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Autore: Vegetina ssj 94    05/12/2014    0 recensioni
Parlare con la propria anima, o IO, seduti su una poltrona, aspettando qualcosa che è solo l'illusione del proprio bisogno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il riflesso della “causa”

A volte cerchiamo una causa così intensamente, ci arrovelliamo per minuti, ore giorni, usciamo nella  nebbia col nostro lanternino perché se ogni cosa là fuori ha una causa, un inizio e una fine, allora anche le nostre preoccupazioni ne hanno una. L’inizio ci è chiaro. La fine è il vero problema, e per cercare la fine cerchiamo la causa.  Ma si!  E’ stato perché non mi ha risposto a quella chiamata, insomma come ha potuto ignorare quel messaggio! E poi rispondermi con quel tono! Non notare che le mie parole non erano scelte a caso!
Cerchiamo, ti  dicevo Eugenio,  seduti su una vecchia poltrona o un letto sfatto il motivo scatenante del nostro soffrire in qualcosa che è fuori di noi. E se la causa la scorgiamo ma è fuori di noi cosa possiamo fare per controllarla? Nulla.
E’ problematica questa situazione. Pensaci.
Restiamo ore fermi, immobili, sospesi nell’attesa di qualcosa che non arriva.  Allora iniziamo a pensare che stando così fermi qualcuno, no, quel qualcuno, il proprietario della nostra causa, si accorga della situazione mutata. Macchè! Allora restiamo più a lungo accovacciati lì sulla vecchia poltrona, sempre più immobili.  Ora se ne accorgerà, Eugenio, vedrai!
Nulla.
Nel non far nulla, no, scusami, nell’apparente non far nulla, però ti assale lo sconforto. Guardi l’orologio, è passato un minuto.
Perché apparente far nulla mi dici? Perché Eugenio, possiamo stare fermi, ma non posso mica smettere di pensare!
Guardi l’orologio, un altro minuto.
No, Eugenio, non far fretta. Sta facendo altro, il proprietario della causa lavora a quest’ora.
Come dici Eugenio abbiamo fame? Si, è già ora di pranzo.
No, Eugenio nessuna risposta, ti ho detto che non può!
Come dici? Che faccio, aspetto!
Va bene, Eugenio faccio qualcosa…
Apro un libro…e aspetto fissando la pagina. Sono le cinque…le sei…
Perché il cervello pensa? E lui, il proprietario della causa, non si accorge?
E’ necessario aprirsi con una persona perché questa ti capisca… come si può capire qualcuno con cui non si ha un legame profondo?
Ecco fatto, le nostre preoccupazioni le abbiamo raccontate.
 Eugenio, ti ho detto che non può adesso.
E’ già “domani”… non lo so Eugenio aspettiamo? Ancora non ci conosce abbastanza per venirci in soccorso. Se lui è il proprietario della nostra causa, possiamo risolvere il nostro stato solo se lui fa qualcosa.  
Spogliare la propria anima davanti a qualcuno è una buona idea, Eugenio?
E’ passato un altro giorno, no, Eugenio, non si è accorto di noi. Non può… Come dici? Prima poteva? Eugenio, sei senza cuore! Non vedi che stava male… Si, Eugenio sta male, il proprietario della causa. Forse i nostri problemi non sono poi così grandi Eugenio, falli da parte! Dobbiamo aiutare lui! Per la causa dici? No, perché ormai siamo un po’ parte di lui.
Si, falli da parte anche oggi. Lui è  noi, se lui ha un problema, noi abbiamo un problema…
E oggi sembra stare bene…però di noi non si cura. Non si cura perché non può capirli così da lontano. Eugenio, su metti a nudo i nostri problemi. Non ha tempo forse…
E i nostri desideri, Eugenio? Li ha ignorati…ancora…ancora… ci sta rifiutando, Eugenio?
Ci ha rifiutati ancora, Eugenio.
Si scusa, Eugenio, di farci soffrire. Allora l’ha capito…domani ne parliamo, dice.
Eugenio, è” domani”…
Eugenio, passano le ore del “domani”… ma presto verrà da noi…
No, ha detto che fa altro…forse stasera…il nostro “dopo” è diventato uno “stasera”…sarà veramente stasera, Eugenio?
Accovacciati sulla solita poltrona.
Eugenio, sono passati molti giorni in attesa, vero? E ora finalmente abbiamo uno “stasera”, che prima era un “dopo, ma era un “dopo” come tanti altri “dopo”, di tanti altri giorni.  Non ci resta più nulla Eugenio, abbiamo dato ogni istante a lui, ogni verità gliel’abbiamo confessata, vedi quell’occhio? Non c’è nulla di noi che non veda. Perché è ancora un “dopo”?
Noi non esistiamo più…siamo trasparenti come acqua…
Non ha lui la causa vero, Eugenio? Lui è ancora lui, la sua vita è ancora la sua vita, noi abbiamo perso la nostra per darla a lui, non c’è più nulla di personale o riservato in noi. La causa è sempre stata dentro di noi. Le nostre speranze, le nostre aspettative, smettere di vivere noi stessi per aspettare che qualcuno ci restituisse qualcosa, questa è la nostra causa.  Non abbiamo più una vita, non siamo più di un’ombra senza consistenza, una nebbia ammassata in un angolo.
Eugenio, da quanto non guardiamo fuori dalla finestra?
  
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