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Autore: mortebianca    05/12/2014    0 recensioni
Jiraya è inviato in missione ad Amegakure per scoprire cosa si annida nella città dal cielo piangente.
mentre è lì scopre il culto di Pain e la sua filosofia.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pain
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Buio, Freddo, Bagnato.
Un ventre materno gelido e inquietante. Jiraya vi nuotava dentro da un bel po’, fra tunnel e passaggi, cercando una via per entrare. Una volta uscito dall’ultimo tunnel era infine giunto in una zona aperta, non riusciva a vedere ad un palmo dal naso e, cosa più inquietante, appena uscito dal tunnel sentì che sotto di lui il fondale era scomparsi: era arrivato in una specie di enorme pozzo senza fondo. Provò a nuotare verso il fondale, ma capì che poteva farlo per ore e non l’avrebbe raggiunto, e lui non aveva tutto questo fiato.
Guardò sopra, e vide la luce.
Iniziò a nuotare verso l’alto, attratto da quella meravigliosa fonte di sicurezza.
Man mano che risaliva riusciva a vedere tutto attorno a se: il pozzo era di forma quadrata, una sorta di enorme piscina. Sotto di lui l’inquietante fondale nero si stagliava silenzioso, chissà quali mostruosità si annidavano là sotto.
Jiraya infine riuscì a scorgere chiaramente la superficie dell’acqua, ed era irregolare, increspata: stava ancora piovendo. Ancora. Erano passati più di vent’anni, ma non aveva smesso di piovere. Non lì.
Man mano che risaliva il silenzio veniva disturbato dal suono della pioggia fuori, sempre più forte.
Un fruscio che diventava frastuono. Il rumore delle singole gocce che si uniscono all’acqua della piscina.
Jiraya emerse dalla grigia piscina, e il suo viso fu bagnato dalle incessanti e numerose gocce di pioggia.
Il frastuono della pioggia ruppe il silenzio che aveva sentito negli ultimi minuto sott’acqua.
Si guardò attorno: nessuna guardia in vista. Si avvicinò al bordo e uscì faticosamente.
Non aveva ancora smesso di piovere, non lì.
Ad Amekagure, il Villaggio della Pioggia.

