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Autore: Xephil    04/12/2014    6 recensioni
Tre Shinigami. Tre personalità. Tre anime legate dall'amicizia e da un destino in comune.
Keishin Akutabi è uno Shinigami impulsivo e a volte immaturo, ma anche coraggioso e altruista. Maestro del Zanjutsu.
Meryu Kitayama è l'opposto: Shinigami calmo e riflessivo, che di rado mostra le sue emozioni. Maestro dell'Hakuda.
Kaisui Kitayama è il ponte che collega due personalità così diverse: Shinigami gentile e generosa ma al contempo severa e ostinata. Maestra del Kido.
Anche se sembrano tre comuni Shinigami, forse, in realtà, in loro c'è più di quel che vedi... E mentre l'oscurità si addensa e la loro realtà viene sconvolta dal tradimento, i tre dovranno raccogliere tutto il loro coraggio e la loro forza per proteggere due mondi e impedirne la distruzione.
Ciao a tutti! è la mia prima fanfic, ma vi chiedo di essere quanto più sinceri possibile con le vostre recensioni. Mi serviranno per migliorarla! La mia storia segue la trama della prima serie di Bleach fino alla sconfitta di Aizen, ma con protagonisti i miei personaggi e, quindi, diverse parti della storia reale saranno modificate. Spero vi piaccia e buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hitsugaya Toushirou, Kurosaki Ichigo, Soi Fong, Sosuke Aizen
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Chronicles of Three Shinigami - Shinigami Gaiden'
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Metto l'angolo lettore qua sopra per anticipare che il seguente capitolo comporta un piccolo salto temporale dal 2. Si va direttamente all'esecuzione di Rukia e all'arrivo di Ichigo. Ovviamente parteciperanno anche i miei protagonisti ma cosa faranno non ve lo dico, odio gli spoiler:)... Ne approfitto anche per informare che da adesso posterò i capitoli una volta a settimana o due se mi riesce(più improbabile), i giorni prescelti sono lunedì, martedì o giovedì. E ora, detto questo, vi lascio al capitolo! Buona lettura:)


 
Capitolo 3: Scontro
 
Era il giorno dell’esecuzione di Rukia Kuchiki, sorella adottiva del Capitano della Sesta Brigata Byakuya, accusata di aver passato i propri poteri da Shinigami ad un umano e di aver così infranto una delle regole più importanti della Soul Society. Ad aggravare la sua situazione era anche il fatto che l’umano che aveva acquisito i suoi poteri da Shinigami era uno degli ryoka invasori. Perciò Rukia era stata condannata ad essere giustiziata sul Sokyoku. L’esecuzione sarebbe avvenuta sulla montagna del Seireitei per mezzo di quest’ultimo.
Kaisui stava in piedi accanto al Capitano-Comandante Shigekuni Genryusai Yamamoto e al Terzo Seggio Chojuro Sasakibe e osservava mestamente Rukia legata sull’architrave del Sokyoku. Anche se aveva commesso un grave reato, non le sembrava giusto che venisse condannata a morte per questo; purtroppo non poteva opporsi agli ordini del Capitano-Comandante, perciò non le restava che guardare l’amica e sperare che potesse salvarsi in qualche modo. Meryu stava eretto poco lontano, vicino al Capitano della Seconda Divisione Soifon e al suo Luogotenente Marechiyo Omaeda e anche lui non approvava, ma manteneva comunque la sua solita espressione neutra e imperturbabile. Keishin invece non era presente; da quando il Capitano Aizen era stato ucciso, il loro amico si era isolato da tutti e desiderava solo restare da solo per calmarsi e riflettere. Sicuramente avrebbe fatto di tutto per scoprire l’assassino del suo Capitano e, una volta trovato, nessuno lo avrebbe fermato dal vendicarlo.
