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Autore: CSlover    05/12/2014    2 recensioni
Lui è l'affascinante frontman di una delle band di maggior successo al mondo. Lei un'instancabile attrice in ascesa. A volte è difficile capire cos'è reale e cosa invece non lo è quando è in gioco la fama. (CaptainSwan)
AVVISO: Questa è una traduzione della Fanfiction di niniadepapa "The Lost Boys". Non ho alcun diritto sulla storia e ringrazio ancora l'autrice per aver dato il suo consenso alla traduzione e alla pubblicazione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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36 – Forti Abbastanza Da Costruire Una Casa

 
Emma Swan amava il suo lavoro. Davvero tanto. Le offriva la possibilità di incontrare gente incredibilmente talentuosa, viaggiare per il mondo, indossare abiti che mai avrebbe sognato di poter possedere e ispirare gli altri con quello che faceva. Poteva vivere cento vite diverse, così diverse dalla sua - una regina delle fiabe, uno sceriffo di una piccola città, una madre considerata colpevole di un reato, un cyborg e molto altro ancora - ed essere nuovamente se stessa alla fine della giornata, quando le telecamere erano spente, il trucco rimosso e lei poteva tornare a vestire nuovamente i suoi panni. Emma Swan amava davvero tanto il suo lavoro in effetti. Però odiava i servizi fotografici. Se qualcuno le avesse detto che posare per un giorno intero con la sua costar Elsa - un’attrice norvegese con la quale aveva avuto modo di lavorare per il progetto di Mulan - sarebbe stato così estenuante, avrebbe escogitato qualcosa pur di perderselo. Il che avrebbe significato riprogrammare tutto fino a quando non sarebbe stata libera dai suoi numerosi impegni, ma per quanto potesse lamentarsi a riguardo, le stava bene. Ahimè, aveva dovuto trascorrere una fredda giornata di Dicembre rintanata in un albergo troppo sfarzoso, scambiandosi occhiate con Elsa abito dopo abito, in attesa mentre la sua compagna posava per i suoi scatti individuali e cercando di rilassare i muscoli del viso per non dare l’impressione che avesse in atto un’indigestione mentre scattava le sue. Per fortuna la maggior parte delle foto erano in coppia e ci furono molte più risate di quante si sarebbe mai aspettata durante un servizio fotografico, mentre cercavano di eseguire gli ordini del direttore della fotografia. Non persero nemmeno l'occasione di scherzare tra di loro riguardo al fatto che erano a malapena vestite, mentre si trovavano immerse in un paesaggio innevato, con tanto di neve e stalattiti a decorare il set. Aveva completamente senso. (Non ne aveva affatto in realtà - ma mettere il più possibile in mostra la sensualità femminile non era poi una gran novità, eh) Doveva fare attenzione a ciò che diceva tra uno scatto e l’altro, dato che c'era una telecamera che girava sulla scena, per quello che Emma sospettava sarebbe stato il dietro le quinte che avrebbero pubblicato sul sito della rivista. Inutile dire che accolse con grande gioia il momento in cui poté lasciare l'edificio, accompagnò Elsa all’appartamento in cui soggiornava durante la sua permanenza a Los Angeles per il tour con la stampa e il resto della promozione che dovevano affrontare prima dell’uscita del loro film. La salutò dopo averle promesso che si sarebbero viste la settimana successiva per una cena con sua sorella Anna, che sarebbe arrivata per assistere alla prima e si diresse subito a casa. Aveva provato a chiamare Killian un paio di volte durante la pausa pranzo e anche poco dopo, ma non aveva ottenuto altro che un silenzio radio da parte sua per tutto il giorno. Era strano, considerato che era costantemente incollato al suo telefono per inviarle le foto più ridicole che trovasse in giro di cuccioli che indossavano vestiti o i link che trovava online di articoli falsi che li riguardavamo. (E sì, il sexting. Non aveva smesso. Idiota) (Anche se, come lui amava sottolineare, era lei quella che iniziava la maggior parte delle volte. Oops.) Inviò un sms ad Henry per assicurarsi che fosse arrivato da Mary Margaret e quando rispose, le disse che Killian l’aveva accompagnato lì come stabilito e che si sarebbero visti il giorno seguente, lei aggrottò la fronte. Se erano stati insieme tutto il pomeriggio, perché non aveva risposto alle sue chiamate? Lasciando la chiave sul tavolo accanto