Jiraya aveva fatto una fatica immensa ad infiltrarsi lì dentro. La città un tempo era stata un fiorente centro di commerci. Il motivo era la sua posizione geografica: fra la terra del Fuoco, quella del Vento e quella della Terra. Un viavai di mercanti costante, la gente veniva qui a fare molti affari. In gioventù Jiraya si fermava spesso lì dove molti viandanti come lui potevano incontrarsi e discutere. Era un centro vivace, attivo, pieno di informazioni. Le culture della Foglia, la Sabbia e la Roccia qui si incontravano, si fondevano e si separavano ogni giorno. La parlata multiculturale, i vestiti tutti diversi, gli oggetti che venivano portati.
Amegakure era un villaggio piccolo, ma si arricchiva in fretta. Ma un villaggio fra tre grandi imperi non poteva rimanere indipendente a lungo.
Già dalla Prima Guerra Mondiale dei Ninja le tre terre tentarono di invadere il villaggio. Fu uno dei primi centri dove la lotta cominciò.
La cosa brutta però fu che la Guerra, ad Amegakure, non finì.
Mentre gli altri paesi facevano la pace, ad Amegakure la Sabbia, la Roccia e la Foglia si scontrarono ancora per molte generazioni. Il Villaggio non aveva i mezzi per difendersi da solo, e quindi fu ogni volta sotto un padrone diverso: ora con la Foglia, ora con la Sabbia, ora con la Pietra. Ogni volta un alleato potente, ma due nemici potenti alleati per attaccarli. Amegakure era dilaniata da fazioni interne.
La pioggia, su Amegakure, non era mai cessata. Si diceva che fosse dovuta alle lacrime del cielo, della terra, di tutto il Villaggio per le guerre incessanti. Amegakure ogni volta era sempre terra contesa, e lo è stata per molto tempo.
Poi è arrivato Hanzo. Il bambino dichiarato morto in cui avevano cercato di inserire il veleno di una salamandra. Chi l’avrebbe detto che sarebbe ricomparso e divenuto uno dei più potenti guerrieri?
Si unì ai servizi segreti e scalò le gerarchie. Era forte, crudele e sanguinario ma anche astuto e soprattutto pragmatico. Il governo di allora era alleato della Foglia ma tutti lo odiavano, era sanguinario ed imponeva alte tasse, reprimendo proteste e rivolte nel sangue. Sangue e pioggia che bagnavano questa terra ormai da generazioni. Hanzo seppe approfittare di questo malcontento e tradì il suo padrone, facendosi appoggiare dalla Sabbia che aspettava proprio una simile occasione.
Hanzo però non rimaneva mai troppo con un alleato solo. Tradiva ora la Sabbia per mettersi con la Foglia, ora la Foglia per mettersi con la Roccia. Hanzo non voleva essere servo di nessuno, ma fra i tre litiganti lui era sempre al tavolo del vincitore. Ogni guerra lo portava a strappare un pezzettino di territorio al perdente: ora alla Foglia, ora alla Sabbia, ora alla Pietra. E di guerra in guerra, di tradimento in complotto, Hanzo decuplicò il territorio del suo Villaggio. Quando i villaggi più grandi se ne accorsero cercarono di invaderlo, ma quando uno si muoveva gli altri due lo fermavano: tutti volevano quella torta, e non volevano spartirsela. E ogni volta che scoppiava il putiferio Amegakure era sempre vincitrice, sempre più grande.
Alla fine le tre nazioni si misero d’accordo per non toccare quel piccolo porcospino che era Amegakure, che si arricchì con i commerci ancora una volta. Era un centro fiorente fra le Tre Nazioni.
Poi scoppiò la Seconda Guerra Mondiale dei Ninja, e questa volta le Tre nazioni attaccarono insieme Amegakure, per dividersela e poi combattere fra loro lì. Tre fazioni più una si combattevano nella piccola terra piovosa, fu un massacro superiore a quello di tutte le altre terre.
Jiraya la ricordava, la guerra…. Amegakure era devastata: le strade erano divelte, gli edifici in rovina, ovunque c’erano carcasse, mine antiuomo, nubi di gas velenoso. Bombardamenti dall’alto, trincee ogni quattro kilometri. Ovunque un attacco, ovunque una sortita. Una terra di guerra perenne.
Jiraya lì aveva cercato il suo primo allievo in Nagato, Yahiko e Konan. Sperava che il Rinnegan di Nagato avesse portato la vera pace e comprensione nel mondo, ma ciò non si realizzò. Dopo la guerra gli arrivò la notizia che i tre ragazzi erano stati brutalmente uccisi. Da Hanzo stesso.
Già, nella guerra Hanzo si difese bene. Pur con tre nazioni che facevano i loro comodi nella sua terra Hanzo era sempre in prima linea, logorando i nemici con una lunga guerriglia. Jiraya, Tsunade e Orochimaru lo avevano affrontato direttamente, e fu lui stesso, sotto quella pioggia che ogni massacro aveva assistito nella storia di Amegakure, a chiamarli “Sannin”, i tre Ninja Leggendari della Foglia, superati solo da Zanna Bianca della Foglia, che allora però era ancora un ragazzino.
Cos’era successo? Perché Amegakure, uscita devastata ma indipendente dalla Guerra, si era improvvisamente chiusa? I confini erano sorvegliatissimi, l’Autarchia aveva chiuso ogni contatto esterno.