La voce del Capitano-Comandante che comunicava l’inizio dell’esecuzione la riscosse dai suoi pensieri. Si voltò verso il patibolo e vide il Sokyoku, l’enorme falce usata per giustiziare i condannati con una grande reiatsu, attivarsi: l’arma rilasciò il suo enorme potere e prese la forma di una gigantesca fenice di fuoco chiamata fakouze. La sua potenza era pari a un milione di Zampakuto semplici e, nell’istante in cui trafiggeva la vittima, aumentava di dieci volte riducendo quest’ultima in cenere. Il Sokyoku lanciò un poderoso urlo e si diresse contro la povera ed inerme Rukia. Per un istante tutti i presenti trattennero il fiato; Kaisui abbassò lo sguardo per non vedere la scena e Meryu strizzò gli occhi davanti alla forza e all’intensità delle fiamme della fakouze che si accingevano a divorare la condannata…
Poi avvenne l’incredibile: mentre il Sokyoku stava per colpire Rukia, sopra di lei era apparsa una figura maschile rivestita di un lungo mantello marrone e armata di un enorme spada. L’individuo sconosciuto fece roteare la propria arma in aria e, senza mostrare il minimo accenno di paura o esitazione, la portò davanti al suo corpo in una posizione difensiva.
Meryu lo scrutò attentamente cercando di capire chi potesse essere. Sentì che c’era qualcosa di famigliare nello sconosciuto; poi osservandolo meglio capì: quello era uno degli ryoka che avevano invaso la Soul Society e anche l’individuo a cui Rukia aveva ceduto i suoi poteri da Shinigami! Il Sostituto Shinigami Ichigo Kurosaki!
< Cosa pensa di fare quel tipo? > si chiese Meryu confuso. < Mettersi tra il Sokyoku e la sua vittima.. Pura follia! >
Ma ciò che accadde in seguito fece sobbalzare tutti i presenti: Kurosaki bloccò con la sua arma la carica della gigantesca fakouze e la spinse indietro arrestando il suo attacco.
< Impossibile! > pensò Kaisui sconvolta. Si voltò verso Meryu e vide che persino il suo imperturbabile fratello era stato sconvolto da quella vista.  
“È stato capace di fermare il potere distruttivo del Sokyoku pari a un milione di Zampakuto.. con la sua sola Zampakuto!” commentò Soifon allibita.
Lo stupore di tutti venne scosso da un nuovo ruggito dell’enorme fenice di fuoco che si apprestava ad attaccare un’altra volta.
Tuttavia, prima che il Sokyoku potesse sferrare il suo secondo assalto, una lunga fascia dotata all’estremità di un corto palo si avvolse intorno al suo collo immobilizzandolo per poi piantarsi nel terreno sottostante. Tutti si voltarono verso la direzione da cui la fascia era arrivata e videro il Capitano della Tredicesima Brigata Jushiro Ukitake che ne teneva l’altro capo affiancato dai suoi Terzi Seggi. Immediatamente il Capitano dell’Ottava Brigata Shunsui Kyoraku lo raggiunse afferrando il palo e dicendo con il suo solito tono rilassato: “Ehi, carino. Ci hai fatto aspettare.”
“Mi spiace. Ci è voluto un po’ di tempo per rilasciarlo” rispose Ukitake. “Ma ora posso farlo con questo!” E piantò per terra una sorta di enorme scudo collegato alla fascia e recante sopra lo stemma della casata degli Shihoin, una delle casate nobili più importanti del Seireitei.
A quella vista Soifon si voltò verso il suo Luogotenente. “Fermali!” gridò con voce nervosa. “Hanno intenzione di distruggere il Sokyoku!”
Tuttavia era troppo tardi: i due Capitani estrassero le proprie Zampakuto e le inserirono in due aperture presenti sullo scudo che prese subito fuoco; le fiamme furono poi trasmesse attraverso la fascia fino al Sokyoku. Un istante dopo l’enorme fenice si dissolse in una pioggia incandescente.
Kaisui, esterrefatta da quella sequenza inaspettata di eventi, si voltò verso il Capitano-Comandante e non fu sorpresa di vedere una notevole rabbia nei suoi occhi. Il gesto dei Capitani Kyoraku e Ukitake lo aveva parecchio deluso.