alla porta d'ingresso, lo chiamò e sentì una risposta provenire dal soggiorno. Si trascinò lì, togliendosi di dosso la giacca, il berretto e gli stivali lungo la strada, lamentandosi come una sorta di zombie spogliarellista mentre si avvicinava alla sua destinazione. La TV era accesa, ma non vi prestò alcuna attenzione mentre barcollava verso il divano su cui era Killian, con Nana che dormiva tranquillamente per terra al suo fianco. Era lì disteso e con uno sbuffo, notò tardivamente le sue calze della Rana Kermit che si agitavano su qualche melodia che stava canticchiando sottovoce. Una volta arrivata, Killian si spostò di lato per farle spazio. Lei batté le palpebre in direzione del posto vuoto e poi verso il petto e le braccia di lui, che a suo giudizio sembravano molto più invitanti. Soprattutto dopo una giornata così faticosa passata ad essere agghindata come una bambola e che era durata all'infinito. Strisciò su di lui, adagiando il corpo sopra il suo e ridacchiando tra sé quando lui inclinò la testa, in finta esasperazione, facendo un verso a metà tra una sorta di gemito di dolore e una risata soffocata quando fu sopra di lui con tutto il suo peso. Si ritrovò avvolta nel suo calore in quanto le sue braccia andarono intorno a lei, come per riflesso ed Emma seppellì il viso nel suo collo. "Così male?" Lei gemette, mordicchiandolo leggermente "Non ne hai idea" Sobbalzò con lui alla sua risata leggera "Sono sicuro che quando vedrai il risultato finale non sarai così negativa a riguardo". "Dillo al corsetto che mi hanno fatto indossare" mormorò scontrosa, ricordando con un sussulto quanto fosse stato difficile respirare con quella cosa addosso. E pensare che le donne avevano dovuto indossare quella roba tutti i giorni per così tanto tempo. Le sue orecchie si rizzarono e allungò il collo per guardarla con gli occhi che brillavano giocosamente "Perché anche questa volta non mi hai lasciato venire con te?" Alzò gli occhi al cielo. Era così prevedibile, non era nemmeno divertente. Come se gli avesse mai permesso di presentarsi ad uno dei suoi photoshits, come li avevano abilmente ribattezzati. L’avrebbe solo distratta e se si fosse ritrovata per una buona volta ad avere un po’ di sicurezza in se stessa, la sua presenza avrebbe di certo incasinato tutto. "Perché avevi altro da fare. E ti sei offerto di andare a prendere Henry da scuola e di stare con lui" puntualizzò, colpendolo sul fianco. Lui in risposta le diede un piccolo colpo sulla schiena, anche se la sua mano iniziò subito ad accarezzarla con una lentezza esasperante dopo che lo ebbe fatto. "Posso essere multitasking, lo sai" Emma trattenne uno sbuffo. L'ultima volta che aveva provato a fare una cosa del genere aveva quasi incendiato la cucina. E aveva promesso che non avrebbe più cucinato e guardato la partita contemporaneamente. Lei si tirò indietro per incrociare le braccia sul petto di Killan, guardando verso di lui mentre vi appoggiava sopra la testa "Dove sei stato, comunque? Ho provato a chiamarti, ma rispondeva sempre la segreteria". La mano passò dalla vita di lei a grattare nervosamente dietro il suo orecchio. Uh oh. Il suo tick. "Eravamo - ah - alla ricerca di qualcosa" balbettò e lei alzò un sopracciglio. "Cosa avete combinato voi due questa volta?" Provò con il suo sorriso affascinante, mentre le dita le sfregavano dolcemente la pelle "Niente, ho solo ..." Lei lo guardò, aggrottando la fronte. Se pensava che l’avrebbe fatta franca, aveva una cosa o due da dirgli. "Jones. Sputa il rospo" Represse il bisogno infantile di esultare quando lui scrollò le spalle e sospirò stancamente massaggiandosi la fronte. "E' quasi Natale" ammise finalmente. Se era possibile, si preoccupò ancora di più. "Quindi?" Le rivolse la sua solita faccia da che cosa ti sta passando per la testa Swan? "Quindi è tradizione fare dei regali alle persone che ami?" Oh. Questo. "Non hai bisogno di farmi un regalo" disse prima che potesse pensare alla risposta. Tutto il corpo era sotto il suo e lei aggrottò la fronte per quella che sembrò essere la centesima volta da quando era tornata a casa. Con le braccia leggermente rilassate e l'angolo della bocca puntato verso l'alto, le rivolse un sorriso sghembo "Siamo sicure di noi, eh?" Stava per chiedergli di cosa diavolo stesse parlando quando le tornarono in mente le parole che aveva pronunciato poco prima. Le