Ora, parlando con le persone, tutti dicevano che Hanzo era stato eliminato dal nuovo leader.
Lui, tutti i suoi familiari (anche i più lontani) e i suoi sostenitori. Tutti purgati.
Era rimasto solo Pain.
Pain, chi era?
Non l’aveva mai sentito, e Jiraya era un esperto di Intelligence della Foglia.
Chiedendo alla gente tutti erano strani e vaghi: ora spaventati, ora esaltati, ora si inginocchiavano e pregavano.
“Pain è il leader assoluto di Amegakure. Lui vede tutto e sente tutto. La sua parola è legge, le sue mani possono trovarti ovunque. Non c’è opposizione a Pain, e non voglio trovarmi nei guai, quindi lasciami stare”
“Pain ha portato stabilità ad Amegakure e ha ricostruito il nostro villaggio. Ora abbiamo grattacieli, televisioni e computer avanzati!”
“Pain è un dio. Lui ha punito Hanzo e i suoi seguaci che hanno portato corruzione e sofferenza nel nostro villaggio, e ora egli ci osserva dall’alto. Le sue orecchie sentono anche le parole del cuore, per questo solo chi ama davvero Pain sarà da lui ricompensato!”
“Pain è un culto, non esiste veramente. La gente ha iniziato a credere in questo dio che punisce i malvagi e i corrotti e porta dolore nel mondo, ma è solo un’illusione di massa. Francamente non ci credo molto…..però qualcuno Hanzo lo ha fatto fuori, no?”
“Pain è il dio della sofferenza, il suo verbo è la sofferenza umana, il suo agire è la punizione e la redenzione.
Pain ha occhi e orecchie ovunque grazie all’angelo al suo servizio. Per avere l’angelo a custodia della tua casa puoi comprare questo omino di carta e appenderlo sull’uscio: l’angelo è in ognuno di questi simboli di fede. Se un criminale attacca la tua casa l’angelo lo saprà, e lo punirà. Se qualcuno parla male di Pain davanti a questo, lui lo saprà, e la sua vendetta giungerà”
“Pain? No grazie, sono astemio”
“Pain è solo una figura immaginaria creata dal nuovo gruppo di potere ad Amegakure, non esiste realmente. Loro ci osservano con telecamere nascoste e microfoni, e puniscono chi complotta alle loro spalle. Evviva Pain!”
“Bah, è il nuovo leader. Non me ne frega nulla se c’è gente che lo venera o gente che lo odia, però ora sto tranquillo. La Guerra si è portata via tutti i miei fratelli”
“Pain è una manifestazione della Guerra. La volontà dello Spirito dell’Umanità, come lo chiamava Hegel, l’ethos culturale, sociale, delle tradizioni e delle credenze. Sovrastruttura di Marx.
Pain è una manifestazione di uno di questi concetti ideali, ovverosia della Guerra. E’ lo spirito della Guerra generato dalle menti umane che odiano e soffrono, e qui ad Amegakure, dove la sofferenza è massima, si è incarnato e ha portato una Giusta Guerra punendo i malvagi”


A Jiraya, dopo un po’, girava la testa. Le risposte erano più o meno sempre le stesse.
Pain era una divinità venerata da tutti, una divinità ora della Giustizia, ora della Sofferenza, ora della Guerra, ora un’incarnazione dello Spirito della Storia. Pain era un leader politico sanguinario che ora controllava tutti con il suo “angelo”. Pain era solo un simbolo, un concetto, un Totem, una rappresentazione del Super-Io collettivo. Pain era tutto questo, era Mille cose, e non era nessuno. Perché nessuno lo aveva visto, non lo avevano toccato, non sapevano nulla di certo su di lui a parte il nome.

Pain, Sofferenza.
Pain era Uno, era Centomila, ma non era nessuno.