Nel frattempo Kurosaki, approfittando dello stupore collettivo, fece roteare la propria Zampakuto tenendola per il lungo panno in fondo all’impugnatura e, con un unico, poderoso gesto, la piantò nell’architrave del Sokyoku che teneva ancora imprigionata Rukia. Emettendo un fortissimo fragore l’architrave si spezzò in due.
Nessuno dei presenti sembrava voler credere ai propri occhi. Il fatto che uno ryoka si fosse rivelato tanto potente aveva sconvolto persino i Capitani.
Pochi secondi dopo delle urla attirarono a loro volta gli occhi di tutti. Poco lontano, comparso da chissà dove, vi era Renji che stava sopra ai corpi svenuti di diversi Shinigami di guardia che doveva aver appena tramortito; il Luogotenente era pieno di bende e piuttosto malridotto, come se fosse appena uscito da una dura battaglia. Vedendolo Kurosaki scambiò qualche parola con lui per poi gridare: “Prendila!” e lanciare Rukia a Renji il quale, incredulo per la sua azione, la afferrò al volo in modo piuttosto scomposto e venne sbattuto all’indietro. A quel punto sia Renji che Rukia gridarono ingiurie verso il Sostituto Shinigami che, però, rimase indifferente e replicò con calma: “Portala via e proteggila. Non lasciarla mai, anche se morirai.” Il Luogotenente annuì serio e iniziò a correre via dal campo tenendo Rukia in braccio.
Mentre correva, gli Shinigami Omaeda, Isane e Sasakibe ricevettero l’ordine di fermare Renji, tuttavia Kurosaki si mise subito sulla loro strada per contrastarli. I tre rilasciarono i loro Shikai per affrontarlo, ma sorprendentemente il Sostituto Shinigami riuscì a metterli fuori gioco tutti quanti a mani nude con una facilità impressionante.
Mentre i suoi avversari crollavano svenuti Kurosaki riafferrò all’istante la sua Zampakuto e si voltò in tempo per bloccare l’assalto di un nuovo nemico: il Capitano Byakuya Kuchiki. I due si fissarono ferocemente per alcuni secondi e iniziarono poi a scambiarsi una miriade di attacchi potenti e rapidissimi.
Kaisui e Meryu osservarono intimoriti lo scontro, sorpresi che Kurosaki fosse capace di combattere alla pari anche con un Capitano del calibro di Byakuya. Un forte colpo li fece voltare e videro che il Capitano-Comandante Yamamoto stava guardando e rimproverando aspramente Kyoraku e Ukitake con aria furiosa. I due Capitani fuggirono dal luogo con un rapido Shumpo seguiti dalla Luogotenente di Kyoraku, ma il Capitano-Comandante li inseguì un secondo dopo.
Quando se ne furono andati, Kiyone Kotetsu, Terzo Seggio di Ukitake, guardò preoccupata il suo Capitano allontanarsi, ma prima che potesse decidere se seguirlo o no, Soifon disse: “Non stare a guardare per sempre...” e la sbattè a terra con un calcio per poi schiacciarle con lo stesso piede il torace rendendola inerme. “Verme. Le tue azioni sono un vergognoso tradimento, indegno dell’orgoglio di un ufficiale delle 13 Brigate!” affermò con ferocia il Capitano della Seconda Brigata.
Kaisui, non sopportando la scena, fece per cercare di convincere Soifon a risparmiarla, ma si sentì trattenere per una spalla e voltandosi vide Meryu che la fissava scuotendo la testa. “Lasciami! Devo fare qualcosa!” gli gridò.
“Sarebbe inutile” replicò Meryu. “Non conosci il Capitano Soifon come me. Non la risparmierebbe mai, anzi vedrebbe anche in te una potenziale complice. Inoltre, ha ragione: le azioni sue e del suo Capitano li rendono colpevoli di tradimento verso la Soul Society e lei deve agire di conseguenza. Mi spiace.” Kaisui digrignò i denti dalla rabbia, ma rimase ad osservare impotente la terribile scena.
