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Autore: Cassie Forbes    05/12/2014    1 recensioni
“L’Aleph“ è «un punto nell’Universo che contiene tutti gli altri punti, presenti, passati, piccoli e grandi» ed è il titolo di un romanzo dello scrittore brasiliano Paulo Coelho. Cosa c'entra ai fini della nostra storia? C'entra. Perchè, a volte, quando si sopravvive a esprienze traumatiche, si perde e si guadagna qualcosa. E questo è proprio ciò che succede a Mia Joly, francese, parente con una importantissima famiglia di cacciatori: gli Argent. Un evento tragico farà traslocare la nostra ragazza a Beacon Hills dove, si sa, la vita non è mai troppo tranquilla. Ci sono lupi, misteri e, beh, morte.
Siete almeno un po' curiosi, vero?
PS: Va detto che questa storia è nata su sollecitazione di una persona cui devo un ringraziamento speciale. Grazie Giulia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO AUTRICE: Gli aggiornamenti arrivano a rilento, ma arrivano, non vi preoccupate. Ci avviciniamo a scoprire il segreto di Mia, o almeno una parte. Curiosi? ;) Buona lettura! C.
 
 
Sono passate tre settimana dalla sua morte. Cioè quasi un mese. 21 giorni. 504 ore. E io non ho potuto fare nulla per impedirlo. Sono le tre di notte e riesco solo a rigirarmi nel letto. Irritata, accendo l’abat jour e mi metto a leggere il bestiario.
«Lydia, è tardi.»- la voce di mia madre sulla soglia della mia camera distoglie la mia attenzione dal libro. La guardo, apro la bocca per rispondere, ma tutto ciò che esce è un singhiozzo soffocato.
«Oh tesoro…ssshhh… Lo so, lo so. Vedrai che andrà meglio.»- mi sussurra stringendomi e accarezzandomi i capelli come quando ero bambina. Poi si sdraia nel letto accanto a me.
 
 
Dopo un viaggio in auto, 14 ore di volo, un altro viaggio in auto, arriviamo finalmente a casa Argent. Non ci ero mai stata, anche se avevo in programma una visita per quell’estate: Allison aveva già pensato a tutte le cose che avremmo potuto fare nelle mie due settimane di permanenza e avevamo stabilito che per Natale sarebbero venuti lei e Chris da noi. Già, progetti ormai andati in fumo. Mi accorgo di essere ancora ferma nell’ingresso solo quando mio zio mi spinge delicatamente in casa, dopo aver poggiato le mie valigie in corridoio.
«Ecco, ci ho pensato durante il viaggio, se vuoi puoi stare nella sua stanza, oppure…»
«Quella degli ospiti andrà benissimo zio.»- lo precedo sorridendo. Nessuno di noi è pronto a entrare nella sua stanza ogni giorno. «Però mi piacerebbe vedere la sua camera, se per te va bene.»- chiedo titubante.
«Certo. E’ la porta in fondo al corridoio»- sorride e mi fa un cenno con il capo - «Intanto io preparo la stanza per te e ti porto di là i bagagli. Oh, se vuoi puoi toglierli adesso, siamo solo noi qui.» - indica i miei occhiali da sole, poi prende la valigie e va nella stanza degli ospiti, due porte prima di quella di mia cugina.
In effetti, devo trovare una soluzione per questi maledetti occhi e occhiali. Al contrario di Parigi, qui piove, perciò non posso indossarli senza destare curiosità.
Tolgo gli occhiali e mi incammino nel corridoio piano, arrivo fino davanti alla porta indicata e trattengo il respiro. Non so se sono abbastanza forte per entrare. Non so se saprei gestire la situazione se dovessi vedere qualche altro frammento su di lei. Forse basterebbe non toccare nulla, ma la sua camera è colma della sua essenza, perciò tanto vale. Resto ferma per quella che sembra un’eternità davanti alla sua porta, quasi aspettandomi di vederla sbucare con il suo sorrisone e le sue fossette da un momento all’altro. Prendo in mano la sua collana, quella che zio Chris mi ha detto di tenere, la fisso per qualche istante e poi la indosso.
«Sarebbe felice di sapere che l’hai tenuta tu.»- mi sorride lo zio cogliendomi di sorpresa. Passiamo qualche secondo in silenzio davanti alla porta, poi mi rassicura con calma.
 «Nemmeno io ci sono ancora entrato Mia. Non temere, non c’è fretta.»- sorride stringendomi la spalla. Sto per rispondere quando bussano alla porta principale. Il mio panico momentaneo si placa subito quando indosso gli occhiali. Il cacciatore mi fa cenno di entrare nella mia stanza mentre lui procede guardingo fino alla porta di casa, guarda dallo spioncino e poi, ridendo, la apre.
 