Jiraya vagava da ore nella città.
La pioggia lo colpiva incessantemente.
I negozi avevano tutti una raffigurazione dell’Angelo, un po’ come si usa con le croci nei paesi lontani.
Tutti, allo scocco della nuova ora, guardavano la Torre più alta di Amegakure.
Forse inconsciamente il loro Super-Io suggeriva che il Sommo punitore, la Somma giustizia e la somma divinità stava lì, a guardarli.
Aveva anche sentito che Pain era colui che, solo con la volontà, faceva piovere su Amegakure.
Jiraya infine vide uno strano edificio.
All’apparenza sembrava un tempio greco, con grandi colonne e una gradinata che conduceva in alto.
Dopo un bel po’ di gradini attraversò le colonne.
Ogni colonna era altissima ed imponente. Jiraya aveva il viso rivolto in alto, guardando meravigliato la possenza di quell’edificio. Dall’interno provenivano dei canti, cori, un organo suonava.
Jiraya entrò, e rimase a bocca aperta. Letteralmente.
L’interno era identico alle grandi Chiese Gotiche di cui aveva sentito parlare nei libri.
Grandissime vetrate alle pareti che raffiguravano immagini religiose, enormi colonne che dividevano la navata centrale da quelle laterali. Una lunga serie di panche. Un altare centrale, dietro il quale c’era l’Organo maestoso che suonava. Jiraya continuò ad avanzare nella semi-chiesa semi-deserta. Aveva il viso sempre all’insù, guardando l’enormità e la magnificenza del dettaglio. Grandi statue di uomini sofferenti, impalati da spuntoni. Uomini che sollevavano il peso delle colonne scolpiti alla base di queste.
Sopra l’organo, nella cupola l’immagine del Giudizio Universale di Michelangelo.
Le vetrate erano sei e raffiguravano sei figure dai capelli arancioni, tutte simili e dagli occhi luminescenti.
Le Sei Vie di Pain.
Jiraya ricordava il dialogo avuto con un professore di Filosofia all’università di Amegakure.
“il Painismo è una religione ibrida fra Cristianesimo e Buddhismo, in quanto presenta istante comuni alle due: dal primo eredita una visione della divinità che vede tutto, che  premia i giusti e giustizia i malvagi, che vuole la pace e che ha una concezione particolare della sofferenza. Dal secondo eredita “le sei vie” e una concezione particolare della sofferenza. E’ quella la cosa in comune: la Sofferenza. In queste due religioni più che nelle altre è stata posta in primo piano la sofferenza umana”.
Un uomo si avvicinò all’altare, mentre la musica di Pain ricominciava.
“La Guerra ha stravolto il mondo dei Ninja per secoli, migliaia di persone sono morte soprattutto qui, dove mille eserciti hanno lottato, il cielo ancora oggi piange per le sofferenze che Amegakure deve sopportare”

Pain, il dolore, il dio del dolore, il dolore della storia, il dolore necessario per la pace.

“La Sofferenza regna, la sofferenza causata dalla mancanza di comprensione degli uomini.
Il male umano causa sofferenza, lo dicono i Cristiani. La vita stessa causa sofferenza, lo dicono i Buddhisti, la sofferenza è causata dallo scontro fra Io e Mondo, e fra Io e Io. Gli uomini non si capiscono e si scontrano.
Il mondo non è come il nostro Io lo vorrebbe e questo ci fa soffrire. Ogni cosa che ci fa soffrire è una cosa che non vorremmo, la Guerra è la forma di sofferenza più alta: tanti Io che cercano di annullarsi l’un l’altro per imporsi sovrani”

Jiraya rifletteva su quelle parole che echeggiavano fra le pareti.
“Ma nella sofferenza c’è anche una mutua comprensione: Pascal diceva che gli umani non fanno che cercare lavoro, divertimento, distrazione, riflessione solo per non restare soli con la loro vacuità: togliete ad un uomo il suo lavoro, le sue attività, lasciatelo solo con i suoi pensieri e lui SARA’ TRISTE!
Sarà triste perché sentirà che la sua vita è vuota, capirà che tutte quelle attività erano inconsce distrazioni dal vuoto che ha dentro: cos’è la vita? A che serve? Perché siamo qui? Domande senza risposta, e questo vuoto è il mare di cui è pieno il nostro Io.”


