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Autore: Root    04/12/2014    6 recensioni
Avevo una cotta per te. Sei carino, ma non sei il mio tipo.
Quelle parole, Nico se ne rendeva conto perfettamente, non riuscivano neanche ad avvicinarsi a quel che erano i sentimenti che aveva provato per Percy. In quelle poche, insulse parole non era presente tutto il dolore che il figlio di Ade aveva provato, tutto quel che aveva fatto per Percy, tutto quel che aveva desiderato e non aveva mai potuto avere.
Eppure, fu proprio quel che disse.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto vi chiedo scusa per il tempo che ho impiegato per aggiornare, ma l'università non mi da tregua, quindi è difficile trovare il tempo per scrivere. Ho avuto una difficoltà enorme a scrivere questo capitolo, e non ne sono del tutto soddisfatta, ma se non lo posto ora finirò per farlo nella prossima vita, quindi meglio cogliere l'attimo. Grazie mille a chi ha recensito lo scorso capitolo, spero che vi piaccia anche questo :D


 

Nico non si era ancora abituato ad avere una casa. Non era facile, dopo aver trascorso anni come un viaggiatore solitario passando da un luogo ad un altro, rendersi conto che, improvvisamente, aveva una casa. Durante i primi giorni che trascorse al Campo era come se sentisse incombere su di sé il pericolo che, da un istante all'altro, sarebbe stato costretto ad andarsene.
È sempre così che succede, dopotutto; ogni volta che hai qualcosa tra le mani, qualcosa che hai sempre desiderato, quella ti scivola via come sabbia tra le dita.
Si sentiva incredibilmente sciocco ad avere questo timore ma era più forte di lui. Ricordare le parole che Reyna gli aveva detto il giorno dopo che la guerra era terminata lo faceva sentire meglio.
Avevamo una casa, ora ne abbiamo due.
Più che ad avere una casa, ciò cui Nico non si era ancora abituato, era avere delle persone che lo considerassero un amico. Perché, nonostante tutto, Nico aveva sempre pensato ai Sette della Profezia e agli altri semidei del Campo come degli amici; la novità era che, per la prima volta, Nico riusciva a capire che erano anche loro a vedere lui come un amico.
Jason non stava affatto scherzando quando gli aveva detto che, praticamente, non se lo sarebbe più tolto di torno. Il figlio di Giove si sedeva al tavolo di Ade durante i pasti, ignorando qualsivoglia obiezione da parte di Nico, e ormai anche Chirone aveva rinunciato a cercare di fargli rispettare le regole del Campo.
Nico aveva quasi l'impressione che Jason avesse paura che, se lo avesse lasciato da solo per più di qualche istante, lui si sarebbe nascosto nelle ombre, per poi andar via e non tornare mai più. Non che avesse tutti i torti ad avere un simile timore, ma Nico pensava che, forse, il giovane semidio stesse un po' esagerando.
-Jason, non ho intenzione di andare da nessuna parte- gli disse.
-Sì, certo, lo so- rispose Jason automaticamente, prima di fermarsi, come fosse stato colpito improvvisamente dalla consapevolezza che da quando, giorni prima, Nico era uscito dall'infermeria, non lo aveva praticamente mai lasciato solo.
-D'accordo, scusa- si corresse, alzando le mani in segno di resa. Gli occhiali gli scivolarono sul naso e Nico stavolta non si trattenne e allungò una mano per tirarglieli su.
Nico non lo avrebbe mai ammesso a voce alta ma era contento che Jason lo considerasse un amico; tra lui e Will Solace, che sembrava stessero facendo i turni per tenerlo d'occhio, Nico non correva di certo il rischio di sentirsi solo. Il figlio di Ade sorrise al pensiero; dopotutto, sembrava proprio che restare al Campo fosse stata la scelta giusta.