persone che ami. Allora, non che lei non sapesse che l'amava - vivevano insieme per l’amor di dio - e lo amava anche lei. Era più come se non sentissero il bisogno di dirselo a parole, invece. Emma era sempre stata più incline a mostrare i suoi sentimenti con le azioni e aveva scoperto che Killian, anche se era un po’ più bravo ad esprimere quello che provava, non era poi molto meglio di lei in questo. Era abbastanza sicura che entrambi erano riluttanti a scambiarsi quelle parole a causa di quella volta che le avevano dette, proprio in quella stessa casa e in circostanze così particolari. Non era come se preferissero far finta che non fosse successo, perché Dio sapeva che sarebbe stato semplicemente stupido - riconoscere il passato o la sofferenza e il dolore che avevano attraversato e che li avevano resi più forti, più disposti a lottare per quello che sapevano che avrebbero potuto avere. Quello che già avevano. Allora perché diavolo sentivano come se dirsi quelle tre parole sarebbe stato come cadere da una scogliera verso l'ignoto, non ne aveva idea. "Io – io non lo sono..." balbettò debolmente, ma non andò molto lontano, lui scoppiò in una risata e la baciò sulla fronte calorosamente. "Sei ridicola. E’ naturale che ti prenderò un regalo" Anche se silenziosamente riconoscente, seppellì il naso nel suo petto, mormorando le parole sulla sua pelle "Ti ho detto che non ne ho bisogno ..." "Lo so che non ce n’è bisogno, ma voglio" Sospirando ad alta voce, gli rivolse uno sguardo esasperato, perché davvero, il ragazzo era impossibile. Così glielo disse. "Sei impossibile." Lui scoppiò a ridere "Senti chi parla" (Aveva un punto a suo favore) (Gli colpì di nuovo il fianco, godendosi il suo sussulto) (Idiota che soffre il solletico) Sistemandosi sul suo corpo, gli portò le braccia al collo sul quale strofinò il naso mentre erano lì in silenzio, godendosi la quiete. Dopo un tempo indefinito nel quale il sonno stava per avere la meglio, gli mormorò dolcemente all'orecchio "Il mio regalo sarà ancora migliore" Lo vide sorridere con la coda dell'occhio, un sorriso a trentadue denti. "Oh. Avrò un regalo?" chiese, la sua voce era tenera come lo era sempre di notte, nel buio della loro stanza. "Puoi scommetterci il tuo bel culetto che lo avrai" Posò la mano sulla sua guancia, accarezzandole dolcemente la mascella con il pollice, delineando ogni lentiggine, fino a quando non andò a posarsi sul petto di Emma e a stabilirsi definitivamente sul suo cuore "Ma fai i regali solo alle persone che ami" Incontrò i suoi occhi, incredibilmente dolci e blu, leggendo la domanda e la sfida che c’era in loro "E allora?" Lui rise, un suono tranquillo, ma incredibilmente felice, con il braccio quasi la schiacciò contro di sè mentre la portava il più vicino possibile e poi iniziò a ridere anche lei, non sapeva se perché era così stanca, perché era impazzita o semplicemente perché lo amava. E l'amore di Emma, come avevano avuto modo di imparare, non era qualcosa di facile da guadagnare. Qualcuno avrebbe potuto dire che era una persona difficile da amare, ma Killian insisteva nel dire che non era vero. Pensava che per lei fosse difficile lasciarsi amare. E lei non credeva di poterlo amare di più perché pensava questo. Perché la amava. La baciò, la mano che non si era allontanata per un attimo da lei, si spostò dietro la sua testa, intrecciandosi nei capelli. Emma soffocò una risata quando si rese conto che lui stava continuando a canticchiare qualcosa tra i denti e in qualche modo capì che si trattava di Jingle Bell Rock. Killian catturò il suo sorriso con le labbra e si tirò leggermente indietro solo per lasciarla canticchiare proprio dal punto in cui lui aveva lasciato e continuò ad interrompere la melodia con altri piccoli baci fino a quando lei non iniziò a ricambiare ed entrambe le loro voci si trascinarono. "Ti amo" mormorò lui contro le labbra di Emma, che si tirarono in un sorriso mentre continuava a baciarla, sfiorando le labbra su quelle di lei e su ogni centimetro del suo volto che riusciva a raggiungere. Quando si tirò indietro e alzò un sopracciglio, guardandola con aria interrogativa, lei alzò gli occhi al cielo. "Ugh, va bene. Ti amo anch'io". Il suo sguardo si spostò dagli occhi alle labbra, con lo stupore impresso sul suo volto e poi la stava baciando di nuovo, languidamente, come una carezza infinita che