 
«Credevamo fossi morto!»- entro come una furia in casa Argent fermandomi però subito nell’ingresso. C’è qualcosa di strano, un odore nuovo, mai sentito.
«Derek intendeva dire che eravamo preoccupati. Scott, entra.»- Deaton fa cenno al mio amico di entrare per poi chiudersi la porta alle spalle.
«Sto bene. Ero in Francia dalla mia famiglia. Isaac è rimasto là per qualche tempo con mia cognata e mio nipote, non si sentiva di tornare qui.»- sento Argent spiegare e poi tutti e tre si mettono a parlare, ma questo odore mi manda in tilt la concentrazione. E poi lo sento, un battito cardiaco! Mi fermo davanti alla porta da cui proviene annusando ossessivamente l’aria. E’ un odore buono e forte, ben distinguibile da tutto. Mi stupisco che Scott non se ne sia accorto, infatti lui e gli altri due si sono zittiti e mi fissano interrogativi. In realtà, Chris è più agitato, come se fosse titubante.
«Cosa c’è? Cosa non va?»- mi chiede infatti, vedendo che il mio sguardo punta in una direzione. Apro la bocca per rispondere quando la porta di casa Argent si apre di nuovo per fare un trafelato Stiles accompagnato da Malia e Lydia, pallida e stanca.
«Non ho dormito tutta la notte.»- afferma anticipando le domande «Continuavo a sognare Allison e poi sentivo qualcosa, come dei bisbigli, che mi dicevano di venire qui. A quanto pare non sbagliavo!»- annuisce compiaciuta, data la nostra presenza.
«E cosa dicevano le voci, Lydia?»- la voce di Deaton è nervosa, come al solito sa più di quanto dice.
«Era tutto molto confuso, ho capito solo una parola. In realtà non l’ho proprio capita, l’ho scritta.»
«Posso vedere?» - chiede il veterinario.
«Certo. »- annuisce la banshee rovistando nella borsa per poi estrarne un pezzo di carta su cui è scritta una parola in rosso vivo.
 
Ανασταλεί
 
Dalla mia nuova stanza sento solo un chiacchiericcio sommesso, così apro piano la porta e metto fuori la testa: sono arrivate un po’ di persone, alcune note, altre no. Riconosco il dottor Deaton che mi ha curata, Lydia e Scott perché visti tramite skype durante una chiamata con Ally. Gli altri me li aveva mostrati in foto, ma non li ho mai visti di persona. Aguzzo l’udito e li sento parlare di qualcosa che Lydia ha scritto: Allison mi aveva raccontato dei suoi talenti legati alla sua natura di banshee, perciò la cosa mi incuriosisce. Tolgo le scarpe ed esco dalla mia stanza, stando attenta a non fare rumore passo per la cucina e raggiungo il gruppo, ponendomi alle spalle di zio Chris e Deaton. Nessuno mi ha sentita, nemmeno i lupi, ma d’altronde sono addestrata per questo.
La parola scritta da Lydia brilla di rosso sangue sul foglio bianco, come una ferita su qualcosa di candido. Tutti allunghiamo il collo e il veterinario, dopo averlo esaminato per qualche secondo, fa passare il foglietto tra tutti perché possano vedere bene.
«Sai leggerlo, sai cosa significa? »- chiede poi nuovamente rivolto alla rossa, che annuisce.
«Che lingua è? »- domanda il ragazzo che mi pare di ricordare sia Stiles, curioso.
«E’ greco. »- rispondo rendendo così nota la mia presenza, resa ancora più strana dal fatto che porto gli occhiali scuri.
« Mia! »- zio Chris si porta una mano sul cuore, spaventato e preoccupato: probabilmente non aveva ancora pensato a come spiegare me, la mia presenza e i miei… “doni”.
«Scusa zio, ma ero curiosa. »- sollevo le spalle e gli sorrido, scrutando poi le persone davanti a me, ma Deaton riporta per il momento l’attenzione sul foglio.
«Non avevo alcun dubbio che avresti riconosciuto la lingua. Sai tradurlo? »- mi passa il foglio e, quando lo prendo in mano, una serie di dolorose visioni, affilate come lame, attraversano il mio cervello.
 
Ανασταλεί
 
Sento gli occhi bruciarmi così li chiudo per qualche secondo, mentre le fitte alla testa non accennano a diminuire. Quando il dolore si placa e riesco ad aprire gli occhi, fisso ancora la parola in rosso e prendo fiato prima di rispondere.
«C’è scritto “anastaleí”. Significa “sospesa”. »- riesco a mantenere la voce stabile ma mi accorgo che mi tremano le mani. Tutti mi fissano scioccati, ma quando vedo zio Chris tirare fuori velocemente un fazzoletto dalla tasca della giacca, capisco che non è per le mie mani tremanti. Porto la mano sinistra a toccarmi il viso, lungo la guancia e poi mi guardo le dita. Sono rosse.
  
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