-Ehi, ragazzi!
Nico si costrinse a non bloccarsi al suono di quella voce, si costrinse ad ignorare il proprio cuore che perdeva un battito e, soprattutto, si costrinse a non voltarsi e andare via per evitare di fronteggiare Percy Jackson.
-Ehi Percy!- lo salutò Jason, e Nico non mancò di notare lo sguardo che il figlio di Giove gli indirizzò.
Jason sapeva quel che Nico aveva fatto, lo aveva visto quando era andato da Percy e gli aveva rivelato dei suoi sentimenti. Quando si erano incontrati, più tardi, Jason lo aveva guardato sollevando un sopracciglio, un'espressione chiaramente scettica dipinta in viso e Nico era certo che nella sua mente fosse ancora vivida l'esperienza che avevano avuto in Croazia; e, soprattutto, era certo che Jason, al pari di Favonio, non fosse per nulla stato convinto dalle parole di Nico. Il figlio di Ade gli era stato più che grato quando, nonostante tutto, Jason si era limitato a posargli una mano sulla spalla e a sorridergli, senza fare commenti.
Nico non stava cercando di evitare, Percy, ma da quando la guerra era finita, non si erano praticamente più visti, se non alle riunioni dei capi delle case, che non offrivano una grande occasione per una conversazione privata.
Percy era sfinito, Nico lo notò immediatamente; le occhiaie scure contrastavano notevolmente con il verde dei suoi occhi e il figlio di Poseidone sembrava aver solo voglia di scappare via per un po', lontano dal campo e dai suoi doveri. Lui era l'eroe, era il leader del Campo Mezzosangue e non poteva semplicemente lasciare che gli altri si prendessero cura degli innumerevoli danni e problemi che affliggevano la sua casa. Nico provò il forte desiderio di fare qualcosa per aiutarlo, anche solo per concedergli il riposo che meritava.
Quando Percy gli sorrise, se Nico non avesse immediatamente distolto lo sguardo, avrebbe potuto notare un evidente imbarazzo nella sua espressione.
Era da quando Nico gli aveva rivelato dei suoi sentimenti che lui e Percy non si parlavano, praticamente; ritrovandoselo davanti così all'improvviso, Nico non poté fare a meno di chiedersi dove avesse trovato il coraggio che gli aveva permesso di parlargli in modo così diretto.
Furono solo pochi secondi di silenzio, ma a Nico parvero una piccola eternità, una situazione di stallo in cui ognuno aspetta di vedere la prossima mossa dell'avversario.
Nico sarebbe sempre stato immensamente riconoscente a Jason per quel che fece in quel momento.
-Ehi Percy ti va di allenarti un po'? -gli disse gettandogli un braccio attorno al collo.
La guerra contro Gea e i Giganti si era conclusa da poco più di una settimana, la stanchezza e i danni che aveva portato con sé erano ancora vivi nel campo, eppure all'idea di stringere di nuovo Vortice tra le mani senza il pericolo di una morte imminente, alla prospettiva di poter scappare per qualche tempo al proprio ruolo di eroe del campo, gli occhi di Percy quasi si illuminarono.
Per un istante Nico si chiese se fosse riconoscente a Jason per se stesso o perché fu in grado di far sorridere Percy in quel modo.
-Certo, perché no- rispose il figlio di Poseidone, con l'aria di chi aveva appena trovato la propria ancora di salvezza.
Prima di allontanarsi Percy si voltò verso Nico, sorridendo.
-Ci vediamo, Nico- disse e, alle orecchie di Nico, quelle parole suonarono contemporaneamente come una promessa e una minaccia.