Soifon continuò la sua sentenza di morte: “Ma stai certa che, per evitare che tu porti altra vergogna su te stessa, ti seppellirò in questo momento.” E la pressione sul petto di Kiyone crebbe ulteriormente, al punto che la Shinigami aveva gli occhi sbarrati, tossiva e respirava a malapena. Ancora poco e l’avrebbe sicuramente uccisa.
Improvvisamente qualcosa investì Soifon con una velocità incredibile sbalzandola via. Sbalordito, Meryu si voltò di scatto e vide un altro individuo sconosciuto con il volto coperto da una fascia che stava bloccando e trascinando il Capitano fuori dal campo. Con un rapido balzo lo sconosciuto saltò giù dal precipizio della montagna portando con sé Soifon.
“Capitano! Resistete!” gridò Meryu con voce particolarmente agitata e, senza pensarci due volte, si lanciò all’inseguimento con uno Shumpo.
Kaisui lo osservò andare via con un’espressione semidivertita. < Da aspettarselo > pensò. < Quando si tratta del Capitano Soifon persino lui, così calmo e imperturbabile, diventa impulsivo e nervoso al punto da lanciarsi all’attacco senza riflettere… Alquanto prevedibile. > Poi ritornò seria e corse ad assistere Kiyone e gli altri Shinigami privi di sensi. Mentre si avvicinava, il Capitano Unohana, l’unico rimasto sul campo, la fermò. “Aspetta Kaisui-san, li prenderò io in custodia” disse gentilmente. “Non temere, li aiuterò sicuramente.”
“V-va bene. Ma almeno permettetemi di aiutarvi” fece Kaisui.
“Non dovresti preoccuparti per tuo fratello?”
“In questo caso non ce ne bisogno” rispose Kaisui con un piccolo ghigno. “Quando si tratta del Capitano Soifon non gli serve aiuto, anzi è meglio stargli alla larga. Sono sicura che starà benissimo.”
“Se lo dici tu. Allora vieni pure con me.”
Prima di seguire Unohana, Kaisui si voltò verso il punto dove Meryu era sparito e si tormentò la treccia con aria pensierosa. < Comunque fai attenzione, fratello. >
 
Volando giù per la parete della montagna, Meryu seguiva il misterioso individuo che continuava a trattenere tenacemente Soifon. Sentì il Capitano gridare: “Lasciami! Chi sei tu, feccia?”
“Oh cielo, non fare tante storie. Sei irascibile come sempre” ribattè lo sconosciuto con una voce femminile rilassata. Dopodichè si portò la mano sinistra al volto e rimosse la fascia che aveva sul volto.
Da dietro di loro Meryu, anche se ancora lontano, riuscì a vedere una chioma di capelli viola ondeggiare nell’aria; quella vista lo scosse profondamente. < Possibile che sia…? > pensò.
Soifon, altrettanto sorpresa, disse: “Tu sei.. Yoruichi!”
“È da tanto che non ci vediamo, Soifon.”
Con un forte schianto le due colpirono il suolo sollevando un’enorme nuvola di polvere.
Le loro parole scatenarono in Meryu una serie di pensieri. Yoruichi Shihoin. Ne conosceva solo la fama e la storia. Era il Comandante delle Unità Mobili Segrete e il Capitano della Seconda Brigata prima di Soifon ed era anche stata l’insegnante di quest’ultima, colei che l’aveva addestrata alle tecniche degli Shinigami e delle sue Unità. Poi, però, molto tempo fa, aveva disertato la Soul Society, era fuggita da essa dopo l’autoesilio di un ex-Capitano suo amico che, a quanto aveva sentito, aveva compiuto un terribile crimine. Si era così macchiata del reato di tradimento ed era ora una fuggitiva.