Il coro si stava alzando

“Nella sofferenza tutti gli uomini si capiscono! Tutti nel profondo del cuore siamo vuoti e soffriamo, tutti nel confrontarci con il mondo soffriamo, tutti nel combattere fra noi soffriamo: la vita è male e sofferenza!
E quando riduci un uomo all’osso, quando gli togli tutto e lo lasci da solo a guardare il riflesso del suo animo egli vedrà solo un abisso di sofferenza!”
“tutti gli uomini nel profondo soffrono, e quando un uomo soffre può capire anche la sofferenza altrui: quando uno soffre e l’altro invece è lieto si ha una sopraffazione, ma quando due persone soffrono sono solidali, si capiscono fra loro e si aiutano, così diceva Leopardi”


L’organo iniziò a suonare

Pain è la Sofferenza! E’ l’essenza stessa della vita. La vita è dolore, e il dolore è in tutti gli uomini, è nel profondo del nostro Io ed è nella società. Viviamo immersi in un labirinto di concetti, credenze, ideologie che ci rendono ciechi al mondo, agli altri esseri umani e alla nostra vera essenza: ma se strappate tutto, se un uomo soffre, egli è a nudo con se stesso, con la crudeltà del mondo e con gli altri, con la Volontà di Potenza che è dentro il Velo di Maya che è la Rappresentazione! La comprensione è massima, perché deriva dal profondo dell’Io! Gli uomini quando soffrono si capiscono alla perfezione!
Pain è la sofferenza che tutto impera, è la sofferenza che ci unisce e ci separa.
Il suo giudizio ricadrà su coloro che ipocritamente rifuggono questa verità e cercano di mettere gli uomini gli uni contro gli altri! Lui giudicherà tutti, lui spoglierà ogni umano delle sue convinzioni riducendolo al massimo della sua sofferenza, queste sono le Sei Vie di Pain!
La Via del Naraka, la via dei Preta, la via degli Animali, la via degli Umani, la via degli Asura, la via del Deva.
La via del Naraka: Dopo la morte coloro che furono egoisti e pensarono solo a se stessi, causando sofferenza agli altri saranno puniti! L’Inferno invece della reincarnazione!  E’ un luogo di eterna sofferenza, eterna dannazione, dove ogni senso ed ogni aspetto viene torturato!
Quello è il fondo dell’aldilà, ma anche il fondo dell’animo umano!
Lì in quel fondale, dopo eoni di tribolazioni, l’umano potrà infine reincarnarsi, purificato nella sua vera essenza!
Dice il Libro: Sentirò le vostre bucie e strapperò le vostre lingue, perché io evoco il Re dell’Inferno dalla larga bocca, e davanti al vuoto della fine delle vostre vite vedrete il conto finale di ogni vostra azione.
 
La via degli Asura: Coloro che furono schiavi dei sensi e hanno portato con i loro vizi sofferenza a se stessi e agli altri sono privati della propria capacità di comprendere gli altri e se stessi! La vita per loro è sofferenza ma pensano che infliggendola agli altri la loro diminuirà conferendogli piacere, quando in realtà stanno solo alimentando un grande incendio interiore e sociale!
Dice il Libro: Il demone è affamato di ognuno dei sette vizi e schiavo dei sensi. Ha tante facce tutte ugualmente false, dentro però è vuoto, solo ingranaggi e fili. Può fare tutto ma non ha nulla dentro di se, se non sofferenza.
 
La via dei Preta: La vita è sofferenza, ma la vita è anche desiderio: noi desideriamo costantemente e siamo schiavi dei sensi e dell’Es. Coloro che in vita furono schiavi del corpo, della materia pur senza far soffrire nessuno hanno in realtà svuotato il proprio Io, riempiendolo di Nullità!
Essi saranno fantasmi e vagheranno sulla terra prima di reincarnarsi. Saranno trasparenti, perché la loro personalità era falsa. Avranno eterna fame e sete, ma non potranno saziarsi. Vagheranno senza identità e senza essere visti dagli altri. Senza essere collegabili alla Cura di Heiddeger, alle etichette e le connessioni delle cose in cui nasciamo.
Dice il libro: Grande e grosso, forte e muscoloso, ma nient’altro sei e dopo la morte neanche quello sarai.
 