 

Nico non era ancora sicuro di poter definire il Campo Mezzosangue la sua casa; non era come se sentisse la mancanza degli Inferi, dell'oscura atmosfera che li pervadeva e della presenza sempre incombente di suo padre. Nico non sentiva il desiderio di ritornarci, ma quel luogo era stata la cosa più vicina ad una casa che aveva avuto negli ultimi anni e, nonostante tutto, non era così facile sentirsi perfettamente a proprio agio in un posto dove, per tanto tempo, aveva pensato di non essere il benvenuto; non era così facile sentirsi un vero membro del Campo Mezzosangue, e non solamente un ospite.
Stare vicino alla Signora O'Leary lo confortava, in un certo senso, come se lei potesse, in qualche modo comprendere come si sentisse. Il segugio infernale era un po' come lui, dopotutto; eppure, guardandola, Nico aveva l'impressione che lei appartenesse al Campo più di quanto non facesse lui.
Nico non aveva pensato che andare nell'arena a trovare la signora O'Leary avrebbe significato alzare notevolmente le probabilità di incontrare Percy.
Se ne accorse solo nel momento in cui sentì qualcuno avvicinarsi e, poi, la voce di Percy lo raggiunse.
-Nico!
Ogni volta che posava gli occhi su Percy, Nico era incerto se maledirsi o congratularsi con se stesso per aver preso la decisione di restare al Campo.
-Ciao, Percy- gli disse, quando l'altro semidio gli fu vicino.
La signora O'Leary gli si avvicinò, reclamando le sue attenzioni; anche mentre si dedicava al segugio, Percy continuava a lanciare occhiate fugaci verso Nico, con l'atteggiamento di chi vorrebbe dire qualcosa, ma non ha idea di come iniziare.
Il figlio di Ade era consapevole che, questa volta, non avrebbe potuto evitare in alcun modo la conversazione con Percy. Nico sapeva perfettamente di cosa Percy volesse parlare, non ci voleva di certo un grande intuito per rendersene conto. Ancora una volta, Nico si domandò da dove avesse tirato fuori quella forza d'animo che gli aveva permesso di parlare con Percy.
Non sei più innamorato di lui, Nico, si disse e continuò a ripetersi, in una sorta di mantra, cercando di convincere se stesso a credere a quelle parole.
Il segugio infernale spostava gli occhi scuri, osservando a turno i due semidei, percependo il loro disagio e la tensione tangibile che sembrava accrescersi ogni secondo che passava. Probabilmente erano fermi in quella posizione di stallo da solo pochi minuti, ma pareva essere trascorsa un'eternità.
Nico voleva rompere il silenzio, infrangerlo completamente e impedire che si venisse a creare nuovamente. Eppure, non aveva alcuna intenzione di essere lui stesso a farlo; più ci pensava, più si rendeva conto che non aveva più nulla da dire; non aveva più senso, ormai, dare un suono a tutto ciò che aveva sempre voluto che Percy sapesse, e che si era tenuto dentro per anni.
Toccò a Percy penetrare il silenzio, dissiparlo poco a poco con la propria voce; e Nico, nonostante tutto, gli fu grato per questo.
-Nico...
Il figlio di Ade lo osservò per una manciata di secondi, abbastanza a lungo da notare che si stava torturando il labbro inferiore con i denti, e che cercava di non incontrare i suoi occhi. Vederlo così nervoso lo fece sentire irrequieto a sua volta.
Percy non aspettò una risposta e continuò a parlare.
-Hai detto che avevi una cotta per me...
Nonostante se lo aspettasse, a quel punto Nico fu sul punto di fermarlo, di farlo stare zitto e di scappare il più lontano possibile; cercò con tutto se stesso di impedire al suo cuore di accelerare ma senza alcun successo. Si chiese se sarebbe mai stato capace di avere a che fare con Percy Jackson in modo normale, se sarebbe mai stato in grado di vederlo come un ragazzo come tanti.
Gli sembrò quasi di sentire la voce di Favonio riecheggiare nella sua testa: non è così facile lasciarsi alle spalle un amore così forte, figlio di Ade, non farti illusioni.
Si costrinse ad ignorarla e si trattenne a stento dallo scuotere la testa per scacciare via quel pensiero.
Percy prese un profondo respiro prima di riprendere a parlare.
-Ti ho fatto soffrire, vero? Mi dispiace, Nico.
Percy riusciva sempre a sorprenderlo, in un modo e in un altro. Nico non aveva saputo esattamente cosa aspettarsi da quella conversazione, cosa Percy volesse dirgli; ma, anche se forse sarebbe stato lecito, non si sarebbe mai aspettato delle scuse.
Lo guardò per qualche istante, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Anche Percy lo stava guardando, adesso, i suoi occhi verdi fissi nei suoi neri e Nico non sarebbe riuscito a distogliere lo sguardo neanche se avesse voluto.
-Non importa, Percy, non preoccuparti.
-Importa eccome, invece- ribatté lui,- So che non ha alcun senso dirtelo adesso, ma volevo che sapessi che mi dispiace se sono stato uno sciocco e ti ho fatto stare male.