Pur non conoscendola di persona, Meryu disprezzava molto Yoruichi, non solo per i suoi crimini ma anche perché il suo abbandono aveva ferito una persona più di tutti: la stessa Soifon. L’aveva abbandonata dopo essere stata la sua sensei e la persona più importante per lei e questo Meryu non poteva perdonarglielo. Chiunque avesse osato fare del male al suo Capitano avrebbe dovuto fare i conti con lui!
Un nuovo boato lo riscosse dai suoi pensieri. Guardò verso la foresta sottostante e notò due figure che si muovevano a una velocità incredibile scontrandosi di tanto in tanto. Erano così rapide che riusciva a malapena a seguirle. < Eccole. Sono loro > si disse. Un momento dopo vide anche diverse altre sagome che inseguivano le due duellanti; capì in breve tempo che si trattava delle altre Unità Mobili Segrete.
< Meglio così. Più saremo più facilmente potremo fermare quella traditrice! > Accelerò il suo Shumpo per poterli raggiungere.
In un paio di minuti raggiunse il luogo dove percepiva la reiatsu del suo Capitano e vide che tutte le Unità Mobili Segrete avevano circondato Yoruichi. Per la prima volta poté vedere l’ex-Capitano della Seconda Brigata coi suoi occhi: era una Shinigami alta, di carnagione scura e con un fisico molto atletico e snello. Dovette ammettere che era decisamente bella di aspetto, ma non avrebbe comunque avuto pietà per lei.
Poi scorse Soifon che stava in piedi sopra un albero con la sua Zampakuto sfoderata e piantata nel tronco. Quel gesto era fin troppo chiaro a Meryu come membro a sua volta delle Unità: eliminazione immediata del nemico.
Tuttavia si rese conto subito di aver troppo sottovalutato Yoruichi. Prima ancora che le Unità potessero muovere un muscolo, una violenta onda sonora invase l’aria e tutti gli Shinigami, tranne Soifon e lui, vennero scagliati via e crollarono a terra immobili. Confuso, Meryu guardò Yoruichi e vide che aveva cambiato di poco la sua postura e i suoi abiti erano lievemente increspati come se si fosse appena mossa. In quel momento realizzò che aveva colpito e steso tutte le Unità ed era ritornata al suo posto talmente velocemente da far sembrare che si fosse spostata solo di qualche centimetro.
< È davvero tanto veloce? Com’è possibile? > pensò Meryu incredulo.
Yoruichi fece una risatina beffarda: “Sicuramente sono stata sottovalutata. Di certo ho abbandonato il nome di Comandante delle Unità Mobili Segrete, ma non ricordo di aver abbandonato il mio altro nome.”
Meryu si voltò verso Soifon e la vide socchiudere le palpebre e mormorare: “La Dea della Velocità Yoruichi..”
Dea della Velocità. Mai titolo per una persona sembrava più appropriato.
Soifon gettò via il suo haori da Capitano scoprendo così la sua uniforme da combattimento. “Vedo. Allora ti priverò anche di quel nome!”
“Aspettate!” disse Meryu mettendosi al suo fianco. “Lasciate che vi aiuti, Capitano.”
Soifon lo fissò seria. “Non fare sciocchezze, Kitayama. Non sei in grado di affrontare un simile avversario.”
“Si, è molto probabile. Tuttavia non intendo tirarmi indietro davanti a una traditrice della Soul Society. Non sarebbe un comportamento degno delle Unità Mobili Segrete e di un vostro subordinato, Capitano Soifon.”
Soifon rimase imperturbabile, ma non replicò né cercò di dissuaderlo oltre.
“Ha! Ti sei fatta dei subordinati piuttosto fedeli, Soifon. In particolare questo tipo.. Mi piace il tuo temperamento, ragazzo. Qual è il tuo nome?”
Meryu si passò una mano tra i capelli scostandoli dagli occhi. “Meryu Kitayama. Terzo Seggio della Seconda Brigata. Finalmente conosco il mio ex-Capitano, Yoruichi Shihoin.” Sfoderò la sua Zampakuto. “Punisci tutte le ingiustizie, Hayabusa!”
