che avveniva ogni volta che Bellador veniva a trovarci.

-E' cosi adorabile.. potevi farla rimanere un'altro po' però.- ed eccola che metteva il muso. A volte anche lei era peggio di una bambina piccola. 
-Su! Non ci vediamo da tanto! E poi Willow deve finire i compiti dopo potrete giocare quanto volete. Ora mi ascolti che ti devo dire una cosa importante poi, dopo che ha fatto il suo dovere, potrai andare a giocare con lei. Okay?- 
-Va bene.- disse con tono affranto.
-Sediamoci in veranda e chiacchierando ci beviamo la spremuta d'arancia che ho appena fatto.-

Dopo esserci accomodate decisi che era il momento giusto per dare la notizia alla mia più cara e vecchia amica. 
-Bell, hai presente che io e Peeta stavamo pensando di avere un'altro figlio?- ero un po' titubante e non volevo che capisse da sola quello che stavo per dirle.. ero in ansia.
-Sì, ma non ci riuscivate.- 
-Esatto. Beh.. ma ultimamente c'abbiamo riprovato e questa mattina mi sono accorta che ho un ritardo...- 
-Cosa..?- era rimasta scioccata. 
-Sì, sono incinta. Ho avuto la conferma poco fa con il test.- aggiunsi eccitata. Ero felicissima. E ancora lo dovevo dire a Peeta! 
-Davvero?- era sconvolta, ma in positivo direi.
-Sì!-
-Ma ne sei sicura?- 
-Sì!!-
-Ma sicura, sicura?- continuò.
-Sì! Ne ho fatti tre!- 
-E' meraviglioso!- esclamò la mia amica, mentre mi stringeva forte a sè. 
-Ahi! Mi fai male!- mugugnai. Bellador aveva una bella stretta e mi stava soffocando in quel suo forte abbraccio.
-Oh dio! Scusa!- disse lei lasciandomi immediatamente poi poggiò una mano sul mio ventre e aggiunse -Ti ho fatta male? Tutto apposto?- 
-Ma certo! E' solo che mi stavi soffocando! Hai una stretta forte lo sai.- dissi tra una risata e l'altra.
-Non vedo l'ora che nasca! Lo porterò al parco del Villaggio di Fastar, quello di cui ti ho parlato qualche anno fa ricordi? Quello dove ho portato Willow per il suo terzo compleanno. Poi gli comprerò una tutina che potrà sporcare quanto vuole con l'inchiostro o con la pittura, chissà se sarà anche lui, o lei, un pittore, o pittrice, o magari sarà più portato,o portata, per le parole.. Forse sarebbe meglio se mi trasferissi subito qui vicino.- era tutta esaltata.
-Ehi! Ancora non è nato o nata e già ti fai tutti questi film mentali?- la frenai sul nascere se no sarebbe stata capace di parlare per tutto il pomeriggio di quello che avrebbe fatto insieme al mio piccolo nascituro.
-Non vuoi che venga a vivere qui?- chiese tristemente.
-Ma cosa dici? No! Cioè, certo che mi piacerebbe ma stai correndo troppo! Ancora non è nato! E non sai nemmeno se gli piacerà dipingere o se preferirà giocare a calcio come gli altri bambini o chissà cos'altro amerà fare!-
-Ma che dici!? Se è figlio vostro sarà sicuramente portato per qualcosa di artistico!- Era tutta eccitata, come una bambina.
Si alzò come se sotto alla sedia vi fosse stata posta una molla e guardando il parco disse, più a sè stessa che a me -Sarà meraviglioso. Questo piccolo pargolo sarà adorabile come la prima peste! Ne sono certa.- ma appena tentati di aprire bocca per replicare ella mi zitti -E sai che ho sempre ragione, perciò non ammetto discussioni!- 
Entrambe scoppiamo a ridere e in quel momento inizia a pregustare il fantastico momento in cui avrei dato la lieta notizia al mio amato Peeta. 
Chissà se il nuovo arrivato sarebbe stato un maschio o una femminuccia.. oh beh, questo potevamo solo scoprirlo con il tempo. 




Angolino Kimmy_chan
SCUSATEMI TANTOOOOOOOOOOOOOOOOO!!
Questa volta vi ho tipo fatti aspettare 3 mesi! Non ho scusasanti mi spiace :( 
Cioè si in realtà le ho.. la mia migliore amica è stata ferma a letto per 1 mese e sono dovuta stare con lei tutti i pomeriggi e la sera dovevo studiare, poi ovviamente le settimane di interrogazioni e compiti in classe, sto al 5 anno di superiori comprendetemi.. 
Comunque spero che qualcuno ci sia ancora qui con me.. mi sentirei molto molto triste nel rendermi conto che dopo tutta la fatica di oggi per finire di scrivere la storia, ne ho scritta più della metà oggi, mi ritrovo sola soletta.. 

PER FAVORE, RECENSITE!
Ditemi cosa non vi quadra e se magari vi piace.
Io sono qui e spero di poter pubblicare nuovamente con regolarità ma c'è un
AVVISO: PUBBLICHERO' UNA VOLTA AL MESE!

 
  
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