La via degli Animali: Gli animali vivono nel nostro stesso piano fisicamente, ma mentalmente sono in una dimensione del tutto diversa! Gli animali vivono nel terrore, nella fame, nel sesso e nell’istinto di sopravvivenza. La vita è un continuo favorire la specie, sopravvivi e riproduciti sono le uniche realtà.
Il nostro Es, l’inconscio, è la nostra parte animale: quando noi lo seguiamo ignorando il Super-Io siamo destinati a divenire animali, e come tali a reincarnarci.
Dice il libro: Gli animali sono come braccia, obbediscono ad una cieca volontà. Sono schiavi come noi della sofferenza, una sofferenza sensibile e fisica e di ignoranza, ma la più grave tristezza è che non possono saperlo. Come gli umani ignoranti che non sanno di essere miseri e sofferenti.
 
La via degli Umani:  la nostra sofferenza è molteplice: sofferenza nell’Io nato vuoto e sofferente e gettato in questa vita senza senso. Sofferente è la vita stessa. Sofferenti sono i nostri sensi che ci illudono nel Velo di Maya. Sofferente è il nostro Es schiavo dei desideri. Sofferente è il nostro Io schiavo del Super-Io che ci infligge dolore e punizione, angoscia e disperazione in cambio di società e sicurezza, società però basata sull’incomprensione dei pensieri! Siamo immersi in migliaia di barriere: fisiche, sensoriali, mentali, culturali ed egoisticamente chiusi nel nostro Io: non possiamo comprenderci a vicenda!
Dice il Libro: L’unico modo per conoscere la Vera essenza degli umani è vivere nel loro Io e leggerne i pensieri. Solo nella sofferenza ciò è possibile, perché la Vita è ridotta al suo fondo comune uguale per tutta l’umanità che Jung aveva predetto.
 
La via del Deva è quella delle divinità. Persino i più illuminati, i più potenti, i più saggi e i più alti nelle gerarchie celesti sono soggetti ad orgoglio, a sofferenza, al ciclo di reincarnazioni. La sofferenza raggiunge anche le più alte vette! Il Libro dice “Finchè c’è vita c’è sofferenza”, l’annullamento della coscienza previsto da Buddha millenni fa, il Nirvana, è l’unica istanza senza sofferenza.
Dice il Libro: Attrarre e Respingere, è questa la natura dell’Io che tutto vuole dentro di se prendendolo dal mondo esterno, ma tutto respinge da se per rimanere integro e trovare se stesso. Gli estremi sono l’Io-Mondo di Fichte e l’Io-Nulla pieno di sofferenza. La vita è un oscillare fra queste due istanze.
Queste sono le Sei verità!
Dice il Sacro Libro: quando Pain giungerà la pioggia ricoprirà tutto il mondo per sua volontà.
In quei giorni tutta l’umanità sarà unita, non vi saranno più guerre.
Giungeranno tormenti e tribolazioni, gli umani saranno ridotti alla loro vera essenza
Solo allora potranno guardarsi negli occhi e capirsi. Sarà la vera comunione fraterna nella sofferenza!
Pain si farà carico di tutte le sofferenze dell’umanità, egli soffre ogni volta che voi soffrite, lui E’ il dolore!
Pain prenderà ogni peccato ed ogni sofferenza, sarà riempito da queste e si sacrificherà, e nel suo sacrificio tutti saranno purificati e tutti avranno salva la vita fisica e mentale.
Se l’uomo ingiungerà ancora in guerra l’Ira di Pain travolgerà il mondo con armi di fuoco dal cielo, e nessuno sarà risparmiato.
Gli umani soffrono, la sofferenza è costituente della vita. Pain è in ognuno di noi, il suo angelo vede ogni cosa. Ma Pain è anche con noi nella sofferenza, e ci purificherà da ogni male e ogni dolore assumendolo come proprio. Pain! Abbracciate il vostro dolore!”
Jiraya, dentro di se, sentiva una grande e profonda tristezza.
Quelle parole dicevano il vero, la vita stessa era basata sulla sofferenza in molte delle sue costituenti.
E quelle parole, Pain….nel dolore tutti gli uomini si capiscono, saranno purificati e avranno la vera pace…
Erano concetti così familiari, concetti che Jiraya aveva interiorizzato ormai da una vita, e che aveva trasmesso solo a……
 