diventa sempre più pigra e più dolce con il passare del tempo. Allungò le dita calde per sistemarle una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso e lei sorrise per quel gesto così tenero. Ricambiò il sorriso, sospirando soddisfatto quando si riposizionò su di lui, respirando il suo profumo e ringraziando in silenzio la sua buona stella per quel giorno, di tanto tempo fa, in cui lui versò tutto il suo champagne su di lei. Strano, ma vero. "Allora cosa mi regalerai?" mormorò chiudendo gli occhi. Le massaggiò la pelle nuda sui fianchi e poi sbuffò sottovoce in risposta. "Perché pensi che abbiamo passato tutta la sera fuori? Sei una donna difficile da accontentare, Swan. Potrei chiedere consigli in giro, anche se sono sicuro che Victor probabilmente mi suggerirebbe qualcosa di simile ad un sex toy o qualcosa del genere, August qualche libro sugli uccelli, perché lui è un nerd senza speranza. Ho pensato di chiedere ad Aurora, ma poi mi avrebbe dato un intero catalogo di abiti. Filippo è terribile quasi quanto Jeff nel fare i regali, pensa che una volta quando Grace aveva cinque anni, le ha regalato un film horror, credendo per sbaglio che fosse un remake di Nightmare Before Christmas ... " Emma nascose un sorriso e poté giurare che le baciò la sommità della testa. Mentre le sue dita la accarezzavano lentamente sulla schiena, si addormentò circondata dal calore e dalla cadenza della sua voce nel suo orecchio e il suo cuore che batteva contro la guancia in una tranquilla e costante ninna nanna. (Settimane dopo, il giorno di Natale) "A che cosa stavi pensando?!" Killian trasalì al suo tono. "E' stata un'idea di Henry! Eravamo al centro commerciale e ha insistito sul fatto che dovessimo comprare un nuovo guinzaglio per Nana perché aveva rotto il suo, così siamo andati al negozio di animali e noi ..." Emma lo interruppe, ignorando l’abbaiare eccitato di Nana che passava lo sguardo dall’uno all'altra man mano che le loro voci si facevano più forti "Hai chiesto consiglio per un regalo ad un ragazzino di 11 anni?" "Ehi!" Lei alzò gli occhi "Mi dispiace ragazzino, ma sul serio, Nana non è abbastanza?" Henry gettò le braccia su Nana con fare protettivo e se non fosse stata così irritata, l’avrebbe trovato adorabile e forse si sarebbe anche unita a loro, ma era troppo occupata a litigare con quell’idiota del suo fidanzato "Certo che si, ma era l'ultimo della cucciolata e guarda com’è carino!" Le labbra di Emma si assottigliarono mentre rivolse l’attenzione alla scatola che aveva appena aperto, dove un minuscolo gatto nero, con dei brillanti occhi azzurri, la stava guardando. Killian le si avvicinò con cautela, come se avesse paura che potesse prenderlo a calci o qualcosa del genere "Swan, andiamo. Non è una cosa così terribile". Emma gli rivolse uno sguardo sofferente, e perché, perché doveva avere anche gli occhi azzurri? Non sapevano che effetto avevano su di lei? "E che cosa succede se non va d'accordo con Nana e trasformano la casa in un campo di battaglia?" "Non succederà" le promise. Le prese la mano nella sua e la esortò a sedersi sul pavimento. Urtò la spalla con la sua, puntando il mento in direzione del gatto. "Andiamo, guardarlo. Ho visto la tua faccia quando hai aperto quella scatola". (Certo che si era sciolta non appena si era rivelato quello che c'era all’interno, ma Gesù, che cosa doveva fare con questo ragazzo, non poteva continuare a portare a casa ogni animale randagio in cui si imbatteva). (Un paio di felini occhi azzurri la fissarono intensamente e miagolò) (Miagolò a lei) (Era spacciata) "Questa è un'idea terribile" mormorò quando Killian lo prese tra le mani e lo mise davanti al suo volto, nascondendosi dietro di lui con un sorriso. "Ti amo?" (Naturalmente Henry lo chiamò Bizet)  
 
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Con grande sorpresa di tutti l'autrice ha deciso di pubblicare un capitolo extra della nostra storia preferita (spero che sia l'inizio di un seguito di tlb :P la speranza è l'ultima a morire)
Come promesso eccomi qui con la traduzione!!!
Il capitolo è più breve di quelli a cui ci aveva abituati, ma è troppo bello rivederli di nuovo insieme, mi erano mancati così tanto :)
Se ci sono errori farò il possibile per sistemarli nei prossimi giorni
Spero che questo capitolo vi piaccia :D

  
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