Era in momenti come questi che Nico si ricordava bene, fin troppo bene, il perché si fosse innamorato a prima vista di Percy. Avrebbe voluto dimenticarlo ma per la prima volta il pensiero che, forse, Favonio aveva avuto ragione, gli attraversò la mente.
Sorrise, anche se non avrebbe saputo spiegarne il motivo; forse perché l'immagine di Percy tanto nervoso a causa sua era qualcosa che non poteva non farlo sorridere.
-E io ti ho detto che non c'è bisogno di scusarti.
Percy lo guardò in silenzio per un istante, poi gli rivolse uno sguardo severo.
-Lo stai facendo di nuovo.
Nico non riuscì a capire subito a cosa il ragazzo stesse riferendosi.
-Cosa?
-Rifiutarti di accettare che gli altri ti vogliano essere amici. Lo hai fatto anche quando ti ho ringraziato, per Bob.
Nico lo ricordava molto bene e, a posteriori, poteva ammettere di essere stato aggressivo. Tutto ciò cui riusciva a pensare in quel momento, era che Percy stava bene, che era riuscito ad uscire dal Tartaro sano e salvo; eppure, non aveva potuto evitare che gli si stringesse il cuore in una morsa dolorosa quando aveva posato gli occhi sulla sua mano, intrecciata a quella di Annabeth.
Il figlio di Ade distolse lo sguardo da Percy, fissando gli occhi sulla signora O'Leary che correva eccitata per l'arena, muovendo la coda e sollevando polvere.
-Non ce n'era davvero bisogno.
-Sì, invece. Quindi, grazie Nico.
Se qualcuno gli avesse chiesto perché si rifiutava di accettare le parole di Percy, Nico non avrebbe saputo cosa dire se non che non erano necessarie e che non c'era alcun motivo per cui avrebbe dovuto farlo.
Quindi si limitò a non rispondere e, quando Percy fece per parlare di nuovo, Nico lo bloccò, sollevando una mano, prima che potesse mettere suono.
-Non provare a scusarti di nuovo!
-Perché no? Non smetterò di farlo finché tu non accetterai le mie scuse!
-Beh puoi metterti l'anima in pace, perché non succederà!
-Farò in modo che succeda, invece! E, anzi, dovrai accettare anche i miei ringraziamenti!
Qualunque cosa Nico volesse dire in risposta, venne interrotta dall'arrivo della signora O'Leary, che si era avvicinata a loro e che, adesso, li stava guardando con occhi severi e inflessibili, gli occhi con cui una madre guarda i suoi figli che litigano per una sciocchezza. Solo in quel momento si resero conto di aver alzato la voce.
Trascorse una manciata di secondi in cui i due semidei si limitarono a fissarsi, indecisi se riprendere a litigare o semplicemente far finta che non fosse accaduto nulla; poi Percy ruppe l'imbarazzante silenzio che si era venuto a creare, lasciandosi andare ad una sonora risata. Nico non capiva se il figlio di Poseidone stesse ridendo perché si sentiva stupido, perché considerava Nico uno stupido, o perché lo era l'intera situazione, ma dovette mordersi la guancia per non unirsi a lui. Non riuscì però ad impedire che le sue labbra si piegassero leggermente verso l'alto.
Senza smettere completamente di ridere, Percy si avvicinò alla signora O'Leary e affondò una mano nel suo pelo scuro. Lei abbaiò, contenta che finalmente qualcuno fosse tornato a prestarle attenzione.
-Hai ragione bella, ci dispiace- disse,- Vero, Nico?
Nico sbuffò ma, stavolta, non riuscì a trattenersi dal sorridere. Si avvicinò anche lui al segugio infernale, poggiandole una mano sulla testa. Sospirò in segno di resa e sollevò lo sguardo, fino ad incontrare lo sguardo di Percy.
-Vero- rispose, anche se non sapeva esattamente per cosa si stesse scusando.
Si chiese se Percy si fosse rassegnato o se sarebbe tornato a chiedergli scusa ancora e ancora, finché lui non lo avesse accettato; e allora, un giorno Nico sarebbe stato costretto a dirgli che non poteva perdonarlo per qualcosa di cui non aveva colpa.
Parlare con Percy non era stato il terribile incubo che aveva immaginato; forse, adesso che l'argomento era stato affrontato, sarebbe riuscito ad avere a che fare con lui in modo normale, forse, lui e Percy sarebbero davvero potuti essere amici.
Nico cercò di ignorare il sapore amaro che quella parola gli trasmetteva al solo pensiero, cercò di ignorare le parole di Favonio che minacciavano di affiorare nuovamente e, stavolta, scosse violentemente la testa per mandar via tutti quei pensieri.
Percy non lo stava guardando, impegnato a dedicarsi al segugio infernale, che richiedeva la sua attenzione.
Nico si rese conto di non aver distolto gli occhi dalla sua figura solo quando Percy si voltò verso di lui. Abbassò la testa, ringraziando i capelli che contribuirono a coprire il rossore delle sue guance, e decise che era il momento di andare. Percy sembrò sul punto di trattenerlo, e Nico non seppe se essere contento o meno, quando non lo fece.
Non sono più innamorato di lui, continuò a ripetersi mentre si allontanava dall'arena; e, per quanto si sforzasse, neanche lui stesso era certo di credere a quelle parole.

 


 

  
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