 
 
Pain, dall’alto della sua Torre, osservava Amegakure. La sua terra devastata dalla sofferenza dove pioveva da generazioni. Una pioggia, un lacrimare incessante.
Pain e i suoi sei corpi erano costantemente trafitti dai paletti che trasmettevano il chakra. Questo serviva a controllare i corpi, ma anche a far sentire costantemente dolore.
Pain aveva sofferto più di ogni altro uomo: aveva perso i genitori, aveva perso il suo migliore amico, aveva perso la sua organizzazione, la pace che voleva era svanita. La sofferenza di Pain era immensa.
Pain lentamente aveva organizzato ogni cosa: l’Akatsuki avrebbe fatto i lavori più pericolosi di tutti.
Persino i più grandi villaggi li usavano per le loro missioni.
Quando avrebbero avuto abbastanza denaro, una quantità enorme di denaro, sarebbe iniziata la seconda fase: avrebbero pagato un enorme esercito di mercenari presenti in tutte le Cinque Terre.
Avrebbero accettato tutti i lavori da chiunque a prezzi bassissimi. Tutte le altre compagnie mercenarie sarebbero immediatamente crollate, sconfitte o assorbite dall’Akatsuki.
I villaggi più piccoli avrebbero usato loro per via del prezzo basso. I grandi villaggi quindi non avrebbero avuto più contratti per i loro ninja e sarebbero crollati.
Infine tutti gli eserciti sarebbero diventati inutili: l’Akatsuki avrebbe avuto il monopolio della guerra: chi la paga di più è il vincitore. Le contese le avrebbe risolte lei, la sicurezza pure.
In quel momento, con quell’esercito, i villaggi sotto il loro controllo e le grandi potenze in ginocchio, avrebbero ottenuto il potere.
Questa però era solo  la seconda fase…
Nel frattempo avrebbero raccolto le Bestie Codate. Una dopo l’altra.
Quando tutte le bestie saranno pronte scatterà la terza fase: usarle per minacciare le nazioni.
La vittoria sarebbe stata sicura: la nazione da distruggere sarebbe distrutta in un attimo.
L’Akatsuki avrebbe il monopolio di Guerra e di Vittoria.
In breve avrebbe imposto la pace in tutto il mondo, e chi non la rispetta sarebbe finito bombardato.
Il male viene punito con le armi dal cielo, e la sofferenza sarà massima.
Quando il mondo sarebbe stato corrotto dalle ipocrisie umane il fuoco lo avrebbe avvolto, e tutti gli umani avrebbero sofferto, e nella sofferenza avrebbero capito la loro condizione e si sarebbero capiti!

Questo era il Giudizio di Pain!

Ma Pain sapeva che, un giorno, sarebbe morto e quelle armi sarebbero finite nelle mani sbagliate e sarebbe scoppiato l’Inferno in terra, il Giudizio di Pain!

Un eterno ciclo di rinascita e distruzione, punizione e redenzione.

Lui avrebbe raccolto tutte le sofferenze di ogni epoca in se, e avrebbe purificato ogni umano con il suo sacrificio che avrebbe ridato vita ai sofferenti.
“Pain, è arrivato un intruso” gli disse Konan, solerte come sempre a materializzarsi con i suoi fogli di carta.
Ascoltando le note e i cori dal tempio Pain, sotto la pioggia, alzò le mani al cielo durante i tuoni, e disse

“E’ iniziata, presto tutto il mondo conoscerà PAIN!”
 
 
  
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