Non appena la sua spada venne rilasciata trasformandosi nella sua forma Shikai di un paio di guanti da battaglia metallici, Meryu partì all’attacco cercando di colpire Yoruichi con un potente pugno, ma quest’ultima lo schivò con facilità e spiccò un salto in aria allontanandosi dal suo secondo colpo. Senza demordere Meryu la inseguì e, con uno Shumpo, le apparve alle spalle tentando di sorprenderla; la Shinigami si voltò di scatto e deviò il suo colpo con un sorrisino beffardo.
A quel punto Meryu sfoderò una serie di tecniche di Hakuda in rapida successione senza dare tregua all’avversaria, ma Yoruichi deviava tutti i colpi senza scomporsi e senza perdere il suo sorrisetto. Sembrava che stesse giocando e non combattendo. Poi, d’un tratto, Yoruichi scomparve con uno Shumpo e apparve dietro Meryu per attaccarlo; questi se ne avvide e sferrò un pugno rovesciato per colpirla, ma, prima che potesse raggiungerla, l’ex-Capitano si era già spostata con un altro Shumpo sul suo lato destro, ora esposto, e stava per colpirlo con un potente calcio. Tuttavia, in quel momento, Soifon apparve dietro a Yoruichi e l’attaccò con un rapidissimo calcio che quest’ultima riuscì a bloccare, ma fu poi costretta ad allontanarsi velocemente per recuperare una buona posizione di guardia. Soifon, però, non intendeva permetterglielo e si scagliò contro di lei con una combinazione di attacchi precisi e pressanti che sembrarono mettere Yoruichi in difficoltà per la prima volta. Meryu ne approfittò e attaccò dal lato opposto l’ex-Capitano, il quale si difese a fatica dal suo assalto per poi scomparire con uno Shumpo. Senza perdere tempo Soifon usò a sua volta lo Shumpo per starle dietro e le due ripresero a scambiarsi colpi ad incredibile velocità, raggiunte poco dopo anche dall’argenteo. In un perfetto gioco di squadra, ogni volta che Yoruichi si spostava con uno Shumpo, Meryu la incalzava attaccando non tanto con l’obbiettivo di colpirla ma di farla scoprire e permettere così a Soifon di superare la sua guardia e finirla.
Il piano sembrava funzionare. A un certo punto addirittura, mentre Yoruichi evitava un assalto di Soifon, Meryu le sferrò un destro al volto e, non appena lei lo evitò, invertì la traiettoria del suo pugno per colpirla con le punte aguzze sulle nocche. Essendo troppo vicina, Yoruichi riuscì a schivare solo parzialmente l’attacco e le punte lacerarono la fascia che portava al collo sfiorandole il viso.
Con una risata la Shinigami saltò all’indietro. “Vicino, ma non abbastanza!” gridò.
Meryu la caricò di nuovo spostandosi continuamente con lo Shumpo nel tentativo di distrarla.
“Riconosco che non ve la cavate male” continuò Yoruichi. “Ma non v’illuderete di avermi messo con le spalle al muro, vero?” Poi scomparve nell’aria.
Un istante dopo Meryu percepì la sua voce alle spalle: “Non avrai pensato di depistarmi con la velocità? Povero ingenuo.” E prima ancora che potesse provare a voltare la testa, il taglio della mano di Yoruichi lo colpì con violenza al collo.
La vista gli si annebbiò all’istante e sentì il corpo diventare pesante e precipitare verso il suolo.
Allora realizzò. Non aveva mai fatto sul serio con loro finora. Avrebbe potuto stenderlo fin dal suo primo assalto, ma aveva voluto provare le sue capacità. Tentare di sorprenderla con la velocità.. era stato davvero ingenuo.
< Mi spiace, Capitano Soifon. Avevate ragione > pensò Meryu. < Solo voi potete sconfiggerla.. so che ne sarete in grado... >
Poi l’oscurità lo avvolse e non sentì più nulla.
   
 
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